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Frumento TENERO - Tecniche, scelte colturali, pratiche agronomiche
IlCoNtE ha pubblicato una discussione in Coltivazioni erbacee
Apro quest'argomento per discutere sulla effettiva importanza della concimazione (per quel pò che ne so sui cereali autunno-vernini tipo il grano duro) . Pur riconoscendo i prodotti del grosso produttore oggi col nome di Yara(vecchia norks hydro) al mondo ci son molti altri che vendono "concimi chimici". Pur non essendo un esperto di concimazioni sul grano duro per quel pò di contributo che posso dare , sul grano duro,per esempio, la concimazione azotata ha un ruolo fondamentale. Il grano duro fino al inizio accestimento(3-4 foglia) dovrebbe avere disponibile circa 20-30 unità di azoto . Purtroppo per evitare le concimazioni in presemina almeno questi valori li dovremmo trovare in opportune analisi o per come dire ricompensarli dopo. Ci son pareri contrastanti da chi dice di usarlo in presemina, chi no ed usare il fosforo assimilabile che vi è sul quel terreno destinato alla semina del grano duro , prevalentemente distribuito l 'anno prima ,per esempio, sulla semina di una leguminosa. Dato che di solito con il potassio non si dovrebbero avere mancanze di disponibilità elevate , si potrebbe in terreni con un pò di azoto disponibile evitare , per l appunto, la concimazione del 18-46 in presemina, che moltissimi hanno sempre usato. Quando il grano pian piano arriva al grado di accestimento-levata il suo fabbisogno fisiologico aumenta quindi bisogna distribuire , l 'azoto. Esistono varie forme di azoto, nitrico , ammoniacale, ureico, personalmente uso sempre i due prontamente piu disponibili per il grano, l 'ammoniacale ed il nitrico. La concimazione secondo me dovrebbe essere studiata in funzione di diversi fattori: clima, quindi andamento stagionale(pioggie,sole e cosi via) stato della pianta(sofferenza, ottimo stato, colore delle foglie, poco accestimento....) Quindi dovremmo fare in modo di non "dare" azoto al terreno ma di darlo alla pianta quando ne ha reale bisogno in modo da non far evdidenziare una "carenza" alla lunga per non ritrovarsi in situazioni problematiche. Si dovrebbe a mio avviso calcolare le dosi, i tempi , il tipo di concime da somministrare secondo cosa c'era l'anno precedente, evitando gli sprechi , uniformando la distribuzione(gps per esempio) ma di solito io vedo che nei solchi di chiusura dove per sicurezza si ci passa due volte , vedere in quella zona li , il colore delle piante per rendersi conto del azoto che è disponibile nel terreno. Di solito uso l'urea46%(prilled) o il nitrato ammonico 34,5. Sembra semplice l 'uso e il titolo del concime , ma molte volte al inizio la scelta ricade sul costo delle unità di Azoto . Sembra anche facile quale e in che periodo distribuire il concime, ma alla fine, vuoi per il tempo(eccessive pioggie o siccità) vuoi per costi eccessivi con attesa di ribassi vuoi per altri mille motivi , la facilità a dar azoto al grano quando ne ha reale necessità è d'avvero un "dolore di testa". Cosa preferisco? Beh , il nitrato molte volte da un rigoglio vegetativo veloce, però ha pure i suoi contro: rinascita della pianta (quindi sfila troppo e diventa piu "tenero" lo stelo) , quindi problema con le gelate primaverili(causa di guai seri) , dilavamento(perchè i nitrati sono facilmente dilavabili) costo per unità del concime (dato che ha parità di unità c'e' anche piu manodopera ).... L'urea prilled 46% , secondo me ha un rilascio piu graduato ed ,anche se l azoto ammoniacale non si trasforma in pochissimo tempo al contrario del azoto nitrico, quindi viene trattenuto dai colloidi del terreno e non reso disponibile per la pianta in un momento per esempio che ne avrebbe bisogno . Data questa piccola premessa, con certamente mille errori , dato che non sono un tecnico ne tantomeno un laureato in agraria, ho visto come può influire la produzione , i valori proteici del grano , il suo colorito , quindi alla fine il reddito su questa coltura dalle diverse concimazioni che si possono fare. per esempio la concimazione "tardiva" botticella, spigatura, varia il contenuto proteico della granella, ma difficilmente variano le rese in modo significativo. Anche oltre una certa quantità di concime dato non ho notato particolari aumenti di rese significative. Quindi molte volte non vuol dire spendere di piu , uguale a guadagnar di piu,perchè in caso di errati calcoli chi ci rimette è proprio il produttore di grano. Ho sentito ,provato anche l'Entec il concime con inibitore della nitrificazione , ma anche l' Umostar cereali ove in un sito ho trovato pure uno spunto da riportare qui: Nel caso di seminatrici meccaniche i microgranuli Umostart possono essere applicati con il metodo della stratificazione, predisponendo cioè alternativamente uno strato di cariossidi (un sacco da 50 kg di frumento) con uno di concime Umostart da 10 kg direttamente in tramoggia; il rimescolamento e l'adesione dei microgranuli alla cariosside viene favorito dai movimenti della seminatrice e quindi la caduta nel solco del seme e del concime avviene contemporaneamente con una ottima uniformità.(AQ - NEWS - Prodotti del momento). sinceramente questo metodo mi lascia perplesso ma a tutto una spiegazione ci sarà. Fermandomi un attimo con i miei metodi o concetti che ho in testa, voi come vi regolate con quale concime usare , usate seminatrici con doppia tramoggia(fitotossicità????), come razionate le dosi? il mio parere è che i pronti effetti vanno bene, ma per non rincorrere a vari problemi le dosi vanno piu divise, gli ammoniacali vanno bene a patto che si deve stare attenti a usi non corretti(rigiuda mattiniera, siccità nel terreno e grosse dosi...). Son anche del parere che piu si da concime e piu si deve usare per esempio la strobilurina per evitare che l 'eccesso di azoto fa sviluppare i patogeni che distruggono il lavoro di un anno molto velocemente(già visto sulla mia pelle). avanti con i pareri !!!- 14437 risposte
