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Tecniche di coltivazione in regime di biologico


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Il 02/11/2024 at 12:45, luigite ha scritto:

38-40 euro/quintale bio, 28-30 euro/quintale convenzionale. 

 

rotazione è quindi fissa biennale primo anno =coltura da rinnovo- secondo anno=cereale aut-vern? Colture da rinnovo anche queste senza concimazione ne in presemina ne in copertura? Con rese cosi basse sulle colture da rinnovo si rischia di andare in perdita con quelle colture, ossia costi maggiori dei ricavi.

Ci stiamo evolvendo quindi ancora nulla di stabile ma l'idea di rotazione sarebbe biennale o pseudo-quadriennale con cereale/rinnovo/cereale/(favino oppure prato di trifoglio e sulla oppure riposo). L'erbaio, mix trifoglio-sulla-avena lo lasciamo coltivare e raccogliere ai vicini senza nessun compenso... ed ogni tanto un anno di riposo per i terreni molto infestati. Con le rese che ho citato sulle colture da rinnovo non avrebbe senso continuare ma il 2024 è stato solo il primo tentativo con errori vari. La speranza è di riuscire a raggiungere almeno i 10q/ha con almeno una tra colza o coriandolo e sarebbe già buono considerando i 400 euro di aiuti al bio.
La speranza è di conservare un minimo di fertilità grazie a favino o erbai ogni 4 anni, il farro fa tanta paglia che interriamo tutta e in teoria diventa sostanza organica... Se anche le rese del farro iniziano a crollare come è accaduto per il grano è la fine, ma nell'ultimo raccolto siamo stati increduli nel raccogliere 30q/ha su un campo di 3 ettari dopo preparazione neanche perfetta dato che nel 2023 era stato a riposo e con le piogge interminabili della primavera non siamo potuti entrare in campo se non a giugno inoltrato quando molte piante e soprattutto i cardi erano già andati a seme.. Eppure raccolto pulito oltre che abbondante per i nostri standard.

Si confermo, tutto senza nessuna concimazione. Io rifarei anche un seconda prova dopo un primo tentativo fallito 3-4 anni fa ma il resto della ciurma si oppone in quanto tutti quelli che hanno provato in zona non hanno avuto risultati se non alleggerimento del portafoglio :)

Modificato da BioMauri
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Ora non voglio offendere nessuno ma leggendo un po sta discussione mi rendo sempre più conto di quanto il bio sia una causa persa da abbandonare ancora prima di pensarci a iniziare. Già è difficile lavorare, produrre e avere parametri qualitativi buoni in convenzionale, in bio non si ha nulla di ciò. Leggere di produzioni che non arrivano neanche a doppia cifra o ci arrivano ma con un 1 davanti mi lascia assai perplesso e vorrei pure vedere la sanità in annate estreme come questa....  è un assurdità che sta in piedi solo grazie ai contributi ma di per se è un attività che non può essere sostenibile né economicamente né eticamente. Per me il futuro non può e non potrà mai essere biologico su larga scala, resterà una nicchia e per carità è anche giusto e ci sta. Poi se uno lo fa per scelte personali perché ne condivide l'ideale ok ha tutto il mio sostegno e ammirazione ma per il resto meglio lasciare perdere. 

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Il 02/11/2024 at 17:36, FedericoAgri ha scritto:

Io sto facendo molta fatica a mantenere buone rese, ma con 18-20qli cioè neanche 1000€ di PLV come si fa ad andare avanti? Noi abbiamo 800€ solo di affitto. Colza seminata tardi causa meteo, e metà penso mangiata da insetti perché quasi non si vede. Sono incerto se seminare un erbaio o sperare in qualche miracolo . Mah

