Vai al contenuto

Johndin

Messaggi raccomandati

Scusa la mancata risposta, nell'intensivo io pianto a 5X3 mentre nel superintensivo di solito viaggiano a 3X1,5 la prima misura ovviamente è la larghezza del filare la seconda è la distanza tra le piante.

 

Interessante la tua domanda sul leccino....secondo me sul superintensivo si possono usare solo varietà collaudate col tipo e io le prenderei pure dai vivaisti spagnoli che sono già specializzati.

 

Quest'anno dovrei mettere un 500 piante a superintensivo così faccio il secondo campo prova.....

Link al commento
Condividi su altri siti

Ciao, mi rifaccio vivo dopo un po'...

Il 22 ottobre l'Università di Perugia fa un evento sulla raccolta meccanizzata sia di intensivo che di superintensivo.

Oltre ad Arbequina, confronteranno anche altre varietà.

Se ho news, ve le faccio sapere.

Intanto, vi segnalo che al Convegno dell'Olivo e dell'Olio a cui sono stato a Napoli hanno parlato di tante varietà diverse per l'olivicoltura superintensiva. Vi scrivo due cose qui poi vi segnalo il link al sito della SOI per accedere agli 'estratti' delle relazioni.

 

Aspetti quantitativi e qualitativi della raccolta meccanica in continuo di un giovane oliveto superintensivo

Salvatore Camposeo*, Francesco Bellomo** e Angelo Godini*

*Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali - Università degli Studi di Bari

**Dipartimento di Progettazione e Gestione dei Sistemi Agro-Zootecnici e Forestali - Università degli Studi di Bari

Riassunto

Nel presente lavoro si riportano i risultati di perdite di prodotto sulla pianta e di danni da raccolta meccanica sulla vegetazione e sui frutti, relativi a 13 cultivar di olivo da olio: 2 spagnole (Arbequina e Arbosana), 1 greca (Koroneiki), 10 italiane, sia tradizionali (Carolea, Cima di Bitonto, Coratina, Frantoio, Leccino e Maurino) che di nuova costituzione (Don Carlo®, Fs-17®, I/77® ed Urano®), poste a confronto in un oliveto sperimentale superintensivo realizzato in provincia di Bari.

Link al commento
Condividi su altri siti

Peccato Cris che quando ho contattato i ricercatori dell'università di Bari per avere più unformazioni non mi hanno filato nemmeno di pezza.............

 

Sarebbe interessante avere un pò di documentazione seria al riguardo delle prove non il riassunto dei giornali specializzati.

 

Tu hai idea di come si faccia a reperire?????

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 settimane dopo...
vorrei sapere la distanza tra una pianta a l'altra per un uliveto intensivo e super intesivo... per il leccino..

 

Il leccino per l'intensivo ed il super intensivo credo sia meglio lasciarlo stare con la vigoria che si ritrova in 10 anni già sarebbe al limite, io che poto piante di Leccino impiantate dopo la gelata del 1985 mi stupisco di quanto siano cresciute in pochi anni, a guardarle sembra che la gelata sia lontana un secolo.

Forse la butto lì per l'intensivo ed il super intensivo la rosciola potrebbe andar bene perchè cresce lentamente e non ha bidogno di grandi potature.

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 mesi dopo...

MILLESEICENTO PIANTE PER ETTARO. LA NUOVA FRONTIERA SONO GLI OLIVETI SUPERINTENSIVI. UNA PROSPETTIVA PER MODERNIZZARE L’OLIVICOLTURA, MA PERMANGONO MOLTI DUBBI

 

Sono ormai ventiquattromila gli ettari impiantati e condotti secondo il modello spagnolo. Anche in Italia si guarda con interesse a questa proposta, pur tra mille perplessità. E’ la riduzione dei costi l’unico obiettivo del comparto olivicolo italiano? Se ne è parlato a Spoleto, in un seminario organizzato dall’Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio

 

L’impianto superintensivo più vecchio impiantato e condotto secondo il metodo spagnolo, ideato dalla società vivaistica Agromillora Catalana SA, risale al 1994.

Si tratta di oliveti con sesti d’impianto di 4 x 1,5 metri per una densità di 1600-1800 piante/ettaro.