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Frumento DURO - Tecniche, scelte colturali, pratiche agronomiche
Mapomac ha pubblicato una discussione in Coltivazioni erbacee
Discussione dedicata al solo frumento DURO. Tecniche, scelte varietali, pratiche agronomiche ecc Onde evitare un po' della confusione che si era creata nella discussione unica precedente, sarebbe opportuno che si indichi sempre almeno la zona di riferimento, onde evitare i soliti dubbi su rese e quant'altro. Indicate ogni aggiornamento utile e/o correzione, da inserire in prima pagina. Si ricorda come ci siano anche altre discussioni comuni al f.duro ed al f.tenero per argomenti più specifici: - http://www.tractorum.it/forum/coltivazioni-erbacee-f21/malattie-fogliari-sul-grano-e-fungicidi-esperienze-costi-consigli-1968/ - http://www.tractorum.it/forum/coltivazioni-erbacee-f21/prezzi-prodotti-agricoli-112/ - http://www.tractorum.it/forum/coltivazioni-erbacee-f21/uso-dell-n-tester-esempio-pratico-di-utilizzo-su-frumento-2061/ - http://www.tractorum.it/forum/coltivazioni-erbacee-f21/prezzi-concimi-urea-46-a-1293/ - http://www.tractorum.it/forum/coltivazioni-erbacee-f21/limportanza-della-concimazione-usi-costi-modalita-1110/ - http://www.tractorum.it/forum/coltivazioni-erbacee-f21/interazione-concime-terreno-606/ Aprendo questa discussione, vado ad inserire un "riassunto" di quanto detto nella discussione precedente, che rimane comunque un'ottimo riferimento. Inoltre oltre alle discussioni sopra elencate, utilizzate sempre il tasto cerca sia nel forum intero, che nelle singole discussioni. Tecnica di Dj Rudy - Toscana Nella nostra azienda coltiviamo solo il duro per cui scrivo la tecnica colturale che effettuiamo. Sul ringrano effettuiamo sempre l'aratura a 30 cm, abbiamo provato varie tecniche alternative (ripuntatura, erpice a dischi, grubber ecc) ma sul ringrano solo l'aratura permette di ridurre l'incidenza delle malattie soprattutto mal del piede e fusariosi. Mentre dopo colza e girasole effettuiamo semina su sodo, oppure se al momento della raccolta la mietitrebbia ha lasciato tracce profonde causa eccessiva umidità del terreno effettuiamo una ripuntatura a 35-40 cm con ripper super crakker. Nel caso dei terreni lavorati (siano essi arati o rippati) successivamente ma in maniera anticipata effettuaiamo il passaggio con erpice rotante verso metà settembre per livellare il terreno e fare un falsa semina, poi prima di seminare roundup, concimazione di fondo (2-2,5 q.li/ha di 18-46 o misto organico 10-25), combinata Amazone da 3 metri. Quantità di seme all'inizio (fine ottobre) circa 220 kg/ha, poi da metà novembre in poi oltre 250 kg/ha. Nella semina su sodo invece 2 kg di gliphosate 15 giorni prima della semina, e poi semina su sodo con Semeato TNDG300E da 3 metri, seminatrice dotata di tramoggia per concimi microgranulati per cui aggiungiamo 20-30 kg/ha di Umostart. Concimazioni azotate: con una coltura seminata a fine ottobre-inizio novembre, che sia nata bene, normalmente effettuiamo 3 passaggi: prima nitratura (nitrato ammonico 27 o 32 %) 1,8 q.le/ha fine gennaio, seconda nitratura 2 q.le/ha dopo un mese, e a metà-fine marzo 1,5-2 q.li di urea. Diserbi: beh qui ognuno deve scegliere in base alla propria flora infestante, comunque facciamo un unico trattamento per mono e dicotiledoni unendo solforinuree e gramidici, e con il diserbo uniamo anche il primo trattamento fungicida. Secondo trattamento fungicida alla spigatura con prodotti contro il fusarium, ruggine ecc. Quest'anno semineremo le seguenti varietà: Levante, Latinur, Saragolla, Iride e Avispa. Tecnica de Il Conte - Sicilia In azienda seminiamo soltano il grano duro. La Sicilia purtroppo o per fortuna ha dei climi molto diversi da zona a zona , quindi non si può fare uno standard per non ritrovarsi in situazioni disastrose. Dove seminiamo il grano duro (varieta simeto, prima usavo anche arcangelo,duilo,iride,quadrato)effettuiamo sempre l'aratura a circa 40 cm di profondità. Di solito usiamo i coltivatori con sistema non stop, che ci permettono di spianare bene i terreni, data la pressione dei bracci regolabile (piu o meno flessione dei bracci). Se rimangono delle zolle usiamo anche l'erpice a dischi e poi ripassiamo il coltivatore o vibro prima di seminare. Avendo molti terreni in azienda di color nero, se piove troppo, proprio come sta facendo ogni giorno tutt'ora, la semina su terreni quindi argillosi, da vari problemi di affosamento. Si parte sempre dal principio che meno si pesta per seminare, piu il grano nasce bene, meglio si raccoglierà. Concimazioni Di solito da sempre abbiamo usato il 18-46 in presemina in dosi 200 kg/ha,ma quest'anno mi sa che non lo si usa, dati i prezzi a dir poco esagerati (chi parla di 80 chi di 100 euro quintale). Dopo la semina , dipende sempre dalle pioggie,perchè nella mia azienda principale piove sempre tanto, usiamo urea 46% o nitrato 34% , la dose varia anche dallo stato del grano duro, dai terreni, dalle zone, ma diciamo che la media è di 150 kg ettaro per nitrato o poco meno in caso di urea 46%. Dati i vari consigli del signor puntoluce e djrudy , l'anno scorso ho effettuato un altra concimazione con ottimi risultati, dividendo i terreni e vedendo che con altri 100-150 kg ettaro di nitrato 34% il grano fa molta piu produzione e di bruciarlo o allettarlo nessun problema. Funcigida L'ho usato lo sphere della bayer, son del parere che, molte volte l'annata fa piu di mille prodotti, però se usati in tempo, con le dosi esatte e con criterio, vale proprio la pena usarli, assieme al diserbante, soprattuto nei ringrani dove il mal del piede, fa danni seri. Diserbanti Come diserbante post uso sopratutto l'atlantis della bayer e altri con soluzione 2,4d (che ha 20 anni che la vogliono togliere ma sempre la si vende) con ottimi risultati. Son riuscito con varie prove ad avere qualche campione con proteine 14,2. il speso specifico del grano è di