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Accendi il motore........


Junker

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Piccola panoramica, a grandi linee, dei vari metodi usati nel passato per mettere in moto i propulsori endotermici dei trattori.

 

A manovella

Iniziamo da quello che più ci ricorda i tempi lontani;

la messa in moto a manovella.

Naturalmente operazione possibile su motori fino a congrui dimensionamenti.

Questo perché, salvo poi dispositivi di decompressione concepiti per far lanciare in velocità la massa pistoni, bielle, albero e volano onde questa riuscisse ad immagazzinare sufficiente energia cinetica propria sufficiente all’atto del rilascio di detti dispositivi a far superare la forza resistente della compressione ed a dar avvio al ciclo attivo, la forza esercitata dall’uomo sul gomito della manovella (trasformatasi in coppia di valore tanto più elevato quanto più profondo il gomito rispetto al proprio asse) non sarebbe riuscita a superare la fase resistente.

Ed ovviamente, anche con suddetto dispositivo, la proporzione del motore rispetto a questa tipologia di avviamento, pur tenendo conto anche del fattore positivo in caso di motore non a singolo cilindro ma plurimo, rimaneva utile fino a determinate proporzioni.

Sì vi erano casi estremi nei quali , posizionata una manovella ( conformata a girabacchino) in idoneo modo e sorretta questa da una persona altre, tramite una corda legata al gomito tentavano, sommando le loro forze "il tiro d’avviamento”, ma era prassi di ultimo ripiego e non certo comunque di razionale utilizzo .

Sia l’estremità dell’utensile che si andava ad innestare, sia l’apposita sede di riscontro, fissata al centro dell’albero motore,o di volani laterali, erano configurati in maniera tale da rimaner solidali solo per la direzione rotatoria da imprimere al propulsore

Avviatosi il motore, i maggiori giri dell’albero la respingevano fuori rimanendo essa folle in modo tale che non si mettesse pericolosamente a girare a pari velocità.

Non così invece succedeva in caso di contraccolpi , i cosiddetti “calci del motore” .

Essi venivano trasmessi alla manovella ed al relativo braccio di chi, se non attento a lasciar il gomito dell’utensile, la azionava.

Nel primo video notiamo che l'apparato manovella rimane solidale al corpo trattore; nel secondo viene estratta.

La modalità d'uso era comunque pressochè identica; solo che nel primo sistema l'accoppiamento diveniva solidale quando azionato dal macchinista e, avviato il propulsore vi era un apparato idoneo ( in massima parte basato su molle) atto a neutralizzare ed a mantenere l'utensile di messa in moto in sito, senza necessità di asportarlo come invece succedeva nell'altro caso.

 

A leva

Come si vede nel filmato la forza dell’operatore viene scaricata all’estremità di una leva.

E praticamente essa agiva come quella esercitata sul gomito di una manovella a differenza che il punto di trasmissione coppia non era centrale ma si esercitava sulla circonferenza esterna dell'albero da movimentare.

Solamente che, essendo in questo caso il braccio della forza molto più lungo essa trasmetteva sicuramente maggior coppia. Come per la tipologia di avviamento a manovella non estraibile , essendo anche questo apparato fisso al telaio del trattore era realizzato in maniera che, iniziando a ruotare il motore, esso si collocasse in fase neutra.

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Ad azionamento manuale diretto sui volani.

Sapientemente manovrati, ecco il

metodo di messa in moto, molto conosciuta anche dai più giovani appassionati, in quanto ad ogni manifestazione di macchine agricole storiche, difficilmente manca l’avviamento di un trattore “ testacalda” che in massima parte addotta questo tipo d’avviamento.

ll propulsore funzionante a questo particolare ciclo richiede il pre riscaldamento della calotta, fattore necessario alla combustione sia in avviamento che in ordine di marcia dato che su di essa l’iniettore dirige il combustibile polverizzato ( calotta che si manterrà poi, una volta in esercizio il motore, ad alto grado di calore grazie alla combustione interna al cilindro

ed in alcuni modelli aiutata nell’accensione anche da una candela come quelle del ciclo Otto )

 

A strappo con corda

Pure questo di conoscenza molto comune ed ancora facilissimo a vedersi dato che tuttora applicato quale starter su piccoli macchinari di tuttora corrente costruzione .

Lo si cita in quanto usato oltre che come starter per l’avviamento di piccoli motori, motocoltivatori etc., anche, come vedremo, per l’accensione di motori ausiliari predisposti per l’avviamento di più grossi propulsori.