Sono convinto che il bio sia una bellissima occasione per chi si trova in aree montane o di alta collina svantaggiate, in cui con il convenzionale per varie cause le rese sarebbero bassissime comunque. in terreni fertili ed irrigui di pianura in cui si riesce a fare buoni raccolti, il passaggio al bio non lo vedo come la soluzione ideale. Noi abbiamo una parte di terreni bio da più di 20 anni, in cui abbiamo colture specializzate di nicchia, che senza certificazione bio non avrebbero mercato. Ormai da dieci anni anche una parte a seminativo è bio.tra prezzi non troppo diversi dal convenzionale, stringenti obblighi di rotazione con leguminose che non sempre si riesce a portare a casa, dallo scorso anno stiamo riportando a convenzionale diversi terreni. La moda del bio purtroppo o per fortuna è passata, fino al 2017 il divario di prezzi col convenzionale era altissimo, oggi meno. Nei nostri terreni non irrigui il ventaglio di colture da poter seminare è molto ristretto, ed alla fine si seminano sempre colture autunnali che non fanno altro che riempire d'erba i terreni. Se hai acqua puoi sempre tentare la soia che in bio viene bene e si riesce a tener pulita, il prato per tenere a bada le infestanti è una buona soluzione, ma il foraggio è invendibile. Se sei in terre buone cerca di puntare su alti raccolti, risparmiando sulle lavorazioni, questa è l'unica occasione x avere un minimo di utili. 

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1 ora fa, #VG# ha scritto:

Ora non voglio offendere nessuno ma leggendo un po sta discussione mi rendo sempre più conto di quanto il bio sia una causa persa da abbandonare ancora prima di pensarci a iniziare. Già è difficile lavorare, produrre e avere parametri qualitativi buoni in convenzionale, in bio non si ha nulla di ciò. Leggere di produzioni che non arrivano neanche a doppia cifra o ci arrivano ma con un 1 davanti mi lascia assai perplesso e vorrei pure vedere la sanità in annate estreme come questa....  è un assurdità che sta in piedi solo grazie ai contributi ma di per se è un attività che non può essere sostenibile né economicamente né eticamente. Per me il futuro non può e non potrà mai essere biologico su larga scala, resterà una nicchia e per carità è anche giusto e ci sta. Poi se uno lo fa per scelte personali perché ne condivide l'ideale ok ha tutto il mio sostegno e ammirazione ma per il resto meglio lasciare perdere. 

Per fare bio bisogna essere professionisti e attenti, il convenzionale lo fan tutti. Quest’anno le rese Han fatto schifo per tutti, unica cosa che il bio non ti perdona niente . Anni di convenzionale e chimica hanno azzerato la capacità del suolo di difendere ciò che si semina e impoverito a più non posso la terra, questa é la realtà . 

Modificato da FedericoAgri
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11 ore fa, #VG# ha scritto:

Ora non voglio offendere nessuno ma leggendo un po sta discussione mi rendo sempre più conto di quanto il bio sia una causa persa da abbandonare ancora prima di pensarci a iniziare. Già è difficile lavorare, produrre e avere parametri qualitativi buoni in convenzionale, in bio non si ha nulla di ciò. Leggere di produzioni che non arrivano neanche a doppia cifra o ci arrivano ma con un 1 davanti mi lascia assai perplesso e vorrei pure vedere la sanità in annate estreme come questa....  è un assurdità che sta in piedi solo grazie ai contributi ma di per se è un attività che non può essere sostenibile né economicamente né eticamente. Per me il futuro non può e non potrà mai essere biologico su larga scala, resterà una nicchia e per carità è anche giusto e ci sta. Poi se uno lo fa per scelte personali perché ne condivide l'ideale ok ha tutto il mio sostegno e ammirazione ma per il resto meglio lasciare perdere. 

Dipende. Se hai animali e produci per loro, fare foraggere e magari qualche cereale , potrebbe essere una buona opportunità però se ti segui tutto campi e stalla. Come dicevano sopra in zone montane dove faresti comunque prati stabili non è una brutta idea anche perchè con questa pac hai vantaggi non da poco sugli animali , se sei bravo a gestire certe dinamiche.

