Vai al contenuto

iw1dov

Members
  • Numero contenuti

    30
  • Iscritto

  • Ultima visita

Reputazione Forum

10 Good

Converted

  • Paese o zona di provenienza
    Torino

Converted

  • Interessi
    Meccanica e ferrovie, modellismo, radio comunicazioni

Converted

  • Occupazione
    Tecnico informatico

Converted

  • Homepage
    http://www.museoferroviariopiemontese.com

Visite recenti

Il blocco dei visitatori recenti è disabilitato e non viene mostrato ad altri utenti.

  1. Dopo un'altra assenza forzata, fin troppo lunga e della quale mi dolgo e mi scuso, posso tornare a scrivere su queste pagine. E non ringrazierò mai abbastanza per l'apprezzamento che dimostrate! Regolatore - Non è da confondere con il regolatore di Watt, di cui tutte le locomobili sono dotate, e che serve per mantenere costante il regime di rotazione del motore al variare del carico. Il regolatore di cui parlo è quello della locomotiva - così denominato perchè si usa per regolare la corsa -, che altro non è che la valvola di presa, che serve a lasciar passare il vapore dalla caldaia al motore. Nelle locomotive è manovrata a mano dal macchinista; nelle locomobili, è l'organo su cui agisce il regolatore di Watt - ed ora ne esaminiamo il funzionamento. L'apparecchio di presa vapore (fig. 74) consta della valvola di presa propriamente detta, V, la quale viene situata nella parte più alta del duomo, per far sì che il vapore prelevato sia il più asciutto possibile; della leva di comando N, situata alla portata del macchinista; nonchè degli organi intermedi, cioè l'asta A, che comanda la manovella B e la bielletta T. Un ungitore a doppio rubinetto R permette di lubrificare la valvola anche quando la caldaia è in pressione: non si deve però abusarne, per non introdurre troppe sostanze grasse in caldaia, poichè queste sono causa di deterioramento delle lamiere e di irregolarità nel funzionamento della macchina. Alcune valvole di presa sono a scorrimento rettilineo (cosiddette "a registro"), in cui una piastra rettangolare, munite di due o più luci, si sposta su un'altra piastra fissa, chiudendone o scoprendone le luci corrispondenti. Se la piastra mobile è unica, le luci di quella fissa difficilmente potranno essere aperte in modo graduale - cosa che evidentemente è necessaria per mettere in moto il meccanismo senza strattoni e per evitare danni. Ma anche se fosse possibile, resterebbe sempre l'inconveniente di una forte laminazione del vapore, durante l'apertura e la chiusura. Si usano quindi generalmente le valvole dette a doppio registro (fig. 75), costituite da due piastre mobili, A e B, che scorrono una sull'altra ed entrambe sulla parte fissa. La piastra esterna A, scorrendo sulla piastra intermedia B, scopre le due luci piccole a e a', determinando così quella che si chiama la prima aperturadel regolatore. Dopodichè essa trascina con sè anche la piastra sottostante B, la quale scopre le luci grandi b e b' della piastra fissa, ottenendo la seconda apertura. La valvola a doppio registro ottiene pure di diminuire la resistenza che oppone all'aprirsi, a causa della pressione del vapore che preme sulle piastre mobili. Poichè con la prima apertura (che è di limitata estensione) si apre un primo passaggio al vapore, che va a compensare sull'altra faccia della piastra la spinta presente, resta assai ridotta la resistenza durante il secondo movimento, che è di maggiore ampiezza. La valvola a registro appena descritta è di concezione piuttosto antiquata; sulle locomotive costruite a partire dagli anni Venti è stata generalmente adottata la valvola Zara (dal nome dell'inventore), la quale ha il pregio - rispetto alla precedente - di essere perfettamente equilibrata, e cioè non presenta sensibile resistenza all'apertura o chiusura, pur essendo circondata da vapore ad alta pressione. E' costituita (fig. 76) da una valvola grande a sezione circolare e sede conica V, e da una seconda valvola più piccola V', che trova sede nella valvola grande. La parte inferiore di questa, di diametro di poco più piccolo di quello della parte conica superiore, si presenta come uno stantuffo che scorre, con un leggero gioco, nel cilindro C, esistente nel corpo del regolatore. Il tirante T si attacca direttamente alla valvola V', che di conseguenza viene sollevata, quando si aziona l'apposita leva. Questo sollevamento, date le piccole dimensioni della valvola, non dà luogo a sensibile resistenza; d'altra parte il vapore, penetrando entro il cilindro C circonda tutta la valvola V e rende possibile il sollevamento di questa senza sforzo notevole. La prima apertura si ha quando è sollevata lasola valvola V' : il vapore entrato in C passa al tubo M attraverso al foro f ed al gioco esistente tra valvola V' e cilindro C; continuando a sollevare la valvola V' fino a che il dado D giunga a toccare il fondo E della valvola grande V, si ottiene l'inizio della seconda apertura. Altro vantaggio di questo tipo di valvola è la tendenza a richiudersi spontaneamente per gravità, cosa molto importante ai fini della sicurezza in caso di rottura degli organi di comando. Per compensare il peso degli organi, alla leva di comando è applicata una molla, sicchè sia possibile lasciare il regolatore aperto in una posizione a piacere. Tubi di presa vapore e d'introduzione - La condotta che dalla valvola del regolatore porta il vapore verso i cilindri è detto tubo di presa vapore; è genralmente in ghisa o in ferro, ed interno alla caldaia (fig. 76). La sua estremità posteriore si ripiega a gomito per sollevarsi nel duomo e l'ultimo pezzo - ove si fissa la valvola di presa - è detta testa di morto. L'estremità anteriore attraversa la pistra tubiera anteriore e termina nella camera a fumo in un tubo a Y, in ghisa, dal quale partono i tubi d'introduzione, di rame o di ferro, che vanno alle camere di vapore dei distributori. Rubinetto di scarico della caldaia - Il corpo cilindrico della caldaia è provvisto, nella sua parte più bassa, di un rubinetto di scarico, detto valvola defangatrice. E' generalmente provvisto di uno smorzatore/silenziatore del getto, e si utilizza (a caldaia accesa!) per l'espulsione dei fanghi che si depositano come conseguenza del trattamento delle acque - donde il nome. E' anche utilizzato per svuotare la caldaia (a freddo) per le operazioni di pulizia e manutenzione. Altri accessori - sulla caldaia sono infine applicati altri accessori minori quali la presa per l'emulsionatore dell'olio di lubrificazione del motore ed altri; sulle caldaie dal locomotiva sono inoltre presenti le prese per il vapore della pompa del freno, per il lanciasabbia, per il riscaldamento del treno, ecc. Questo chiude la trattazione della caldaia. Ci sono domande? La prossima volta inizieremo a parlare del motore. Spero di non dovervi fare di nuovo aspettare a lungo! (Continua)