 

Ad inerzia

 

Tipologia composta da elaborata struttura ma nel contempo di spartano uso e davvero efficace ( ad es. la larga sua applicazione non solo su autocarri del Regio Esercito ed il suo impiego anche su trattori costruiti dopo la seconda guerra mondiale lo conferma ) .

Questo apparato era costruito in due configurazioni esteriori; una ricalcante la stessa del classico motorino d’avviamento elettrico, l’altra come una scatola , qui visibile sotto la targa dell’autocarro,

nella quale erano alloggiati , pur se realizzati in diversa forma ( uso di masse meno ingombranti nella prima, volano nella seconda) i meccanismi idonei.

Con una manovella si andava progressivamente ad imprimere alle masse od al volano poste all’interno del congegno moto rotatorio fino a che queste avevano raggiunto una velocità cinetica sufficiente ( e vi erano anche dispositivi interni atti ad aumentarla, moltiplicatore che si ingranava per forza centrifuga o per comando manuale), una volta debitamente “ lanciate “ , a riuscire nel momento di trasmettere tale forza accumulata al propulsore, a vincere le forze resistenti di quest’ultimo ed a riuscire nel suo avviamento.

Quella costruita in forma di avviatore a motore elettrico veniva alloggiata nella stessa maniera ed il punto di trasmissione era il medesimo.

Raggiunto il regime opportuno, con idonei leveraggi l’operatore innestava nella corona dentata del volano del propulsore da avviare il pignone mosso dall’apparato ad inerzia .

Quello “ a scatola” invece, più ingombrante, veniva , sempre con le apposite leve, direttamente ad agire sull’albero a gomiti avviandolo tramite accoppiamento frontale.

Era presente anche dentro la scatola una vera e propria frizione tarata in modo che, se per qualsiasi anomalia del motore da avviare la sua forza resistente era maggiore di quella prestabilita, pattinando essa, non si avevano né danni al dispositivo d’avviamento né ulteriori avarie al motore del trattore.

Per inciso è necessario dire che, per quello che riguarda i trattori Italiani, di fabbrica adottavano quale avviatore comunemente se non esclusivamente quello configurato sotto la prima citata forma; al contrario quelli “”autocostruiti”” od integrati con questo tipo di messa in moto, la seconda.

( fatto sicuramente dovuto alla maggior facilità di adattamento a qualsiasi tipo di motore e la più rilevante disponibilità sul mercato dei residuati bellici di questo secondo tipo dato che molti più, rispetto al primo, erano stati i modelli di autocarro ad averlo applicato)

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A cartuccia esplosiva.

Che dire…le immagini parlano da sole..

 

A motorino a scoppio ausiliario (pony)

Anche questa tipologia, parecchi la ricorderanno sicuramente; od applicato lateralmente od all’estremità della piattaforma di guida del trattore .

Tramite pignone, connettendosi con la corona dentata presente sul volano del motore del trattore , ante il più moderno motorino elettrico è stato quasi sicuramente il più comune metodo di avviamento e massimo sui mezzi medio/pesanti.

Anche qui, tante varianti….esso poteva venir avviato a corda, a manovella frontale come nel filmato o, se presente apparato tipo dozer che inibiva la manovra con manovella da azionare o lateralmente se non quando addirittura da sopra il cofano della macchina, dotato di frizioni anti avarie come nel caso dell’inerzia, riduzioni, con il tubo di scarico gas esausti che nel contempo però andava a riscaldare l’aria di aspirazione del motore che doveva avviare, mono, bicilindrico….. davvero svariatissime erano le sue configurazioni.

E negli ultimi tempi…pure esso invece che manualmente veniva avviato con motorino elettrico andando così a formare una catena di dispositivi per un unico scopo finale.

 

A questi metodi andiamo ad aggiungere alcuni dispositivi atti a facilitare, indipendentemente dalla tipologia del motore d’avviamento, la messa in moto del propulsore di un trattore:

 

La candeletta d’incandescenza elettrica , posta nella precamera riscaldando il combustibile o nel condotto aspirazione riscaldando il comburente, facilita l’accensione della miscela di questi due elementi e quindi l’avviamento.

Simile per funzionamento ed alloggiata nella camera di combustione era anche la cosiddetta miccia o “ la sigaretta per accensione”.

Contenuta in apposito involucro apribile dall’esterno della testata ( il portamiccia) in essa veniva inserita, accesa, la suddetta “sigaretta” che in buona sostanza era un cilindretto combustibile intriso di sostanza chimica. Questo bruciando riscaldava le pareti del suo alloggiamento; lo stesso fine della resistenza elettrica nella candeletta.

