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Prezzi prodotti agricoli e strategie di mercato


DjRudy

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La globalizzazione ha vantaggi e svantaggi, fa parte del progresso se no torniamo tutti al baratto e non abbiamo più questi problemi...

I fenomeni del ettaro da 12000 metri ci sono dappertutto, però è un dato di fatto che ci sono aziende più brave e meno brave, non vedo cosa ci sia di male nel dirlo.

No perché qui da quello che ha detto qualcuno sembra che sia addirittura sbagliato provare fare tutto al massimo, evidentemente case se lo fai anche tu qualche vantaggio porta o no?!...

Ogni tanto vado in meridione perché ho dei parenti. Mediamente vedo che le porcate sono maggiori via via che percorri l'A14 scendendo verso sud, mettici il clima mettici quello che vuoi ma credo che molte aziende avrebbero margini di miglioramento migliorando l'approccio tecnico, certo non 70qli/ha di media nei 5 anni ma vuoi che magari da 40 non riescono ad arrivare a 45 o anche meglio nelle zone più fortunate.

Che poi non venga apprezzata la qualità dalla filiera,o meglio la pretendono ma non la vogliono pagare come ad esempio don basso proteine alte questo è un altro discorso e la colpa è la nostra che non sappiamo valorizzare il prodotto a causa del basso potere contrattuale che abbiamo.

Poi non so voi ma quando vai a trebbiare un campo dai 70 in su hai una soddisfazione non soltanto economica ma anche morale, sei appagato di tutti gli sforzi che hai fatto durante la stagione, se devo seminare tanto per farlo sinceramente non capisco che gusto ci sia perché alla fine lavoriamo tutti per passione e ci accontentiamo di guadagnare poco se no è un pezzo che la gente non farebbe più questo lavoro anche se questa situazione con questi prezzi sta diventando insostenibile perché alla fine qualcosa deve rimanere per campare. Stesso ragionamento per chi ha delle rese più basse, provare ad essere migliori del vicino facendo 45 invece che 40 non da soddisfazione?

Il punto è che stiamo lavorando per la gloria e basta mentre chi ritira il nostro prodotto il suo ritorno economico lo ha eccome. Io per quello che la annata ti consente di fare, faccio tutto quello che va fatto a parte ovviamente irrigare il grano che anche potendolo fare non lo farei. Incluso fungicida e almeno quando vai a mietere qualcoa la vedi di differenza a fare le cose bene però rimangono meno delle briciole. Se questo è l'andazzo lascio i terreni fermi tranne quelli che hanno la misura 10.1 difesa del suolo. Se tieni conto dell'usura dei mezzi devi lasciare terreni fermi neanche a favino o trifoglio proprio fermi. E con bassi margini di guadagno non puoi neanche prenderti una semina su sodo perchè con 25-30 ha di seminativi quando la amortizzi? Per me fino a quando non si arriverà a dimezzare le superfici coltivate a duro e a vedere il raddoppiarsi delle importazioni di duro ( di chissà quale qualità e prezzo perchè se noi smettiamo di seminare vai tranquillo che il grano gratis non glielo dà nessuno se possono farglielo pagare e poi lo capiranno cosa vuole dire farsi prendere per il collo...:perfido: ) non si sbloccherà questa situazione soprattutto al sud. Per quanto si possa dire statisticamente parlando il grano che si fa nel sud-italia ha più probabilità di venire sano anche se con meno proteine per cui dovendo miscelare serve il nostro così come quello del nord più proteico così come quello estero. Il nocciolo della questione è che quel milione di tonnellate che si prende dal canada detta legge sul prezzo di tutto il resto mentre se per assurdo importassero tutto vedresti tante di quelle schifezze dalle analisi da fare diventare celiaci tutti gli italiani! Altro che movimenti no glifosatte....

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Lascia il tempo che trova il tuo discorso PGS 35 visto che stai scrivendo che più quintali fai e più bravo sei, i più quintali non ti danno potere contrattuale, mentre la qualità di ciò che raccogli sì. Non è colpa nostra se al momento del ritiro c'è una valutazione superficiale del prodotto agricolo. Molto superficiale perchè sappiamo tutti che i prodotti bio hanno una quotazione doppia.

Ci sarebbe solo da determinare con caratteristiche fisico chimiche ciò che è bio e ciò che non lo è, avere un certificato bio aziendale non specifica nulla del prodotto.