solito sempre superiore a 80. Rese? Beh, le rese son diverse e variano da zone in zona, son riuscito a fare in 3 ettari 195 quintali , ma son riuscito in altre zone anche a farne 30 . Piccola analisi di Dj Rudy Fino a qualche anno fa, a causa dei soliti "sentito dire", pensavo davvero che in Sicilia per via sia del clima torrido e siccitoso, sia del terreno non proprio fertile, fosse stato difficile passare i 30 q.li/ha di grano duro. Ma ho cambiato idea dopo aver conosciuto Matteo e aver dato qualche consiglio su concimazione e fungicidi (non solo io ma anche Puntoluce e Jd Fan), (per il diserbo sapeva già tutto), le produzioni sono state molto di più dei soliti 20-30 q.li/ha che si sente dire in Sicilia, diciamo una media di circa 50q.li/ha con punte di oltre 60 q.li nei terreni più fertili, certo non sono le punte (oltre 80 q.li/ha) che si possono raggiungere in altre aree d'Italia (pianura fertile Pisana, pianure di Arezzo, Ravennate, alcune aree del Bolognese ecc), ma certamente produzioni più che dignitose viste le condizioni climatiche non proprio adeguate a un'elevata produttività dei cereali autunno-vernini. A questo punto mi chiedo se le scarse produzioni Siciliane siano da imputare al clima o anche e soprattutto a una tecnica colturale ipersemplificata: (ringrani senza aratura, bruciatura stoppie con relativa perdita di sostanza organica, concimazioni limitate, niente fungicidi, niente graminicidi, semina di max 2-3 varietà e sempre le stesse e rigorosamente non conciate.... ecc). Matteo invece con un po' di innovazione è riuscito ad incrementare la propria PLV aziendale (e anche il reddito che è la cosa più importante); introducendo, rispetto allo standard Siciliano, tecniche che sono utilizzate da decenni in altri areali Cerealicoli Italiani: Aratura nei ringrani e non passaggio di coltivatore a 15 cm sulle stoppie e poi di nuovo grano. Utilizzo di seme conciato e non recuperato dalla produzione dell'anno prima. Introduzione di nuove varietà (Iride, ed altre) senza fossilizzarsi sul pur buon Simeto. Concimazioni maggiori ma frazionate in 3 passaggi per ridurre le perdite per dilavamento, e il pericolo di "bruciare" il grano; (un conto è dare 3 q.li di urea una volta sola, uno conto è distribuirli in 3 volte intervallando con il nitrato ammonico magari iniziando già da gennaio). Al momento del diserbo insieme al graminicida e dicotiledonicida aggiunta anche del fungicida. Probabilmente fra qualche tempo con un trattore equipaggiato con gomme strette e una bella botte con barra da 15 metri inizierà a fare anche un trattamento alla spigatura contro fusarium, le altre malattie della spiga e per tenere la foglia a bandiera sana (ricordo buona parte del peso e della % di proteine della cariosside e di conseguenza della produttività della coltura deriva dalla capacità fotosintetizzante e quindi dalla sanità della foglia a bandiera), con tutto questo è riuscito ad ottenere ottime produzioni nonostante abbia sempre "sentito dire" che Enna è una delle province più povere d'Italia..... Forse se anche gli altri agricoltori Siciliani adottassero tecniche meno "sparagnine" sicuramente le produzioni sarebbero maggiori, e molto probabilmente anche il portafoglio sarebbe un po' più pieno.... Purtroppo con i Cereali non si può avere un prezzo di vendita garantito... ma l'agricoltore è prima di tutto un imprenditore, se un agricoltore non è anche un buon imprenditore (che significa essere in grado di: prevedere rischi, fare giusti calcoli, capire quali sono le innovazioni che possono portare reddito e capirlo prima degli altri.... ecc) è bene che cambi lavoro.... oppure continuerà per tutta la vita ad essere un agricoltore di serie B. Infine sono dell'idea che se uno decide di coltivare in convenzionale allora è giusto sfruttare e ottimizzare tutta la tecnologia e le tecniche ad oggi a disposizione per massimizzare le produzioni indipendentemente dal prezzo di vendita,pensate a 2 anni fa quando il grano è schizzato ad oltre 40 € chi fa ha fatto lo "sparagnino"..... nei pochi anni grassi che capitano in agricoltura rosica ancora di più perchè si dirà sempre: "porco cane se avessi buttato più concime o avessi fatto il fungicida", negli anni che il grano costa 15 € beh non è certo il q.le di urea in più oppure i 20-30 € di fungicida ad ettaro spesi che ti cambiano la vita, inoltre qualche quintale in più te lo fanno sempre fare e il costo del quintale in più di urea, del seme conciato, e del fungicida vengono ampliamente coperti dalla maggiore produzione anche con il grano a 15 €/q.le. Se invece non voglio distribuire fungicidi, diserbi, pochissimo concime ecc... allora tanto vale fare una buona rotazione e prendere i contributi del biologico (fino a quando ci saranno...), altrimenti non capisco proprio che senso abbia stare nel convezionale ed avere un grano con una colorazione che va dal giallo (ex trattori Renault) al verdino (Claas) tanto per rimanere in famiglia.... Interessanti informazioni per i cerealicoltori professionisti. Come riconoscere la spiga a 1 cm Efficienza Azotata Tasso assorbimento azoto nel ciclo colturale -------------------------------------------------------------------------------------------------------------- [ATTACH=CONFIG]24084[/ATTACH][ATTACH]24084[/ATTACH] Ecco le varietà 2014 in prova nei vari areali. INTERVENTI FITOSANITARI Il diserbo pre-emergenza e il post-precoce FRUMENTO DISERBO POST EMERGENZA PRIMAVERILE FRUMENTO Malattie fogliari sul grano e fungicidi , esperienze ,costi, consigli! La concimazione fogliare Dato che si parla di peso di mille semi e di semi al m2 ecco una tabella utile per tali calcoli.- 15385 risposte
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Buongiorno a tutti, avrei una domanda per voi. Secondo voi, il grano che produco nella mia azienda (tenero) è meglio venderlo al consorzio, che poi distribuirà in base alle esigenze, come abbiamo fatto fino ad ora, oppure direttamente ai molini? Voi come fate?
