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patentino per trattori!!!!?????


toninoberti85

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Come tutta la burocrazia varia! Con questo attestato sei formato, in teoria, sui

Rischi possibili durante l'utilizzo della attrezzatura , in questo caso del trattore.

Personalmente la vedo molto fine a se stessa. Poi come tutte le cose, sapere due nozioni in piu' non fa male. Ma sono solo due nozioni in piu' di conoscenza. Come ho detto a una psicologa della universita' della sapienza intervenuta nella mia azienda su tale concetto, la sicurezza e' una bellissima parola.

Solo che costa moltissimo e non deve essere un concetto astratto certificato da un foglio. La prima sicurezza e' quella che e' dentro di noi, dalle nostre conoscenze e da avere il cervello connesso quando andiamo ad operare.

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Intanto nessuno ha detto che il patentino serve negli incidenti ed è quindi normale che l`assicuratore della fata abbia specificato il fatto che non ha valore in caso di incidente. Occhio anche a pensare che se vi hanno fatto l`assicurazione siete apposto.... alcune assicurazioni fanno il contratto anche a chi ha la partita iva chiusa.

Durante gli incidenti è necessario essere in regola con la carta di circolazione. Di conseguenza bisogna rispettare quanto detto dalla carta di circolazione e se una P.IVA è chiusa il mezzo fa capo ad una azienda non più esistente.

Nel suo caso se l`immatricolazione ha come riferimenti quanto ha scritto sopra vorrà dire che lei è apposto e nel caso può circolare.

Da notare comunque che se la sua "ditta" "NON ESERCITA ATTIVITA' DI IMPRESA" ..... come mai l`articolo 110 specifica "ovvero di impresa che effettua lavorazioni agromeccaniche o locazione di macchine agricole, nonché a nome di enti e consorzi pubblici." Una bella contraddizione delle norme (ci puo stare siamo in italia).

 

 

Secondo me ha tralasciato che per il D.Lgs. n. 81/2008 (articolo 2 Definizioni) lei è un "lavoratore" e che sua moglie è un "datore di lavoro" e per gli articoli successivi del decreto lei deve "utilizzare attrezzature di lavoro in conformità alle disposizioni di cui al Titolo III" e "munirsi di dispositivi di protezione individuale ed utilizzarli conformemente alle disposizioni di cui al Titolo III;".

Il titolo III oltre a specificare, nell`art. 69, cosa si intende per "attrezzatura da lavoro" e "uso dell`attrezzatura da lavoro", specifica anche all`art. 73 comma 4 e 5 che "Il datore di lavoro provvede affinché i lavoratori incaricati dell’uso delle attrezzature che richiedono conoscenze e responsabilità particolari di cui all’articolo 71, comma 7, ricevano una formazione, informazione ed addestramento adeguati e specifici, tali da consentire l’utilizzo delle attrezzature in modo idoneo e sicuro, anche in relazione ai rischi che possano essere causati ad altre persone." e "In sede di Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sono individuate le attrezzature di lavoro per le quali è richiesta una specifica abilitazione degli operatori nonché le modalità per il riconoscimento di tale abilitazione, i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi di validità della formazionee le condizioni considerate equivalenti alla specifica abilitazione" ..... e sono sicuro che nel patto stato regione tra i macchinari che necessitano di ciò è compreso anche il suo trattore.

 

Lei ha un trattore, probabilmente ha un rimorchio, ha attrezzature specifiche ed è sicurissimo del fatto che non è una persona organizzata per effettuare l`attività agricola?

Lei la professionalità su che base la stabilisce?

 

 

 

Sottolineo che per quanto mi riguarda chi non ha intenzione di prendere il patentino, per me, può evitare senza problemi.

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fkalftal, io sono nella tua stessa posizione ossia il trattore e l'azienda sono di mia moglie ma ovviamente i lavori li faccio io quando non lavoro; ho fatto il corso di 4 ore presentando una autocertificazione in quanto prima erano entrambe di mia madre ed ho sicuramente piu' di due anni di uso del trattore ora ho fatto una autocertificazione come coadiuvante familiare (che non e' continuativo ma satluario) e non come collaboratore familiare (che prevede una certa continuita). Ti consiglio di chiedere ad una associazione degli artigiani e commercianti, loro ti saranno guidare nella scelta, ma il problema non si pone, se guidi il trattore di un'azienda sia che tu sia dipendente o coadiuvante o collaboratore, devi essere titolato (in sicurezza) a guidare il mezzo.

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Rispondo, intanto alle eccezioni di Viruz84:

 

- sicuramente quella del codice della strada art.110 è una piccola contraddizione "all'italiana" rispetto a quanto scritto sulla mia carta di circolazione: tuttavia, una volta tanto, è una contraddizione che viene incontro al buon senso anziché calpestarlo...

