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Parlare di frutteti ad alta densità, potrebbe risultare ai più una novità, ma in realtà sia in Italia che all'estero l'orientamento verso la frutticoltura degli anni a venire, è indirizzata verso questo tipo di impianto.

 

Vediamo quindi di capire di cosa si tratta e quali sono i motivi che fanno di questi impianti quasi una scelta obbligata.

 

Principali aspetti di un f.a.d.

 

• Alta densità d'impianto: variabile a seconda della specie. Indicativamente 3-5 volte un'impianto tradizionale. Prendendo ad esempio il ciliegio, un ceraseto tradizionale, fino a pochi decenni fa era costituito da piante alte fino a 15m. 
Situazione improponibile causa costi manodopera ecc. Oggi un ceraseto moderno richiede piante non più alte di 4-5 m. Discorso valido anche alle altre specie. L'incremento di investimento ad ha è più spinto nelle pomacee. Non è comunque il solo numero di piante per ha a caratterizzare questi impianti.

• Ridotta durata temporale: variabile a seconda della specie. Da 1 anno per la fragola, a 5-7 anni per la melo, ai 10 anni per il pero.

• Diverso approccio alle tecniche colturali: "rivisitazione" della potatura, priorità a tecniche alternativa quali piegature, curvature, tagli anulari ecc. Applicazioni di impianti di irrigazione evanzati, antigrandine, ombreggianti. Confusione sessuale.

• Pesante intervento antropico, elevata pressione agronomica. Applicazione di tutte le tecniche agronomiche al loro massimo stato dell'arte.

 

Principali motivi per la scelta di un f.a.d.

 

• Maggior resa economica. Da non confondere con maggior resa produttiva. Se prendiamo un impianto ad alta densità ed uno tradizionale, e li confrontiamo sul lungo periodo, a livello quantitativo le rese possono essere maggiori per gli impianti tradizionali. Discorso inverso sul breve periodo e sull'aspetto qualitativo.

• Possibilità di seguire i trend commerciali. Esempio lampante il melo. Ad oggi la durata commerciale di una cultivar di melo è di 5-7 anni (vedasai Pink Lady), situazione improponibile per gli impianti tradizionali.

• Le esigenze temporali di carattere economico, per quanto riguarda ad esempio il pero, non sono così incidenti come per il melo. L'adozione di un f.a.d. in questo caso è da ricercarsi nella minor richiesta di manodopera, che come risaputo per le colture arboree pesa molto nei costi di produzione.

• Maggior qualità del prodotto. In un impianto tradizionale la qualità è spesso inversamente proporzionale all'età dello stesso, nonchè eterogenea anche all'interno di una stessa pianta Da cui la neccessità di raccolta scalare o per calibro-categoria, con un aggravio dei costi. Vedasi discorso costo manodopera.

• Precoce entrata in produzione. Aspetto necessario in merito alla questione dei trend commerciali.

Soprattutto per il punto 3, penso che questa immagine sia molto esplicativa. 

 

i2971_immagine3lb4.png

 

Esempi reali

 

Riporto per cominciare alcuni dati indicativi sulle densità di impianto e sulle forme d'allevamento.

 

Meleto

3-3.5 x 0.80 = 4167-3571 piante/ha = medio-alta densità

3 x 0.50 = 6667 piante/ha = alta densità

Forme d'allevamento: splinder, -y modificato, fusetto

 

meletoad1yc1.th.png splinderrz7.th.png

 

Ciliegio

6 x 6 - 7 x 7 circa 350-500 piante/ha = bassa densità

4.5 x 4 circa 500 piante/ha

900-1100 piante/ha = alta densità

Forme d'allevamento: y trasversale, tatura

 

ciliegetoyzl7.th.pngciliegietotaturamv4.th.png

 

Actinidia

4.5-5 x 1 = 2000-2222 piante/ha

 

Per quanto riguarda la distanza tra le file, alle nostre latitudini vale la regola che la distanza tra le file deve essere maggiore di 1m dell’altezza prevista delle piante. Questo ovviamente per evitare ombreggiamenti reciproci tra le file, il chè comporterebbe una mancata differenziazione a fiore di molte gemme.

 

Indicativamente è possibile comunque dare questi come limiti fisici per il sesto d'impianto.

 

Alle nostre latitudini vale la regola che la distanza tra le file deve essere maggiore di 1m dell’altezza prevista delle piante. Questo per evitare ombreggiamenti reciproci tra le file, il chè comporterebbe una mancata differenziazione a fiore di molte gemme.

 

Vecchie tipologie (ciliegio)

 

t2968_ciliegio1qs2.jpg

 

Impianti moderni

 

t2972_orchardlq5.jpg t2970_high20densitydm5.jpg t2969_dimariamr3.jpg

 

 

Alcuni riferimenti

 

Dossier Abate Fetel

Solaxe una nuova forma di allevamento per il melo a bassa manodopera

Solaxe II

Solaxe III

Ciliegia tra oggi e domani

Peschicoltura intensiva

 

Piccola appendice per i nostalgici

 

Cosa rispondere (o meglio, come rispondo io) alla puntuale affermazione: la frutta buona era quella di una volta, e la frutta si è sempre fatta anche senza questo tipo di impianti...

 

Ah le care varietà antiche.... Anche se prendi una pianta di varietà antica, ti accorgerai che all'interno della stessa pianta, i frutti esterni sono i più buoni. Questo perchè maggiormente esposti alla luce e meglio raggiungibili dai fotosintati. Converrai con me, che una situazione simile è improponibile, nell'ambito di un frutteto, dove si cerca di avere frutta tutta uguale.

