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  1. La coltivazione delle brassicacee sta prendendo sempre più piede anche in Italia a causa dell'aumento della quotazione di queste oleaginose (siamo passati dai poco più di 20 € dello scorso anno, ad oltre 40 euro fino a un mese fa, e ora i prezzi si stanno stabilizzando sui 30 € a q.le.), sia per il continuo aumento del costo dei mezzi tecnici che rendono sempre meno remunerativi i ristoppi (siano essi di grano che di mais). Le brassicacee sono piante abbastanza rustiche con non troppo elevati fabbisogni di mezzi tecnici, ma non per questo sono colture facili, anzi la semina (e relativa emergenza) è proprio il momento più critico di tutte le operazioni colturali data la limitata dimensione del seme e del periodo di semina. Come coltura di riferimento prendo il Colza (Brassica Napus) che è la più conosciuta e coltivata, ma non bisogna dimenticare anche al Brassica carinata, e la senape dove la tecnica colturale è pressochè sovrapponibile a quella del Colza. ROTAZIONE Il colza è un’ottima scelta nella rotazione con cereali vernini, e leguminose da granella. In molti ambienti rappresenta anche una valida alternativa alla coltivazione dei cereali vernini. In stretta successione al colza è possibile prevedere la coltura intercalare di soia, specialmente nei terreni irrigui; in questo caso la soia può essere seminata tempestivamente a giugno, immediatamente a ridosso della raccolta del colza con possibilità di effettuare la semina diretta su sodo. La pianta predilige terreni profondi e tendenzialmente leggeri, ma ha capacità di adattarsi anche a quelli pesanti, purché ben drenati. LAVORAZIONI DEL TERRENO Poiché il seme di colza è di piccole dimensioni, è necessaria una buona preparazione del letto di semina che garantisca la corretta deposizione ed un’emergenza uniforme. E' una coltura che di adatta bene alle tecniche di minima lavorazione, ma bisogna sempre tenere in conto le condizioni del terreno e la coltura precedente. Nel caso segua il Mais in questo caso è preferibile un'aratura leggera a 20-25 cm per interrare gli abbondanti residui colturali che potrebbero ostacolare l'uniformità di semina e quindi di emergenza. Dopo un cereale autunno-vernino si può agire in 2 modi: o ripuntatura a 35-40 cm subito dopo la trebbiatura, e successivamente preparazione del terreno con erpice rotante e semina. Oppure si possono effettuare 2 passate di erpice a dischi o meglio ancora di grubber, una subito dopo la trebbiatura che permette di avere varie funzioni: interramento parziale delle paglie, interremporere la capillarità del terreno conservandone parte dell'umidità, stimolare la germinazione dei semi delle infestanti in modo da devitalizzarla con la seconda passata di erpice a dischi o grubber che viene fatta poco prima della semina. Quale tecnica utilizzare? Nella nostra azienda nei terreni più sabbiosi utilizziamo il ripuntatore dato che non crea grossa zollosità anche se il terreno è secco e quindi non abbiamo grossi problemi dopo le prime piogge a raffinare il terreno, mentre nei terreni tendenzialmente argillosi preferiamo passare 2 volte con il grubber in modo da non creare un'elevata zollosità. Successivamente il terreno deve essere uteriormente raffinato e qui in base alla tessitura, grado di umidità ecc possono essere utilizzati o l'erpice rotante o il vibrocoltivatore meglio se dotato di doppio rullo gabbia. SEMINA Il periodo di semina varia in base all’ambiente e alle caratteristiche dell’ibrido/varietà. Una semina ottimale deve consentire alla pianta di raggiungere lo stadio di “rosetta “ (circa 8 foglie) prima dell’inverno. Nel nord Italia il periodo di semina va da ora (seconda settimana di settembre) in poi, fino al massimo all'ultima settimana di settembre le semine dovrebbero essere completate per garantire alla coltura uno sviluppo tale da non subire danni dai primi freddi invernali, al centro ci si può spingere fino