Un modello costruito sulla base dell’esperienza della società catalana sui vigneti, in particolare riguardo alla meccanizzazione integrale delle operazioni colturali.

Considerando che in olivicoltura il 60% o più dei costi di produzione è direttamente riferibile alla raccolta, massimizzare l’efficienza di questa operazione consente un vantaggio competitivo notevolissimo. Sono iniziate così le prime esperienze sulla raccolta in continuo con macchine vendemmiatrici modificate, macchine che, dopo qualche adattamento, consentono di raccogliere un ettaro in poco più di due ore. In termini economici, tenendo conto che in Spagna è molto diffuso il contoterzismo, partendo da un costo di noleggio orario pari a 150 euro/ora, ne risulta un costo di raccolta per ettaro pari a 350-400 euro. Se invece vogliamo rapportarci alla produttività media dell’oliveto, in base ai dati forniti da Agromillora, considerando una produzione media annua di 100 qli/ettaro (dagli 80 ai 120 qli/ettaro/anno), scopriamo che il costo di raccolta è pari a 4 euro a quintale di olive raccolte.

Anche la potatura, la cui incidenza sui costi è significativa, viene ridotta al minimo e consiste unicamente in un passaggio con barre falcianti, tanto sulla cima (l’altezza massima della pianta deve essere di 2,5 metri) quanto sui rami bassi, per poi eseguire tagli manuali selettivi sui rami con diametro superiore ai 3 centimetri che si espandono trasversalmente dando luogo a difficoltà nell’operatività della macchina per la raccolta. Tempo complessivo impiegato 50 ore/ettaro/anno.

 

Impianti di oliveti superintensivi nel mondo, una progressione continua

1994 6 Ha

1995 700 Ha

2000 1500 Ha

2002 3000 Ha

2003 5000 Ha

2004 9000 Ha

Fonte: Agromillora Catalana SA

 

Non è tutto oro quello che luccica

Se la presentazione, avvenuta il 9 giugno 2006 a Spoleto nel corso di un seminario organizzato dall’Accademia nazionale dell’Olivo e dell’Olio, si fosse limitata a questi dati, era certo che il futuro dell’olivicoltura nazionale e internazionale dovesse indirizzarsi verso questo modello agronomico ed economico.

In realtà, pur tra posizioni diverse, sono scaturiti molti dubbi circa l’applicabilità del metodo su scala nazionale.

Innanzitutto l’oliveto superintensivo richiede cultivar con specifiche caratteristiche: una precoce entrata in produzione, in media al terzo anno, e una buona produttività media annua, quindi una vigoria ridotta, un portamento non espanso e una non elevata sensibilità ad alcuni agenti patogeni come la rogna. Attualmente le sole varietà che si prestano allo scopo sono le spagnole Arbequina e Arbosana e la greca Koroneiki. Sono in corso ricerche e studi anche in Italia sul nostro germoplasma autoctono, allo stato attuale senza alcun particolare successo. Presto verranno impiantati diversi campi sperimentali superintensivi, ma i primi riscontri, in quel di Cassano di Murge (Prof Godini, Università di Bari), non risultano particolarmente incoraggianti. Giova tuttavia ricordare che, come sottolineato dal Prof. Caruso dell’Università di Palermo, un forte impulso agli impianti intensivi e superintensivi in frutticoltura si ebbe con la selezione di portainnesti nanizzanti, ma in questo campo molto lavoro resta da svolgere nel settore olivicolo.

Qualche dubbio relativamente a una eventuale diffusione in Italia del metodo spagnolo è stata anche espressa dal Prof Iannotta dell’Istituto sperimentale per l’olivicoltura. Le condizioni microclimatiche in un oliveto superintensivo risultano infatti assolutamente particolari, per l’elevata umidità dovuta soprattutto all’irrigazione e all’ombreggiamento. Ai principali problemi fitosanitari riscontrati in Spagna: rogna, dovuta alle rotture operate dalla macchina e marciumi radicali, in Italia altri patogeni fungini potrebbero alterare gli equilibri vegeto-produttivi delle piante: occhio di pavone, lebbra e verticilliosi. E’ però impossibile pensare che nel nostro Paese, dove politica e società sono molto sensibili a problemi ambientali e di sostenibilità, si possano eseguire lo stesso numero e tipo di trattamenti fitosanitari operati in media in Spagna: 6-7 trattamenti all’anno a base di rame e dimetoato.

