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  1. MCT

    Vangatrici

    VANGATRICI, il non plus ultra nello zappare la terra, il lavoro di un attrezzo meccanico, che più si avvicina al gesto millenario che miliardi di uomini, nel corso delle loro faticate esistenze hanno ripetuto all'infinito, chissa quante volte se lo sono sognato un attrezzo del genere, mentre la fatica ne fiaccava le forze e annebbiava la mente, sarà stato anche per questo motivo, il bisogno aguzza l'ingegno che l'ideatore o i suoi ideatori pensarono tanto da inventarla. Le zone d'Italia dove si assistì allo sviluppò di tale tecnologia dove si producono le vangatrici italiane apprezzate anche all'estero sono l'Abruzzo e l'Emilia Romagna. Purtroppo non conosco con certezza chi, quando e come inventò la vangatrice (quindi se sapete qualcosa di preciso siete pregati di farcelo sapere in modo che tutti impariamo qualcosa in più), le uniche notizie che ho in merito riguardano la casa costruttrice GRAMEGNA di Broni(PV) che da quel che so costruì per prima l'attrezzo di cui stiamo parlando, le altre case emiliano romagnole sono la CELLI di Forlì, laFALC di Faenza(RA), la FALCONERO anch'essa con sede in Faenza e la SELVATICI di San Lazzaro di Savena(BO), gli abbruzzesi invece concentrarono le loro realtà produttive in provincia di Chieti e per la precisione ad Ortona con la F.lli TORTELLA ed a Miglianico per la SICMA. Diverse case costruttrici, diversi modi di interpretare la costruzione dell'attrezzo ed infatti ecco che fioriscono telai dalle geometrie più disparate con i propri elementi costruttivi resi solidali fra di loro tramite saldature o imbullonati, bielle con supporti dotati di cuscinetti oscillanti o a sfere, lubrificati con olio o grasso, scatole di trasmissione con fino a 4 marce o dotate solo di coppia conica, fornite di radiatore dell'olio nei modelli più grandi e pesanti, in grado di far soffrire anche trattori con oltre 200 cv., coperchi dapprima classici e poi a pettine in grado di consentire un migliore sminuzzamento delle zolle prodotte, stabilizzatori di profondità fatti con semplici slitte in ferro con foggie diverse a seconda del periodo storico di realizzazione o a ruote ed in alcuni casi dotate di regolazione idraulica della profondità di lavoro, sequenze nella successione di lavoro delle vanghette dapprima meno raffinate poi strada facendo perfezionate, per giungere alla fine a fornire un risultato operativo in grado di soddisfare sia l'occhio che le esigenze agronomiche,modelli leggeri per terreni sciolti, modelli pesanti ed addirittura pesanti rinforzati per terreni sassosi o argillosi per terreni collinari e montani, dove solo la vangatrice grazie alle sue cartteristiche ed all'azionamento tramite PdF, riesce a garantire la lavorazione del terreno in maniera UNICA. La vangatrice è uno dei pochi attrezzi oltre l'aratro capace di raggiungere grandi profondità di lavoro, infatti i modelli più prestanti riescono a lavorare fino a 50 cm di profondità e vi assicuro che assistere a tali lavorazioni è veramente impressionante, le bielle spariscono nel terreno e le vibrazioni trasmesse a chi si trova vicino alla macchina in fase di lavoro, fanno sembrare che sia in atto un terremoto e neanche tanto leggero, con i trattori over 200cv che tribolano e non poco ad addomesticare tali attrezzature, fra i modelli da grande profondità, voglio segnalare una tipologia di vangatrice del tutto unica, ossia la Bivanga Selvatici, in grado di realizzare i 50 cm di profondità di lavoro senza il bisogno di impiegare trattori dalle grandi potenze, a tal proposito, ricordo alll'eima in campo 2003 svoltasi a Maccarese nel Comune di Fiumicino (RM) dove una Bivanga Selvatici da 2,50 mt di larghezza di lavoro, eseguiva il compito ad essa assegnato in modo ottimale il lavoro a lei riservato lavorando il terreno per una larghezza di 2,50 mt ed una profondità di 50cm. grazie alla forza prodotta da un motore Perkins di soli 90 cv. montato su un Landini che purtroppo si ruppe e quindi non potei seguire per tutta la giornata le varie fasi di lavoro. Naturalmente non sono tutte rose e fiori, i contro delle vangatrici secondo me risiedono nella grande quantità di componenti che le costituiscono, in particolare il gran numero di cuscinetti e paraoli e nel gran numero di ore necessario per effettuarele praticare le necessarie manutenzioni, il che si traduce in alti costi di gestione, però se si vuol zappare la terra dove ad una prima occhiata le condizioni pedologiche non danno speranza, provate a lavorarci con una vangatrice per lei come recita una nota reclame "nothing impossible" o quasi.
  2. Salve a tutti, Ho una fresa interfilare Celli ultimo tipo (hv160) che non mantiene la posizione di spostamento quando il giunto cardanico é fermo (e quindi anche la pompa ad ingranaggi é ferma). Non noto trafilamenti verso l'esterno. É una cosa normale? (PS: non ho mai usato questo attrezzo).
  3. Vorrei sapere se un Fiat 480 DT (46 CV) riesce a lavorare con una fresa Celli HV 185? Qualcuno di voi usa queste due attrezzature insieme?!?
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