 

Per me fino a quando non si arriverà a dimezzare le superfici coltivate a duro e a vedere il raddoppiarsi delle importazioni di duro non si sbloccherà questa situazione soprattutto al sud. Per quanto si possa dire statisticamente parlando il grano che si fa nel sud-italia ha più probabilità di venire sano anche se con meno proteine per cui dovendo miscelare serve il nostro così come quello del nord più proteico così come quello estero. Il nocciolo della questione è che quel milione di tonnellate che si prende dal canada detta legge sul prezzo di tutto il resto mentre se per assurdo importassero tutto vedresti tante di quelle schifezze dalle analisi da fare diventare celiaci tutti gli italiani! Altro che movimenti no glifosatte....

il nocciolo della questione è che non vogliono premiare il prodotto con meno schifezze, basta vedere la quotazione assurda che hanno quelli bio senza che nessuno li valuti fisicamente.

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il nocciolo della questione è che non vogliono premiare il prodotto con meno schifezze, basta vedere la quotazione assurda che hanno quelli bio senza che nessuno li valuti fisicamente.

 

Sono d'accordissimo con quello che dici per carità correttissimo il tuo discorso e la penso esattamente come te, ma nei messaggi che hai scritto sopra sembra che chi fa quintali non fa qualità, spesso invece è l'opposto. Secondo me il bio è un altra categoria, i raffronti vanno fatto sullo stesso modello di produzione

Modificato da PGS 35
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Sono d'accordissimo con quello che dici per carità correttissimo il tuo discorso e la penso esattamente come te, ma nei messaggi che hai scritto sopra sembra che chi fa quintali non fa qualità, spesso invece è l'opposto. Secondo me il bio è un altra categoria, i raffronti vanno fatto sullo stesso modello di produzione

non ho scritto che non fa qualità, ho scritto che non è un parametro per giudicare chi sia professionista e chi non lo è e che la qualità è giudicata male.

Il bio dovrebbe essere nella categoria di chi riproduce determinate caratteristiche dei prodotti, invece semplicemente se giudichiamo le caratteristiche del prodotto bio e non bio fanno parte della stessa categoria, e il consumatore non lo sa...la quotazione è inspiegabilmente un'altra, inspiegabile perchè le caratteristiche del prodotto sono le stesse.

Il modo di operare in bio non è più salutare per l'ambiente e quindi non ha scopo di esistere secondo me.

Modificato da Argilloso
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credo che dove si fanno 75 q.li e siamo oltre le 210 unità di azoto si hanno sicuramente valori molto più elevati di DON..per esempio..gliphosate dove piove di più si usa di più, il cadmio che ve lo dico a fare, viene scaricato dalle attività industrìiali...

Se ancora crediamo che la vocazione di un areale debba basarsi sulle quantità e non sulla qualità-salubrità di un prodotto, allora ancora non abbiamo capito nulla...

 

credo che dove si fanno 75 q.li e siamo oltre le 210 unità di azoto si hanno sicuramente valori molto più elevati di DON...con questo chiudo ot

Modificato da PGS 35
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credo che dove si fanno 75 q.li e siamo oltre le 210 unità di azoto si hanno sicuramente valori molto più elevati di DON...con questo chiudo ot

ma se la qualità è fissata a 1750 ppm di DON è indubbio che quelli più bravi siano oltralpe!

non apriamo altri fronti!!

Allora senza aprire altri fronti bisognerebbe capire perchè il prodotto non viene controllato e quotato, da qualunque fronte provenga...

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Ogni tanto vado in meridione perché ho dei parenti. Mediamente vedo che le porcate sono maggiori via via che percorri l'A14 scendendo verso sud, mettici il clima mettici quello che vuoi ma credo che molte aziende avrebbero margini di miglioramento migliorando l'approccio tecnico, certo non 70qli/ha di media nei 5 anni ma vuoi che magari da 40 non riescono ad arrivare a 45 o anche meglio nelle zone più fortunate.

 

si PSG35 giusto ma a) quale agricoltore professionale che ha terreni che rispondono non li spinge, io spingo e ottengo (dove so che rispondono) e sono certo che la maggioranza faccia altrettanto b) anch'io ho svariati amici al sud ma tra foggia e il beneventano o l'interno materano è come tra la valle del tevere e la val d'orcia.. a pochi km di distanza differenze abissali nei terreni! non ha ritorno economico coltivare frumento commodity per fare 45 e neanche 50 stando ai prezzi attuali

