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Prezzi prodotti agricoli e strategie di mercato


DjRudy

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Ieri ero a fare la spesa con la moglie, e sono stato almeno 15 minuti a guardare nel reparto pasta cosa compravano gli altri, bene 90 % era Barilla, quindi fino a che i consumatori comprano barilla arriverà sempre Canadese.

Personalmente non compro barilla da 6-7 anni e compro pasta fatta localmente, e molti altri di voi faranno così ma purtroppo lo fanno solo gli "agricoli" mentre i cittadini guardano il marchio c'è poco da fare.

se pensi che il marketing Barilla mette la gallina sopra la tavola, allora è chiaro che la gran parte della gente non sa che i nostri avi (si parla sempre di storia per evidenziare l'ignoranza della gente...chissà perchè) agricoltori erano analfabeti, ma le galline non entravano nelle loro cucine per ragioni igieniche.

Questo per evidenziare come la maggioranza della platea dei consumatori di oggi nemmeno sa che quella bestiola ha la pessima abitudine di defecare da tutte le parti:

gallina.PNG

 

Se Barilla invitasse alla propria tavola i consumatori, io declinerei l'invito visto che in cucina la sfoglia sarà sicuramente guarnita di "merda" di gallina...provate voi ad immaginare la metafora del virgolettato applicata ai nostri giorni ("DON" per esempio):

https://it.wikipedia.org/wiki/Deossinivalenolo

Modificato da Argilloso
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Con Canada che quest'anno farà ottima qualità è normale che grano cali, verso Natale sarà sui 18-19.

 

a ecco.... il canada fa ottima qualità quindi é normale che vada a 18

il canada fa iper produzione anche se schifosa e il grano é normale che vada a 17

 

questa annata in italia cé un grano bellissimo... ma non conta un caxxo quindi... solo il canada....

bene... tutto nella norma

che imbecille che sono/siamo... corro a vendere del resto tra 22 e 18 per me significa 16000 euro

 

altro che superenalotto.. questa é roulette russa.... ma non diciamolo a frascarelli

Modificato da casemx240magnum
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  • HhPiù etanolo alla pompa: la Cina userà l’eccesso delle scorte di mais

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  • Tre anni di tempo per raddoppiare la produzione di bioetanolo: Pechino si dà nuovi obiettivi con l’intento di aumentare la domanda industriale del mais

e073d420-0268-11e6-99cb-83242733f755-e1505308836571.jpg(Foto di REUTERS/Stringer)

La nuova strategia cinese su etanolo e biofuel cellulosici

 

(Rinnovabili.it) – Nel 2016 la Cina ha fatto letteralmente il pieno di petrolio, battendo ogni record di importazione. I trend dei primi sei mesi del 2017 e le proiezioni per il 2018 non sembrerebbero invertire, o anche semplicemente rallentare, questo andamento, ma nel futuro a medio termine il mercato del greggio potrebbe subire qualche scossone.La Repubblica popolare, infatti, è fermamente intenzionata a incrementare l’impiego di etanolo per i trasportia livello nazionale. I media di Stato citano un documento governativo, ancora in fase di definizione, in cui Pechino avrebbe fissato per la prima volta una linea temporale per la diffusione della cosiddetta E10. Si tratta di una delle tante miscele di carburante – E5, E7, E10, E20, E85, E95 – nate in questi anni dall’aggiunta di alcol etilico (la cui percentuale in volume è indicata dal numero nel nome) alla benzina.

Le benzine arricchite di etanolo sono una realtà in diversi Paesi, adottate in alcuni casi con pretesti ecologici visto le minori emissioni, in altri per meri motivi economici. L’uso di questo combustibile in Cina è iniziato molto più tardi rispetto a paesi come il Brasile o gli Stati Uniti, oggi i maggiori fornitori e consumatori di bioetanolo. Nonostante ciò ha superato in poco tempo l’Unione Europea, conquistando il terzo posto sul podio mondiale: oggi il gigante asiatico ne produce oltre 7 milioni di litri, consumandone però meno della metà, in una quota più bassa dell’1 per cento sul consumo nazionale totale di carburante. Per accrescere il settore, il Paese sarebbe disposto a imporre a livello provinciale dei quantitativi minimi di biocarburanti da aggiungere al combustibile per trasporti.