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Alcune timide, umili, personali, sintetiche considerazioni sul mercato dei cereali
Mapomac ha pubblicato una discussione in Coltivazioni erbacee
Lo scopo, o per lo meno l’intento, di quanto vado a scrivere è dare alcune indicazioni su come funzioni a livello globale il mercato dei cerali, il perché della volatilità dei prezzi ed alcune personali considerazioni e perché no consigli. Va detto subito come ci si focalizzerà quasi esclusivamente sul frumento, sia duro che tenero. Nell’attuale situazione, la quasi totalità degli agricoltori lamenta prezzi non sufficientemente redditizi, è giusto a mio avviso andare oltre: mettere i più, nelle condizioni di capire cosa stia succedendo e perché. Ben lontano dal mio obiettivo è indicare norme e strategie per stravolgere la condizione di scarsa/mancata redditività, piuttosto che indicarvi come arricchirvi con i cereali. Sarò sufficientemente contento, e già l’obiettivo è ambizioso, se qualche lettore una volta finita la trattazione, affronterà con meno superficialità l’argomento qualora vi si trovi a discuterne. Vogliano scusarmi sin da ora, eventuali lettori molto più preparati in materia, per non voluti errori o discrepanze e soprattutto per lo scorretto uso di molti termini tecnici. Sono ovviamente ben accettate correzioni ed integrazioni del caso. _________________________ Commodity e futures Chi fosse dotato di grande intuito e forte capacità di leggere sotto le righe, la seguente frase risparmierebbe fiumi di parole e mari d’inchiostro: “commodity prices are global, but production costs are local” . Così nel 1998 Steven C. Blank, coniò questa brillante frase, tanto da essere comprensibile pure ai non anglofoni. In ogni caso, questa è la traduzione: “il prezzo delle commodity è globale, ma il costo di produzione locale”. Ma cosa sono le commodity ? Termine inglese, non letteralmente traducibile, ormai entrato a far parte del vocabolario italiano, indica una categoria di materie prime, globalmente producibili e dalle caratteristiche standard. Le commodity sono stoccabili e non devono deteriorarsi col tempo, possono e sono vendute senza nessun valore aggiunto che non sia il mero trasporto e stoccaggio. Rientrano in questo settore economico anche parecchi prodotti agricoli, tra cui i principali cereali, ed alcune materie prime come ferro, rame, petrolio. Va da se come salvo particolari caratteristiche, canali di commercializzazioni, nicchie di mercato ecc, tutta la produzione italiana possa essere, ovviamente, considerata una commodity. Come vengono commercializzate le commodity ? Essendo prodotti soggetti a scambi commerciali a livello mondiale, si è resa necessaria l’introduzione di alcuni strumenti finanziari atti a standardizzare il tutto: principalmente si ricorre ai futures. Cosa sono i futures ? Sicuramente il temine non è nuovo e capita spesso di sentirli nominare, specie negli ultimi tempi caratterizzati da una vivace attività finanziaria. I futures sono contratti a termine, dove per quest’ultimi s’intendono prodotti finanziari dove due controparti s’impegnano a scambiarsi una determinato bene ad una data prefissata. Detto in altri termini i due operatori economici si accordano per scambiarsi una certa quantità di bene ad un determinata data. Nella stragrande maggioranza dei casi questo effettivo conferimento del bene, la reale consegna, non avviene (per il 98% dei casi la posizione si chiude prendendone una opposta sul mercato). Quello che accade è un vero e proprio mercato, con tanto di specifiche borse, dei contratti futures, i quali diventano uno strumento d’investimento o speculativo. Esempio: nel caso un’investitore creda che una determinata commodity cresca di prezzo comprerà il relativo future, mentre in caso contrario venderà quelli già in suo possesso. Questo, semplificando estremamente, è quello che in gergo si definisce essere in posizione long o short. Volendo dare una visone globale della cosa, è possibile affermare questo: i cereali (a dire il vero solo il f.tenero, e non il duro, è una commodity) sono soggetti ad un mercato che risulta essere globale; un mercato dove entrano in gioco fattori speculativi ove il prezzo viene definito da scambi commerciali telematici da ogni parte del mondo; il prezzo diventa, o tende ad essere, standard come la definizione stessa delle commodity; i fenomeni locali difficilmente possono influenzare l’andamento generale del settore. Questo nel bene e nel male. Come si approccia l’Italia Diversi sono gli aspetti caratteristici della situazione italiana, alcuni dei quali, responsabili della scarsa rimuneratività dei cereali. Cos'è responsabile dello scarso potere del mercato cerealicolo italiano ? - Scarsa affidabilità dei prezzi: volatilità. - Prezzi di mercato inadatti a sostenere l’attività produttiva. - Mancato riconoscimento in termini economici della qualità del prodotto. - Rilevanza in termini quantitativi ridotta. La volatilità dei prezzi Sebbene un approccio banale ponga al primo posto nella classifica delle problematiche il basso prezzo dei cereali, è invece la volatilità degli stessi ad destare di maggior preoccupazione. Per volatilità s’intende infatti un’oscillare repentino su base temporale, del prezzo di un prodotto. Questo impedisce di programmare interventi e strategie produttive, oltre a destinare l’esito della commercializzazione dei prodotti, alla casualità. Ovviamente in ogni mercato che si rispetti, nessuno può prevedere con precisione l’andamento dei mercati, sarebbe il sogno di ogni investitore. Chi segue il prezzo del frumento sulle diverse borse italiane, non ha potute fare a meno di notare un’accentuata volatilità nelle ultime campagne. Questo non può che destare preoccupazione nei produttori, trovandosi anche nella posizione, diversamente da altri settori, di dover programmare con un discreto anticipo le proprie scelte colturali ed investimenti. Com’è possibile vedere dal grafico, e come sicuramente molti ricorderanno, il 2008 si è caratterizzato per una rapida ascesa dei prezzi del frumento, registrando valori da record, successivamente mai più registrati. Come si sa, quell’incremento di prezzi è stato dovuto a scarse produzioni su molte aree del mondo. Cosa provoca volatilità ? Essenzialmente i motivi in cui ricercarne la causa sono i seguenti: - Non esiste commodity priva di oscillazioni del prezzo, i contratti futures sono oggetto di speculazione ed in tutti i mercati questi sono fenomeni non frequenti, ma ricorrenti. - Il progressivo passaggio da agricolture estensive ad intensive, aumenta la probabilità che fenomeni atmosferici o altre congetture possano interferire pesantemente con la produzione totale di vaste aree se non Paesi interi. - In opposto al punto di cui sopra, vi sono anche molte realtà dove si è deciso di abbassare per quanto più possibile l’imput produttivo, a fronte dei bassi prezzi. Questo in annate particolari non può che essere origine di oscillazioni nelle produzioni totali e nella qualità. - La spinta inflazionistica non esenta neppure il mercato delle commodity agricole. - La pluralità dell’offerta viene sempre più a mancare. Essendo l’intero commercio in mano a pochi operatori economici, si è costretti a subire repentini cambiamenti di prezzi nel giro di poche ore. - Specialmente a livello italiano, la mancata presenza di strutture adatte a stoccare ingenti quantitativi di prodotti (centinaia di migliaia di tonnellate), comporta la mancata possibilità di acquistare grossi quantitativi a prezzi ragionevoli e utilizzare queste scorte nei momenti di prezzi alti. Prezzi di mercato inadatti a sostenere l’attività produttiva Scontenterò i più, ma questo punto può e deve essere liquidato con estrema brevità. Il mercato fa i prezzi del prodotto, non il prodotto. Dal momento in cui si produce un bene standard e facilmente reperibile altrove, il prezzo viene stabilito, al netto di seppur importanti attività speculative, dall’incontro tra domanda ed offerta. Occorre prendere atto dell’attuale range entro cui graviterà il prezzo dei cereali, ed accettare con serenità come i picchi registrati nel 2008 saranno destinati a ripetersi, ma solo con la stessa probabilità e frequenza che contraddistinguono le anomalie. Qualora si voglia puntare su mercati più ristretti, ad esempio il grano duro di qualità, questo non deve legittimare ad esimersi dalle leggi di mercato. Nel caso in cui pure queste eccellenze non trovino riscontri in prezzi adeguati, nuovamente la colpa è di chi si ostina a produrre fuori mercato e non nel mercato stesso, né nella domanda. Mancato riconoscimento in termini economici della qualità del prodotto Relativo al punto di cui sopra, è bene fare alcune precisazioni. Se da un punto di vista etico i produttori fossero interessati a produrre qualità, nessuno potrebbe biasimarli. Salvo il caso in cui questa presunta qualità non fosse corrisposta in termini economici e gli stessi accusassero il mercato delle loro vicissitudini. Correndo il rischio di ripetermi, è bene ricordare come: se non si è certi di avere una domanda sensibile al prodotto di qualità, è bene rivalutare le proprie scelte. Ad ora salvo casi di nicchia, e come tali in essi non possono rientrare tutti i produttori, non c’è molta sensibilità in questo senso. La grande maggioranza dell’industria molitoria italiana ancora non mi pare si sia espressa concretamente. Fino ad allora protestare dietro alla facciata della qualità risulta, a mio avviso, una lotta contro i mulini a vento. Va aggiunto dell’altro: nel caso si volesse competere a livello internazionale nel conferire non solo prodotto di qualità, ma pure prodotto standard (commodity) è essenziale, senza esclusione alcuna, l’uniformità e la quantità dei lotti da trattare. Strutturalmente la rete italiana è oggi incapace di fornire quantitativi (che partono da alcune decine di migliaia di tonnellate) importanti e omogenei in termini qualitativi. Specie in modo continuativo. Rilevanza in termini quantitativi ridotta Come si è già detto l’incapacità di essere presenti e disponibili sul mercato con quantitativi importanti, omogenei e continuativi nel tempo, è uno dei più grossi handicap del settore cerealicolo italiano. Questa comporta poca appetibilità nei confronto dei compratori internazionali e obbliga a passaggi intermedi, trader, con significative ripercussioni sul ricavo finale. L’eccessiva frammentazione dei conferimenti e dei centri di stoccaggio risulta estranea a quella logica di mercato, globale appunto, dove irrimediabilmente si è costretti ad operare. Ne consegue un’attività spesso passiva e di pressoché nullo potere decisionale. A questo va aggiunto come spesso vi sia a distanza di una sola annata agraria notevoli differenze in termini di quantità prodotte e della relativa qualità. Di questo ne soffre maggiormente il sud Italia, dove le condizioni meteo spesso annullano la buona volontà dei produttori. Su quest’ultima però, non è possibile soprassedere: troppo spesso infatti scarse competenze e professionalità sono le cause dell’altalenante media produttiva/qualitativa italiana. Questo che piaccia oppure no, è parte integrante degli handicap di cui soffre il settore cerealicolo Italiano. A questo va aggiunto il diffuso malcostume della maggioranza degli agricoltori: reputarsi in grado di capire e conoscere il mercato. (vi sfido a reperire un grafico con un minimo di storico, indicante i prezzi dei cereali) Il mercato è mondiale e le dinamiche locali sono una componente pressoché ininfluente. Se si è in grado, o ci si reputa tali, di prevedere il mercato, l’agricoltore è liberissimo di scegliere come e quando vendere il proprio prodotto, salvo poi assumersene ogni responsabilità. Diversamente sarebbe il momento di delegare o per lo meno farsi assistere dall’operatore del caso, sia esso centro di stoccaggio, operativa, cap ecc. Ricollegandosi ai punti precedenti, si consentirebbe così di colmare, seppur in parte, il gap “dimensionale” del comparto italiano, permettendo una gestione più vicina alle modalità globali della commercializzazione dei cerali. __________________ Ho concluso, a vol la parola ed i commenti, integrazioni, correzioni, domande, offese e minacce. __________________ Riferimenti: http://www.agricoltura24.com/grano-tenero-ritorno-alla-normalita/p_1485.html http://www.agricoltura24.com/grano-duro-ma-cos-e-questa-volatilita/p_1483.html- 308 risposte
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Nazareno Strampelli, il Senatore Cappelli e storie d'altri grani...