  2. All'indicatore di livello a vetro deve essere obbligatoriamente applicato un fanaletto od una lampadina, perchè deve sempre essere illuminato, in modo che il livello dell'acqua di caldaia sia sempre chiaramente percepibile. Manometro - La caldaia deve essere dotata di almeno un manometro metallico del tipo Bourdon. Esso è costituito da un tubo metallico a sezione ellittica molto schiacciata, piegato ad arco. Una delle estremità viene posta in comunicazione con il generatore; l'altra è chiusa e libera di muoversi. La pressione, agendo all'interno del tubo, tende a raddrizzarlo facendo muovere l'estremità libera che, attraverso un sistema di leve, fa ruotare l'indice. Il manometro di caldaia deve essere fissato in posizione ben visibile e sulla scala graduata del deve essere indicata in modo evidente la pressione di bollo (ad esempio con una tacca rossa). Il manometro è sempre corredato di un rubinetto di isolamento, al quale è collegato per il tramite di un tubo a sifone, affinchè l'organo sensibile non sia a diretto contatto con il vapore, che lo danneggerebbe, ma acqua liquida, e quindi più fredda. Tappi fusibili - La fig. 72 rappresenta un tappo fusibile montato sulle locomotive a vapore FS. Le locomotive più grosse ne montano generalmente due, mentre sui modelli più piccoli ve ne può essere anche uno solo. I tappi fusibili sono costruiti di bronzo, forati internamente e riempiti con un'apposita lega fusibile di metallo bianco ("lega P", si chiamava) resitente alla corrosione alcalina dell'acqua di caldaia. Sono avvitati nella lamiera del cielo del forno e, qualora questo rimanga scoperto d'acqua, assuono ben presto una temperatura tale da produrre la fusione della lega; il foro reso libero dà allora sfogo al vapore ed all'acqua che questo trascina con sè, ed in tal modo il fuoco viene spento; inoltre il forte rumore avverte immediatamnte del pericolo che corre la caldaia. I tappi fusibili devono essere perioricamente ispezionati allo scopo di accertare chenon siano ricoperti di incrostazioni, che la lega fusibile sia ben fissata e riempia tutto il vano centrale ed in generale che il tutto sia in buone condizioni ed in grado di funzionare. Ad evitare (o meglio: a rendere evidenti) eventuali manomissioni tendenti ad occultare le gravi responsabilità del fuochista, si imprimeva nella lega, dalla parte che resta all'interno della caldaia, la sigla del deposito o officina che ha revisionato il tappo. Spiego: se in sede di revisione dei tappi fusibili si scopriva che la lega non portava sigla, oppure recava la sigla di un deposito diverso da quello della locomotiva, automaticamente significava che il fuochista aveva provocato la fusione della lega e l'aveva sostituita da sè, oppure che aveva rimpiazzato il tappo con uno "rubato" ad un'altra macchina. Siccome le locomotive a vapore erano assegnate stabilmente ad una ed una sola coppia di macchinisti (oggi invece si va in deposito e si prende la prima macchina che viene...), il responsabile in pratica non aveva scampo. (continua)
  3. Indicatori di livello - Altro fondamentale accessorio della caldaia è l'indicatore di livello, o semplicemente "il livello" - come si dice in gergo -. Anzi: la legge impone che sul generatore di vapore siano installati sempre almeno due sistemi di controllo del livello dell'acqua di caldaia, ciascuno indipendente dall'altro. Lo scopo dell'indicatore di livello è - intuibilmente - di permettere al fuochista di sorvegliare costantemente il livello dell'acqua in caldaia, la quale non deve scendere mai al disotto di un minimo, prescritto dalla legge in 40 mm al disopra del cielo del focolare. In caso contrario, o peggio ancora se il cielo del focolare si scoprisse, si correrebbe il serio rischio di far esplodere il generatore. Sui generatori moderni si trovano oggi degli apparecchi detti "livellostati", che tramite un sensore a galleggiante controllano costantemente il livello dell'acqua ed in caso di bisogno lo reintegrano oppure - in emergenza - spengono il bruciatore. Ma è e resta obbigatorio almeno un indicatore di livello a cristallo spia fatto esattamente come quelli che descriverò più sotto. Livello a tubo - La figura sottostante illustra il tipo di livello a tubo di vetro che è installato su molte locomotive - praticamente tutte quelle di fabbricazione nazionale. Esso è costituito dal tubo di livello vero e proprio, V, e dai rubinetti di prova, r; il tutto è racchiuso da una custodia protettiva (non mostrata in figura) che ha lo scopo di difendere il personale dalla rottura accidentale del tubo di vetro. L'unione ermetica del tubo di vetro con i raccordi in bronzo R e R' è realizzata tramite anelli di gomma (gli OR sono più antichi di quel che non si creda...). Il raccordo inferiore è provvisto di un rubinetto di spurgo S, che serve a ripulire l'interno del tubo e ad assicurarsi che il medesimo comunichi sempre liberamente con la caldaia: aprendolo, dal tubo di scarico deve uscire un violento getto d'acqua che vaporizza immediatamente, mentre il livello dell'acqua all'interno del tubo deve scomparire; richiuso, l'acqua deve tornare prontamente visibile nel livello. In caso contrario c'è un'ostruzione nei raccordi, per cui occorre intervenire quanto prima (naturalmente a generatore spento e freddo). I rubinetti di isolamento r servono invece per interrompere la comunicazione con la caldaia in caso di rottura del tubo di vetro. Nelle locomotive FS sono generalmente collegati tra loro e comandati a distanza tramite un opportuno leverismo, in modo che il macchinista possa chiuderli senza ustionarsi (il fuochista è già stato investito dal getto di vapore bollente...). Il rubinetto inferiore è installato in corrispondenza del cielo del focolare; l'altezza del limite inferiore della parte visibile del tubo sulla parte più alta del cielo del forno (40 mm, ricordo) viene determinata applicando sul dado R un canotto C, in modo che quando si vede che il livello dell'acqua sfiora il bordo del canotto, si sa che restano ancora 40mm d'acqua sul cielo ed occorre fare assolutamente attenzione a che tale livello non si abbassi ancora, pena danni al forno ed alla caldaia o - peggio - una disgrazia. Talvolta sui livelli di questo tipo è presente in alto la briglia a, che costituisce l'attacco per il manometro campione che si applica in occasione delle prove periodiche. Tale briglia, che è obbligaroria per legge, può però essere ubicata anche altrove. La fig. 69 qui sotto illustra un livello