alla prima decade di ottobre, e al sud fino a fine ottobre. La densità di semina varia mediamente da 70 a 80 semi/mq. Gli ibridi consentono di sceglie- re le densità di semina più basse, seminando nella giusta epoca e con terreno ben preparato. Per calcolare la dose di semina, tener presente che il peso di 1.000 semi può variare tra 4 e 5 grammi. La quantità di seme varia in base al tipo di ibrido, o varietà seminata in questo caso bisogna seguire le indicazioni della ditta sementiera. Mediamente con la semina a righe si seminano da 5 a 8 kg/ha, con la semina di precisione si può ridurre la quantità di seme di un paio di kg/ha. La profondità di semina è di circa 2 cm. La semina può essere effettuata con seminatrici a righe o anche di precisione a distanza tra le file di 45 cm. Nella nostra azienda seminiamo a 3,5 cm x 45 cm. CONCIMAZIONE Il colza è un’eccellente coltura miglioratrice che consente di sfruttare al meglio la fertilità residua del terreno in autunno. La pianta ha esigenze di concimazione medie per l’azoto e il fosforo, più elevate per il potassio, che però è restituito in buona parte con i residui colturali. La concimazione azotata di copertura dovrebbe essere opportunamente frazionata in due interventi, il primo alla ripresa vegetativa di fine inverno, il secondo nella fase di inizio levata. In una situazione di buona fertilità, gli apporti dovrebbero essere di circa 170kg N/ha, da distribuire secondo il seguente schema: • 40-55 unità a fine inverno (come nitrato ammonico o solfato ammonico) • 90-120 unità ad inizio levata (urea) Tra gli elementi minori, sono importanti le richieste di zolfo, (70-75 unità di SO3), da apportare in pre-semina o, in alternativa, con la prima concimazione a fine inverno. Per l'esperienza che ho In presemina se il terreno è scarso si possono distribuire o un binario (18-46) 1-1,5 q.li/ha o 8-24-24, o misto-organico (10-25) 2 q.li/ha, se invece il terreno ha una buona fertilità la concimazione di fondo si può anche saltare. La concimazione di copertura si possono distribuire 3 q.li di urea a fine febbraio, ma meglio ancora se si distribuisce un concime azotato contenente zolfo (solfato ammonico 2 q.li/ha a febbraio) dato che le brassicacee producono molti amminoacidi solforati e quindi si avvantaggiano dalla disponibilità di zolfo, e 3 q.li/ha urea (a marzo). Se si utilizzano seminatrici di precisione, in alternativa alla concimazione di fondo si possono usare 20-30 kg/ha di Umostart Cereal o Super ZN localizzato con ottimi risultati. DISERBO Terreni sciolti: 1 litro/ha di Butisan S in pre-emergenza Terreni medio impasto o argillosi: 1,4 litri/ha di Butisan S in pre-emergenza In caso di terreni con forti infestazioni di Ammi Majus ecc aggiungere al Butisan S 1 litro/ha di Bismark. A marzo eventuale rientro in post emergenza con graminicidi tradizionali (Stratos, Agil ecc) in caso di infestazioni di loietto, avena ecc. Dal 2018 possibilità di effettuare post precoce alle 3 foglie con Propizamide. Propizamide (Kerb per carpirsi) http://www.gowanitalia.it/it/agrofarmaci/7?type=X&id=30289 registrato solo quello della Gowan, da dare alle 3-4 foglie, e ovviamente fa più graminacee che foglie larghe. 1 lt/ha su terreni sciolti, 1.5 lt/ha su terreni pesanti. INSETTICIDI Marzo: 1 litro/ha Epic + 1 litro/ha di Klartan. RACCOLTA Può essere effettuata quando l’umidità del seme scende sotto il 14%. Dopo il raggiungimento della maturazione fisiologica, la pianta vira di colore ed il seme passa da una tinta verde-giallognola al bruno/nero, arrivando alle condizioni per la raccolta. La maturazione è leggermente scalare, passando dalle silique sullo stelo principale a quelle sulle ramificazioni. In caso di sovramaturazione (umidità del seme inferiore al 10%) è consigliabile anticipare la trebbiatura al mattino per ridurre le perdite. Per la commercializzazione della produzione è richiesto di rispettare i parametri del 9% di umidità e del 2% di impurità.