E’ necessario infine considerare che è eventualmente consigliabile piantumare un oliveto superintensivo soltanto in pianura o su terreni semipianeggianti, dove la macchina raccoglitrice possa lavorare senza ostacoli e con la massima efficienza.

 

Lo scenario futuro, gli oliveti superintensivi e la fine della Pac

Dal 2013, sebbene nessuno possa prevedere il futuro, è probabile che assisteremo alla fine degli aiuti diretti. Niente più sovvenzioni legate alla produzione o al mantenimento degli oliveti. Regnerà l’economia di mercato.

Ovvio che in queste condizioni la nostra olivicoltura parte con un grave svantaggio dovuto essenzialmente a impianti vecchi, vetusti e all’estrema parcellizzazione delle imprese olivicole. Risulterebbe impossibile quindi una competizione di prezzo con altre nazioni sia comunitarie sia extra comunitarie.

E’ stato ribadito, all’unanimità, ancora una volta, la necessità di una strategia nazionale, che detti le linee programmatiche e sappia così intervenire. Si aspetta, quindi, un piano olivicolo nazionale, tanto auspicato ma da più di vent’anni mai realizzato.

Nel frattempo, tuttavia, gli imprenditori olivicoli risultano sempre più impazienti, attendo risposte ma soprattutto “ricette” per affrontare il futuro. Il modello spagnolo di oliveto superintensivo sembra rispondere a molte delle necessità degli olivicoltori e per molti, compresi illustri esponenti del mondo associativo, rappresenta l’avvenire dell’olivicoltura nazionale.

Un invito alla cautela è stato tuttavia lanciato dal Pof Gucci dell’Università di Pisa, organizzatore della giornata di studio. La ricerca, allo stato attuale, non offre ancora un quadro sufficientemente esauriente e preciso sull’adattabilità degli oliveti superintensivi sul nostro territorio. La prudenza è quindi d’obbligo, anche perché gli investimenti risultano ingenti (10.000 euro/ettaro), e vengono richieste estese superfici, a livello aziendale o almeno comprensoriale, affinché si possano generare reali economie di scala (la sola macchina raccoglitrice ha un costo di 170.000-180.000 euro). La stessa durata economica dell’oliveto superintensivo non è certa, anche se più di un analista ed economista la stima in 14-15 anni.

In estrema sintesi è quindi necessario affermare che i rischi, le problematiche e le incognite connessi alla gestione agronomica di un oliveto superintensivo sono elevati. Prima di lanciarsi in quest’avventura è quindi d’obbligo una seria valutazione e ponderazione delle condizioni aziendali con particolare riferimento a: caratteristiche pedoclimatiche della zona, giacitura dei terreni destinabili, sbocchi commerciali dell’olio prodotto, capacità finanziaria e d’investimento dell’impresa, professionalità e competenze in materia agronomica presenti in azienda.

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 3 anni dopo...

I tempi di raccolta come sono?? Danni alle piante? Ma praticamente sono delle vendemmiatrici modificate? Comunque anch'io credo (almeno per adesso e solo per sentito dire) che l'unico sistema di avere un oliveto sostenibile sia quello di aver un impianto superintensivo .....

 

Ci sono molti fattori da prendere in considerazione, proverò ad elencarli qualcuno

- Varietà, attualmente, anche da quanto visto nel campo catalogo dell'università di Bari, non vi sono varietà italiane adatte al Superintensivo, colpa ,secondo me, dal fatto che questo sistema è stato visto con diffidenza sin dagli albori, investendo poco in ricerca di germoplasma locale. Attualmente le uniche adatte ad un allevamento che prevede di avere dalle 1.000 alle 1.600 piante ad ettaro sono cultivar Spagnole, Arbosana ed Arbequina e per le zone calde del Sud la Koroneiki di origine greca.