 

il punto è che l'italia è stretta e lunga e soprattutto piena di terreni che non possono competere nel mercato aperto dei cereali, per questo le politiche agricole dovrebbero essere il piu' possibile efficaci e mirate, e guidare gli agricoltori svantaggiati ad una professione non basata sulla competizione dei costi: ed in parte queste politiche provano a esserlo e dovranno esserlo sempre di piu' se si vogliono conservare alcuni territori "svantaggiati" a vocazione agricola: al centro-sud devi puntare a fare piu' bio, con piu' sussidio, hai il PSR per il trattore etc, e ti devono premiare il grano fatto con metodo bio/lotta integrata/pratiche ambientali ecc (purchè rispettate, non come fanno vari soggettoni agricoltori e contoterzisti che vomitano urea in nero sui campi) distinguendolo nettamente nei confronti del consumatore dal grano commodity, magari in pianura padana lasciamo perdere il bio e manteniamo la produzione convenzionale con chimica spinta che potrà a competere coi cerealicoltori esteri

 

tanto l'agricoltore non bravo o non di mestiere o non professionale chiamiamolo come vogliamo comunque non ha futuro..è ovvio. le porcate che vedi in A14 se vai a vedere bene sono frutto di mere rendite di posizione dove ci sono proprietari che tendono solo ad incassare la PAC, del risultato colturale non glie ne frega nulla. e' qui che devi rendere efficace la spesa PAC ed è giusto ridurla e premiare il valore aggiunto meglio ancora le unità di lavoro impiegate o destinare parte della PAC ai PSR, ma non per finanziare i molini cooperativi che di cooperativo hanno solo il nome, le aziende agricole fatte ad hoc dagli agroindustriali, i falsi agriturismi, le fiction televisive per la promozione del territorio e orde di gal, enti formatori ecc come avviene attualmente senza che nessuno di noi protesti!

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http://www.agricolae.eu/wp-content/uploads/2016/08/CREA-Considerazioni-grano-duro-CREA-01.08.2016-1.pdf

 

riporto una frase significativa:

"indagini evidenziarono una diffusa contaminazione da DON nei campioni provenienti

dall’Emilia Romagna, con concentrazioni che talvolta superavano 1.000 ppm (parti per milione),

mentre non fu riscontrata alcuna positività nei campioni provenienti dalle regioni meridionali."

e ancora sulla vocazionalità, che non è il ravennate:

"Per quanto riguarda le zone del Sud il fattore di gran lunga più significativo è la varietà, in quanto non risultano significativamente influenti né il fattore anno né quello geografico,

confermando così la vocazionalità del territorio per la coltura del grano duro."

 

Se continuate a dire che il nord è più vocato facendo i professionisti perchè diffondete più DON del Sud Italia allora non cambierà nulla nei prezzi e non avremo più potere contrattuale.

 

Per il grano duro se al sud hanno areali più adatti per il grano duro, non vedo perchè il prezzo debba essere paritario a quello del nord. Vogliamo dargli valore al prodotto o solo perchè il clima mediterraneo non è quello francese tedesco o del nord Italia allora lo ignoriamo?

 

Giusto per precisione, la media in provincia di Siena, compresa la val d’orcia è di 25/30. Quindi .....dove vai????

sì, ma come già ho scritto, la quantità non dovrebbe determinare la vocazionalità di un territorio.

Altrimenti non si spiegherebbero le quotazioni per esempio in alcuni casi del frumento proteine 12% e peso specifico 80 a 37€/q.le...

Modificato da Argilloso
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sì, ma come già ho scritto, la quantità non dovrebbe determinare la vocazionalità di un territorio.

Altrimenti non si spiegherebbero le quotazioni per esempio in alcuni casi del frumento proteine 12% e peso specifico 80 a 37€/q.le...

 

Sul prezzo dei prodotti bio c'è un'operazione di marketing, un po' come nel vino o nella moda. Come dice la mia professoressa di viticoltura 'spesso mi capita di bere dei tavernello migliori dello champagne'

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Quello che va sugli scaffali è il risultato delle scelte dei consumatori.

A me invece interessa il prezzo del prodotto non trasformato, di questo si parla tra produttori e da questo orecchio nessuno vuol sentire per giudicare qualunque tipo di raccolto.

Stabilendo delle regole qualitative del prodotto si eliminerebbero tutte le polemiche sugli agrofarmaci e quant'altro all'origine di qualunque filiera, ma così facendo si creerebbe troppa chiarezza nel mercato a discapito degli speculatori e davanti ai consumatori ci sarebbe trasparenza...sia mai! benvenuti nella UE

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Quello che va sugli scaffali è il risultato delle scelte dei consumatori.

A me invece interessa il prezzo del prodotto non trasformato, di questo si parla tra produttori e da questo orecchio nessuno vuol sentire per giudicare qualunque tipo di raccolto.