a tubo munito della custodia già citata, detta paralivello, che è costituito da un coperchio di vetro retinato curvo, di forte spessore. Come detto, lo scopo è di difendere il personale in caso di rottura del tubo, per cui esso deve essere sempre tenuto in opera quano la caldaia è accesa. Non ho mai adoperato locomotive con quel tipo di livello, ma se i testi dell'epoca raccomandavano di non rimuovere il paralivello, ho i miei dubbi sul fatto che si veda qualcosa sul serio... Livello a vetro piano - La fig. 70 illustra un tipo di livello più evoluto del precedente; gli indicatori di questo tipo sono tuttora montati, tali e quali, sui generatori di vapore moderni. Questo tipo di livello, come si vedrà dalla descrizione è molto migliore, perchè di più facile lettura (è vero, lo garantisco!) e soprattutto assolutamente sicuro perchè il vetro spia, essendo molto spesso e praticamente tutto racchiuso in un involucro metallico, di fatto non corre alcun rischio di rottura. Tanto è vero che nei livelli di questo tipo manca il paralivello - con indubbio vantaggio per la visibilità. In questi livelli, infatti, il tubo di vetro è sostituito da un astuccio metallico a scatola, il cui coperchio è munito di un vetro piano di spia; il vetro è inserito tra il corpo del livello ed il coperchio sfinestrato mediante ponticelli a vite ed una guarnizione speciale. La spia è costituita da un cristallo speciale di grande spessore, non attaccabile dalle sostanze alcaline presenti nell'acqua a seguito del trattamento per l'abbattimento dei depositi. La superficie del vetro è rigata in senso verticale, dimodochè la zona occupata dall'acqua assume un colore scuro - praticamente nero -, mentre la zona al disopra del pelo liquido (occupata dal vapore) appare, a causa delle riflessioni della luce sugli spigoli, come argentata. L'altezza minima di 40mm di acqua in caldaia al disopra del cielo del forno è garantita con l'applicazione di un'apposita piatrina saldata nella parte inferiore della sfinestratura del coperchio. Per togliere qualsiasi dubbio sulla situzione dell'indicatore di livello rispetto al cielo del focolaio, sulla parete posteriore del portafocolaio è applicata, al livello del cielo, una apposita targhetta d'ottone, portante una riga orizzontale con l'indicazione: "Cielo del focolaio". Rubinetti prova - Sulle locomotive costituiscono il sistema di riserva per la sorveglianza del livello dell'acqua in caldaia, quando il livello di vetro sia inservibile. Sono generalmente tre (mai meno di due, comunque) ed il più basso deve essere sempre collocato ad almeno 40 mm dal cielo del focolare. Il livello dell'acqua viene accertato aprendoli, con precauzione, uno per volta dall'alto verso il basso: se dal rubinetto esce acqua mista a vapore, si ha la certezza che il livello dell'acqua sia all'altezza del rubinetto manovrato. I rubinetti di prova, come pure i rubinetti di isolamento del livello di vetro devono essere manovrati di tanto in tanto per evitare che si blocchino o si ostruiscano. (continua)
  4. Chiedo perdono per questa nuova lunga interruzione, ma purtroppo il lavoro è tiranno, ahimè Confermo in tutto quello che dice Dodo, ed è proprio l'argomento che illustrerò... dopo cena :hofame:. Posterò anche un disegno dove si vede bene com'è fatto un tappo fusibile (sui testi FS è denominato "tappo"). Già che ci sono, metto subito in evidenza che il tappo fusibile è un dispositivo di emergenza, per scongiurare le peggiori conseguenze; non è quindi un dispositivo di sicurezza "ordinario", come le valvole, ed il suo intervento comportava sempre sanzioni (anche pesanti) a carico del fuochista. Oggi non so... ma non credo che sia tanto diverso (parlo sempre di mezzi storici). Va be'... vado a fare la pappa. A più tardi.
  5. Riprendo questa discussione per un aggiornamento: sono riuscito a trovare un elettrauto in Torino che è stato in grado di ripararmi la dinamo. :clapclap: Se a qualcuno serve l'informazione...
  6. Dopo qualche giorno di assenza, riprendo il discorso e passo a trattare un altro fondamentale accessorio della caldaia: le valvole di sicurezza. Valvole di sicurezza - Hanno l'intuibile scopo di impedire che la pressione nel generatore di vapore salga oltre un limite pericoloso, che potrebbe provocare il cedimento e l'esplosione della caldaia. Le valvole di sicurezza vengono quindi tarate alla cosiddetta pressione di timbro o di esercizio della caldaia, che è la massima pressione alla quale è stato stabilito che il generatore funzioni. La pressione di timbro, talvolta detta anche "di bollo" ha questo nome perchè - oltre ad essere riportata sui libretti della caldaia - è punzonata su una targhetta inchidata in una posizione ben visibile su una parte fondamentale ed inamovibile del generatore. Per legge i generatori di vapore devono essere dotati di almeno due valvole di sicurezza, ciascuna delle quali deve essere in grado di smaltire da sola l'eccesso di pressione. Tutte le valvole di sicurezza devono essere costruite in modo, oppure essere munite di idonei dispositivi atti ad impedire le manomissioni da parte del personale. Le valvole di sicurezza si dividono in quattro tipi fondamentali: a peso diretto, a peso e leva, a bilancia ed a molla diretta o Coale. Valvole a peso diretto - Sono il tipo più semplice ed antiquato: sull'otturatore mobile viene posto direttamente un opportuno peso, che contrasta la pressione interna del generatore. Il vapore si scarica quando la forza esercitata dal vapore supera quella del peso gravante sull'otturatore. Il calcolo del peso da applicare sull'otturatore si fa con semplici calcoli di fisica, partendo dalla sezione della valvola, considerandone il diametro aumentato di 2 mm per tenere conto della larghezza della sede. Le valvole a peso diretto sono oggi praticamente in disuso, perchè decisamente poco pratiche; sono inoltre ammesse solo per generatori aventi pressione di esercizio sino ad 1 bar. Valvole a peso e leva - Per pressioni già di poco maggiori di 1 bar il peso da applicare alle vavole a peso diretto diventa pressochè ingestibile; ma applicando, molto semplicemente, una leva che ne amplifichi l'azione si ottiene di poter utilizzare pesi limitati per sopportare pressioni anche rilevanti. Come si vede, in questo tipo di valvola il carico sull'otturatore è portato mediante una leva, che permette di ridurre di molto il peso da applicare. Valvola a bilancia - I due tipi di valvola visti sopra sono troppo limitati e di difficile gestione e taratura, per essere adottati su un mezzo mobile, quale una locomotiva. Su queste pertanto si adotta una ingegnosa variante della valvola a peso e leva, detta