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  1. DjRudy

    Il triangolo no....

    Il titolo è la famosa canzone di Renato Zero, ma con la quale ha ben poco da spartire, questo argomento riguarda la tessitura del terreno la quale per essere classificata viene utilizzato il triangolo della tessitura. Spesso tra agricoltori, contoterzisti, quando si parla sempre di terreno, lavorazioni ecc se ne sentono di tutti i colori: "tu hai solo terretta, la vera terra dura ce l'ho io", "quando è secca la mia terra è come il cemento armato". In poche parole i soliti discorsi cellopiullunghistici.... L'agronomia non è una Scienza esatta (come può essere la fisica o la matematica), in quanto soprattutto nelle colture le variabili sono talmente tante che ogni anno è diverso dall'altro, ma una delle poche cose sicure e costanti nel tempo è sicuramente la tessitura del terreno. E su questa c'è poco da discutere, una volta fatte le analisi quella è ed almeno per la breve vita dell'uomo quella rimane, mentre per quanto riguarda il contenuto di elementi nutritivi, e sostanza organica nell'arco della vita di un uomo in base a come viene gestito quel terreno tali parametri possono avere una variabilità apprezzabile ma non certo la tessitura. CHE COSA E' LA TESSITURA DEL TERRENO? Col termine di tessitura, altrimenti detta granulometria, indichiamo la ripartizione percentuale delle particelle che compongono il terreno, suddivise per categorie convenzionali di grossezza. Le dimensioni delle particelle (oltre che la loro composizione chimica) influenzano molte delle proprietà del terreno ed i fenomeni che in esso si svolgono. Questa proprietà è importante per lo studio dei suoli e del terreno in quanto ne condiziona sensibilmente le proprietà fisico-meccaniche e chimiche con riflessi sulla dinamica dell'acqua e dell'aria e sulla tecnica agronomica. Classi dimensionali delle particelle A prescindere dai diversi schemi di classificazione, le frazioni granulometriche del terreno si distinguono in grossolana (sabbia e scheletro), fine (limo) e finissima (argilla); sabbia, limo e argilla costituiscono la cosiddetta terra fine. Esistono delle leggere differenze nella definizione dei limiti delle classi diametriche delle particelle componenti la terra fine in un suolo: secondo la distinzione del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, maggiormente utilizzata al mondo, le classi diametriche della terra fine sono: argilla, con diametro minore di 2 micron; limo, diametro compreso fra 2 e 50 micron; sabbia, fra 50 micron e 2 mm. Questa classe viene suddivisa in sottoclassi: sabbia molto fine, fra 50 e 100 micron; sabbia fine, fra i 100 e i 250 micron; sabbia media, fra 250 e 500 micron; sabbia grossa, fra 500 micron e 1 mm; sabbia molto grossa, da 1 a 2 mm. La variazione della suddivisione percentuale di queste particelle fa sì che il terreno assuma diverse caratteristiche, per cui avremo: Terreni a scheletro prevalente La frazione scheletrica (costituita da pietre, ciottoli e ghiaia) è presente in percentuali superiori al 40% del peso. Sono caratterizzati da buona permeabilità e forte aerazione, scarsa presenza di humus e debole capacità di trattenere l’acqua, difficile lavorazione. La loro fertilità naturale è scarsa, poiché lo scheletro è un substrato inerte e non è in grado di influenzare direttamente i processi di assorbimento della sostanze nutritive e di trattenuta dell’acqua. Terreni sabbiosi La frazione sabbiosa (costituita da piccoli frammenti di roccia) è presente in percentuali superiori al 50-60% del peso. Anche la sabbia, come lo scheletro, partecipa in maniera assai ridotta alle attività chimiche del terreno. I terreni sabbiosi sono caratterizzati da elevata macroporosità, scarsa capacità di trattenuta idrica, elevata sofficità ed arieggiamento, che favoriscono una rapida mineralizzazione della sostanza organica ed un dilavamento delle sostanze nutritive (in particolare l’azoto), con relativa povertà del suolo. Terreni limosi Hanno la frazione limosa (silicati derivanti dalla alterazione della roccia madre, calcare precipitato, frammenti si sostanza organica, particella sabbiose molto fini) che costituisce il 60-80% della terra fine. Le particelle limose sono intermedie tra quelle sabbiose e quelle argillose, ma non hanno la tendenza di queste ultime a flocculare, cioè a riunirsi in grumi di varia grandezza, per cui i terreni limosi hanno quasi sempre una struttura assai sfavorevole. Essi sono poveri di elementi nutritivi, di difficile lavorazione, formano una crosta superficiale e zolle molto dure e compatte, di difficile rottura. Sono scarsamente permeabili e