 

- relativamente al riferimento (molto apprezzato) all'art.2 (Definizioni) del Dl 81/2008, mi riesce difficile immaginare la qualifica di mia moglie come "Datore di lavoro", in quanto tale figura avrebbe "la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita ipoteri decisionali e di spesa": mia moglie non prende decisioni circa le attività e nemmeno circa le spese ordinarie (tutte cose che vengono gestite in piena autonomia da me e da mio suocero): non sa nemmeno quando e quanta legna tagliamo e trasportiamo per uso domestico... fortunatamente si occupa (bene) di molte altre faccende domestiche e non; ma - ripeto - non esiste alcuna organizzazione aziendale nè ruoli: lei è solo la proprietaria dei terreni e l'intestataria del trattore (tutti gli altri attrezzi appartengono a mio suocero e l'attività è iniziata molti anni prima che mia moglie nascesse, quando i terreni erano in capo a lui e andava a prendere la legna col motocoltivatore attaccato al rimorchietto...)

 

- né io né mio suocero (né tantomeno mia moglie) siamo mai stati agricoltori: abbiamo o abbiamo avuto differenti attività e quella di tagliare la legna è puramente hobbystica, di sussistenza e certamente al di fuori di qualsiasi intento imprenditoriale; dal punto di vista legale ciò si riflette nell'evidente antieconomicità di comprare un trattore (e una trincia!) per bruciare legna nella stufa anziché lasciar scaldare la casa solo dal metano!

 

- requisiti di professionalità:

L’art. 53 del TUIR stabilisce che sono redditi di lavoro autonomo quelli che derivano dall’esercizio di arti e professioni, e specifica che per esercizio di arti e professioni si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di attività di lavoro autonomo diverse da quelle di impresa. Pertanto se io svolgo l’attività professionalmente sono tenuto a dotarmi di partita IVA. Se invece svolgo un’attività occasionale (il che vuol dire un’attività sporadica che si è presentata oggi e ragionevolmente non si ripeterà presto in futuro), allora realizzo un reddito “diverso”: non sono soggetto ad IVA e non è considerata attività "professionale". Per inciso, è poi l’art. 61 della legge Biagi che definisce quando si possa considerare occasionale un’attività: quando nell’arco di un anno solare, a condizione che io non sia già per altri versi dichiarato professionista del settore, presto la mia opera nel limite temporale di 30 giorni per ciascun committente e realizzo un ricavo complessivo non superiore a 5.000 euro.

Ma qui stiamo evidentemente volando alto: se questi sono i requisiti minimi da superare perché sia definita la professionalità, quanto più allora se l'attività in questione NON E' AFFATTO REDDITIZIA.

 

 

Insomma, non tutte le attività si qualificano come LAVORO (e sono quindi soggette alle leggi sul lavoro): se io colleziono e scambio francobolli svolgo un'attività non redditizia, che non si può chiamare lavoro. Posso anche, eccezionalmente, vendere una parte della mia collezione e ricavarne cifre modeste (da dichiarare come redditi "diversi", fuori campo IVA): non per questo divento un "professionista".

Ma se apro un negozio in franchising con Bolaffi, o vendo (e ricompro) alle fiere filateliche e numismatiche per migliaia di euro all'anno, allora divento un professionista del settore, e devo dotarmi di partita IVA: la mia attività diventa un LAVORO e sono soggetto alle relative leggi e regolamenti.

 

Ma altrimenti, se mi coltivo quattro piantine di pomodoro nell'orto devo iscrivermi alla previdenza agricola? Ma stiamo scherzando?

Per me, colla legna, è come per un altro coi pomodori dell'orto... proprio uguale.

Solo che io uso il trattore. Tutto qui.

Vorrei solo evitare di dover pagare una nuova "tassa quinquennale" - per di più, doppia: io e mio suocero!

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Allora tenendo conto di quanto da lei scritto non avrà nessuna necessità di prendere il patentino. Cosi come per circolare non è necessario avere partita iva. :n2mu:

 

Mi sembra di notare dell'ironia nelle sue parole...

Forse non mi sono spiegato bene, o sono stato frainteso: io non scrivo per fare polemiche con gli altri utenti (che tra l'altro, sono gentili e competenti). Cerco invece conferme, oppure smentite.