Mapomac ha pubblicato una discussione in Coltivazioni erbacee
Riporto interamente un'ottimo articolo di Dario Bressanini, eccellente autore di contenuti inerenti spesso anche il mondo agricolo. In questo caso è presentata la storia del progenitore dei grani odierni: il Senatore Cappelli. Una storia poco conosciuta, quanto importante; la vera biografia del frumento oggi conosciuto, il quale deve buona parte delle sue caratteristiche al lavoro di un genetista italiano, tal Nazareno Strampelli. Strampelli in completa controtendenza, già un secolo fa, capì l'importanza della selezione genetica e dell'ibridazione delle specie al fine di ottenere miglioramenti produttivi e qualitativi. Oltre a fondamentali passaggi storici legati allo sviluppo dell'agricoltura italiana e di conseguenza dell'intero paese, dalla storia del Senatore Cappelli, è possibile trovare altri spunti in merito alla recente diatriba OGM. Quello che lo scienziato italiano fece in assenza di conoscenze genetiche, allora sconosciute, e con tempi molto dilatati, è quanto oggi si ottiene con l'uso delle biotecnologie: con efficacia, rapidità e precisione allora impensabili. A questo si aggiunge l'ennesimo tassello minante molti cattivi usi di "territorialità", "tradizionalità", "origine", "autoctono" ecc. Seppur tutte virtù di prodotti, popoli e costumi, spesso si cede il passo a forzature anacronistiche, ancor prima che di convenienza. __________________ Forse a qualcuno di voi sarà capitato di trovare, in un cesto gastronomico natalizio da gourmet, dei pacchi di pasta prodotta con un grano duro dal nome curioso: Senatore Cappelli. Sappiate che avete tra le mani la testimonianza del lavoro di uno dei più grandi genetisti agrari che il nostro paese abbia mai avuto, Nazareno Strampelli, e che purtroppo ancora in pochi, in Italia e nel mondo, conoscono. Nato il 29 maggio 1866 a Crispiero, frazione del comune di Castelraimondo, in provincia di Macerata, e laureatosi in agraria a Pisa, cominciò agli inizi del ‘900, senza conoscere le scoperte di Mendel, a studiare il frumento con l’obiettivo di migliorarne sia la qualità sia la produttività. Strampelli si concentrò soprattutto sul miglioramento genetico del grano tenero attraverso incroci (“ibridismo”) con semi provenienti da ogni parte del mondo, contrariamente all’opinione dei suoi oppositori, come Francesco Todaro, che sostenevano il “selezionismo” suggerendo invece una lenta selezione dei frumenti autoctoni scegliendo di volta in volta le piante migliori per le caratteristiche desiderate. Todaro considerava l’apparizione degli ibridi una “moda” destinata a passare. La storia gli avrebbe dato torto. Il grano Rieti Originario Sin dalla metà del XIX secolo il grano Rieti Originario, coltivato da tempo immemorabile nel capoluogo sabino, era molto apprezzato in tutta Italia, tanto che nel 1879 veniva venduto a 50 lire il quintale contro le 24-32 lire degli altri grani. Tutti in Italia lo volevano seminare. Scriveva il Comizio agrario di Cremona: "S’è visto infatti che gli stessi appezzamenti di terreno seminati parte a grano rietino, e parte a grano nostrano somministrano prodotti per qualità e quantità differentissimi, avendo i primi superato sotto ogni rapporto, di gran lunga questi ultimi" Era talmente desiderato che la produzione non riusciva a soddisfare tutte le richieste, e molte erano le frodi in commercio, con altri grani meno pregiati spacciati per Rieti. Il Rieti ha il grosso pregio di resistere ad una malattia, la ruggine, ma ha il difetto di essere soggetto all’”allettamento”, cioè al ripiegamento fino a terra della pianta a seguito di vento o pioggia. Strampelli, che nel 1903 vinse la “Cattedra ambulante di agricoltura” a Rieti, era molto incuriosito dalle qualità del Rieti: “Naturalmente, trovandomi a Rieti, i miei lavori dovevano cominciare dal frumento Rieti il quale, coltivato da tempo immemorabile in quella vallata fredda in inverno, calda-umida in estate, in ambiente estremamente favorevole allo sviluppo delle ruggini, è andato selezionandosi attraverso i secoli, acquistando rusticità e divenendo assai resistente agli attacchi dei detti parassiti.“ Scriveva al ministro dell’agricoltura: “Eccellenza, le buone qualità del grano da seme di Rieti son dovute esclusivamente alle speciali condizioni del clima e di questo suolo l’uomo non ha fatto mai nulla per cercare di aumentarne i pregi mentre con accurata selezione fisiologica e metodica si potrebbe arrivare a fare del grano di Rieti il migliore dei frumenti da seme con grande vantaggio di tutta la granicoltura nazionale.” In uno scritto del 1932 Strampelli spiega che il metodo “selezionista” in voga all’epoca fosse inutile su grani, come il Rieti, le cui caratteristiche genetiche forgiate dall’ambiente e dal clima erano rimaste immutate per secoli. Volendo inserire delle nuove caratteristiche era necessario “prenderle” da altre varietà (Strampelli sarebbe sicuramente stato entusiasta delle moderne tecniche biotecnologiche che permettono di inserire geni provenienti da varietà e specie diverse per donare le caratteristiche volute). Ecco allora che Strampelli inizia a raccogliere grani dai quattro angoli del globo ne collezionò più di 250- per cercare di inserire delle nuove caratteristiche nel Rieti tramite incroci. Strampelli aveva già effettuato degli incroci, per fecondazione artificiale, a Camerino, come descrive lui stesso: “A Camerino, sin dal 1900, praticai l’ibridazione del frumento Noè con il Rieti. Mi prefiggevo di ottenere un frumento resistente contemporaneamente all’allettamento ed alla ruggine, per avere una varietà adatta ai terreni del Camerinese […] ove per