valvola a bilancia In tale tipo di valvola la foza resistente non è più costituita da un peso applicato alla leva L, bensì da una doppia molla a spirale, contenuta in una custodia a cannocchiale, la cui parte inferiore a è fissa e la superiore b invece è collegata ad una vite, la quale - mediante una chiocciola che si appoggia all'estremità della leva - permette di caricare la molla sino al punto da fare equilibrio alla pressione massima di caldaia. Una cannetta di rame o di ottone d, interposta tra la leva e l'astuccio, impedisce di manomettere la taratura della molla (in particolare, di aumentarne la tensione e quindi la pressione d'intervento). Tale cannetta porta punzonata la sua lunghezza in millimetri e questo dato viene anche riportato sul libretto della caldaia. Occorre che ogni valvola sia aggiustata perfettamente sulla propria sede e sia perfettamente equilibrata, in modo da staccarsi contemporamente su tutta la superficie di contatto; altrimenti non sarà possibile regolarla a dovere: essa comincierà a "soffiare" prima che sia raggiunta la pressione massima e cionondimeno questa potrà essere superata. La custodia interna della molla porta sovente una graduazione, in modo da poter impostare approssimativamente in modo rapido la taratura. Su molte locomotive la valvola a bilancia è applicata al coperchio del duomo, ma questa disposizione obbliga a smontare la valvola (e quindi a ritararla) tutte le volte che sia necessario accedere all'interno del duomo stesso; più opportunamente, quindi, su altre macchine le valvole sono collocate su un apposito duometto ausiliario. Valvola Coale - Più pratica e perfezionata delle valvole precedenti, le valvola tipo Coale è generalmente installata su tutte le locomotive a vapore oggi esistenti, sovente in sostituzione di una valvola a bilancia, come si vede dalla figura precedente. Si tratta di un tipo di valvola a molla diretta, da cui derivano le moderne valvole di sicurezza adottate oggi sui moderni generatori di vapore. Essa consiste in una valvola D a doppia sede, direttamente caricata mediante una molla J , che agisce per compressione. La tensione della molla si regola per mezzo della vite V, sotto la cui testa viene applicata la cannetta c per evitare manomissioni. Tutta la valvola è racchiusa in un involucro speciale, bucherellato per attutire il rumore del vapore di scarico. Nel tipo di valvola rappresentato in figura, la parte mobile D forma chiusura ermetica con la parte fissa M a mezzo della sede conica S; ma vi è anche un'altra piccola sede conica S' che non è a tenuta tra la parte mobile e la fissa e la cui distanza può essere regolata facendo ruotare l'anello A che è avvitato sulla parte fissa M e pertanto si alza o si abbassa, entro certi limiti. In questo modo, appena la pressione interna della caldaia supera il limite imposto dalla molla J, l'otturatore D comincia a sollevarsi, cioè la sede conica S si discosta dalla controsede; poichè però attraverso S' si ha adesso una piccola fuga di vapore, la superficie della parte mobile esposta alla pressione diretta del vapore aumenta improvvisamente di tutta la zona anulare compresa tra S e S' e pertanto la valvola "scatta", come si dice, perchè il sollevamento dell'otturatore è rapidissimo e completo. Proporzionando correttamente l'altezza della superificie conica S', cioè regolando precisamente l'anello A, si può giungere a rendere la valvola assai sensibile sia per una pronta apertura che per una pronta chiusura, e ciò fino a raggiungere una sensibilità di appena 0,2 bar al disopra della pressione di esercizio. Il modello rappresentato in figura è munito di una leva che permette di sollevare manualmente l'otturatore quando, in occasione delle visite periodiche, si effettua la prova di scatto della valvola di sicurezza: non appena la pressione in caldaia è salita di poco, in modo da essere agevolati nell'operazione e rendere visibile la fuga di vapore, si aziona la leva al fine di accertarsi del regolare funzionamento della valvola; dopodichè si può portare il generatore a regime e verificare l'intervento della valvola alla pressione prescritta. La verifica di funzionamento deve essere eseguita con una pressione in caldaia particolarmente bassa, per evitare ustioni; proprio per l'intrinseca pericolosità dell'operazione, in modelli successivi la leva di scatto manuale è stata soppressa. In alcuni tipi di valvole moderne si trova ancora, ma il suo azionamento è previsto solo a distanza. La valvola Coale elimina perciò tutti i difetti delle valvole viste in precedenza, principalmente quello di non avere una apertura, per così dire, istantanea. Nelle valvole a leva, infatti, man mano che la pressione interna si avvicina a quella di taratura, si comincia ad avere una perdita di tenuta dell'otturatore, che comincia perciò a "soffiare", ovvero si ha una fuga di vapore, dapprima piccola, poi sempre maggiore man mano che la pressione aumenta, sino ad avere l'apertura completa della valvola. Siccome per motivi di economia e di rendimento termodinamico è conveniente mantenere la pressione di esercizio il più vicino possibile a quella di bollo, nelle valvole a leva si ha una fuga pressochè continua di vapore dall'otturatore, il quale a lungo andare si logora , perdendo la propria funzionalità. (continua)
  7. L'altra volta abbiamo visto il principio di funzionamento dell'iniettore. Adesso vediamo l'applicazione pratica nell'iniettore Friedmann, capostipite dei moderni iniettori ancor oggi adottati sui generatori di vapore attuali. Iniettore non aspirante - E' anche comunemente detto Friedmann dal nome dell'inventore. Si compone di tre coni di bronzo, due convergenti ed uno divergenti, tutti fissi. I tre coni sono riuniti insieme in un unico gruppo chiamato, in gergo, clarinetto per via della forma che ricorda vagamente lo strumento musicale. Il clarinetto è facilmente smontabile attraverso il tappo S per le necessarie verifiche periodiche. L'efflusso del vapore si ottiene aprendo l'apposita valvola di presa situata in caldaia, mentre quello dell'acqua si regola tramite un rubinetto r di cui è provvisto l'apparecchio. Non avendo, a differenza dell'iniettore aspirante citato in precedenza, alcun organo mobile, questo iniettore non è autoadescante e pertanto occorre che l'acqua vi giunga con un minimo di pressione, o per gravità. Deve perciò trovarsi sempre al disotto del livello minimo dell'acqua nel serbatoio/tender, ecc., oppure essere collegato ad una condotta in pressione, come l'acquedotto, per esempio. Il tubo di rifiuto R è provvisto di una valvola a cappello che si apre verso l'esterno ed ha un duplice scopo: innanzitutto, impedisce