Vorrei tuttavia sottolineare che:

 

1. è un FATTO, che a dispetto da quanto recita l'art.110 del cod.della strada, e in base al libretto rilasciatomi dalla Motorizzazione Civile io possa legittimamente circolare col trattore su strada pur essendomi stata riconosciuta la qualifica di "persona fisica che NON ESERCITA ATTIVITA' DI IMPRESA" (e pertanto, senza P.IVA). Credo inoltre che ci siano centinaia o forse migliaia di altri cittadini italiani nella mia stessa situazione;

 

2. è invece una mia IPOTESI (per quanto la ritenga personalmente solida) che le attività che svolgo non possano legalmente essere classificate come LAVORO, e che le ATTIVITA' NON IMPRENDITORIALI non siano tenute a conformarsi alle leggi sul LAVORO e sull'IMPRESA (tra le quali, il famigerato "patentino", ma anche in teoria molti altri adempimenti): e su questo punto, sto cercando conferme oppure smentite, ovviamente su basi legali (articoli del CC, interpelli, circolari, sentenze). Se qualcuno vuole aiutarmi a fare chiarezza su questo punto, renderà un servizio prezioso a tutti i presenti e i futuri dilettanti (=hobbysti).

 

Grazie,

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Nessuna ironia, da quanto esposto il suo ragionamento fila e sembrerebbe essere fondato su delle norme, quindi secondo la sua ipotesi lei non ha necessità del patentino e è in regola per circolare, senza nessuna ironia o voglia di polemizzare. Attendiamo qualche altro parere che magari aggiunga altro da discutere e implementare.

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per la circolazione stradale non serve il patentino ! chiamate qualunque questura italiana e vi risponderanno che per loro e ai fini assicurativi su strada non occorre nessun tipo di patentino o abilitazione in quanto occorre solo la normale patente di guida !

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Ho inviato i miei dubbi all'ufficio legale di una nota rivista di settore. Nell'attesa di loro risposte, riassumo i termini della questione che riguardano i dilettanti (c.d. "hobbysti") così come li ho proposti io, e non mancherò di postare le loro risposte se/quando me le invieranno:

 

Sul sito http://www.federunacoma.it/it/informati/patentino_macchine_agricole.php leggo il seguente parere: "un hobbista del settore (è il caso ad esempio di un cittadino che possiede un terreno agricolo e che si diletta nel tempo libero nella lavorazione del terreno, ma senza ricavarne profitto bensì limitandosi semplicemente all’autoconsumo) NON ha alcun obbligo per legge di conseguire la specifica abilitazione".

 

Il mio caso: trattrice intestata a "Ditta" individuale di un famigliare (moglie, che NON guida perché non ha la patente, ma è titolare dell'azienda in quanto proprietaria dei terreni). La ditta è "hobbystica" per autoproduzione, SENZA P.IVA e NON registrata presso la Camera di Commercio; tuttavia è regolarmente iscritta all'UMA dal 2011 (la qual cosa si è resa a suo tempo necessaria apposta per poter far circolare il mezzo su strada). Requisiti "hobbystici" rispettati: attività saltuaria, nessuna organizzazione aziendale, produzione solo eccezionalmente venduta e per importi trascurabili. Macchina a norma, usata solo su fondi privati e su strada pubblica (per raggiungere i fondi), regolarmente assicurata RC (con FATA). Utilizzatori unici: io e mio suocero (familiari della titolare), NON DIPENDENTI della ditta né coltivatori diretti/IAP: quindi prestazioni "occasionali e di tipo gratuito", senza versamenti contributivi.

 

Domanda: i due familiari utilizzatori devono lo stesso conseguire il "patentino" di cui al Dl 81/2008, oppure no?

 

E ancora, nel caso dovessimo proprio conseguire il patentino, che cosa osta all'autocertificazione dei 2 anni di esperienza da parte della moglie per abbreviare il percorso al semplice "aggiornamento", entro il 13/03/17? Ossia, quali articoli di legge indicano (come ho letto su un forum web, ma senza i riferimenti di legge) che "l'occasionalità contrasta con l'esperienza continuativa richiesta dalla norma"?

 

Aggiungo a beneficio degli esperti di Legge le seguenti informazioni e considerazioni:

 

Leggendo, scopro che una Impresa Familiare (menzionata tra i soggetti di cui all'articolo 21, comma 1 del D.Lgs. n. 81/2008) è l'impresa alla quale prestano collaborazione il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado dell'imprenditore. Sembrerebbe il mio caso? Quindi, necessità del "patentino"? Vediamo meglio...

L'Impresa Familiare (art. 230 bis c.c.) è una impresa individuale caratterizzata dal rapporto che i lega i collaboratori dell'IMPRENDITORE (si noti il termine).

L'impresa familiare è costituita per il solo fatto della prestazione continuativa di lavoro nell'impresa da parte dei familiari. Solo se non possa ravvisarsi altro tipo di rapporto, si può applicare la disciplina di cui all'art. 230 bis (è quindi una figura di natura residuale).