favoriscono il ristagno idrico. Terreni argillosi Sono costituiti in prevalenza per oltre il 40% dalla frazione argillosa, le cui particelle (argille vere e proprie, quali i silicati idrati di alluminio e magnesio, ma anche silice, idrati di ferro e di alluminio, humus) liberano ioni idrogeno caricandosi elettronegativamente ed hanno caratteristiche colloidali e quindi la capacità di circondarsi di uno strato di molecole d’acqua e di flocculare allorchè vengono a contatto con ioni di segno positivo, in particolare calcio e magnesio. Tale processo di flocculazione (o coagulazione) è estremamente importante per la formazione dei grumi nel terreno e per la trattenuta degli elementi nutritivi nel terreno. I terreni argillosi sono ricchi di elementi nutritivi ma di difficile lavorazione, tenaci (offrono resistenza alla penetrazione degli attrezzi) e crepacciabili (essiccandosi si contraggono con fessurazioni nella massa). Se lavorati nel modo corretto sono molto fertili. Tessitura del terreno: la classificazione La classificazione più comune è quella messa a punto dal Soil Survey degli Stati Uniti. Essa distingue i terreni in 12 classi e ciascun raggruppamento prende il nome dall'elemento dimensionale più rappresentato seguito dal secondo in classifica (per es. argilloso tendente al limoso) o dalla sua caratteristica di lavorabilità seguita dall'elemento dimensionale più rappresentato (per es. medio impasto tendente all'argilloso). Conoscendo l'analisi della granulometria si può classificare il terreno utilizzando il triangolo della tessitura ed operando come indicato. Una classificazione più ridotta nel numero delle classi, che sono solo sei, è piuttosto seguita in molti laboratori di analisi. Due classi sono identificate dall'elemento dimensionale presente in maggioranza: la classe dei terreni « argillosi » e quella dei «terreni sabbiosi». La prima può essere identificata con quella dei terreni argillosi della classificazione precedente mentre la seconda comprende le due classi dei terreni «sabbiosi tendenti al medio impasto» e dei terreni «di medio impasto tendenti al sabbioso». La proporzione relativa delle singole frazioni dimensionali determina la classe tessiturale del suolo in questione; sempre secondo l'USDA, queste sono 12, sotto elencate dalla più grossolana alla più fine: Sabbiosa Sabbioso franca Limosa Franco sabbiosa Franca Franco limosa Franco sabbiosa argillosa Franco argillosa Franco limosa argillosa Argilloso sabbiosa Argilloso limosa Argillosa I terreni con tessitura più equilibrata sono quelli cosiddetti franchi o di medio impasto, contenenti cioè una percentuale di sabbia (dal 35 al 55%) tale da permettere una buona circolazione idrica, una sufficiente ossigenazione ed una facile penetrazione delle radici; una percentuale di argilla (dal 10 al 25%) tale da mantenere un sufficiente grado di umidità nei periodi asciutti, di permettere la strutturazione e di trattenere i nutrienti; una frazione trascurabile di scheletro. Nei terreni di medio impasto il limo risulta presente in percentuali che vanno dal 25 al 45%, meno ce n'è e più il terreno risulta di qualità. Esiste una classe di terreni «franchi» in cui il contenuto in argilla varia tra il 5 ed il 27% e in sabbia tra il 25 ed il 50%. Sono quelli identificabili, come caratteristiche, alla classe dei veri «medio impasto». Tutti i terreni che hanno un maggior contenuto di argilla sono detti «franco argillosi », quelli in cui più elevata è la sabbia « franco sabbiosi», quelli in cui più alto è il limo «franco limosi». Come si usa il triangolo della tessitura? Dall'analisi della granulometria rilevare la percentuale di argilla del terreno e tracciare una linea parallela alla base del triangolo. Rilevare poi la percentuale di limo e tracciare una linea parallela al cateto dove è rappresentata l'argilla. Nel punto d'incontro si identifica il tipo di terreno. Es.: terreno con 50% di argilla, 30% di limo, 20% di sabbia = terreno argilloso. Ora che abbiamo chiarito cos'è la tessitura e come si classificano i terreni, arriviamo a chiarire una discussione che va avanti da tempo durante i vari incontri tra gli utenti di Tractorum, soprattutto tra Pisani, Ravennati e Bolognesi. Jd Fan sostiene che nell'area del Ravennate ci sia in prevalenza terreno argilloso e che sia molto duro da lavorare, inoltre si sostiene che un terreno con il 30 % di argilla si possa già definire argilloso, mentre abbiamo visto precedentemente che un terreno per potersi definire argilloso deve avere un contenuto di argilla superiore al 40 %, a meno che non si voglia persino contraddire la classificazione internazionale USDA accettata ormai