Il nome sigaretta può derivare dal fatto che, oltre naturalmente alla simile forma, in mancanza di questi tubetti “ di fabbrica”…vari erano i surrogati ad essi (pur se con sicuramente minor resa calorica oltre a lasciar maggiori quantità di sedimenti e/o incrostazioni rispetto ai deputati originali ) e tra questi appunto, i mozziconi di sigaretta.

 

Non possiamo poi chiudere questa breve e sicuramente incompleta rassegna senza citare un altro tipo d’avviamento.

Ovvero, più che la tipologia del modo in cui venivano avviati, la differenza sta rispetto ai motori degli altri trattori nel fatto che essi erano dotati sia di impianto ciclo diesel che di quello Otto quindi a vista si presentavano ad un lato del motore con pompa d’iniezione e dall’altro con carburatore ed impianto a tensione elettrico; in testa e per ogni cilindro, iniettore e candela.

Stiamo parlando del motore brevetto ing. Boghetto applicato sul trattore Fiat 40C e del motore IH che ha invece propulso moltissimi tipi di trattore di questa marca.

Ora il motore Boghetto è sicuramente innovativo; esso è policarburante e può funzionare dunque con svariati tipi di combustibile. Vero che l’uso classico era di farlo avviare con la più costosa benzina ( e di facile accensione ) e successivamente a motore riscaldato con il più economico gasolio ma era un opzione voluta e non determinata; come detto essendo questo motore policarburante avrebbe potuto continuare a marciare a benzina senza problema.

Il motore International Harvester invece no;

pure lui dotato di doppio impianto di afflusso carburante in ogni caso da freddo poteva e doveva partire a benzina ma successivamente operare a ciclo diesel, visto che per questo era stato concepito, ed a pena avarie.

Difatti era a rapporto compressione variabile; tra le camere cilindro e le camera ove affluiva la miscela benzina/aria proveniente dal carburatore erano posizionate valvole.

Valvole queste a comando manuale.

In fase d’accensione l’operatore azionando apposita leva faceva aprire queste valvole e nel contempo si chiudeva quella di afflusso aria posta nel collettore di aspirazione del ciclo diesel.

Iniziato a ruotare il motore a benzina e riscaldatosi, con altra combinata simultanea manovra ( chiusura di dette valvole e quindi per diminuzione volume camere maggior rapporto di compressione, apertura di quella d’aspirazione collettore precedentemente chiusa e consenso alla pompa iniezione) iniziava il motore a marciare a gasolio.

Modificato da Junker
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  • 2 settimane dopo...

Citiamo poi anche un altro metodo d'avviamento...quello ad aria compressa.

Tutti sappiamo che questo metodo è classico nei motori marini ( anche se a volte su propulsori per applicazioni e macchine industriali venne applicato) .

In assoluto i primi Caterpillar con propulsore diesel furono azionati dal motore Atlas Imperial al posto del ciclo otto standard della fabbrica.

Ed era un motore marino applicato su di un trattore.

(a seguire il primo motore Diesel Caterpillar appositamente costruito ed entrato in produzione per l'impiego sui trattori fu il D9900 del 1931; la ricerca e progettazione di questo idoneo propulsore costò alla casa madre, a cavallo anni 30 circa 1 milione di dollari)

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  • 1 mese dopo...

Come funzionano nello specifico i sistemi ad aria compressa ?

 

Come e dove viene stoccata l'aria compressa ? Come viene impiegata effettivamente per la messa in moto ?

 

Da qualche parte (sommergibile) mi sembra di aver visto che la ricarica del serbatoio (che poi sono più di uno, sia per pressione che per capacità), poteva venir effettuata da uno o più cilindri che all'occorrenza con motore acceso, venivano esclusi dall'alimentazione. Pertanto funzionavano al "contrario" comprimendo aria.

Questi stesso/i cilindro/i venivano poi azionati dall'aria compressa immagazzinata, per azionare il motore e consentire così la messa in moto.

 

Quanto di questo era applicato ai motori agricoli ?

Modificato da Mapomac
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Sugli autocarri, l' airstart è costituito da un motorino ad aria (una specie di turbinetta), che si innesta sul volano più o meno come gli avviatori elettrici:

YouTube - Kenworth Airstart

YouTube - Mack R700 V8 Start up

L' aria, viene immagazzinata in un apposita bombola, dal compressore dell' impianto frenante, ed è sufficente per diversi avviamenti.