- Danni da raccolta: dipende dalla cura che si ha nella potatura, se questa viene fatta con diligenza questi sono trascurabili.

- Modifiche sostanziali alla vendemmiatrice no, si devono montare i vibratori su tutta la parete, mentre per l'uva si utilizza solo una fascia verso la parte bassa, oltre a regolazioni della intensità di vibrazione.

- Pere i tempi di raccolta non posso darti dati, ma parlando con chi ha visto usare la vendemmiatrice su uva sembra che la capacità operativa ad ettaro sia uguale, quindi si può ipotizzare un costo per q,le di olive raccolte che potrebbe variare da 4 ad 8 Euro.

Appena trovo le foto le posterò, ciao

Link al commento
Condividi su altri siti

Queste sono delle foto dell'impianto dell'università di Bari, le piante non erano state potate nell'annata precedente.

20131013138168885989248.jpg20131013138168891191174.jpg20131013138168901364390.jpg20131013138168907114576.jpg20131013138168913108053.jpg20131013138168920195779.jpg20131013138168925138154.jpg20131013138168930540319.jpg20131013138168935143035.jpg

 

Queste sono foto fatte nel 2012 in una coltivazione di Arbequina in irriguo al 4° anno in provincia di Foggia

 

20131013138168953907774.jpg20131013138168958197754.jpg20131013138168962216326.jpg

Link al commento
Condividi su altri siti

grazie frentano, non avevo visto questa discussione e rileggendola c'è una cosa che proprio non mi piace, la durata dell'impianto..... una vita di 15 anni mi sembra scarsa..... considerando che vengo da una cultura che recita : "l'orto tuo, la vigna di papà e l'ulivo del nonno" però un costo di raccolta di 4-8 euro a q fa gola......

Link al commento
Condividi su altri siti

tutti i problemi legati all' olivicoltura sparirebbero di colpo solo se facessero scrivere nelle etichette cosa c'è davvero dentro. tuto qui

in questo modo si supererebbero i problemi dei prezzi di raccolata ecc ecc.

mi chiedo sempre come fa il grossista che prende il mio olio a euro 4.5 kg..a vendere olio italiano a euro 3..

poi ha olio a euro 5 a euro 7 ecc..tutto rigorosamente etichettato italiano ed extravergine..quindi per legge tutto uguale.

piu vado avanti e piu mi fa schifo vivere in questa nazione di m....tutto qua..

Link al commento
Condividi su altri siti

...

mi chiedo sempre come fa il grossista che prende il mio olio a euro 4.5 kg..a vendere olio italiano a euro 3..

poi ha olio a euro 5 a euro 7 ecc..tutto rigorosamente etichettato italiano ed extravergine..quindi per legge tutto uguale....

 

Concordo con te, ma è poco propabile che i problemi dell'intero comparto olivicolo si risolvono alzando il prezzo al dettaglio, con l'attuale situazione economica sono sempre meno coloro che possono permettersi un olio da 7 / 10 Euro il lt, la strada obbligata è quella di abbassare i costi di produzione, in modo da poter offrire al mercato un olio prodotto in Italia, adeguatamente protetto da falsificazione e contraffazioni varie, ad un prezzo equo, altrimenti saranno sempre di più gli oli di importazione a basso prezzo che la massaia comprerà alla GDO.

 

ps. forse non tutti sanno che i nostri marchi più rinomati di oli sono oramai proprietà di società spagnole...

Link al commento
Condividi su altri siti

Ragazzi ma siamo sicuri che il superintensivo sia la soluzione dei nostri problemi riguardanti l' olivicoltura??......

qualche amico è andato in spagna a visitare queste aziende e gli olivicoltori vorrebbero ritornare ai sesti normali o intensivi, questo perché raggiungendo produzioni alte e minimizzando i costi, il loro olio viene venduto a quotazioni intorno a 2€/l mentre qua in italia le quotazioni sono sempre più alte intorno ai 3€/l e l'anno scorso agli inizi di gennaio veniva venduto a 3.3-3.4€/l (in quel periodo le olive cultivar coratina andavano intorno ai 60€/q.li).