in tutto il mondo. A queste affermazioni vengono sempre aggiunte anche commenti sul terreno della nostra azienda il quale viene definito terretta. Preciso che non ho mai nascosto che non è certo tenace, in quanto la granulometria media del nostro terreno è pari a 20-25 % di argilla, 45-50 % limo e il resto sabbia, se andiamo a guardare il triangolo della tessitura è considerato un terreno franco e cioè medio impasto, tale terreno è definito dai Ravennati Terretta, e posso anche essere concorde, infatti non mi lamento di avere terreno duro da lavorare compreso anche d'estate. Da ormai 4 anni tutte le estati vado in pellegrinaggio alla Terratech e non ho mai visto un 300 cv gommato in difficoltà ad arare, anzi l'8530 con il quadrivomere lo vedo sempre volare a 10 km/h e 40 cm di profondità, la Terratech ara oltre 1500 ettari all'anno, in questi 1500 ettari sicuramente ci saranno sicuramente ci sarà qualche decina di ettari di terreno argilloso (sopra il 40 % di argilla), ma la maggioranza sicuramente non è certo argilloso, altrimenti un qualsiasi 350 cv gommato, di qualsiasi marca non ara a 40 cm di profondità con un quadrivomere e 10 km/h di velocità. 2009: 2010: Anche questo video il terreno è secco ma non certo argilloso, è un medio impasto che magari è stato maltrattato l'anno prima e quindi fa qualche zolla in più ma non è certo argilloso. Quando parlo di terreni veramente argillosi intendo terreni del genere: Oppure terreni come questi, che nonostante siano stati preparati perfettamente, (strutturati dagli agenti atmosferici dell’inverno, non utilizzo di attrezzi azionati dalla PTO ecc), al momento del trapianto del pomodoro la trapiantatrice oppure la seminatrice del mais non riesce nemmeno a chiudere il solco a causa dell’elevata plasticità sottosuperficiale del terreno. Oppure terreni come quelli presenti nelle colline Marchigiane…. Onde evitare di dare la definizione di un terreno ad occhio, riporto qualche carta dei suoli, le quali spero e penso non siano contestabili. Per le 3 successive cartine occorre tenere presente questa legenda: Molinella Mirandola Ravenna Come possiamo vedere nella zona di Ravenna di puntini viola o blu (terreni argillosi) ce ne sono pochi, mentre abbondano i puntini rossi, arancioni e gialli, dove l’argilla è addirittura sotto il 20 %. Discorso ben diverso nelle zone di Molinella, e Mirandola dove i puntini viola e blu sono predominanti. Di seguito la carta dei suoli della Toscana Come vediamo la Toscana è caratterizzata da un’elevata variabilità, ma comunque accanto a suoli di medio impasto ci sono varie zone rosse con terreni argillosi, e argillo-limosi (soprattutto zona di Arezzo), questo sfata definitivamente il detto che in Toscana ci sia solo terretta, anzi in alcune zone ha un contenuto di argilla pari o superiore a molte zone dell’Emilia considerate tra le più argillose d’Italia. Detto questo la difficoltà o meno di una lavorazione del terreno estiva dipende da molte altre variabili oltre che alla tessitura: 1) Contenuto di sostanza organica: Un terreno sabbio-limoso, che da 100 anni non vede letame, che viene arato perpetuamente, e che magari ha solo l'1 % di sostanza organica, d'estate può diventare molto duro da lavorare. 2) Struttura del terreno: se un terreno con la coltura precedente è stato ben lavorato e non maltrattato anche la terra più dura del Mondo sarà più lavorabile, mentre se ad esempio per seminare il grano come quest'anno si sono fatti i cosidetti "porcai" pestando il terreno bagnato, la terra sicuramente sarà molto dura da lavorare. 3) Tempera del terreno: se prendiamo il terreno in tempera è sempre facilmente lavorabile, se invece è troppo secco o troppo umido chiaramente lo sforzo di trazione per la lavorazione aumenta. Al di là delle discussioni "celopiullinghistiche" questo argomento l'ho creato più che altro per parlare della tessitura del terreno, e come in base a questa vengono adattate le tecniche di lavorazione: ad esempio nei terreni argillosi è impossibile arare e seminare tutto a primavera, oppure nei terreni leggeri (sabbio-limosi) volendo si può arare e seminare (anche se non è consigliabile soprattutto nel caso non si abbia il "problema" dei reflui zootecnici da interrare, anche in terreni leggeri è sempre consigliabile quando si può preparare anticipatamente il letto di semina soprattutto per le colture a ciclo primaverile estivo). Invito altri che hanno le analisi dei propri terreni a postarle, così da fare una bella discussione. Ringrazio mapomac per l'aiuto nella ricerca delle carte dei suoli, foto e nella scrittura dell'argomento.
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