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Io faccio bio dal 2017, prima mio padre faceva convenzionale. Finora sono riuscito ad ottenere rese rispettabili con la rotazione che utilizzo (medica, frumento, orzo, girasole, pisello). Utilizzo concimi ammessi, sono in collina e tutto sommato se dovessi tornare indietro rifarei la stessa scelta. Però devo dire una cosa, ormai fare agricoltura come intendo io, richiede molta fatica e molte persone non sono disposte ad accettarlo. Nessuno mi convincerà mai che seminare sul sodo renda come nella lavorazione tradizionale, quando vedo rippare un campo e poi ci si lamenta delle malerbe infestanti ovunque, avena ed altro, mi si rizzano i peli. Ovvio che arare richiede fatica, tempo e denaro ma in bio è imprescindibile. Al giorno d'oggi sembra che arare sia una pratica terroristica, che quasi ci si debba vergognare. Ovvio che l'ultimo campo che avevo in girasole, 6 ettari, ci ho messo 15 giorni per ararlo però poi io problemi di infestanti non ne ho mai avuti, anche complice una rotazione lunga di 8 anni. Tutto richiede attenzione e fatica, non ho erpice rotante ma ho sempre seminato e rullato con discreti risultati. Vedo che negli ultimi anni l'agricoltore medio vorrebbe fare tutto e presto: certo, sarebbe l'ideale, ma la natura ha i suoi ritmi e seguendoli, spesso, si risolvono problemi. Capisco che chi ha grandi aziende non può aspettare che piova o geli per far sgretolare le zolle ma io parlo di piccole aziende di collina che cercano di barcamenarsi nella gestione aziendale senza spendere capitali in meccanizzazioni. 

Modificato da Baroxi
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19 minuti fa, Baroxi ha scritto:

Io faccio bio dal 2017, prima mio padre faceva convenzionale. Finora sono riuscito ad ottenere rese rispettabili con la rotazione che utilizzo (medica, frumento, orzo, girasole, pisello). Utilizzo concimi ammessi, sono in collina e tutto sommato se dovessi tornare indietro rifarei la stessa scelta. Però devo dire una cosa, ormai fare agricoltura come intendo io, richiede molta fatica e molte persone non sono disposte ad accettarlo. Nessuno mi convincerà mai che seminare sul sodo renda come nella lavorazione tradizionale, quando vedo rippare un campo e poi ci si lamenta delle malerbe infestanti ovunque, avena ed altro, mi si rizzano i peli. Ovvio che arare richiede fatica, tempo e denaro ma in bio è imprescindibile. Al giorno d'oggi sembra che arare sia una pratica terroristica, che quasi ci si debba vergognare. Ovvio che l'ultima campo che avevo in girasole, 6 ettari, ci ho messo 15 giorni per ararlo però poi io problemi di infestanti non ne ho mai avuto, anche complice una rotazione lunga di 8 anni. Tutto richiede attenzione e fatica, non ho erpice rotante ma ho sempre seminato e rullato con discreti risultati. Vedo che negli ultimi anni l'agricoltore medio vorrebbe fare tutto e presto: certo, sarebbe l'ideale, ma la natura ha i suoi ritmi e seguendoli, spesso, si risolvono problemi. Capisco che chi ha grandi aziende non può aspettare che piova o geli per far sgretolare le zolle ma io parlo di piccole aziende di collina che cercano di barcamenarsi nella gestione aziendale senza spendere capitali in meccanizzazioni. 

Tutto vero! 

Visto che fai bio in collina, e mi pare che avevamo parlato di pisello proteico in apposita sezione, posso chiederti a grandi linee quando effettui la semina del pisello? Sarebbe conveniente aspettare ancora secondo te (meteo permettendo)? 

Grazie mille. 

Modificato da Bio27
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7 minuti fa, Bio27 ha scritto:

Tutto vero! 

Visto che fai bio in collina, e mi pare che avevamo parlato di pisello proteico in apposita sezione, posso chiederti a grandi linee quando effettui la semina del pisello? Sarebbe conveniente aspettare ancora secondo te (meteo permettendo)? 

Grazie mille. 