elevata fertilità il Rieti corica sempre, ed il Noè, che non corica, a causa delle abbondanti nebbie, è fortemente danneggiato dalla ruggine” Il Noè era una selezione francese di un grano russo. L’Ardito e la “battaglia del grano” Uno dei primi grandi successi di Strampelli fu il grano Ardito, ottenuto incrociando il Rieti Originario, che resisteva alla ruggine nera, con il Wilhelmina Tarwe, varietà olandese ad alta produttività, e successivamente incrociando il risultato con l’Akakomugi, un frumento giapponese di scarsa importanza agronomica ma caratterizzato dalla taglia bassa e maturazione precoce. A sua volta il Wilhelmina era un incrocio tra una varietà locale olandese (Zeeuwse Witte) e una inglese (Squarehead). L’Ardito maturava 15-20 giorni prima del Rieti, era alto 80-100 cm, resisteva al freddo e alla ruggine, ed era molto produttivo. Fu grazie all’Ardito e agli altri grani di Strampelli che il regime fascista, in quella che venne chiamata retoricamente “la battaglia del grano”, riuscì ad aumentare la produzione italiana di frumento dai 44 milioni di quintali prodotti in Italia nel 1922 agli 80 milioni di quintali del 1933, senza quasi aumentare la superficie coltivata. Solamente grazie agli sviluppo della biologia molecolare è stato possibile identificare i geni responsabili delle caratteristiche introdotte da Strampelli in quasi tutti i suoi grani a partire dall’Ardito. Il primo gene (chiamato Rht8) è responsabile della taglia ridotta del fusto delle piante di grano, caratteristica che le aiuta a non piegarsi sino a terra per effetto del vento. Il secondo gene (Pdp-D1), ingannando in qualche modo l’orologio “interno” della pianta, le permette di venire a maturazione prima, rendendola insensibile al fotoperiodo (alterando cioè la capacità della pianta di reagire alle variazioni di luminosità dovute al susseguirsi dei mesi). Questi due geni erano presenti nell’Akakomugi e grazie a Strampelli si diffusero in quasi tutti i grani d’Italia e in molti altri d’Europa e del mondo. Strampelli effettuò e descrisse l’incrocio di più di ottocento frumenti, molti dei quali utilizzando il “Rieti originario” come “padre” o “madre”. Una conseguenza inaspettata dell’introduzione dei grani di Strampelli fu la riduzione del rischio, per i contadini, di contrarre la malaria. In precedenza nelle zone paludose ancora infestate dalla malaria il grano giungeva a maturazione nel picco di diffusione delle zanzare malariche. Potendo anticipare la mietitura i contadini migliorarono anche le loro condizioni sanitarie schivando le zanzare. Il grano duro Senatore Cappelli Nel 1907 il deputato del Regno Raffaele Cappelli, permise a Strampelli di effettuare delle semine sperimentali su dei campi di sua proprietà vicino a Foggia, essendo lui stesso interessato all’agricoltura. Come già aveva fatto per il grano tenero, Strampelli selezionò e incrociò sia grani duri autoctoni del sud d’Italia e delle isole sia provenienti da altri paesi del mediterraneo. Nel 1915 selezionò una varietà autunnale con buone qualità di adattabilità e adatta alla pastificazione, ottenuto della varietà locale tunisina Jeanh Rhetifah. È il grano che nel 1923 verrà rilasciato omaggiando con il nome Raffaele Cappelli, nel frattempo divenuto senatore. Strampelli rilascia altre varietà di grano duro come il Milazzo e il Tripolino, ma è il Senatore Cappelli che diventa un successo tra gli agricoltori italiani, nonostante fosse alto e suscettibile all’allettamento. Era infatti molto più produttivo dei grani duri utilizzati in precedenza. Le rese passarono dalle 0,9 tonnellate per ettaro del 1920 a 1,2 della fine degli anni ’30. L’oblio di molti grani locali Il Senatore Cappelli sostituì molti grani duri autoctoni sino a raggiungere, nei decenni successivi, un’estensione pari al 60 per cento della superfice italiana coltivata a grano duro. La stessa sorte era toccata a molte varietà di frumento tenero spazzate via dall’arrivo dei semi di Strampelli, che presto coprirono più dell’80% della produzione italiana. Per questo motivo sino all’inizio della “battaglia del grano”, nel 1925, i frumenti ad alta resa (per l’epoca) di Strampelli in alcune zone d’Italia furono visti con molto sospetto se non con aperta ostilità perché contrastavano con l’uso tradizionale dei grani locali. Scrive Gian Tommaso Scarascia Mugnozza: Fino agli anni ’20, “conservatorismo” e “localismo”, atteggiamenti politici per la difesa della qualità della tradizione tipica delle varietà di frumento locale, si opposero all’ introduzione delle varietà di Strampelli e all’applicazione delle scoperte della genetica. Questo accadeva nonostante la situazione critica dell’economia italiana fosse gravata dal peso dell’importazione di 2.5 milioni di tonnellate di grano ogni anno. Sembra che le cose non siano cambiate a un secolo di distanza, per quanto riguarda l’ingegneria genetica come metodo avanzato per produrre nuove varietà vegetali. Strampelli, che arrivò a Rieti con l’obiettivo di migliorare quel grano, ne decretò l’oblio, proprio grazie al successo dei suoi incroci. Scrive Roberto Lorenzetti nel suo volume “La scienza del grano”: Negli anni ’20 le varietà di frumento basse e precoci di N. Strampelli furono molto contrastate, tanto che la loro coltivazione venne bandita dai soci dell’“Unione produttori Grano da Seme” fondata dallo stesso Strampelli nel 1906. E la stampa locale nel 1924 si affrettò a tessere il panegirico della vecchia varietà Rieti, affermando che “Il Rieti originario è il più ambito grano da seme e, nonostante le novità di questi ultimi anni, resta e resterà sempre vittorioso per la sua resistenza alla ruggine” I nipoti