>>Leggi anche

Boeing in Cina per produrre biofuel dall’olio di gronda

Il piano fa una distinzione di fonti. Il primo sforzo sarà quello duplicare, entro il 2020, la produzione di etanolo da mais. Il governo intende mettere mano all’enorme accumulo di scorte statali di cereali, anche con l’intento di aumentare la domanda industriale del mais. Pechino deve, infatti, trovare un modo per utilizzare una scorta di ben 200 milioni di tonnellate di granturco (così grande da poter alimentare l’ 1,4 miliardi di cinesi per oltre un anno) dopo decenni di acquisto, spesso a prezzi gonfiati, per sostenere i suoi agricoltori.Il secondo sforzo, invece, sarà dedicato ai biocombustibili cellulosi: la nazione mira ad avviare una produzione su larga scala a partire dal 2025.

La nuova strategia cinese su etanolo e biofuel cellulosici

 

http://www.rinnovabili.it/mobilita/etanolo-cina-scorte-mais/

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a ecco.... il canada fa ottima qualità quindi é normale che vada a 18

il canada fa iper produzione anche se schifosa e il grano é normale che vada a 17

 

questa annata in italia cé un grano bellissimo... ma non conta un caxxo quindi... solo il canada....

bene... tutto nella norma

tra l'altro dalle stime sembra che quest'anno l'Italia abbia prodotto quantità di grano duro quanto il Canada.:asd:

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A me l'idea di utilizzare le materie prime MIGLIORI per fare combustibili invece che per fare da mangiare non è mai piaciuta

 

Inviato dal mio SM-A310F utilizzando Tapatalk

 

Sono d accordo...tanto piu che muore ancora gente di fame..

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Sono d accordo...tanto piu che muore ancora gente di fame..
Osservando il fenomeno in ottica utilitaristica, dovremmo invece sperare che utilizzino tutte le scorte e che si crei un eccesso di domanda. La fame nel mondo non è dovuta alla carenza di offerta bensì al potere d'acquisto del consumatore o a cause di carattere politico. Ovvio, aumentando i prezzi aumenterebbe la difficoltà di accedere al cibo, non saprei però quantificare la grandezza del fenomeno. Modificato da Gibo93
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si ma la pasta con farina di varietà tipo Turanicum o Aureo te la fanno pagare cara.

e non si capisce per quale motivo non si possa commercializzare invece una pasta semplice da terreni italiani.

Il mix canadese/italiano si può fare, invece il mix di grani italiani no?

Eppure alcuni pastai la stanno commercializzando...come mai Barilla alias Voiello no?

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Osservando il fenomeno in ottica utilitaristica, dovremmo invece sperare che utilizzino tutte le scorte e che si crei un eccesso di domanda. La fame nel mondo non è dovuta alla carenza di offerta bensì al potere d'acquisto del consumatore o a cause di carattere politico. Ovvio, aumentando i prezzi aumenterebbe la difficoltà di accedere al cibo, non saprei però quantificare la grandezza del fenomeno.

 

si infatti ho deciso di pubblicarla per questo, leggo spesso di notizie legate all'etanolo, ma mai così specifiche riguardanti l'uso delle scorte di mais....poi è tutto un susseguirsi...meno scorte, meno sicurezza, meno sicurezza più acquisti, più acquisti il prezzo DOVREBBE salire...

ATTENZIONE PERO' , perchè se diminuiscono le scorte ma aumentano la superficie coltivata questo discorso non è valido!

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[h=3]Il riscaldamento globale trasforma la Russia in superpotenza agricola[/h]

Clima più mite, le terre del Nord diventano campi di grano

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REUTERS

 

Nelle aree coltivate a cereali le temperature cresceranno di 1,8° entro il 2020 e di 3,9° entro il 2050

 

 

 

 

 

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Pubblicato il 14/09/2017

Ultima modifica il 14/09/2017 alle ore 08:11

GIUSEPPE AGLIASTRO

 

MOSCA

 

Il riscaldamento globale sta trasformando gradualmente la Russia in una superpotenza agricola.