Più o meno quando semino cereali autunno-vernini, ovvero da metà ottobre a metà novembre, tempo e terreno permettendo, ovvio. Poi tieni presente che il pisello ha un'emergenza lunga, vedrai spuntare le prime punte dopo 3 settimane circa. Se hai il terreno pronto semina pure.

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21 ore fa, AlbeClaas ha scritto:

Ma da chi ti sei rivolto? Ce n’è si di disponibilità! La prox volta controlla la banca dati sian https://www.sian.it/conSpeBio/ricercaVarieta.xhtml

Grazie mille non la conoscevo!!!

Ci siamo rivolti al ns fornitore di fiducia che ci ha detto di aspettare qualche altra settimana che gli arrivasse ma non avevamo tempo e abbiamo modificato i piani.

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17 ore fa, #VG# ha scritto:

Ora non voglio offendere nessuno ma leggendo un po sta discussione mi rendo sempre più conto di quanto il bio sia una causa persa da abbandonare ancora prima di pensarci a iniziare. Già è difficile lavorare, produrre e avere parametri qualitativi buoni in convenzionale, in bio non si ha nulla di ciò. Leggere di produzioni che non arrivano neanche a doppia cifra o ci arrivano ma con un 1 davanti mi lascia assai perplesso e vorrei pure vedere la sanità in annate estreme come questa....  è un assurdità che sta in piedi solo grazie ai contributi ma di per se è un attività che non può essere sostenibile né economicamente né eticamente. Per me il futuro non può e non potrà mai essere biologico su larga scala, resterà una nicchia e per carità è anche giusto e ci sta. Poi se uno lo fa per scelte personali perché ne condivide l'ideale ok ha tutto il mio sostegno e ammirazione ma per il resto meglio lasciare perdere. 

 

Non mi offendo di sicuro.
Posso assicurarti che siamo in bio da 8/9 anni e non siamo mai andati in perdita, i conti li porto personalmente e tengo presente tutto, ammortamento macchinari incluso. Abbiamo 50 ettari per cui non siamo né piccoli né grandi. Probabilmente facciamo tutti l'errore di pensare che la nostra situazione sia comune a tutti ma per esempio da noi quest'anno è stato piovosamente regolare, sanità della materia perfetta, abbiamo ogni tipo di problema ma di solito non quello del clima troppo umido.
Le produzioni con l'1 davanti non sono accettabili se hai speso mille euro tra preparazione, seme, concimi e diserbanti e vendi a 20 euro/q ma se vendi a 40/50/60 e hai speso in tutto 400 magari non è cosi male dato per certo che in pochi diventano ricchi con l'agricoltura, di sicuto non io :) 

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11 ore fa, Baroxi ha scritto:

Io faccio bio dal 2017, prima mio padre faceva convenzionale. Finora sono riuscito ad ottenere rese rispettabili con la rotazione che utilizzo (medica, frumento, orzo, girasole, pisello). Utilizzo concimi ammessi, sono in collina e tutto sommato se dovessi tornare indietro rifarei la stessa scelta. Però devo dire una cosa, ormai fare agricoltura come intendo io, richiede molta fatica e molte persone non sono disposte ad accettarlo. Nessuno mi convincerà mai che seminare sul sodo renda come nella lavorazione tradizionale, quando vedo rippare un campo e poi ci si lamenta delle malerbe infestanti ovunque, avena ed altro, mi si rizzano i peli. Ovvio che arare richiede fatica, tempo e denaro ma in bio è imprescindibile. Al giorno d'oggi sembra che arare sia una pratica terroristica, che quasi ci si debba vergognare. Ovvio che l'ultimo campo che avevo in girasole, 6 ettari, ci ho messo 15 giorni per ararlo però poi io problemi di infestanti non ne ho mai avuti, anche complice una rotazione lunga di 8 anni. Tutto richiede attenzione e fatica, non ho erpice rotante ma ho sempre seminato e rullato con discreti risultati. Vedo che negli ultimi anni l'agricoltore medio vorrebbe fare tutto e presto: certo, sarebbe l'ideale, ma la natura ha i suoi ritmi e seguendoli, spesso, si risolvono problemi. Capisco che chi ha grandi aziende non può aspettare che piova o geli per far sgretolare le zolle ma io parlo di piccole aziende di collina che cercano di barcamenarsi nella gestione aziendale senza spendere capitali in meccanizzazioni. 