dei grani di Strampelli Negli anni ’60 a loro volta le varietà di Strampelli furono sostituite da altre più produttive ottenute però, quasi sempre, da mutazioni o da incroci a partire dalle varietà del genetista di Castelraimondo, primo fra tutti il famoso grano Creso ottenuto irradiando con radiazioni nucleari il Cappelli. Strampelli non si arricchì mai con i suoi frumenti, scegliendo di non richiedere royalties per lo sfruttamento commerciale dei semi da lui distribuiti. Purtroppo è ancora scarsamente conosciuto, sia in Italia che all’estero, perché malauguratamente la prolificità nell’ottenere nuovi incroci andò invece di pari passo con la scarsità di pubblicazioni scientifiche che il genetista decise di scrivere, quasi che tutto il tempo a sua disposizione dovesse essere impiegato nel lavoro nei campi e in laboratorio e non allo scrittoio. I grani erano le sue “pubblicazioni”. La conseguenza però fu che nel giro di pochi decenni dalla sua morte avvenuta nel 1942, complice forse anche il suo coinvolgimento con il partito fascista, a cui si iscrisse nel 1925 (venne nominato senatore nel 1929), l’Italia e il mondo si dimenticarono di Strampelli. Strampelli fu senza dubbio un precursore dell’agronomo Norman Borlaug, l’artefice della rivoluzione verde e premio Nobel per la pace nel 1970, ignaro dell’operato dell’italiano. Come ci ricorda Sergio Salvi, nel suo libro “viaggio nella Genetica di Nazareno Strampelli”, una lapide all’esterno della casa di Strampelli a Crispiero reca la scritta “dove cresceva una spiga di grano ne fece crescere due”. È curioso che il grano Cappelli, ora diventato un simbolo della “pasta da gourmet”, fosse una volta il comune grano della pasta di tutti i giorni, e che venga da alcuni considerato “autoctono” quando in realtà è una varietà tunisina. Per non parlare degli altri grani di Strampelli che tutto sono fuorché “autoctoni”. Scorre sangue (pardon, DNA) straniero nei grani d’Italia. La tradizione è solo una innovazione riuscita, e a quasi un secolo dalla sua creazione è ironico che ora sia proprio il Senatore Cappelli ad essere considerato “tradizionale” e si cerchi di ridiffonderlo dopo che varietà più produttive, anche se non sempre di migliore qualità, lo hanno sostituito quasi totalmente. Nonostante il grande successo del Cappelli, Strampelli non gli attribuì mai troppa importanza. È possibile che per il genetista quel grano tunisino, non ancora “ibridato” con altre varietà, fosse solo il primo passo per ottenere dei frumenti duri di qualità ancora migliore e con proprietà desiderate, ad esempio la taglia bassa, esattamente come aveva fatto per il frumento tenero. Fu solo con l’uso delle mutazioni indotte dalle radiazioni che la taglia bassa venne introdotta nei “nipoti” del senatore Cappelli che quindi lo sostituirono nei campi italiani. La prossima volta che gustate una pasta Senatore Cappelli ricordatevi di Strampelli, lo scienziato che con la genetica ha migliorato una coltura tradizionale italiana. -
3d dedicato a due colture che insieme occupano più di 2 milioni di ettari in Italia. Nella nostra azienda coltiviamo solo il duro per cui scrivo la tecnica colturale che effettuiamo. Sul ringrano effettuiamo sempre l'aratura a 30 cm, abbiamo provato varie tecniche alternative (ripuntatura, erpice a dischi, grubber ecc) ma sul ringrano solo l'aratura permette di ridurre l'incidenza delle malattie soprattutto mal del piede e fusariosi. Mentre dopo colza e girasole effettuiamo semina su sodo, oppure se al momento della raccolta la mietitrebbia ha lasciato tracce profonde causa eccessiva umidità del terreno effettuiamo una ripuntatura a 35-40 cm con ripper super crakker. Nel caso dei terreni lavorati (siano essi arati o rippati) successivamente ma in maniera anticipata effettuaiamo il passaggio con erpice rotante verso metà settembre per livellare il terreno e fare un falsa semina, poi prima di seminare roundup, concimazione di fondo (2-2,5 q.li/ha di 18-46 o misto organico 10-25), poi vibrocoltivatore e semina con seminatrice Pneumatica Accord DL da 4,5 metri. Quantità di seme all'inizio (fine ottobre) circa 220 kg/ha, poi da metà novembre in poi oltre 250 kg/ha. Nella semina su sodo invece 2 kg di gliphosate 15 giorni prima della semina, e poi semina su sodo con John Deere 750 da 3 metri, seminatrice dotata di tramoggia per il concime e quindi ditribuiamo alla semina 1,5 q.li di perfosfato triplo (0-46-0). Concimazioni azotate: con una coltura seminata a fine ottobre-inizio novembre, che sia nata bene, normalmente effettuiamo 3 passaggi: prima nitratura (nitrato ammonico 27 o 32 %) 1 q.le/ha fine gennaio, seconda nitratura 1 q.le/ha dopo un mese, e a metà-fine marzo 1,5-2 q.li di urea. Diserbi: beh qui ognuno deve scegliere in base alla propria flora infestante, comunque facciamo un unico trattamento per mono e dicotiledoni unendo solforinuree e gramidici, e con il diserbo uniamo anche il primo trattamento fungicida. Secondo trattamento fungicida alla spigatura con prodotti contro il fusarium, ruggine ecc. Quest'anno semineremo le seguenti varietà: Levante, Latinur, Saragolla, Iride e Avispa. Schede delle infestanti del grano: Campania: (html) http://www.sito.regione.campania.it/...infestanti.htm Bayer Sicilia: (pdf) MB 0,45 http://crop.bayercropscience.it/User...ni_sicilia.pdf Documento più completo, infestanti, malattie, parassiti, prodotti bayer (pdf) MB 2,2 http://fitogest.imagelinenetwork.com...egia_Grano.pdf Istituto ISI Duca degli Abruzzi (pdf) MB 2,6 http://www.ducabruzzi.it/materialidi...20frumento.pdf Ringrazio HP90 per la segnalazione delle schede.
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