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  1. Probabilmente a qualcuno sarà capitato di sentir stimare appezzamenti di terreno non in ettaro o sue frazioni espresse in migliaia di mq. Ma, soprattutto dalla voce dei più anziani, ed a seconda dei luoghi di appartenenza, avrà potuto intendere strane parole……tornature, campi, biolche, salme, giornate, piò….. E forse anche in discussioni su prodotti agricoli potrà aver inteso invece di quintali, sentir stimare in sacchi, some, barili, rubbi, corbe, migliari .. Da dove discendono questi nomi? Semplicemente dalle vecchie misure degli Stati Italiani preunitari. Ante che il neo costituito Regno d’Italia decretasse che le misure ufficiali dello Stato fossero le metrico decimali, consolidate da scienziati Francesi alla fine del XVIII secolo e già fatte adottare da Napoleone nei suoi stati, ogni precedente dominio aveva le sue. E non sarebbe stato poi un grossissimo problema l’unificazione di 6 o 7 sistemi di misurazione; il problema era che non solo ogni precedente Governo aveva le sue, il problema era che spesso non solo ogni vecchio stato ma ogni città, circondario fino al più piccolo paese facente parte di questa dominazione aveva le proprie. Pur se di computo “ufficiale” in tutto il mandamento erano quelle della Capitale si arrivava a casi limite nei quali paesi che giungevano a stento ad aver qualche centinaio di abitanti ne avevano specifiche. Ed a complicare il tutto, mai ve ne fosse stato il bisogno, tra i piccoli paesi pure ve ne erano di quelli che non avendo proprie misure non adottavano esclusivamente le conformi di una comunità vicina; di questa magari seguivan le misure di superficie, di un'altra circonvicina quelle di peso e di un'altra ancora quelle di volume. Discendenti dalle antiche del dominio di Roma, modificate alcune dai Longobardi, addottate da Signorie poi decadute, alterate per l’uso od incuria i campioni, ma comunque in seguito pienamente consolidate e riportate…si immagini che babele e nelle misurazioni e nel commercio. Dall’avvento della stampa in poi è un continuo susseguirsi di testi direttamente specifici dai titoli.. “ ragguaglio tra i pesi e le misure..” “ le misure delle piazze xy” ed altri titoli inerenti. Ancora non vi è manuale, edito anche nella prima metà del secolo scorso, per gli addetti ai lavori (agricoli, edili od altro) che non ha il suo capitolo od appendice inerenti ad esse. E le Camere di Commercio provinciali tuttora hanno in archivio i valori delle vecchie misure qualora, nonostante negli anni 30 vi fu il riordino degli “ usi civici “, vi fosse la necessità di interpretare, magari in caso di contenziosi, antiche consolidate misure comparandole al legale odierno sistema di misurazione. Non che nel resto d’Europa comunque le cose stessero diversamente; misure “ufficiali “sì per i vari Regni ma miriadi di valori diversi anche da loro a seconda delle varie “ piazze” ( termine con i quali venivano indicati i fori di mercatura). C’è pur d’aggiungere che sia il Granducato di Toscana nel 1782 che il Reame delle Due Sicilie nel 1840 avevano decretato le unificazioni dei pesi e misure nei loro domini ma sempre si trattava di sistemi non metrico decimali come quello adottato nel 1877 definitivamente con Decreto dal Regno d’Italia nel 1877 ( precedenti decreti erano stati emessi anche mano a mano che le regioni venivano accorpate al costituendo stato unitario come ad es. quello relativo all’introduzione del metrico decimale nelle Romagne nel 1859). Tanto per dare idea dei molteplici valori, in inerenza alla Romagna vista come identità propria , configurandola quindi idealmente da sotto il Bolognese al mare Ravennate sino a giungere ai paesi ai confini delle Marche e con lo spartiacque appenninico come ultimo lato , il Rossetti nella sua Monografia del 1894 , volume di buona mole, deve occupare più di 20 pagine della sua opera per elencare i valori correnti nelle singole realtà.
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