che dal rifiuto sia aspirata dell'aria che, se immessa in caldaia, sarebbe assai nociva per le lamiere. In secondo luogo, questa valvola si può bloccare chiusa; in questo modo, aprendo le valvole di mandata di acqua e vapore, non si forma la corrente d'acqua necessaria alla condensazione del vapore (e quindi all'innesco dell'iniettore), nè può uscire l'acqua, che non ha la necessaria velocità e pressione. Si forma allora una pressione nell'iniettore che spinge indietro l'acqua nella tubazione ed il vapore si scarica nel tender. Sulle locomotive questa caratteristica risulta molto utile d'inverno per evitare il congelamento dell'acqua (anche se oggi i servizi turistici sono per lo più limitati alla bella stagione, per cui il problema è meno sentito). Risulta però sempre pratico quando si sospetta che qualche detrito o impurità ostruisca i clarinetti, per cui il getto di vapore in senso inverso sovente può liberare un iniettore intasato. Un iniettore Friedmann del n. 9 (cioè con il diametro minimo del cono divergente di 9 mm) può fornire un'alimentazione di 12 mc/ora, con vapore alla pressione di 12 bar. Un iniettore Giffard dello stesso numero e nelle stesse condizioni può fornire da 3,5 a 7 mc/ora. Manovra degli iniettori - per la manovra degli iniettori Friedmann in generale è sufficiente: 1) aprire il rubinetto dell'acqua r 2) Apire gradualmente la valvola di presa vapore 3) Se necessario, ad iniettore innescato, regolare il rubinetto r fino a far cessare eventuali perdite dal tubo di rifiuto. Naturalmente ci si deve accertare di avere acqua nel tender/serbatoio, oppure che sia stato eseguito l'allacciamento alla tubazione di rifornimento, e che tutte le valvole di intercettazione siano regolarmente aperte. Ci si deve accertare pure che la valvola di rifiuto non sia bloccata chiusa. Iniettore restarting - Un tipo più perfezionato dell'iniettore Friedmann è quello cosiddetto "Restarting". Gli iniettori Restarting sono leggermente aspiranti e quindi possono essere installati anche al disopra del livello minimo dell'acqua nel serbatoio/tender; inoltre, qualunque sia il grado di apertura del rubinetto dell'acqua, funzionano con sicurezza appena si apre (anche all'improvviso - cosa che comunque non è mai bene fare) il vapore, sopprimendo le perdite d'acqua al rifiuto. Essi presentano pure il vantaggio di riadescarsi automaticamente (cioè senza bisogno di manovrare i comandi) dopo un'eventuale interruzione nell'arrivo dell'acqua o del vapore, ed anche di poter regolare la portata, riducendola fino alla metà della massima. I vantaggi degli iniettori Restarting derivano: 1) da un secondo getto di vapore a sezione anulare, concentrico col cono d'espansione, che consente loro di essere leggermente aspiranti e di portata regolabile 2) Dai fori ricavati lungo il cono di condensazione, che permettono lo sfogo al primo flusso di vapore e che consentono poi all'acqua, proveniente dalla valvola di alimentazione ausiliaria, di affluire nel cono medesimo Anche gli iniettori Restarting hanno una valvola automatica di chiusura del troppo pieno (o rifiuto) che si apre verso l'esterno, consentendo lo sfogo dell'acqua e del vapore in eccesso. (continua)
  8. Apparecchi di alimentazione - Per apparecchi di alimentazione si intendono quei dispositivi che permettono di introdurre altra acqua in caldaia, man mano che questa si consuma per via del vapore che viene prelevato. Il loro perfetto funzionamento è essenziale, giacchè - come vedremo - la mancanza d'acqua in caldaia è causa di gravissimo pericolo. Per questo motivo la legge impone che la caldaia sia sempre dotata di due sistemi indipendenti di alimentazione, ciascuno dei quali deve essere in grado da solo di provvedere al rifornimento del generatore. Gli apparecchi di alimentazione si dividono in due grandi categorie: le pompe e gli iniettori. Mentre sulle locomotive ed i moderni impianti fissi le pompe sono alimentate a vapore (ancor oggi è usatissimo il cosiddetto "cavallino", geniale apparecchio che accoppia un motore a vapore ad una pompa, e tutto senza alcun organo in rotazione), sulle locomobili si usa generalmente una pompa meccanica, che deriva il suo movimento dall'albero motore. Inoltre, nelle locomotive e negli impianti fissi l'uso di pompe è sempre accoppiato ad apparecchi preriscaldatori od economizzatori, mentre le locomobili generalmente ne sono prive. Tutti i tipi di caldaie, di tutte le epoche, sono dotate obbligatoriamente per legge di almeno un iniettore. La quasi totalità delle locomotive oggi in servizio storico in Italia non usa nè pompe, nè sistemi di preriscaldamento, e perciò è fornita di due iniettori. Iniettori - Il motivo per cui è obbligatorio avere almeno un iniettore è che il suo funzionamento è completamente indipendente dalla macchina e dalla caldaia, dimodochè fino a che c'è vapore (e naturalmente acqua), il suo funzionamento è assicurato. Anche perchè è assolutamente privo di parti in movimento. Lo schema generale di un iniettore è illustrato nello schizzo seguente: E' composto da un corpo di bronzo B, che alloggia al suo interno tre coni disposti lungo l'asse longitudinale: due convergenti, C e C', ed uno divergente D. Il cono C è detto cono di espansione, perchè viene percorso dal vapore (che deve essere il più asciutto possibile), il quale trovandosi di fronte ad una sezione che via via si restringe sempre più, è costretto ad assumere una velocità elevatissima (dell'ordine dei 500 m/s ed anche di più), fino a sfociare nel cono C'. Questo è detto cono di condensazione perchè lì si trova l'acqua che - nelle lcomotive - proviene dal tender o dalle casse acqua. Quando il vapore proveniente dal cono C la incontra, si condensa e quindi cede tutto il suo calore (calore latente di condensazione) ed assume un volume pressochè trascurabile. La depressione che si genera richiama altra acqua dal tender e permette di "pompare" così un rilevante quantitativo d'acqua in caldaia. Il miscuglio acqua-vapore assume quindi un'elevatissima velocità e viene perciò sospinto attraverso il cono D, il quale viene detto cono di compressione perchè la miscela, percorrendo un condotto di sezione che via via si allarga sempre più, perde in velocità e guadagna in pressione (principio di Bernoulli), sino a raggiungere e superare largamente la pressione che si trova in caldaia. La miscela può quindi sollevare la valvola di ritenuta R ed entrare nel generatore. Con vapore alla pressione di circa 12 bar è infatti possibile raggiungere una prevalenza intorno ai 25 bar. Sicchè il lavoro d'immissione dell'acqua in caldaia si compie a spese dell'energia totale posseduta dal vapore, e non