  2. DjRudy

    Olio vegetale

    Introduzione L’olio vegetale puro inteso come biocarburante è ottenuto dalla spremitura meccanica dei semi di oleaginose, girasole colza e soia sono tra le più comuni e successiva filtrazione. Si tratta quindi di un biocarburante ottenuto solo attraverso un processo fisico-meccanico, senza l’intervento di alcuna raffinazione chimica. Se l’olio ottenuto non viene transesterificato (in questo caso diventa biodiesel e ne parleremo in un altro 3d dedicato), cioè rimane allo stato grezzo, può ugualmente trovare applicazione come combustibile nelle caldaie al posto del gasolio oppure come combustibile nei motori diesel, purché si adottino gli opportuni accorgimenti. Gli oli grezzi si presentano, quindi, come combustibili più economici del biodiesel, purtroppo la loro combustione nei motori stradali è problematica (sia perché la quota di olio vegetale defiscalizzato è molto limitata, sia perché i motori automobilistici devono subire pesanti modifiche per poter funzionare ad olio vegetale puro), nei motori stazionari, invece, dove le condizioni di funzionamento sono più favorevoli, la combustione è realizzabile adottando alcune precauzioni. Questo fatto rende gli oli grezzi adatti per i motori stazionari cogenerativi, dove alla convenienza energetica propria delle cogenerazione si unisce l’utilità ambientale di un biocombustibile. Caratteristiche chimiche e fisiche Le proprietà caratteristiche come la densità e il punto di infiammabilità sono dei valori fissi, dipendenti dal tipo di seme impegnato per l’ottenimento dell’olio. Le proprietà variabili sono influenzate da alcuni fattori: condizioni di coltura e di raccolta, la qualità del seme, il processo di trasformazione e l’immagazzinamento. Le principali, caratteristiche degli oli grezzi, riassunte in tabella , evidenziano innanzitutto che essi hanno una viscosità fino a 20 volte maggiore del gasolio e un punto di infiammabilità nettamente più elevato (circa 220°C), oltre a una tendenza alla polimerizzazione, legata all’ossidazione o all’azione termica, inoltre una composizione ricca di ossigeno: se questa caratteristica è garanzia di una migliore combustione (si ricorda che la combustione è una reazione chimica che richiede la presenza dell’ossigeno), da un altro punto di vista è indice di una minore capacità di produrre energia, capacità che dipende dalla concentrazione di carbonio e di idrogeno. Infatti, la tabella mostra che il potere calorifico degli oli grezzi è più basso di quello di un gasolio. Un’altra caratteristica fisica importante è la viscosità, legata alla possibilità di iniezione del combustibile nella camera di combustione dei motori diesel. Gli oli grezzi sono molto viscosi perché composti da lunghissime molecole che ostacolano lo scorrimento delle une sulle altre; ciò comporta una cattiva nebulizzazione nella camera di combustione e quindi una cattiva combustione. Parametri Caratteristiche energetiche e fisico-chimiche dell’olio vegetale. (Fonte Informatore Agrario 09/2007). Queste caratteristiche sono la base principale della progettazione delle modifiche da effettuare ai motori. Potere calorico volumico, massico e densità: Per queste prime caratteristiche, che determinano la potenza nei motori, non sono necessarie modifiche, pertanto i motori svilupperanno circa il 10% di potenza in meno. Numero di cetano: Per questa caratteristica, che determina la facilità di accensione a freddo, bisogna dotare i motori di dispositivi atti a compensare questo limite. Punto di accensione: Per questa caratteristica che indica la temperatura minima di accensione del combustibile nella camera di scoppio, considerando che in alcune zone della stessa la temperatura media è inferiore ai 300°, sono necessari dispositivi di correzione. Viscosità: Per questa caratteristica, che indica la fluidità necessaria per una corretta polverizzazione da parte degli iniettori ed una corretta scorrevolezza all'interno della pompa ad iniezione, bisogna dotare i motori di dispositivi atti a ridurne la viscosità ad almeno la metà di quella originale. Acidità: Durante il funzionamento dei motori una piccola parte del carburante trafila tra la camera di scoppio ed il basamento, contaminando l'olio motore, questo, di carattere basico, reagisce con il carburante acido formando sali che modificano le caratteristiche dell'olio motore rendendone necessaria la sostituzione più frequentemente. Tale inconveniente viene