Stabilendo delle regole qualitative del prodotto si eliminerebbero tutte le polemiche sugli agrofarmaci e quant'altro all'origine di qualunque filiera, ma così facendo si creerebbe troppa chiarezza nel mercato a discapito degli speculatori e davanti ai consumatori ci sarebbe trasparenza...sia mai! benvenuti nella UE

Quindi vuoi dire che per ogni qualità di prodotto deve esserci un prezzo differente?

 

Inviato dal mio SM-A310F utilizzando Tapatalk

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Quindi vuoi dire che per ogni qualità di prodotto deve esserci un prezzo differente?

ci sono due qualità per chi sceglie nel mercato del consumo:

quello convenzionale e quello non convenzionale.

Di quello non convenzionale hanno stabilito il modo di operare, basterebbe invece specificare le caratteristiche del prodotto ritenuto non convenzionale e non il modo di operare che non dice nulla sulle caratteristiche del prodotto.

Al momento certe quotazioni del tipo ad es. grano duro prot 12% 80 p.s 37€/q.le io non le capisco.

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[TABLE]

[TR]

[TD]frumento duro ad uso alimentare - prot. 12 % min, p.s. 80 kg/hl min

[/TD]

[TD]373,00[/TD]

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[/TABLE]

Non bio:

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[TD]fino - prot. 13% min, p.s. 80 kg/hl min, c.e. 1+1%, bianc. 25% max, volp.6%

[/TD]

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[TABLE]

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[TD]fino - prot. 13% min, p.s. 79 kg/hl min, c.e. 1+1%, bianc. 25/30%, volp.7%

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Ci sono 15€ di differenza non solo 10€ come hanno scritto.

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Non bio:

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Ci sono 15€ di differenza non solo 10€ come hanno scritto.

 

Già è aggiungo ingiustificati sotto l'aspetto qualitativo. Se cercate troverete che molti lotti di pasta sono stati ritirati sia per l'aspetto sanitaro che per il livello qualitativo in genere poche proteine, poco glutine o glutine debole.

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Già è aggiungo ingiustificati sotto l'aspetto qualitativo.

però se fai un intervista al consumatore medio, la maggioranza crede che quel prodotto abbia caratteristiche differenti.

Il prezzo del prodotto è dato dalla domanda del mercato e i consumatori guidano la domanda.

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indice che gli agricoltori magari sanno produrre bene ma non aggregandosi non sanno vendere il proprio prodotto (Frascarelli, anche su questo ha ragione) e che, come ha riportato un altro professore su un articolo dell'informatore agario, alle fiere di settore della GDO il mondo agricolo è totalmente assente, indice che gli agricoltori non si sanno inserire nella filiera industriale (difatti il bio cresce a doppia cifra e come avete scritto sopra poco arriva ai produttori).

almeno per quel che riguarda i cereali

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però se fai un intervista al consumatore medio, la maggioranza crede che quel prodotto abbia caratteristiche differenti.

Il prezzo del prodotto è dato dalla domanda del mercato e i consumatori guidano la domanda.

 

Appunto è solo marketing, cresce la presenza negli scaffali ma non in campo (molti prodotti come frutta e verdura onestamente la produzione è pressoché nulla...) questo vuol dire che viene dall'estero in molti casi dai paesi extra-europei. La verità è che i consumatori mangiano con gli occhi. Sul resto concordo manchiamo dove dobbiamo esserci.

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Non è certo disprezzandoci a vicenda che si migliorano le cose. IO sono ignorante e ho tanto da imparare, però credo di poter dire che ci sono differenze importanti fra i microclimi che ci sono in Italia, DJ sicuramente sei un ottimo agricoltore con tantissime competenze tecniche e probabilmente questo fa differenza anche fra colleghi della tua regione, però credo che il clima che c'è in Sardegna non sarebbe facile neanche per te fare medie di 70 ql a ha, come non è semplice per chi coltiva carciofi in Toscana entrare in produzione a settembre/ottobre come succede spesso da noi. Con questo....non credo e non penso che i coltivatori di carciofi Toscani siano "incompetenti"

 

Mio riferimento al manico non è riferito ai quintali, ma al fatto che chi ha zone vocate e fa 70 di duro non è detto che sia di qualità bassa, anzi tutt'altro.

 

Poi è ovvio che in Sardegna quando il duro ha fatto 30-35 è grassa perché non piove, ma anche in questo caso si può migliorare la tecnica, magari facendo 2 trattamenti "economici" e le 120 unità totali (di + non servono nei vostri climi) frazionarle per farle rendere di più sia in termini qualitativi che quantitativi.

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Da esterno dico la mia... E se invece di cercare il muro contro muro con l'industria non vi adattate?!?!?!