è necessario che si tratti di energia di pressione, perchè difatti l'iniettore trasforma l'energia termica del vapore prima in energia di moto, permettendo al vapore di espandersi, e successivamente in energia di pressione. Per questa ragione l'iniettore non può funzionare se l'acqua di alimentazione è troppo calda, tale da non consentire la condensazione di tutto il vapore, oppure se il vapore che giunge all'iniettore è troppo umido (trascinamento). La dimensione caratteristica di un iniettore è costituita dal diametro più ristretto del suo cono divergente D, che determina la portata. Il numero dell'iniettore non è altro che tale diametro, in millimetri. Un primo tipo di iniettore, inventato da Giffard intorno alla metà dell'Ottocento, era aspirante; poteva perciò prelevare acqua ad un livello più basso del proprio, ma per far questo era dotato di una spina mobile, che conferiva difficoltà di manovra ed una certa inaffidabilità quando la tenuta della spina diventava precaria. In tempi successivi ed al giorno d'oggi si usano esclusivamente iniettori non aspiranti (che perciò necessitano che l'acqua vi giunga per gravità, od altro - non hanno prevalenza), derivati dall'iniettore Friedmann, che vedremo in seguito. (continua)
  9. Se avete ancora voglia di leggermi, dopo la mazzata sulla caldaia, vediamo adesso gli accessori. Che poi si chiamano "accessori", ma sono di fatto elementi fondamentali, senza i quali il generatore non potrebbe funzionare. Oh! Intanto ho dimenticato di dire che, nella trattazione della caldaia, ho saltato la parte relativa ai surriscaldatori, perchè non mi risulta che vi siano locomobili a vapore surriscaldato; per lo stesso motivo salterei i dispositivi preriscaldatori ed economizzatori. In ogni caso, se interessa, si può trattare l'argomento al fondo, a mo' di appendice.
  10. Non so... :cheazz: non mi convince. Essendo ruotata, ho forti dubbi che possa andare dove una cingolata va di sicuro. E poi non sono tanto certo che sia sicura come l'altra, diciamo "la mia" per intendersi. La mia ha una frizione meccanica a comando manuale, sul quale è anche applicato il freno: schiacciando la leva rossa che si vede a destra sul manubrio, si attacca la frizione (che è normalmente staccata) e, dopo che questa è in presa, allenta il freno, sicchè il mezzo si mette in moto. Se il mezzo ti scappa, basta lasciare la leva che automaticamente la carriola frena e la frizione si stacca. Quella ruotata che dici tu... boh! Ha una frizione centrifuga, il chè significa nessun comando diretto: se il motore gira sopra il minimo, va in presa e non si stacca finchè non deceleri. E chi la ferma più?
  11. Somiglia moltissimo a quella comprata da mio padre un 7-8 anni fa. La marca non è quella, ma è praticamente identica, eccetto qualche dettaglio estetico. Il motore è proprio lo stesso. L'augusto genitore se l'era comprata per ristrutturare la cascina e per questo ha visto di tutto: pietre, cemento, mattoni, sabbia, terra, macerie... ogni sorta di materiale. Sicuramente è stata caricata anche più dei 2 quintali e mezzo della portata e non ha fatto una piega, anche sul ripido. Il cassone di dotazione è un po' debole e non ha resistito all'usura: abbiamo dovuto rinforzare il pianale originale con un foglio di lamiera supplementare e rifare le sponde laterali, ad altezza maggiorata, per avere una maggior capacità di carico (il cassone dumper opzionale costava uno sproposito, quando con due pezzi di scatolato, un po' di lamiera e quattro saldature si fa tutto). Le sponde a larghezza regolabile di fatto servono a poco: è utile sfilarle per carichi larghi, oppure si tengono per materiali sciolti, ma le vie di mezzo in realtà non servono; il sistema di bloccaggio, che è con pomelli a vite, tiene poco ed i pomelli si spaccano. Li abbiamo eliminati in favore di una spina da infilare in un foro passante. La leva di bloccaggio del cassone ribaltabile è anch'essa un po' debole ed è stato necessario rinforzarla, perchè con l'uso si è piegata (ma è successo dopo svariate tonnellate sul groppone...) Il perno del cassone, se è rimasto come nel nostro, non è convincente ed andrebbe rifatto - in maniera semplicissima, tra l'altro; all'origine, infatti, il cassone è imperniato anteriormente con due bulloni M12, ma per le vibrazioni questi si allentano in continuazione ed il cassone si mette storto. Oltretutto il carico non risulta ben ripartito. Noi abbiamo risolto definitivamente fissando il cassone con un pezzo di tondo da 12 filettato alle due estremità e due dadi autobloccanti: in tal modo il perno è passante ed appoggia per bene sulla parte fissa del carro, invece che avere due bulloni a sbalzo. EDIT: si vede poco, ma da una foto sul sito pare che il perno del cassone sia stato modificato proprio come ho descritto; solo che loro hanno messo due spine elastiche, invece dei dadi autobloccanti. Per quanto riguarda la meccanica, assolutamente niente da dire: come ho raccontato all'inzio, la macchina si è sicuramente guadagnate le sue giornate e cammina ancora che è una bellezza, anche se i giorni duri ormai sono finiti. Occhio che, al contrario di quel che dice la pubblicità sul sito, il raggio di curvatura non è variabile in continuo: tirando le due leve di sterzo, si blocca il corrispondente cingolo, sicchè la macchina gira o a destra , o a sinistra con un raggio minimo molto stretto; per fare curve più larghe si gira a tratti, facendo quindi una spezzata. Quando il mezzo è carico, volta piuttosto bruscamente (niente di pericoloso, però, e lasciando la leva di trazione si ferma all'istante). Ho notato che è possibile percorrere curve "morbide" tirando solo parzialmente le leve di sterzo: il cingolo viene staccato dalla trazione ma non bloccato, così rallenta rispetto all'altro; a questo punto il veicolo o sterza "da solo", oppure può essere agevolmente "aiutato" con il manubrio, come si farebbe con una normale carriola. Le istruzioni, veramente, dicono di non farlo , ma io non ho riscontrato inconvenienti, finora. In conclusione, noi siamo molto soddisfatti dell'acquisto. Voto: 9+