Alla fine gli olivicoltori spagnoli si ritrovano a guadagnare meno di noi.:fiufiu:

Link al commento
Condividi su altri siti

Ragazzi ma siamo sicuri che il superintensivo sia la soluzione dei nostri problemi riguardanti l' olivicoltura??......

qualche amico è andato in spagna a visitare queste aziende e gli olivicoltori vorrebbero ritornare ai sesti normali o intensivi, questo perché raggiungendo produzioni alte e minimizzando i costi, il loro olio viene venduto a quotazioni intorno a 2€/l mentre qua in italia le quotazioni sono sempre più alte intorno ai 3€/l e l'anno scorso agli inizi di gennaio veniva venduto a 3.3-3.4€/l (in quel periodo le olive cultivar coratina andavano intorno ai 60€/q.li).

Alla fine gli olivicoltori spagnoli si ritrovano a guadagnare meno di noi.:fiufiu:

 

Premesso che mi sto ricredendo su questo sistema (superintensivo) però devi considerare che da noi il costo della raccolta, quindi la spesa maggiore in un uliveto, dovrebbe essere sui 7/10 euro a q (in base al numero delle persone, mezzi, quantità delle olive presenti sulle piante e chi più ne ha più ne metta) mentre come scritto nei messaggi precedenti il costo di raccolta viene oltre che dimezzato (si parla di 4 €/q) quindi ipotizzando le stesse rese, vendere il prodotto finito (olio) al 30% di meno non porta un guadagno più basso, anzi loro guadagnano più di noi (sempre schifo fa ma stanno con la testa fuori dalla.......)

Link al commento
Condividi su altri siti

Premesso che mi sto ricredendo su questo sistema (superintensivo) però devi considerare che da noi il costo della raccolta, quindi la spesa maggiore in un uliveto, dovrebbe essere sui 7/10 euro a q (in base al numero delle persone, mezzi, quantità delle olive presenti sulle piante e chi più ne ha più ne metta) mentre come scritto nei messaggi precedenti il costo di raccolta viene oltre che dimezzato (si parla di 4 €/q) quindi ipotizzando le stesse rese, vendere il prodotto finito (olio) al 30% di meno non porta un guadagno più basso, anzi loro guadagnano più di noi (sempre schifo fa ma stanno con la testa fuori dalla.......)

 

.....Sei proprio sicuro di questi costi?, 7/10 Euro a q.le?

Link al commento
Condividi su altri siti

.....Sei proprio sicuro di questi costi?, 7/10 Euro a q.le?

 

No non sono sicuro, sono conti fatti ad occhio, senza contare le spese reali, perchè se teniamo conto che un operaio (tutto compreso) costa circa 39000 €/anno otteniamo 3000 a stipendio (13 mensilità) quindi 150€ al giorno, considerando che una persona da sola se il campo è comodo e se le piante sono cariche riesce a raccogliere 1,5q al giorno (conto molto esagerato) otteniamo quel costo, però mentre facevo il militare un mio amico mi disse : "se nonno tenea tre palle era nu' flipper"..... quindi giudica tu.

 

Nella realta il costo dovrebbe essere di 30/35€ a quintale di sola raccolta in un'annata buona altrimenti superiamo abbondantemente i 50€/q, però descrivere ad un condannato a morte come lo ucciderai mi sembra una cattiveria......

Link al commento
Condividi su altri siti

xFrentano:

Non è una scelta, ma perché comprando un uliveto abbandonato da 12 anni, anno dopo anno sto rinnovando tutti i vari palchi (branche) delle piante, logicamente bisogna pensare sia alla ricostruzione ma anche alla produzione.

Il cantiere di raccolta è costituito da 4 coppie di teli (vari metri), due scuotitori un cifarelli sc800, e un campagnola gsm 60 (quest' ultimo lo tengo come motore di riserva) e varie verghe di alluminio, varie cassette, furgone e carrello.

Da queste parti con uliveto irriguo, con circa 300 piante/ha, si riescono a raggiungere e superare i 100q.li.

quest'anno io ho stimato di raccogliere dai 70 ai 100 q.li/ha. Da qui la domanda perché dovrei investire un sacco di soldi per raggiungere le stesse produzioni??.......un operaio raccoglie 1.5 q.li :cheazz: ma ci sono le olive sulla pianta?? che produzioni avete per ha??