 

Ora, SE la "Ditta n. 13836" (registrata a nome di mia moglie presso l'ex UMA della Provincia di Novara, al solo fine di consentire la circolazione su strada pubblica del trattorino BCS nel 2011) è da considerarsi una IMPRESA FAMILIARE nonostante si tratti di una attività "hobbystica" di autoproduzione di legna/silvicoltura, allora si applicherà ad essa il risultato dell'Interpello n. 9/2013 che riporto qui integralmente:

 

INTERPELLO N. 9/2013 del 24/10/2013 - Imprese familiari

Oggetto: art. 12, D.Lgs. n. 81/2008 e successive modifiche ed integrazioni

 

- risposta al quesito relativo alle imprese familiari.

 

La Confederazione Nazionale dell’ Artigianato e della Piccola e Media Impresa ha inoltrato istanza di interpello per conoscere il parere di questa Commissione in merito alla applicazione del D.Lgs. n. 81/2008 alla “impresa familiare di fatto - ai sensi dell’articolo 230 bis del Codice Civile - che opera con collaboratori senza essersi costituita con atto espresso: atto notarile dichiarativo.”

Al riguardo va premesso che l’art. 230 bis del Codice Civile prevede che “salvo che sia configurabile un diverso rapporto, il familiare che presta in modo continuativo la sua attività di lavoro nella famiglia o nell'impresa familiare ha diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e partecipa agli utili dell'impresa familiare ed i beni acquistati con essi nonché agli incrementi dell'azienda, anche in ordine all'avviamento, in proporzione alla quantità e alla qualità del lavoro prestato. [...]”.

Pertanto, il legislatore ha voluto introdurre una figura di impresa familiare fondata sulla “solidarietà familiare” e non su un rapporto contrattuale.

Tutto ciò premesso la Commissione fornisce le seguenti indicazioni.

La commissione ritiene sia possibile costituire, ai sensi dell’art. 230 bis del codice civile, un’impresa familiare senza la necessità di uno specifico atto notarile.

È opportuno sottolineare che ai fini dell’applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, alle imprese familiari si applica l’art. 21 del D.Lgs. n. 81/2008 e successive modifiche ed integrazioni.

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE - (Ing. Giuseppe PIEGARI)

_______________________

 

Faccio notare tuttavia che:

- a norma dell'articolo 2082 CC è definito IMPRENDITORE (ossia il titolare della supposta IMPRESA FAMILIARE, secondo l'art.230 bis CC):

 

«chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi».

 

Lo stesso art. 2082 CC e diverse sentenze di Cassazione ad esso relative fissano i requisiti minimi affinché un dato soggetto sia esposto all'applicazione delle norme del codice civile che riguardano l'imprenditore (ivi compreso quindi l'art.230 bis sull'Impresa Familiare sopra citato). Caratteristiche dell'impresa sono dunque:

 

• l'attività produttiva,

• l'organizzazione,

• l'economicità,

• la professionalità.

 

Almeno le ultime tre mancano totalmente nell'attività della nostra "Ditta n.13836": infatti l'attività è saltuaria e disorganizzata; è inoltre obiettivamente antieconomica: spendiamo molto di più in ammortamento dei macchinari - primo fra tutti il trattore! - che in risparmio energetico prodotto dalla legna bruciata in casa (o eccezionalmente venduta, per poche centinaia di euro, una sola volta in sei anni di attività); infine, nessuno di noi si dedica professionalmente all'attività di silvicoltura.

 

Insomma: a me pare che la nostra "Ditta n.13836" non si qualifichi come "Impresa Familiare" principalmente in quanto NON E' UNA IMPRESA.

 

Preciso inoltre che:

- mia moglie non ha MAI aperto una P.IVA né prima né dopo l'acquisto del trattore;

- il numero identificativo "Ditta n. 13836" non rappresenta l'iscrizione al Registro Pubblico delle Imprese (Camera di Commercio) bensì al più modesto registro degli Utenti di Motori Agricoli (UMA)

- l'assicurazione RC (di FATA) che copre il trattore quando viaggia su strada pubblica mi ha confermato che a norma di legge il c.d. "patentino" non riguarda eventuali incidenti causati su strada (ossia, non durante i lavori ma durante il trasferimento del mezzo), per i quali fanno fede esclusivamente la patente B e l'omologazione del mezzo;

- i lavori si svolgono ESCLUSIVAMENTE in fondi di proprietà di mia moglie;

- il trattore è governato ESCLUSIVAMENTE da me e da mio suocero, e in assenza di altre persone;

- comunque, noi non disponiamo di un'assicurazione specifica per gli infortuni DA LAVORO, per cui cade la motivazione che - in mancanza del "patentino" - l'assicurazione potrebbe rifiutare il pagamento di una prestazione risarcitoria.