Ovviamente una volta in moto, ci pensa il compressore a ricaricare l' impianto.

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Io "dal vivo"...annorum fa ho visto di persona solo un compressore stradale, mastodontico, che aveva l'avviamento ad aria.

Motore di stazza certamente non inferiore a quello della applicazione sui primi trattori Cat Diesel e mi par di ben rammentare fosse monocilindrico con grossi volani.

Con ai fianchi del propulsore grosse bombole per l'aria che venivano ricaricate da un comune compressore azionato dal motore stesso ( se poi questo veniva disattivato una volta che le bombole fossero state ricaricate una volta raggiunta la determinata pressione non ricordo ma rammento che i freni erano a volantino/tiranterie, ergo non servoassistiti quindi l'aria era esclusiva per la messa in moto).

Era tutto un complesso di valvole ed " alzivalvole" e l'operatore con le opportune manovre faceva "lanciare" il complesso operativo dall'aria compressa indi passava alla marcia a diesel .

E comunque..spesso dalle prime trattrici agricole a motore endotermico con i telai simili alle precedenti a vapore al compressore stradale...cambiava a volte solo l'avantreno ; asse e doppia ruota versus rullo.

Credo che a ben cercare sul web ed i vari testi usciranno fuori altri trattori con avviamento ad aria

Senza contare poi che , rullo o trattrice, ove presente volano per alloggiare la cinghia di trasmissione...od agricolo od industriale fosse l'apparato da azionare non vi era differenza.

 

Sempre in tema...o quasi...

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Se ho capito bene di quale metodo d'avviamento state parlando allora era lo stesso in uso nella prima metà del 900 sui grossi motori navali.

Vicino a casa mia, all'idrovora Lova di Mira c'è un vecchio Franco Tosi Diesel del 1947 (ancora in uso) con questo tipo d'avviamento (solo che la bombola la si deve ricaricare con un compressore, non c'è alcun impianto di compressori mosso dal motore che ricarichi la bombola d'avviamento, si può farlo solo con metodi esterni o applicando opportune modifiche.

 

Ho avuto modo di vedere l'avviamento un mesetto fa...una cosa fantastica!

 

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Se ho capito bene di quale metodo d'avviamento state parlando allora era lo stesso in uso nella prima metà del 900 sui grossi motori navali.

Vicino a casa mia, all'idrovora Lova di Mira c'è un vecchio Franco Tosi Diesel del 1947 (ancora in uso) con questo tipo d'avviamento (solo che la bombola la si deve ricaricare con un compressore, non c'è alcun impianto di compressori mosso dal motore che ricarichi la bombola d'avviamento, si può farlo solo con metodi esterni o applicando opportune modifiche.

 

Ho avuto modo di vedere l'avviamento un mesetto fa...una cosa fantastica!

 

Non sapevo che a Lova vi fosse ancora un Tosi operativo!!

Immagino sia la turbina "di scorta". Gli impianti idrovori sono un qualcosa per il quale provo grande attrazione, se mi sarà possibile cercherò di visitare anche questo impianto.

 

Per chi vuole vedere il Tosi che era all'impianto di Ca' Bianca, basta andare in zona industriale a Conselve presso la sede del Consorzio di Bonifica Adige-Bacchiglione, ossia dove tutt'ora è esposto il motore completo di turbina.

Ad occhio direi leggermente piu grande di quello filmato da Supertiger.

Si vedono perfettamente le bombole per l'aria compressa

 

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Si tratta davvero di un bel pezzo di ferro, non so se sia funzionante o meno, comunque è stato restaurato "esteticamente".

Modificato da Filippo B
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Molto bello il motore poco sopra!

Anche una volta facevano i 4 cilidri con 150 hp..... fendt non ha fatto nulla di innovativo:asd: :hysterical: >:D

 

Perdonatemi la battuta.....

 

Se volete Vi parlo dell'avviamento di un testacalda Landini ad aria compressa....

Si tratta di un L25, ha questa applicazione che non so se è originale oppure no, è composta da un serbatoio a "ciambella", tipo quelli che usano ora per il gpl nelle vetture, posto attorno al freno della ruota posteriore destra poi c'è una valvola deviatrice messa al posto del rubinetto sul cilindro ( alzivalvola) e questa è il cuore dell'impianto. durante il lavoro, se girata opportunamente, provvede a caricare il serbatoio, in posizione neutra si comporta da rubinetto chiuso, un altra posizione per "sfiatare" il motore e l'ultima collega il serbatoio al cilindro per immettere aria.