La tua realtà aziendale è quella ideale x fare bio. Certo è che se ari a fondo terreni collinari alla prima pioggia il poco strato di terra buona che c'è va a fondovalle. Bio o non bio questo è il miglior modo per impoverire terreni già poco dotati ed aumentare fenomeni di dissesto idrogeologico, frane ed alluvioni.

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Il 03/11/2024 at 08:23, superbilly1973 ha scritto:

Ok le rese ma perchè avrebbeimpoverito i terreni? Cioè tra cover o residui arati sotto perchè si dovrebbe impoverire la terra? Mia curiosità

Perché post frumento tenero passa l'estirpatore 10/13 volte in estate per far seccare le radici di sorghetta. E poi se non butti sostanza organica, la coltura "ciuccia" da quella presente nel terreno e a forza di non reintegrarla, va a finire che la perdi. Sarei curioso di vedere le analisi del terreno per vedere che a livelli sia arrivato. Considera che qua viaggiamo sul 3%, terreni che non hanno allevamento.

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4 ore fa, Emme ha scritto:

La tua realtà aziendale è quella ideale x fare bio. Certo è che se ari a fondo terreni collinari alla prima pioggia il poco strato di terra buona che c'è va a fondovalle. Bio o non bio questo è il miglior modo per impoverire terreni già poco dotati ed aumentare fenomeni di dissesto idrogeologico, frane ed alluvioni.

Non concordo. Mio padre sono 60 anni che coltiva lo stesso terreno utilizzando la mia stessa tecnica e il terreno e' rimasto mediamente fertile. Ultima volta che ho fatto frumento ho prodotto oltre 50 qli ettaro e in bio non e' male. L'aratura in bio se vuoi produrre degnamente senza essere sommerso dalle malerbe, a mio avviso e' obbligatoria. Per aratura intendo profondita' 25/30cm. Poi ognuno fa quel che vuole.

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18 ore fa, BioMauri ha scritto:

 

Non mi offendo di sicuro.
Posso assicurarti che siamo in bio da 8/9 anni e non siamo mai andati in perdita, i conti li porto personalmente e tengo presente tutto, ammortamento macchinari incluso. Abbiamo 50 ettari per cui non siamo né piccoli né grandi. Probabilmente facciamo tutti l'errore di pensare che la nostra situazione sia comune a tutti ma per esempio da noi quest'anno è stato piovosamente regolare, sanità della materia perfetta, abbiamo ogni tipo di problema ma di solito non quello del clima troppo umido.
Le produzioni con l'1 davanti non sono accettabili se hai speso mille euro tra preparazione, seme, concimi e diserbanti e vendi a 20 euro/q ma se vendi a 40/50/60 e hai speso in tutto 400 magari non è cosi male dato per certo che in pochi diventano ricchi con l'agricoltura, di sicuto non io :) 

il discorso è proprio quello, non esiste un solo modo di fare agricoltura (compresa quella biologica) va adattato ad ogni contesto operativo. Il questo caso si tratta di aree vocate ad una cerealicoltura estensiva che valorizzi il più possibile le produzioni cercando di limitare all'essenziale gli input e quindi in definitiva le spese ad ettaro coltivato. Cerealicoltura estensiva= plv basse, quindi per viverci devono essere aziende di medio-grandi dimensioni.

 

8 ore fa, Baroxi ha scritto:

Non concordo. Mio padre sono 60 anni che coltiva lo stesso terreno utilizzando la mia stessa tecnica e il terreno e' rimasto mediamente fertile. Ultima volta che ho fatto frumento ho prodotto oltre 50 qli ettaro e in bio non e' male. L'aratura in bio se vuoi produrre degnamente senza essere sommerso dalle malerbe, a mio avviso e' obbligatoria. Per aratura intendo profondita' 25/30cm. Poi ognuno fa quel che vuole.

aratura e terreni collinari in pendenza. non è solo profondità. ma soprattutto tecnica di aratura e tipologia di terreno inoltre dipende anche dalla sistemazione dei singoli appezzamenti oltre ai solchi acquai che sono solo temporanei , l'importante è contenere ruscellamenti ed erosione.