risolto tramite additivi di origine vegetale per la correzione del pH dell’olio motore e/o dell’olio combustibile. La tecnologia Per le caratteristiche descritte nel paragrafo precedente gli oli vegetali provocano degli inconvenienti funzionali nei motori diesel, principalmente a causa della loro viscosità rispetto al gasolio: incrostazioni sugli iniettori, e nelle fasce elastiche, problemi alla pompa di iniezione, diluizione dell’olio lubrificante da parte del’olio vegetale ecc. Quindi l’uso dell’olio vegetale puro come biocombustibile presuppone specifiche modifiche al motore; inoltre non tutti i tipi di motori possono essere adattati con successo. I principali sistemi di adeguamento dei motori sono suddivise in due categorie: sistema a un serbatoio e sistema a due serbatoi: • I primi prevedono per il riscaldamento dell’olio vegetale prima della combustione (60-70 °C) per ridurre la sua viscosità. • I motori adattati con sistema a due serbatoi sono avviati e arrestati a gasolio, mentre nella fase intermedia, in condizioni ottimali, sono fatti funzionare con l’olio vegetale. Oltre ai due sistemi sopraelencati è importante effettuare le seguenti operazioni: • Controlli più frequenti delle pompe e degli iniettori. • Cambio più frequente dell’olio lubrificante. Si tratta di accorgimenti semplici e di facile realizzazione ma che purtroppo aumentano i costi di esercizio. Come detto, non tutti i motori possono essere convertiti con successo, ci sono alcune aziende specializzate che vendono motori per cogenerazione già modificati per l’utilizzo di olio vegetale, oppure si possono acquistare kit di trasformazione (1 o 2 serbatoi) che convertono motori diesel a olio vegetale. Poiché il potere calorifico degli oli grezzi è mediamente inferiore del 3-14 % rispetto al gasolio il consumo specifico (g/kwh) di olio grezzo risulterà aumentato della stessa percentuale. A parziale compensazione di questo aspetto negativo interviene l’ossigeno presente nelle molecole dell’olio, che agisce a favore di una buona combustione, in sostanza, il rendimento del motore non si abbassa passando dal gasolio all’olio, anzi in alcuni casi può avere un incremento anche di un punto percentuale. Le emissioni sono suddivise in emissioni regolamentate e non regolamentate, le prime sono soggette a restrizioni di legge, le seconde sono libere. Le emissioni variano fortemente con il tipo di motore (iniezione diretta) e con il suo stato; variano anche con il carico e il numero di giri. In condizioni ottimali di combustione (olio preriscaldato, motore in buone condizioni), le emissioni regolamentate rispetto a quelle medie del gasolio si possono così riassumere (Informatore Agrario 37/2007): • Ossido di carbonio (CO): - 50 %, 0%. • Idrocarburi incombusti (HC): - 20 %, 0 %. • Ossidi di azoto (NOX): - 15%, + 5%. • Particolato: (polveri totali emesse): - 60 %, - 10 %. Per quanto riguarda le emissioni non regolamentate (idrocarburi policiclici aromatici, benzene, aldeidi, sostanze organiche volatili, ecc., sostanze talvolta tossiche) le loro concentrazioni sono sempre più basse rispetto al gasolio tranne che per la formaldeide; si tratta in ogni caso di quantità molto modeste (Informatore Agrario 37/2007). L’olio vegetale risponde bene concetto di microfiliera locale corta. Cioè l’installazione in azienda di un microcogeneratore alimentato da olio di girasole e/o colza direttamente nell’azienda agricola, si adatta anche a piccole aziende infatti possiamo avere impianti di micro-cogenerazione alimentati ad olio vegetale da poche decine di Kweh. All’interno della microfiliera sono compresi tutti i passaggi produttivi fino al prodotto finito: l’energia: 1) La produzione dei semi di girasole e/o colza. 2) L’estrazione, presso il centro di raccolta dell’azienda dell’olio vegetale, e del relativo panello. 3) L’alimentazione del modulo di microcogenerazione, connesso alla rete elettrica MT con l’olio vegetale prodotto in azienda. 4) Il panello d’estrazione potrà essere destinato all’alimentazione animale, o venduto sul mercato. Schema riassuntivo Per la spremitura si utilizzando macchine che effettuano una frangitura per schiacciamento a freddo e non per "macinazione a martelli" separando all'inizio della lavorazione di spremitura, la pasta del prodotto in lavorazione, il quale viene poi macinato e scaricato separatamente sotto forma di pellet. Macchine Spremitrici
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