Se Barilla vuole certe caratteristiche... Perché non dargliele?!?!?! Non hai i terreni adatti?!?! Fai altro... Non si può fare altro?!?! Consorziatevi e così invece che tanti imprenditori con partite misere; ci si presenta sul mercato con le cosiddette "masse critiche".

Bisogna mettersi in testa che sotto un certo ettaraggio le aziende agricole in questo mondo non hanno senso di esistere...

E senno siamo qui a lamentarci della volatilità dei mercati...

 

è ma la qualità Italiana...

In un mercato consumistico cosa te ne fai della qualità???

Senno appunto ( Vedi Prosecco ) di un vino che è quel che è; gli crei attorno un'aura mistica e BOOM; uva ad un euro al Kilo...

 

P.S.

Parlando con un mio amico che c'è in mezzo ai contratti di filiera... Lui mi conferma che ci sono aziende che ci guadagnano... Non diventano milionarie; ma vivono...

 

P.P.S.

Il Canada avrà il Glyphosate... Ma Pensate che in Italia sia tutto sano??? Metalli Pesanti docet

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Da esterno dico la mia... E se invece di cercare il muro contro muro con l'industria non vi adattate?!?!?!

Se Barilla vuole certe caratteristiche... Perché non dargliele?!?!?! Non hai i terreni adatti?!?! Fai altro... Non si può fare altro?!?! Consorziatevi e così invece che tanti imprenditori con partite misere; ci si presenta sul mercato con le cosiddette "masse critiche".

Bisogna mettersi in testa che sotto un certo ettaraggio le aziende agricole in questo mondo non hanno senso di esistere...

E senno siamo qui a lamentarci della volatilità dei mercati...

 

è ma la qualità Italiana...

In un mercato consumistico cosa te ne fai della qualità???

Senno appunto ( Vedi Prosecco ) di un vino che è quel che è; gli crei attorno un'aura mistica e BOOM; uva ad un euro al Kilo...

 

P.S.

Parlando con un mio amico che c'è in mezzo ai contratti di filiera... Lui mi conferma che ci sono aziende che ci guadagnano... Non diventano milionarie; ma vivono...

 

P.P.S.

Il Canada avrà il Glyphosate... Ma Pensate che in Italia sia tutto sano??? Metalli Pesanti docet

 

i CAP sono nati proprio per lo scopo che dici tu........come vuoi che ci consorziamo.......un conto dire e un conto fare....

le caratteristiche che vogliono i mugnai spesso sono vessatorie, pretendono caratteristiche difficili da ottenere ,spesso si devono seminare varietà poco produttive che alla fine ottieni una PLV simile ai senza contratti (poco prodotto = più prezzo.......più prodotto= meno prezzo)

quest'anno il grano con caratteristiche che chiedono i mugnai è piena l'italia, da nord a sud, e se è come dici tu se non altro gli industriali potevano dare un segnale, acquistando a prezzo perlomeno da contratto vincolato (quindi 25 26 all'agricoltore) invece lo pretendono a 20......ci dobbiamo adattare a farci prendere continuamente per il culo?

per i terreni adatti .....lasciamo stare....se adattabilità significa produzione, mezza italia dovrebbe smettere la coltivazione,se significa salubrità l'inverso........ e per l'ennesima volta alternative SERIE NON CE NE SONO!!!..........non vorremmo coltivare mezza italia ad orzo, sorgo, farro,............poi questi quanto ce li pagono 10 euro/Q?

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Da esterno dico la mia... E se invece di cercare il muro contro muro con l'industria non vi adattate?!?!?!

nessuno ha scritto che l'industria fa male a fare i suoi interessi, si è consapevoli di questo tipo di consumismo.

Esiste una politica agricola diretta all'adattamento del settore ai voleri dell'industria?

Gli OGM ce li fanno coltivare? le varietà pro-industria ce le rendono disponibili da acquistare?

Bisogna mettersi in testa che sotto un certo ettaraggio le aziende agricole in questo mondo non hanno senso di esistere...

Il territorio italiano si contraddistingue per la sua biodiversità a differenza degli altri stati europei che geograficamente parlando non possono pretendere di avere la biodiversità dell'Italia.

Il 45% della superficie agricola in Italia è data da aziende con meno di 20 ettari.

L'80% di queste aziende hanno meno di 5 ettari.

Alla fine il 4,5% delle aziende agricole sopra i 20 ettari coltivano ben il 55% della superficie agricola.

Se non hanno senso di esistere quelle aziende piccole vuol dire che quasi la metà della superficie agricola dovrebbe rimanere incolta.

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