 

12 ore fa, fabio03 ha scritto:

Perché post frumento tenero passa l'estirpatore 10/13 volte in estate per far seccare le radici di sorghetta. E poi se non butti sostanza organica, la coltura "ciuccia" da quella presente nel terreno e a forza di non reintegrarla, va a finire che la perdi. Sarei curioso di vedere le analisi del terreno per vedere che a livelli sia arrivato. Considera che qua viaggiamo sul 3%, terreni che non hanno allevamento.

in pianura hai rese potenziali maggiori in biologico, ma tecnicamente è molto più difficile vedi ad esempio gestone delle infestanti. Dovrebbe essere un biologico "intensivo" (con spese ad ettaro importanti comprese macchine dedicate) sostenibile a livello economico, in aziende a solo prod vegetale senza zootecnia, solo quando i prezzi si mantengono alti. Se non sono aziende a ciclo chiuso devono reintegrare le perdite di sostanza organica e nutrienti acquistandoli, in quantità significative per poter raggiungere rese remunerative. Poi la convenienza la fa il prezzo delle produzione e la dimensione aziendale.

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16 ore fa, Baroxi ha scritto:

Non concordo. Mio padre sono 60 anni che coltiva lo stesso terreno utilizzando la mia stessa tecnica e il terreno e' rimasto mediamente fertile. Ultima volta che ho fatto frumento ho prodotto oltre 50 qli ettaro e in bio non e' male. L'aratura in bio se vuoi produrre degnamente senza essere sommerso dalle malerbe, a mio avviso e' obbligatoria. Per aratura intendo profondita' 25/30cm. Poi ognuno fa quel che vuole.

Il mio discorso era legato alle frane causate dai fenomeni che arano le terre con il sol leone di Luglio, facendo zolle che manco con la dinamite rompi, ed al primo temporale in Settembre partono delle gran frane dai loro appezzamenti. Andando a causare enormi disagi alla viabilità e non solo. Per non parlare dell'erosione e del dilavamento che si crea lasciando mesi e mesi un terreno nudo...

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11 ore fa, luigite ha scritto:

in pianura hai rese potenziali maggiori in biologico, ma tecnicamente è molto più difficile vedi ad esempio gestone delle infestanti. Dovrebbe essere un biologico "intensivo" (con spese ad ettaro importanti comprese macchine dedicate) sostenibile a livello economico, in aziende a solo prod vegetale senza zootecnia, solo quando i prezzi si mantengono alti. Se non sono aziende a ciclo chiuso devono reintegrare le perdite di sostanza organica e nutrienti acquistandoli, in quantità significative per poter raggiungere rese remunerative. Poi la convenienza la fa il prezzo delle produzione e la dimensione aziendale.

infatti il problema principale che ha riscontrato è appunto la gestione delle infestanti a ciclo estivo, sorghetta e abuthilon in primis, ora pure anche altre infestanti tipo amaranto. E loro tra sarchiature e pure entrando a mano a cavare l'erba ci sono andati per parecchio tempo, ma ormai la situazione è diventata ingestibile.

Poi parlando di concimazioni, sono arrivati a dare 9/10 q/ha di concime pellettato con titolo del 9%, pagato più di 50€/q...già con questi costi solo di concimazione e quelle rese, è impensabile avere una certa redditività. Poi a fianco un altro vicino uscirà con il 2025, però lui ha fatto erba medica per 4 anni (di cui i primi due di conversione) e poi due anni di frumento tenero e ora è al secondo anno di medica.