 

 

L’economia russa si basa principalmente sulla vendita di gas e petrolio: ciò la rende pericolosamente fragile e legata a doppio filo all’andamento del prezzo del greggio, che negli ultimi anni è calato notevolmente trascinando a fondo con sé anche il rublo. Del resto, a parte le armi, la Russia esporta nel mondo davvero pochi prodotti finiti. L’agricoltura rappresenta invece appena il 4% del Pil. Ma ha un fiore all’occhiello: i cereali. E una serie di fattori - tra cui non ultimo l’aumento delle temperature - stanno portando le esportazioni di frumento russo a livelli da record. Mosca è infatti adesso il primo esportatore di frumento del pianeta: dopo essersi lasciata alle spalle gli Usa, ha sorpassato anche l’Unione europea e si prevede che nel prossimo futuro continui imperterrita su questa strada.

 

Nell’ultimo anno commerciale (luglio 2016-giugno 2017), la Russia ha esportato qualcosa come 27,8 milioni di tonnellate di frumento, e quest’anno - secondo il ministero dell’Agricoltura statunitense - dovrebbe raggiungere i 31,5 milioni puntando ormai al primato in fuga. La produzione nel 2017 dovrebbe toccare invece quota 80 milioni di tonnellate, un altro passo in avanti rispetto agli oltre 73 milioni dello scorso anno.

 

Ma cosa ha provocato questo boom delle esportazioni di frumento russo? Innanzitutto il riscaldamento globale, che sta estendendo sempre più verso Nord le terre coltivabili. Si calcola che, rispetto alla fine degli Anni 80 del secolo scorso, le temperature nelle aree dell’Europa e dell’Asia coltivate a cereali cresceranno di 1,8 gradi entro il 2020 e di 3,9 gradi entro il 2050. Questo fatto, sommato allo sviluppo tecnologico, dovrebbe portare in breve - scrive Bloomberg - a sfruttare nuovamente 140 milioni di acri di terra che, dopo il crollo dell’Urss, sono rimasti incolti in Russia, e in minor misura in Ucraina e Kazakistan. A tutto ciò bisogna aggiungere la crescita della popolazione mondiale, che sta accelerando sempre di più il consumo di cereali, aumentato mediamente del 2,8% l’anno tra il 2011 e il 2016.

 

I cambiamenti climatici stanno però favorendo i russi anche sui rivali americani e australiani, che soffrono sempre di più la mancanza di acqua, mentre Mosca con i suoi produttori è da tempo all’arrembaggio nella conquista dei mercati asiatici, e non solo: il frumento russo sta inondando Nigeria, Bangladesh e Indonesia. E soprattutto sembra aver ormai spodestato gli esportatori americani nel Paese in testa alla classifica degli acquirenti: l’Egitto. La ragione principale è il prezzo del prodotto russo, più basso rispetto a quello dei concorrenti europei e statunitensi: molti dei quali sono stati costretti a investire in frumenti di migliore qualità per diversificare la propria offerta e giustificare il prezzo più elevato.

 

Se i russi possono vendere a meno è perché hanno costi inferiori: addirittura pari alla metà di quelli che devono sostenere i produttori di Usa e Ue, stando a uno studio della Kansas State University. E questo è dovuto in buona parte anche alla svalutazione del rublo, il cui cambio - tra crollo del petrolio e sanzioni occidentali per la crisi ucraina - è passato in pochi anni da 40 a circa 70 sull’euro. Il prezzo del frumento russo sembra aver seguito la stessa tendenza, passando dai 350 dollari a tonnellata del 2012 agli attuali 180 dollari.

 

Forse un giorno - sicuramente ancora lontano - si avvererà la profezia del ministro dell’Agricoltura Aleksandr Tkaciòv, e i cereali sostituiranno gli idrocarburi come principale fonte di reddito del Paese. Il Cremlino in realtà, più che sui campi coltivati, punta però sullo sviluppo della scienza e della tecnologia: sono questi i settori indicati un paio di settimane fa da Putin quando ha inaugurato l’anno scolastico in un Forum orientativo per studenti di talento. Ma certo anche la tecnologia potrà (e dovrà) aiutare l’agricoltura e in generale la produzione di cibo. Nonostante le tante dichiarazioni dal sapore autarchico nel pieno della «guerra» delle sanzioni con l’Occidente, la Russia continua a dipendere in larga parte dall’estero per i generi alimentari. E il divieto di acquistarli da Ue e Usa ha contribuito a portare alle stelle un’inflazione che sta rientrando solo ora.