 

 

Inoltre, se è vero che in base al codice della strada una macchina agricola per circolare deve essere immatricolata ed all'art. 110 viene specificato che

 

"La carta di circolazione ovvero il certificato di idoneità tecnica alla circolazione sono rilasciati dall'ufficio provinciale della Direzione generale della M.C.T.C. competente per territorio; [...] a nome di colui che dichiari di essere titolare di impresa agricola o forestale ovvero di impresa che effettua lavorazioni agromeccaniche o locazione di macchine agricole, nonché a nome di enti e consorzi pubblici."

 

tuttavia preciso che proprio sulla carta di circolazione del nostro trattore è testualmente indicato (oltre al n° di iscrizione della "Ditta", al nome e al cod.fiscale di mia moglie, ai dati al telaio e al numero di omologazione del mezzo):

 

Forma giuridica: PERSONA FISICA/GIURIDICA CHE NON ESERCITA ATTIVITA' DI IMPRESA

con terreni nei comuni di XXXXXXX

 

Quanto all’art. 111 del codice della strada, il cui primo comma fa implicito riferimento al DL 81/2008, esso è superato dalla Circolare n.12 del’11 Marzo 2013, che afferma che su strada pubblica non è richiesto alcun “patentino”: infatti la suddetta Circolare stabilisce che

 

“La specifica abilitazione non è invece necessaria nel caso in cui non si configuri alcuna attività lavorativa connessa all’utilizzo dell’attrezzatura di lavoro. Rientrano tra dette attività le operazioni di semplice spostamento a vuoto dell’attrezzatura di lavoro, la manutenzione ordinaria o straordinaria, ecc.”

 

da cui arguisco che se movimento su strada pubblica un trattore senza che la presa di forza lavori (per es. trattrice isolata, o con trincia sollevata e inattiva, o col solo rimorchietto privo di sponde idrauliche) non sono soggetto a verifiche del c.d. “patentino” ex art. 111 del Cod.della strada.

 

E ancora:

 

- relativamente all'art.2 (Definizioni) del Dl 81/2008, mi riesce difficile immaginare la qualifica di mia moglie come "Datore di lavoro", in quanto tale figura avrebbe "la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita ipoteri decisionali e di spesa": mia moglie non prende decisioni circa le attività e nemmeno circa le spese ordinarie (tutte cose che vengono gestite in piena autonomia da me e da mio suocero): non sa nemmeno quando e quanta legna tagliamo e trasportiamo per uso domestico... fortunatamente si occupa (bene) di molte altre faccende domestiche e non; ma - ripeto - non esiste alcuna organizzazione aziendale nè ruoli: lei è solo la proprietaria dei terreni e l'intestataria del trattore (tutti gli altri attrezzi appartengono a mio suocero e l'attività è iniziata molti anni prima che mia moglie nascesse, quando i terreni erano in capo a lui e andava a prendere la legna col motocoltivatore attaccato al rimorchietto...)

 

- né io né mio suocero (né tantomeno mia moglie) siamo mai stati agricoltori: abbiamo o abbiamo avuto differenti attività e quella di tagliare la legna è puramente hobbystica, di sussistenza e certamente al di fuori di qualsiasi intento imprenditoriale; dal punto di vista legale ciò si riflette nell'evidente antieconomicità di comprare un trattore (e una trincia!) per bruciare legna nella stufa anziché lasciar scaldare la casa solo dal metano!

 

- requisiti di professionalità:

L’art. 53 del TUIR stabilisce che sono redditi di lavoro autonomo quelli che derivano dall’esercizio di arti e professioni, e specifica che per esercizio di arti e professioni si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di attività di lavoro autonomo diverse da quelle di impresa. Pertanto se io svolgo l’attività professionalmente sono tenuto a dotarmi di partita IVA. Se invece svolgo un’attività occasionale (il che vuol dire un’attività sporadica che si è presentata oggi e ragionevolmente non si ripeterà presto in futuro), allora realizzo un reddito “diverso”: non sono soggetto ad IVA e non è considerata attività "professionale". Per inciso, è poi l’art. 61 della legge Biagi che definisce quando si possa considerare occasionale un’attività: quando nell’arco di un anno solare, a condizione che io non sia già per altri versi dichiarato professionista del settore, presto la mia opera nel limite temporale di 30 giorni per ciascun committente e realizzo un ricavo complessivo non superiore a 5.000 euro.

Ma qui stiamo evidentemente volando alto: se questi sono i requisiti minimi da superare perché sia definita la professionalità, quanto più allora se l'attività in questione NON E' AFFATTO REDDITIZIA.

 

A questo punto, a me pare che tutto l'impianto della legge riguardi esclusivamente la tutela dei lavoratori di una IMPRESA (ancorché Familiare): gli hobbysti (ancorché iscritti con "Ditte" all'ex UMA per poter circolare su strada) dovrebbero pertanto essere esentati dalla normativa 81/2008, con buona pace delle molte imprese che "vendono" corsi a 360° facendo leva sulla paura...