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Io l’aratro l’ho messo da parte subito, sia per motivi agronomici sia perché non ho visto aspetti positivi sulle infestanti onestamente. Infestazioni di sorghetta non serve perché se non secchi le radici te la trovi per i prossimi vent’anni, infestazioni di giavone o abutilon non serve perché l’anno dopo che ari di nuovo ti tira su lo stesso seme, fai solo delle zolle che ci vuole più tempo per disgregarle. Io vado di coltivatore con ancore a zampe d’oca e soprattutto bisogna arrendersi alla rotazione e entrare nei tempi giusti. Purtroppo io non vorrei fare medica o comunque erbai perché non si prende niente ma quando hai problemi di infestanti solo così li risolvi secondo me

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Il 06/11/2024 at 07:42, FedericoAgri ha scritto:

Io l’aratro l’ho messo da parte subito, sia per motivi agronomici sia perché non ho visto aspetti positivi sulle infestanti onestamente. Infestazioni di sorghetta non serve perché se non secchi le radici te la trovi per i prossimi vent’anni, infestazioni di giavone o abutilon non serve perché l’anno dopo che ari di nuovo ti tira su lo stesso seme, fai solo delle zolle che ci vuole più tempo per disgregarle. Io vado di coltivatore con ancore a zampe d’oca e soprattutto bisogna arrendersi alla rotazione e entrare nei tempi giusti. Purtroppo io non vorrei fare medica o comunque erbai perché non si prende niente ma quando hai problemi di infestanti solo così li risolvi secondo me

Esattamente ciò che noto anch'io, l'aratro migliora la situazione ma non risolve. Sulle graminacee è efficace sul brometto e loietto, già sull'avena che nasce in maniera molto più scalare è inutile. nelle nostre terre acide arare non fa altro che impoverire i terreni ed obbligare a calcitare annualmente, con tutti i costi annessi e connessi. 

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9 ore fa, Emme ha scritto:

Esattamente ciò che noto anch'io, l'aratro migliora la situazione ma non risolve. Sulle graminacee è efficace sul brometto e loietto, già sull'avena che nasce in maniera molto più scalare è inutile. nelle nostre terre acide arare non fa altro che impoverire i terreni ed obbligare a calcitare annualmente, con tutti i costi annessi e connessi. 

aratura sostituita con quale lavorazione? sia in pendenza che in pianura? Oltre ruscellamento ed erosione altra problematica è l'ossidazione della poca sostanza organica rimasta che in caso di successione di colture con lavorazione estiva del terreno impoverisce ancora di più, peggiorando la situazione. Poi la gravità dipende come hai scritto dalla tipologia del terreno, pH, granulometria, etc

Il 6/11/2024 at 07:42, FedericoAgri ha scritto:

Purtroppo io non vorrei fare medica o comunque erbai perché non si prende niente ma quando hai problemi di infestanti solo così li risolvi secondo me

Dovrebbero essere considerati anche questi costi aggiuntivi.

 

Il 5/11/2024 at 21:32, fabio03 ha scritto:

Poi a fianco un altro vicino uscirà con il 2025, però lui ha fatto erba medica per 4 anni (di cui i primi due di conversione) e poi due anni di frumento tenero e ora è al secondo anno di medica.

Le foraggere in generale sono tecnicamente meno impegnative da fare in biologico. Al tempo stesso però plv basse e convenienza solo se ci dei canali commerciali remunerativi (nel caso di aziende senza animali). Ad esempio qualche anno fa c'è stata richiesta di fieno biologico dal Trentino ed è stato fornito da aziende ben organizzate della Pianura Padana.

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12 ore fa, luigite ha scritto:

aratura sostituita con quale lavorazione? sia in pendenza che in pianura? Oltre ruscellamento ed erosione altra problematica è l'ossidazione della poca sostanza organica rimasta che in caso di successione di colture con lavorazione estiva del terreno impoverisce ancora di più, peggiorando la situazione. Poi la gravità dipende come hai scritto dalla tipologia del terreno, pH, granulometria, etc

Dovrebbero essere considerati anche questi costi aggiuntivi.