  12. No, hai capito bene. Il gettafuoco, ed in generale vari tipi di griglia mobile, si sono utilizzati effettivamente su vari tipi di macchine - particolarmente straniere, ma non solo - proprio con la funzione che il nome suggerisce: allontare il più rapidamente possibile dal forno il combustibile acceso, allo scopo di scongiurare, sostanzialmente, il pericolo di esplosione. Vedremo prossimanente i vari casi in cui non bisogna mai trovarsi, per non vedersi costretti a gettare il fuoco. In quella sciagurata evenienza, senza gettafuoco, si opera rimuovendo alcune barre della griglia con il gancio. Non mi sembra invece plausibile l'inervento sulla valvola di sicurezza (probabilmente chi te ne parlava o non ricordava bene, oppure aveva capito male - o una combinazione delle due) perchè, oltre ad essere vietato, è pericoloso perchè il getto di vapore bollente investirebbe direttamente il fuochista che la sta manomettendo. Oltretutto è realizzabile in pratica solo con alcuni tipi di valvole. In pratica, per abbassare la pressione in caldaia, il mezzo più semplice, veloce e sicuro resta quello di aprire il regolatore (la valvola di presa vapore, non il centrifugo Watt). Parlando di griglie mobili, il loro scopo in generale era quello di facilitare la "pulizia del fuoco", ovvero l'asportazione delle scorie che tutti i tipi di carbone producono (chi più, chi meno) durante la combustione. In Italia si usavano soprattutto sulle locomotive che facevano servizio in Sardegna, e che pertanto bruciavano il carbone del Sulcis. Questo è un combustibile assai scadente, che produce un'elevatissima quantità di scorie ed è ad altissimo tenore di zolfo, per cui non solo sarebbe stato impossibile rimuovere a mano le scorie, ma le esalazioni solforose che il personale avrebbe inevitabilmente respirato nell'operazione avrebbero potuto risultare anche letali. Per il resto, le nostre Ferrovie hanno sempre badato più all'economia della manutenzione che a facilitare la vita del personale, perciò la griglia mobile non è mai stata adottata altrove, ed anche in Sardegna hanno poi preferito importare carbone migliore e sopprimere le griglie mobili.
  13. Il corpo cilindrico e l'inviluppo del forno sono ricoperti generalmente con foderine metalliche o, in qualche macchina più antica, in legno. Esse hanno il duplice scopo di limitare le perdite per irraggiamento, formando uno strato di aria immobile - e quindi coibente - tra il fasciame della caldaia e le fodere. Inoltre le fodere rendono meno pericolosa la vicinanza delle persone alle parti calde, evitando il contatto diretto con quelle a temperatura più alta (non eliminano del tutto il pericolo di ustioni, però) ed hanno, infine, una non trascurabile funzione estetica. Talvolta, specie sulle locomotive estere, si usava interporre della lana di roccia tra caldaia e fodere, allo scopo di migliorare la funzione coibente; tuttavia si è dimostrato che il vantaggio non è rilevante e - per l'uso odierno - la presenza di un materiale coibente è addirittura dannosa: catturando l'umidità atmosferica e/o le infiltrazioni di pioggia, il coibente mantiene umidità a diretto contatto con le lamiere della caldaia, per un lungo periodo di tempo (specie nel periodo di inattività invernale), accentuando i fenomeni corrosivi esterni ed abbreviando perciò la vita del generatore. La camera a fumo, abbiamo detto, si trova dal lato opposto del forno. E' costituita dal prolungamento del corpo cilindrico ed è limitata posteriormente dalla piastra tubiera anteriore, ed anteriormente da un portello apribile, che deve essere a tenuta ermetica, poichè i trafilamenti d'aria esterna riducono il tiraggio e possono provocare l'accensione del polverino di carbone che vi si raccoglie durante l'esercizio. La maggior parte dei portelli ora adottati è del tipo ad imposta singola, circolare (conico od a calotta sferica), con vitone e volantino di chiusura; si trovano ancora, però, caldaie con portello della camera a fumo a doppio battente piano. Nella parte superiore della camera a fumo si trova il camino o fumaiolo; sulle locomotive è a forma tronco-conica, con il diametro minore in basso, e la sua lunghezza è limitata dalla sagoma; nelle locomobili invece di solito è molto lungo, per allontanare il più possibile i fumi dal suolo, e difatti per consentire il trasporto deve essere abbattuto, poichè eccede la sagoma stradale. In tutti i casi, poichè le particelle incandescenti di carbone lanciate all'esterno per effetto del tiraggio possono causare incendi, è sempre dotato di un parascintille di forma opportuna. All'interno della camera a fumo termina lo scappamento. Il vapore, dopo aver lavorato nei cilindri, percorre un tubo che termina al disotto del fumaiolo, allineato con esso. Ne esce a grande velocità e fuoriesce quindi dal camino, trascinando con sè i gas della combustione che riempiono la camera stessa. Ciò provoca una forte depressione, che provoca un altrettanto forte richiamo di aria nel forno; questa è così costretta ad attraversare lo strato di carbone acceso, attivando la combustione. In tal modo si realizza il tiraggio forzato, indispensabile - come già detto - per ottenere la produzione di vapore necessaria. Perchè l'effetto del tiraggio forzato sia efficace, occorre curare che l'ugello di scappamento sia ben allineato con l'asse del camino; in caso contrario, infatti, la camera a fumo potrebbe riempirsi di vapore, come si vede bene dalla figura sottostante, annullando così l'effetto di depressione. Sempre all'interno della camera a fumo si trova il soffiante, che serve ad attivare la combustione quando la macchina non lavora e perciò si usa specialmente per mettere in pressione la caldaia dopo l'accensione o la fase che nelle locomotive è detta stazionamento: quando la macchina è in sosta, in attesa di riprendere servizio, la caldaia non è spenta, ma mandata a basso regime per ragioni di economia. Il soffiante serve anche per evitare la fuoriuscita di gas caldi dalla boccaporta del forno durante la pulizia del fucoco o nel caso si debba ispezionare il forno a caldaia accesa. Nelle locomotive, serve ad evitare di molestare i viaggiatori col fumo, durante la sosta nelle stazioni. IL soffiante è normalmente costituito da un tubo ricurvo (T), chiuso ad un'estremità e provvisto di fori (f) da cui fuoriesce il vapore. E' collocato coassialmente allo scappamento , a piccola distanza sopra di esso e riceve il vapore direttamente dalla caldaia, a mezzo di apposito rubinetto. Alla tubazione del soffiante è sovente applicato un rubinetto a tre vie, che permette di attingere vapore per vari scopi, oppure il riempimento iniziale della caldaia a freddo. Domande?