 

Insomma, non tutte le attività si qualificano come LAVORO (e sono quindi soggette alle leggi sul lavoro): se io colleziono e scambio francobolli svolgo un'attività non redditizia, che non si può chiamare lavoro. Posso anche, eccezionalmente, vendere una parte della mia collezione e ricavarne cifre modeste (da dichiarare come redditi "diversi", fuori campo IVA): non per questo divento un "professionista".

Ma se apro un negozio in franchising con Bolaffi, o vendo (e ricompro) alle fiere filateliche e numismatiche per migliaia di euro all'anno, allora divento un professionista del settore, e devo dotarmi di partita IVA: la mia attività diventa un LAVORO e sono soggetto alle relative leggi e regolamenti.

 

Ma altrimenti, se mi coltivo quattro piantine di pomodoro nell'orto devo iscrivermi alla previdenza agricola? Ma stiamo scherzando?

Per me, colla legna, è come per un altro coi pomodori dell'orto... proprio uguale.

Solo che io uso il trattore. Tutto qui.

Vorrei solo evitare di dover pagare una nuova "tassa quinquennale" - per di più, doppia: io e mio suocero!

 

Vorrei in conclusione rimarcare che:

 

1. è un FATTO, che a dispetto da quanto recita l'art.110 del cod.della strada, e in base al libretto rilasciatomi dalla Motorizzazione Civile io possa legittimamente circolare col trattore su strada pur essendomi stata riconosciuta la qualifica di "persona fisica che NON ESERCITA ATTIVITA' DI IMPRESA" (e pertanto, senza P.IVA). Credo inoltre che ci siano centinaia o forse migliaia di altri cittadini italiani nella mia stessa situazione;

 

2. è invece una mia IPOTESI (per quanto la ritenga personalmente solida) che le attività che svolgo non possano legalmente essere classificate come LAVORO, e che le ATTIVITA' NON IMPRENDITORIALI non siano tenute a conformarsi alle leggi sul LAVORO e sull'IMPRESA (tra le quali il DL 81/2008 col suo famigerato "patentino", ma anche in teoria molti altri adempimenti): e su questo punto, sto cercando conferme oppure smentite, ovviamente su basi legali (articoli del CC, interpelli, circolari, sentenze). Se qualcuno vuole aiutarmi con uno stimato parere legale a fare chiarezza su questo punto, renderà un servizio prezioso a tutti i presenti e i futuri dilettanti (=hobbysti) del settore agricolo.

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Il mio caso: trattrice intestata a "Ditta" individuale di un famigliare (moglie, che NON guida perché non ha la patente, ma è titolare dell'azienda in quanto proprietaria dei terreni). La ditta è "hobbystica" per autoproduzione, SENZA P.IVA e NON registrata presso la Camera di Commercio; tuttavia è regolarmente iscritta all'UMA dal 2011 (la qual cosa si è resa a suo tempo necessaria apposta per poter far circolare il mezzo su strada). Requisiti "hobbystici" rispettati: attività saltuaria, nessuna organizzazione aziendale, produzione solo eccezionalmente venduta e per importi trascurabili. Macchina a norma, usata solo su fondi privati e su strada pubblica (per raggiungere i fondi), regolarmente assicurata RC (con FATA). Utilizzatori unici: io e mio suocero (familiari della titolare), NON DIPENDENTI della ditta né coltivatori diretti/IAP: quindi prestazioni "occasionali e di tipo gratuito", senza versamenti contributivi.

 

 

Tua moglie è titolare/proprietari dei terreni , ma non è ditta individuale , è semplicemente proprietaria dei terreni .

Come hai fatto ad iscriverti all’UMA se non hai la partita IVA e intestare i trattore ?

Per intestarsi il trattore devi dimostrare di avere attività agricola , se è stato fatto c’è una gabola , ho appena acquistato un nuovo trattore e per fare il passaggio di proprietà e relativa iscrizione all’UMA vogliono codice UMA e relativa dichiarazione di iscrizione alla camera di commercio (nel mio caso è la moglie Imprenditrice attiva ) altrimenti col cavolo che te lo intestano .