 

Le foraggere in generale sono tecnicamente meno impegnative da fare in biologico. Al tempo stesso però plv basse e convenienza solo se ci dei canali commerciali remunerativi (nel caso di aziende senza animali). Ad esempio qualche anno fa c'è stata richiesta di fieno biologico dal Trentino ed è stato fornito da aziende ben organizzate della Pianura Padana.

erpice a dischi in estate, chisel o ripper prima di seminare. avendo terreni sciolti in queste aree di base si ara, si passa un vibro e si semina. in un anno come questo se uno ha più macchine ad arare e seminare viene anche bene. il problema è quando fa gli autunni secchi che ha fatto negli ultimi 10 anni. aratri che non si piantano mai e zolle enormi, e si è obbligati ad attendere le piogge di novembre con semine ritardate e cali di produzione non indifferenti ed ulteriori rischi di fare porcate. fino a 15 anni fa qui tutti aravano, ora tranne pochi convinti sono tutti passati alla minima perchè i terreni si adattano molto bene. Qui abbiamo terreni molto acidi, arando con l'ossidazione della sostanza organica più veloce e senza apportare nulla i terreni alla lunga diventano veramente improduttivi. con le solite macchie rosse in cui non cresce letteralmente nulla. Unica soluzione è la calce, ma ha un costo ed è anche un lavoraccio.

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Il 8/11/2024 at 21:04, Emme ha scritto:

 il problema è quando fa gli autunni secchi che ha fatto negli ultimi 10 anni. aratri che non si piantano mai e zolle enormi, e si è obbligati ad attendere le piogge di novembre con semine ritardate e cali di produzione non indifferenti ed ulteriori rischi di fare porcate. fino a 15 anni fa qui tutti aravano, ora tranne pochi convinti sono tutti passati alla minima perchè i terreni si adattano molto bene. 

zolle enormi, quindi terreni sciolti ma con una buona percentuale di argilla, acidi per il fatto che non c'è calcare, forse anche con presenza di scheletro? Sono terreni più vocati alla viticoltura che alle colture erbacee. Con terreni cosi soprattutto in collina e in pendenza si riesce a mantenere un buono stato di fertilità con successione di sole colture annuali (cereali, leguminose, oleaginose, etc)? A livello tecnico è abbastanza impegnativo.

Modificato da luigite
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16 ore fa, luigite ha scritto:

zolle enormi, quindi terreni sciolti ma con una buona percentuale di argilla, acidi per il fatto che non c'è calcare, forse anche con presenza di scheletro? Sono terreni più vocati alla viticoltura che alle colture erbacee. Con terreni cosi soprattutto in collina e in pendenza si riesce a mantenere un buono stato di fertilità con successione di sole colture annuali (cereali, leguminose, oleaginose, etc)? A livello tecnico è abbastanza impegnativo.

Argilla poca, pietre tante, terre rosse. Il problema dell'acidità è venuto fuori 50 anni fa, smettendo di portare letame ed arando sempre le terre. Siamo in pianura, purtroppo non è un'area viticola, anche se fino ad 80 anni fa c'erano parecchie vigne, poi con la fillossera è stato tolto tutto. Con la minima e senza reflui un stato di fertilità decente lo si riesce a mantenere. 

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Il 10/11/2024 at 21:47, Emme ha scritto:

Argilla poca, pietre tante, terre rosse. Il problema dell'acidità è venuto fuori 50 anni fa, smettendo di portare letame ed arando sempre le terre. Siamo in pianura, purtroppo non è un'area viticola, anche se fino ad 80 anni fa c'erano parecchie vigne, poi con la fillossera è stato tolto tutto. Con la minima e senza reflui un stato di fertilità decente lo si riesce a mantenere. 

sono irrigui? altrimenti la scelta delle colture è veramente molto limitata. In aggiunta trattengono sicuramente poco acqua vista la prevalenza della sabbia e dei ciottoli sull'argilla, quindi anche con colture a semina autunnale o primaverile precoce se non si ha una piovosità regolare e ben distribuita son dolori.

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