Si prepara la calotta ben calda con la bombola e poi, dopo aver preparato la macchina come per un avviamento manuale, si mette il pistone al pms e si gira la valvola che imprime con l'aria compressa il moto al pistone e fa partire la macchina.

Mi impegno a fare foto ed eventualmente video la prossima volta che vado a trovare il mio amico.

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Angelo, non mi intendo come sai di TestaCalda, tuttavia non ho mai visto nessun Landini finora così allestito!

Si attendono foto e video :)

 

Junker, concordo con te, meriterebbe una tettoia, anche perchè come vedi ha i bilanceri perfettamente esposti alle intemperie. Mi piacerebbe taaaaanto avere un giocatolino del genere :fiufiu:

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Si si lo usano come turbina di scorta (hanno una deutz 16 cilindri che gli ha fatto tirare tante eresie!) e in casi in cui non è necessario attivare la deutz mi hanno spiegato.

 

x Angelillo...: attendo anche io foto e video perchè mi è una novità, ho sentito parlare e visto avviamenti a cartuccia, a miccia ecc ma mai ad aria compressa...

Se è come me o immagino io l'impianto ne ho visti molti con qualcosa di simile ma tutto fatto per azionare e ricaricare l'impianto di sollevamento ad aria sfruttanto la compressione motore...

 

ciao

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L'avviamento con servizio ad aria compressa era sovente usato nei grossi motori stazionari di navi o idrovore, dove tubi e serbatoi non erano d'intralcio o il peso ininfluente; poi erano usati anche sui motori d'aviazione: negli anni 30-40 alcuni aereomobili della Regia Aeronautica erano dotati di piccolo motocompressore Piaggio con relative tubazioni, serbatoi e distributori ma in questo caso tutto era ridotto ai minimi termini.

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Il dispositivo d’avviamento ad aria compressa per motori aeronautici funzionava sostanzialmente così: l’aria compressa presente nella bombola e fornita dal motocompressore) veniva inviata ad un distributore rotante opportunamente fasato, che la distribuiva ai cilindri motore in fase d’espansione, nello stesso momento un magnetino dava corrente alle candele corrispondenti, dando vita all’esplosione-aumento di volume che avrebbe messo in moto il motore principale.t7594_20081231compressorepiaggioavviamento.JPG

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  • 1 anno dopo...

Riprendo questa discussione per fare una domanda da vero profano non avendo mai visto dal vivo motori che si avviassero in tale maniera.

Parlo dei motori avviabili tramite cartuccia esplosiva.

Ora nel video mi pare che il tizio mette nell'aposita sede una normale cartuccia da cacciatore, ora la mia domanda è proprio questa, dove vanno a finire i piombini? c'è qualche accorgimento che va fatto alla cartuccia prima di inserirla nel motore oppure è una cartuccia adatta allo scopo? :cheazz:

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Terminata la disponibilità di cartucce di fabbrica, molti proprietari di Orsi testacalda raccontano che provvedessero loro stessi a costruirle... ma non ho mai avuto l'onore di vedere come.

Probabilmente usano le presse per ricaricare le cartucce da caccia, senza pallini ovviamente, tipo queste qui:

http://www.bordingl.com/attrezziperpallini.htm

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Aggiungo al Piaggio di Tiziano un aviocompressore Garelli che c'è nei miei scaffali, e che lavora con lo stesso principio per avviare i motori d'aereo.

Mi permetto di aggiungere alla descrizione del funzinamento che l'aria compressa prima di entrare nei cilindri veniva carburata.

p1020504.th.jpg[/img]

p1020507l.th.jpg

p1020508w.th.jpg

Uploaded with ImageShack.us

p1020510f.th.jpg

URL=http://img339.imageshack.us/i/scansionej.jpg/]scansionej.th.jpg[/url]

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  • 2 anni dopo...

Qualcuno di voi ha mai visto l' accensione di un bicilindrico John Deere ? Dai filmati l' operatore dopo aver armeggiato ai lati dei cilindri con dei probabili decompressori si mette a girare il volano piccolo a dall' inerzia apparentemente irrisoria e il motore sembra riuscire ad avviarsi con i decompressori aperti , è una mia impressione o accade realmente così ?

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Non entro in merito in quanto specifica realtà che non conosco.

Comunemente i decompressori, in gergo ed in alcune tipologie chiamati alzavalvola, eran usati per il lancio agevolato delle masse e poi con chiusura dei medesimi si creava la compressione necessaria all'avviamento.

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