Link al commento
Condividi su altri siti

xFrentano:

Da queste parti con uliveto irriguo, con circa 300 piante/ha, si riescono a raggiungere e superare i 100q.li.

quest'anno io ho stimato di raccogliere dai 70 ai 100 q.li/ha. Da qui la domanda perché dovrei investire un sacco di soldi per raggiungere le stesse produzioni??.......un operaio raccoglie 1.5 q.li :cheazz: ma ci sono le olive sulla pianta?? che produzioni avete per ha??

 

Dalle nostre parti, sia che si utilizzano gli abbacchiatori pneumatici, sia che si usi uno scuotitore spalleggiato un cantiere formato da 4 persone, a seconda della quantità di olive presente sulle piante, riesce a raccogliere dai 6 ai 12 q,li al giorno, ( raccolta e spostamento reti, scarico in cassone e carico cassoni su rimorchio ) perché da voi come siete organizzati?

ps. il costo da me indicato in 4/8 Euro a q.li si riferiva ad una raccolta su un appezzamento di 3 Ha in collina ipotizzando una produzione di circa 200 q,li, in Spagna dove gli appezzamenti sono minimo 10/15 Ha il costo di raccolta varia dai 2 ai 4 Euro x q,le...

Link al commento
Condividi su altri siti

guarda che prima mi sono auto quotato, prendendo il post da coltivazione dell'olivo le penultime pagine dove avevo già spiegato come avveniva la raccolta.

Da qualche parte avevo dei dépliant sul superintensivo dove riportavano le produzioni per ha con le cultivar spagnole e in media le produzioni per ha si aggiravano intorno ai 100-130 q.li e non 200 q.li

Link al commento
Condividi su altri siti

.......un operaio raccoglie 1.5 q.li :cheazz: ma ci sono le olive sulla pianta?? che produzioni avete per ha??

 

No nespole....... considera che di media abbiamo 200 piante/ha con una media di raccolta di 70q/ha se trattato bene, altrimenti si scende di molto, tieni conto che nella mia zona e pratica comune la potatura di due anni, quindi si smezza il campo, prendendo per esempio un campo di 200 piante ci sono 100 potate e 100 solo ripulite, quindi quelle potate hanno una resa Kg/pianta molto bassa (spesso di 20 Kg). Io l'anno scorso su un ettaro di terreno con 179 piante ho raccolto 40q in 10gg in tre (io mio suocero e mia moglie) quindi 4q al giorno (con un solo abbachiatore) ergo 1,333333333333 q a persona arrotondato a 1,5 perchè alcuni giorni ho lasciato per lavoro....

Link al commento
Condividi su altri siti

Facciamo un po' di chiarezza, nelle valutazione da me fatta mi è stato chiesto un costo ad ettaro con la vendemmiatrice semovente di circa 500 Euro più un contributo forfettario per lo spostamento di 100 Euro per un totale di 1.600 Euro che diviso una produzione TOTALE dei 3 ettari stimata in 200 q.li porta ad un costo a q,le di 8 Euro. In pianura, sia per il maggior rendimento della macchina che per la produzione maggiore ( stimabile in un + 50%) il costo a q,le scende.

Ci sono dati di prove con produzioni ad ettaro di 200 ed oltre, personalmente penso che una produzione in irriguo di 120/130 q.li sia il limite da non superare, evitando di forzare eccessivamente la pianta onde evitare l'insorgere di problemi patologici e nello stesso tempo ottenere una maggior durata dell'impianto, a tal proposito, chi ha detto che l'impianto dura 15 anni?, molto dipende da come viene condotto, personalmente sono convinto che si potrebbe arrivare tranquillamente ai 25 anni, specialmente in coltura asciutta.

Link al commento
Condividi su altri siti

Partecipa alla conversazione

Puoi pubblicare ora e registrarti più tardi. Se hai un account, accedi ora per pubblicarlo con il tuo account.

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Sono consentiti solo 75 emoticon max.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Pulisci editor

×   Non puoi incollare le immagini direttamente. Carica o inserisci immagini dall'URL.

×
×
  • Crea Nuovo...