  14. Come tutti sappiamo, l'acqua contiene una serie di sostanze minerali che - ad alta temperatura - depositano ed incrostano le superfici del recipiente, nel nostro caso la caldaia. Per evitarle è indispensabile trattare opportunamente le acque di alimentazione, come vedremo meglio in seguito, ma anche in questo modo è inevitabile che si formino sedimenti ed incrostazioni. Per poter rimuovere questi depositi, che sono dannosi per la conservazione della caldaia e potrebbero pregiudicarne la sicurezza (rischio di esplosione), occorre eseguire frequenti lavaggi. A tal scoopo sono praticate nell'inviluppo del forno e nel corpo cilindrico apposite aperture, dette portine di lavaggio. Nell'inviluppo del forno se ne hanno in generale quattro, e talvolta anche sei, in corrispondenza del cielo del focolare, nonchè quattro in corrispondenza degli spigoli del quadro di base. Se ne trova una anche nella parte inferiore della piastra tubiera anteriore, nella camera a fumo. Le locomobili sono inoltre dotate di un portello di ampie dimensioni, detto passo d'uomo, che serve (oltre che per i lavaggi) per eseguire le visite interne. Le locomotive ne sono prive, in quanto la funzione è assolta dal duomo, che per questo è smontabile, oppure - talvolta - dotato di un coperchio apribile. La figura precedente illustra i due tipi più comuni di portine di lavaggio; quello di fig. 24 è detto autoclave perchè la pressione stessa del vapore tende a mantenere la portina (A) contro la sua sede e contribuisce alla tenuta. La portina della piastra tubiera anteriore è anch'essa autoclave e quasi sempre del tipo illustrato qui sotto: Anche la porta del passo d'uomo è autoclave, in genere. Volevo mostrarvene un disegno, ma non riesco più a trovarlo. Quando il generatore è in funzione, le portine di lavaggio non vanno toccate per nessun motivo. Le portine di lavaggio sono munite, per la tenuta, di speciali guarnizioni di metallo "imbottito" con materiale resistente al calore (una volta era amianto, ora fuorilegge), che vanno sostutuite ogni volta che si aprono le portine. Le portine autoclave sono unificate ed esistono ditte specializzate che fabbricano queste guarnizioni, in misure standard che vanno tutt'ora bene per le portine delle nostre vecchie caldaie (esistono due o tre misure). Per i tipi non standard, come quelli di fig. 23, è possibile rivolgersi ad artigiani ancora capaci di fare questo mestiere. Abbiamo già citato più volte i tubi bollitori: servono al passaggio dei prodotti della combustione dal forno alla camera a fumo, dalla quale poi escono per il camino, aumentando così la superficie di riscaldamento e di conseguenza la produzione di vapore. Sono contenuti nel corpo cilindrico, fissati alle due piastre tubiere, e sono costituiti da tubi in acciaio speciale senza saldatura, generalmente del diametro interno di 45 mm (per le locomotive). L'estremità dei tubi, destinata ad essere fissate alla piastra tubiera del forno, è generalmente munita di un canotto di rame (fig. 27a), o in acciaio (fig. 27b); entrambi i tipi di canotto sono applicati ai tubi mediante saldatura. I canotti in rame si usano solo sulle caldaie con forno in rame; i canotti di acciaio si usano tanto sulle caldaie con forno in rame, quanto su quelle con forno in acciaio; in queste ultime il canotto è collegato alla piastra tubiera interponendo una guarnizione di rame. Le estremità dei tubi vengono fissate alle piastre tubiere mediante mandrinatura, in modo da formare un orlo (B) ben aderente ed a tenuta ermetica (fig. 26), facendolo aderire perfettamente ai fori delle piastre, che sono leggermente conici verso l'interno. Dopo la mandrinatura, gli orli dei tubi vengono anche generalmente saldati elettricamente alle piastre. I tubi bollitori devono essere nel maggior numero possibile, senza però ostacolare la circolazione dell'acqua all'interno della caldaia e senza indebolire troppo le piastre tubiere. La disposizione preferita è quella della figura sottostante, la quale illustra anche il modo usuale di identificare i singoli tubi, nel caso si debbano segnalare anomalie. Come detto all'inizio, le pareti del forno sono formate da lamiere piane, ma tale forma non è adatta a resistere alla pressione, che tende a piegarle. Inoltre, il forno non può essere fissato all'inviluppo solo mediante il quadro di base. Per risolvere entrambi i problemi, il forno è fissato all'inviluppo mediante una fitta serie di tiranti, che collegano insieme le rispettive pareti: poichè la pressione tende a spingere verso l'esterno la parete del portafocolare, e verso l'interno quella del forno, ecco che mediante i tiranti esse si sostengono e rinforzano a vicenda. I tiranti sono filettati e ribaditi ad entrambe le estremità, per assicurarne la tenuta; sono generalmente realizzati in rame (per caldaie con forno in rame), od in acciaio speciale (caldaie con forno in rame o in acciaio) e sono attraversati, per buona parte della lunghezza, da un foro longitudinale, che ha lo scopo di evidenziarne la rottura. I tiranti sono infatti soggetti a rompersi, più che altro a causa delle differenze di dilatazione tra la parete del forno, soggetta alla fiamma, e quella dell'inviluppo, più fredda. Oggigiorno, con l'impiego esclusivamente saltuario delle caldaie, altro grande fattore di stress è dato dai cicli di accensione e spegnimento, che devono quindi essere eseguiti con particolare cautela. Quando un tirante si rompe, dal foro inizia una piccola perdita di acqua o di vapore, che svela appunto la rottura. La rottura di più tiranti consecutivi può essere pericolosa, perchè permette ingobbature delle lamiere, con conseguente formazione di cretti e quindi di esplosione per cedimento strutturale. Per questo non bisogna tardare a far cambiare i tiranti (operazione - come tutte quelle da eseguire sui generatori di vapore - riservata a personale specializzato) prima che le incrostazioni riempiano il foro e facciano cessare la perdita. Soprattutto sulle locomotive a vapore, ed al solo scopo di terminare il servizio (il getto di vapore o d'acqua in forno può causare problemi a mantenere la pressione), si usava - e talvolta si usa ancora - l'espediente di chiudere il foro mediante una spina; per quanto deprecato, questo trucco ha tuttavia il merito di mantenere evidente il tirante rotto: non bisogna infatti MAI saldare un tirante che perde, perchè altrimenti diventerà impossibile individuarlo in seguito, mettendosi in condizione di pericolo. Dei tiranti di forma speciale, detti tiranti a collo d'oca, collegano la piastra tubiera al fondo del corpo cilindrico, sotto l'ultima fila di tubi. Similmente alle pareti è fissato il cielo del forno. Le piastre tubiere sono invece collegate tra loro dai tubi bollitori, anche se questi - essendo soggetti ad una temperatura più alta delle lamiere esterne del corpo cilindrico, perchè sono lambiti dai gas della combustione - tendono a dilatarsi maggiormente e pertanto ad allontanare tra loro le piastre. Per questo motivo le piastre tubiere sono soggette a cretti, in particolare quella del forno, per salvaguardare la quale è necessario adottare sempre opportune cautele durante la condotta del fuoco. (continua)
×
×
  • Crea Nuovo...