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Il riscaldamento globale trasforma la Russia in superpotenza agricola

 

Clima più mite, le terre del Nord diventano campi di grano

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REUTERS

 

Nelle aree coltivate a cereali le temperature cresceranno di 1,8° entro il 2020 e di 3,9° entro il 2050

 

 

 

 

 

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Pubblicato il 14/09/2017

Ultima modifica il 14/09/2017 alle ore 08:11

GIUSEPPE AGLIASTRO

 

MOSCA

 

Il riscaldamento globale sta trasformando gradualmente la Russia in una superpotenza agricola.

 

 

L’economia russa si basa principalmente sulla vendita di gas e petrolio: ciò la rende pericolosamente fragile e legata a doppio filo all’andamento del prezzo del greggio, che negli ultimi anni è calato notevolmente trascinando a fondo con sé anche il rublo. Del resto, a parte le armi, la Russia esporta nel mondo davvero pochi prodotti finiti. L’agricoltura rappresenta invece appena il 4% del Pil. Ma ha un fiore all’occhiello: i cereali. E una serie di fattori - tra cui non ultimo l’aumento delle temperature - stanno portando le esportazioni di frumento russo a livelli da record. Mosca è infatti adesso il primo esportatore di frumento del pianeta: dopo essersi lasciata alle spalle gli Usa, ha sorpassato anche l’Unione europea e si prevede che nel prossimo futuro continui imperterrita su questa strada.

 

Nell’ultimo anno commerciale (luglio 2016-giugno 2017), la Russia ha esportato qualcosa come 27,8 milioni di tonnellate di frumento, e quest’anno - secondo il ministero dell’Agricoltura statunitense - dovrebbe raggiungere i 31,5 milioni puntando ormai al primato in fuga. La produzione nel 2017 dovrebbe toccare invece quota 80 milioni di tonnellate, un altro passo in avanti rispetto agli oltre 73 milioni dello scorso anno.

 

Ma cosa ha provocato questo boom delle esportazioni di frumento russo? Innanzitutto il riscaldamento globale, che sta estendendo sempre più verso Nord le terre coltivabili. Si calcola che, rispetto alla fine degli Anni 80 del secolo scorso, le temperature nelle aree dell’Europa e dell’Asia coltivate a cereali cresceranno di 1,8 gradi entro il 2020 e di 3,9 gradi entro il 2050. Questo fatto, sommato allo sviluppo tecnologico, dovrebbe portare in breve - scrive Bloomberg - a sfruttare nuovamente 140 milioni di acri di terra che, dopo il crollo dell’Urss, sono rimasti incolti in Russia, e in minor misura in Ucraina e Kazakistan. A tutto ciò bisogna aggiungere la crescita della popolazione mondiale, che sta accelerando sempre di più il consumo di cereali, aumentato mediamente del 2,8% l’anno tra il 2011 e il 2016.

 

I cambiamenti climatici stanno però favorendo i russi anche sui rivali americani e australiani, che soffrono sempre di più la mancanza di acqua, mentre Mosca con i suoi produttori è da tempo all’arrembaggio nella conquista dei mercati asiatici, e non solo: il frumento russo sta inondando Nigeria, Bangladesh e Indonesia. E soprattutto sembra aver ormai spodestato gli esportatori americani nel Paese in testa alla classifica degli acquirenti: l’Egitto. La ragione principale è il prezzo del prodotto russo, più basso rispetto a quello dei concorrenti europei e statunitensi: molti dei quali sono stati costretti a investire in frumenti di migliore qualità per diversificare la propria offerta e giustificare il prezzo più elevato.

 

Se i russi possono vendere a meno è perché hanno costi inferiori: addirittura pari alla metà di quelli che devono sostenere i produttori di Usa e Ue, stando a uno studio della Kansas State University. E questo è dovuto in buona parte anche alla svalutazione del rublo, il cui cambio - tra crollo del petrolio e sanzioni occidentali per la crisi ucraina - è passato in pochi anni da 40 a circa 70 sull’euro. Il prezzo del frumento russo sembra aver seguito la stessa tendenza, passando dai 350 dollari a tonnellata del 2012 agli attuali 180 dollari.