Tornando al patentino il trattore , su strada , lo puoi guidare con la relativa patente “B” , il patentino (abilitazione ) serve solamente per eventuali infortuni e rimborsi INAIL del coltivatore , se come nel mio caso sono un famigliare che svolge altra attività , ma li uso per LAVORO agricolo , devo fare l’abilitazione , anche molte assicurazioni (infortuni private – mio caso )si stanno adeguando al fatto di non pagare in caso di incidente con infortunio se non hai l’abilitazione , che nulla a vedere con un eventuale incidente su strada , attenzione però a dichiarare che il trattore lo si stava utilizzando per un semplice spostamento (esempio andare al Bar a prendere l’aperitivo con gli amici) perché se dichiari che stavi trainando rimorchio carico di prodotti agricoli (essendo il trattore strumento di lavoro ) c’è il rischio che da ora in avanti le assicurazioni , che non aspettano altro , non paghino l’eventuale danno arrecato a terzi , ma per il codice della strada , per ora , lo puoi usare e si in regola .

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Senza offesa ma in dieci giorni di discussione si è perso più tempo che non se si fosse frequentato il corso e ottenuto sto benedetto patentino.

Patentino che, tra l'altro, io ho ottenuto ieri e almeno quanto alle questioni di sicurezza male non mi ha fatto, nonostante io il trattore lo usi da almeno 15 anni.

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Il decreto legge 81 del 2008... dice che ogni lavoratore deve essere formato sull'utilizzo delle attrezzature. Ora, se uno e' datore di se stesso o semplice privato chi lo istruisce in materia di sicurezza? Semplice, fai un corso teorico di quattro ore dove ti vengono illustrate slide e dati vari da persone che spesso e volentieri non sanno nemmeno come si accende un trattore. Alla fine fai un test di domande e risposte e con 65 euro sei a posto per i prossimi 4 anni.

 

Coldiretti ora fa i corsi a 40 euro.... confaglicoltura(condifesa,unione agricoltori ecc ecc ) dato che li faceva a 65 euro rivolgendosi a terzi e visto le lamentele ha fatto abbassare i prezzi a 45 euro.... ora chi a già speso i 65 euro dicono che daranno tipo un buono di 20 euro da spendere per altri corsi..... rinnoverò il fitosanitario 2 mesi prima a sto punto... non si sa mai che poi si dimentichino del buono promesso....:-[

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Brilan, coldiretti che vai....coldiretti che trovi. A Grosseto 50 euro. Ho deciso di fare il corso, anche se per il mio lavoro ho gia' un patentino di livello superiore.

Con tanto di prova psicotecnica effettuata presso centro sanitario abilitato dal ministero. Ho gia' fatto aggiornamento quinquennale, ma non basta anche per il trattore.

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EVVAI!!!!!, anche io da oggi ho la tanto famigerata abilitazione per condurre il trattore agricolo!!

Comunque, a noi hanno informato che serve anche per la conduzione sulle strade pubbliche (il che è logico), e che anche su suolo privato è obbligatorio avere la fanaleria funzionante al 100%

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Su strada pubblica serve solo la patente, e nessuno tipo di patentino.

Ci hanno detto che ci sono alcuni accordi con la polizia locale la quale chiede in caso di fermo il "patentino" ma non può sanzionare. Può solo comunicare il nominativo all'inail che di conseguenza può eseguire controlli in azienda.

PER GIRARE IN STRADA NON È RICHIESTO.

 

Inviato dal mio ASUS_T00J utilizzando Tapatalk

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Allora, il "patentino " e' solo un attestato in cui il datore di lavoro o altri soggetti abilitati , informano obbligatoriamente il dipendente sull'utilizzo di una attrezzatura e quant'altro. Questo in base

Al decreto legge 81/08 ,che riguarda la sicurezza e gli obblighi ad essa connessi. Questo sul campo, con le varie attrezzature. Per strada pubblica, e' come un qualsiasi mezzo a motore per cui serve la relativa patente!!

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il discorso assicurazione potrebbe essere qualche assicurazione che vuole stare "tranquilla" e ci può stare. È come il discorso assicurazione senza partita iva, qui una nota assicurazione di trattori ah iniziato a chiederla e ad avvertire chi la fa senza partita iva proprio perche i controlli iniziano ad essercene di più.

 

Discorso hobby farmer, partiamo dal presupposto che un hobbista agricoltore ci può essere ed è previsto dalla normativa ma ci sono dei requisiti da rispettare, tipo deve fare questa attività saltuariamente, non deve avere un`organizzazione di mezzi da azienda, la sua produzione solo in un piccolissima parte può essere venduta. Quindi in un ipotetico controllo tu devi "dimostrare" quanto scritto sopra per poi farti riconoscere hobbista agricoltore. Non solo ma al problema dimostrazione, che in italia sappiamo non essere cosa semplice per un privato cittadino, entra in gioco anche il discorso che nelle normative che riguardano le vendite di trattori, immatricolazioni e del patentino non si fa riferimento minimamente a questa figura di agricoltore hobbista.