 

Forse un giorno - sicuramente ancora lontano - si avvererà la profezia del ministro dell’Agricoltura Aleksandr Tkaciòv, e i cereali sostituiranno gli idrocarburi come principale fonte di reddito del Paese. Il Cremlino in realtà, più che sui campi coltivati, punta però sullo sviluppo della scienza e della tecnologia: sono questi i settori indicati un paio di settimane fa da Putin quando ha inaugurato l’anno scolastico in un Forum orientativo per studenti di talento. Ma certo anche la tecnologia potrà (e dovrà) aiutare l’agricoltura e in generale la produzione di cibo. Nonostante le tante dichiarazioni dal sapore autarchico nel pieno della «guerra» delle sanzioni con l’Occidente, la Russia continua a dipendere in larga parte dall’estero per i generi alimentari. E il divieto di acquistarli da Ue e Usa ha contribuito a portare alle stelle un’inflazione che sta rientrando solo ora.

Solo chi non ha mai visto la Madre Russia può NON pensare che le sanzioni siano state una puttanata pazzesca, un boomerang per l Europa....chiudere a Putin e prendere migranti......

La Russia dal 2014 ha fatto in Agricoltura una vera rivoluzione. .....Spassiba Bolshoy:briai:

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Solo chi non ha mai visto la Madre Russia può NON pensare che le sanzioni siano state una puttanata pazzesca, un boomerang per l Europa....chiudere a Putin e prendere migranti......

La Russia dal 2014 ha fatto in Agricoltura una vera rivoluzione. .....Spassiba Bolshoy:briai:

 

EHHH!! ma noi "c'è la tiriamo" e facciamo i Tafazzi come non mai:uglystupid2:... che desolascìon:tickedoff:

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Solo chi non ha mai visto la Madre Russia può NON pensare che le sanzioni siano state una puttanata pazzesca, un boomerang per l Europa....chiudere a Putin e prendere migranti......

La Russia dal 2014 ha fatto in Agricoltura una vera rivoluzione. .....Spassiba Bolshoy:briai:

 

andai in Russia per la prima volta spendendo il mio buono regalo dei 18 anni, rimasi affascinato, ci son tornato due anni fa e l ho trovata cambiata radicalmente nonostante fossero passati nemmeno 15 anni... Che gran paese!

mi piacerebbe moltissimo fare un tour agricolo della Russia, sapete se qualcuno l ha mai fatto?!

(Mi piacerebbe pure fare la transmogolia ma non ho le 4 5 settimane attaccate)

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Articolo a metà strada tra il reportage giornalistico serio/complottista/manifesto elettorale...

quello che è non mi interessa, so solo che quando c'è da fare articoli sui giornali a sfavore dei coltivatori, nessuno invece dice nulla e si prende tutto quello che scrivono i giornalisti come oro colato.

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andai in Russia per la prima volta spendendo il mio buono regalo dei 18 anni, rimasi affascinato, ci son tornato due anni fa e l ho trovata cambiata radicalmente nonostante fossero passati nemmeno 15 anni... Che gran paese!

mi piacerebbe moltissimo fare un tour agricolo della Russia, sapete se qualcuno l ha mai fatto?!

(Mi piacerebbe pure fare la transmogolia ma non ho le 4 5 settimane attaccate)

Io sono arrivato fino a Bajkal, (da leggenda il più grandd lago d àcqua dolce)in Siberia, ad Irkutsk, oltre Mosca e Pietroburgo (conosco bemjssimo).

Le distanze sono incredibili, Ma ho tanti amici. E parlo un po...russo.

vai in internet e metti Camurr(persona integerrima e imprenditore capace)i, lui è il titolare di un fast food americano a Imola:2funny:ma adora la Mongolia, ed ha fatto già due tour incredibili tra Mongolia e Russia. NESSUN problema a farti dare ulteriori informazioni

Modificato da ALAN.F
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questa annata potrebbe succedere in quanto pare che i raccolti siano bassi in canada....

benchè anche in italia tra contrazione delle superfici seminate e rese più basse ci sia un calo a livello nazionale, pare che comunque supereremo le loro rese totali.....

 

però quest'anno, secondo quello che i commercianti vogliono intortarci, che la qualità è molto alta.......è si diremmo noi......ma poca.......

però il grano cala.......perchè la qualità è buona......AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA ecco.....

 

MA ALLORA LO SCORSO ANNO CHE TUTTI SAPEVANO CHE AVEVANO RACCOLTO PORCHERIE IMMANI, PERCHè IL GRANO ANDò A FINIRE A 16 EURO????

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