 

Discorso dipendente o meno. Se si parla di rapporti fra parenti, sino al quarto grado di parentela, si può sfruttare la norma che regola che per prestazioni "occasionali e di tipo gratuito" non è necessario un inquadramento di lavoro subordinato ciò non toglie però che tu quando sali sul trattore sei un "Operatore" e per questo devi avere il patentino. Va specificato che in questo specifico caso il ministero del lavoro ha gia specificato che tali prestazioni legate dal grado di parentela vanno presunte occasionali e spetta a chi controlla la dimostrazione del contrario a differenza di quanto rigurda l`hobbista (non ho trovato nessuna circolare che lo specificasse per gli hobbisti).

Se invece non ci sono in gioco gradi di parentela come hanno detto sopra serve avere un inquadramento da lavoratore subordinato. A quel punto serve muoversi per regolarizzare la cosa altrimenti oltre alle sanzioni dovute alla mancanza delle qualifiche necessarie entrano quelle per il fatto del lavoro in nero. Ricordo che esistono i Voucher.

 

Leggendo la tua situazione, mi par di capire che sei il figlio del titolare dell`azienda, basta che hai il patentino. Stesso discorso per coniuge e ulteriori figli.

 

Ciao scusa ancora un chiarimento; mio papà ha un’azienda agricola ed è quidni titolare, io sono il figlio che durante le semine o gli sfalci dei fieni gli do una mano e quindi vado su strada saltuariamente (premetto che io faccio un altro lavoro come dipendente) e domani farò questo patentino di 8 ore (nn avendo potuto dimostrare l’esperienza dell’utilizzo) in ogni modo qual è la legge che mi permette di dimostrare che sono in regola con inail/finanza/polizia stradale ?

 

Grazie ancora

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Ciao scusa ancora un chiarimento; mio papà ha un’azienda agricola ed è quidni titolare, io sono il figlio che durante le semine o gli sfalci dei fieni gli do una mano e quindi vado su strada saltuariamente (premetto che io faccio un altro lavoro come dipendente) e domani farò questo patentino di 8 ore (nn avendo potuto dimostrare l’esperienza dell’utilizzo) in ogni modo qual è la legge che mi permette di dimostrare che sono in regola con inail/finanza/polizia stradale ?

 

Grazie ancora

è lo stesso mio "problema" quando aiuto mio papà o il suocero...

per la polizia, come ha già detto marco 91, sei a posto con la patente di guida B

finanza: se intendi per i contributi etc.. tu sei figlio per cui parente entro 4° grado e non vieni retribuito. non c'è problema.

inail: sei a posto con il patentino (che serve come "attestato" di formazione per il lavoro agricolo)

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è lo stesso mio "problema" quando aiuto mio papà o il suocero...

per la polizia, come ha già detto marco 91, sei a posto con la patente di guida B

finanza: se intendi per i contributi etc.. tu sei figlio per cui parente entro 4° grado e non vieni retribuito. non c'è problema.

inail: sei a posto con il patentino (che serve come "attestato" di formazione per il lavoro agricolo)

 

Grazie ma mi fai sapere cortesemente gli art. delle varie leggi?

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Su strada pubblica serve solo la patente, e nessuno tipo di patentino.

Ci hanno detto che ci sono alcuni accordi con la polizia locale la quale chiede in caso di fermo il "patentino" ma non può sanzionare. Può solo comunicare il nominativo all'inail che di conseguenza può eseguire controlli in azienda.

PER GIRARE IN STRADA NON È RICHIESTO.

 

Inviato dal mio ASUS_T00J utilizzando Tapatalk

Il solo fatto di salire e usare un trattore agricolo richiederà di possedere l'abilitazione, ovunque esso posi le ruote; se poi le forze pubbliche non lo richiedano, è un altro discorso, ma durante il corso ci hanno informati che zelantissimi vigili ubani di un certo paese fermavano a tappeto e perciò è bene sempre essere prudenti; che poi eventualmente fermino e in macanza di attestato >...... mi sembra ben più di una minaccia ( ......chi è in regola al 100% alzi la mano.....)

Certo che rimane ovvio che serva pure la patente stradale!!

Modificato da Tiziano
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Piano piano, su strada pubblica, in caso di controllo NON si può essere multati in mancanza del patentino punto. Il patentino serve nei luoghi di lavoro.

Poi se chi ferma lo chieda o meno è in mancanza comunichi all'inail è tutta un'altra cosa.

 

 

Inviato dal mio ASUS_T00J utilizzando Tapatalk

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Guardate signori che i controlli di polizia stradale sono regolati da leggi in merito tra cui l'art 180 del cds. Ergo se un utente non ha con sé l' attestato l'organo di polizia non lo può neanche chiedere in visione, quindi non può procedere a fare alcuna segnalazione.

Il problema fondamentale è che cercano di impaurirci facendo leva su ignoranza che tutti noi abbiamo

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