Inoltre inevitabilmente una pianta invecchiando, differenzia sempre meno a fiore e di conseguenza anche la qualità decade. Ovvio che su piante vecchie e magari di qualche varietà locale, può esserci sempre l'eccezione.

Aggiungerei inoltre, che spesso si cita quanto sia buona la frutta dell'albero di casa o della "nonna". Questo è solo in virtù del fatto che la frutta la raccogliete matura. Provata a fare lo stesso anche sulle piante e varietà moderne, vedrete che non sono da meno.

Modificato da Mapomac
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visto che siamo in tema di innovazioni in ambito frutticolo esporrò il ciclo di lavorazione che sono solito fare prima dell'impianto di un frutteto (pesche, mele, pere ecc....).

discatura per miscelare i residui dell'espianto precedente.

ruspatura con laser,

affossatura,

scasso con monovomere o ripuntatore a circa un metro di profondità,

lavorazione per la messa a dimora di coltura intercalare (zucche, pomodori, ecc...).

discatura,

aratura a 60-65 cm

affossatura,

lavorazione per il trapianto.

 

a parte la coltura intercalare, che non è fatta da tutti, lo scasso è imprescindibile pre queto tipo i impianti da me; va detto comunque che non sono impinti adalta densità ma quasi sempre a media.

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visto che siamo in tema di innovazioni in ambito frutticolo esporrò il ciclo di lavorazione che sono solito fare prima dell'impianto di un frutteto (pesche, mele, pere ecc....).

discatura per miscelare i residui dell'espianto precedente. Giusto

ruspatura con laser, Molto giusto

affossatura,Giusto, ma meglio il drenaggio

scasso con monovomere o ripuntatore a circa un metro di profondità,No comment...

lavorazione per la messa a dimora di coltura intercalare (zucche, pomodori, ecc...).Da valutare

discatura,Giusto

aratura a 60-65 cm Giusto con qualche cm in meno

affossatura, Vedi sopra

lavorazione per il trapianto. Giusto

 

a parte la coltura intercalare, che non è fatta da tutti, lo scasso è imprescindibile pre queto tipo i impianti da me; va detto comunque che non sono impinti adalta densità ma quasi sempre a media.

Come ben sai, già più volte ho espresso riserve verso che questo metodo, anche se tu sei solo un esecutore materiale...:perfido:

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io faccio quello che mi chiedono e cerco di farlo al meglio, non sono agronomo, quindi dimmi te i motivi che non fanno preferire lo scasso.

tieni presente che non si piantno varietà basse con porta innesto debole e alto investimento, ma da questo punto di vista siamo un pò più tradizionalisti

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Lo scasso a mio avviso aveva un mezzo senso decine di anni fa quando c'erano a disposizione qli e qli di letame da poter interrare.

Perchè mezzo senso ?

 

- Perchè facendo lo scasso ad un metro, le radici delle piante raggiungeranno quegli ipotetici elementi mineralizzati del letame, solo dopo parecchi anni.

- Perchè andando a stravolgere il profilo del terreno, riporti in superficie uno strato di terreno, non solo meno fertile da punto di vista di % di elementi, ma anche praticamente povero di componente microbica che risulta essenziale per la fertilità del suolo. Basta ricordare come le micorrize (particolare tipi di funghi) siano presenti anche 10 volte meno in un suolo agrario rispetto ad un suolo naturale. E basta inoltre aggiungere come per alcuni elementi, vedi il K (potassio), l'assimilazione degli elementi da da parte di apparati radicali micorizzati possa essera anche del 70% in più. Se secondo te lo scasso è un modo per favorire il tutto...

- Perchè dove si ha una roccia madre relativamente superficiale, ed un terreno ricco di scheletro, andare ad eseguire uno scasso, porterebbe in profondità quel poco di sostanza organica presente, e porterebbe in superficie tanti bei sassi. Basta vedere come per l'impianto dei vigneti in collina, si ricorra sempre più alla ripuntatura.

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è ovvio che la lavorazione profonda va operata in modo tale da non stravolgere la struttura del terreno e soprattutto il suo profilo, è comunque ovvia la necessità di realizzare una lavorazione profonda, che consenta alle radici di farsi trada agevolemente nel terreno e faccia si che il drenaggio avvenga in maniera rapida.

 

tra la bibliografia ho notato la presenza di una pubblicazione realizzata dal professore Caruso, docente che opera nella mia facoltà e che ho avuto modo di conoscere, sostenitore della rivoluzione nell'ambito della coltivazione delle piante arboree

 

una cosa che non ho trovato scritta sopra e che faccio presente, è il precode invecchiamento delle piante, che quindi raggiungono la senescenza moto prima delle piante tradizionalmente coltivate. altro aspetto che non va sottovalutato è la possibilità che le coltivazioni di arboreti ad alta densità, con piante di dimensioni contenute possa avvenire in serra.

 

non credo che da noi si possa arrivare al "frutteto-prato" sperimentato in Giappone, ma una intensificazione degli impianti è necessaria al fine di limitare l'incidenza dei costi di produzione. credo inoltre che tali impianti debbano essere accompagnati dall'introduzione spinta della meccanizzazione che li supporti.

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Concordo e confermo sul fatto che lo scasso ad un mt ed anche qualcosa in più è la cosa più deleteria che si possa fare, per esperienza diretta faccio preente che verso la metà degli anni '80 mio zio fece scassare un terreno con un CAT D8H, profondità oltre il metro, per di più non venne fatta nessuna letamazione, risultato dopo piantato per alcuni anni non cresceva nemmeno l'erba manco ci fosse passato Attila, le piante crescevano a stento e non hanno mai avuto produzioni degne di nota, dopo circa 25 anni l'iunica specie che si è sviluppata bene è quella di Fico, ciliegie, mele e pere, vanno bene solo per il camino.

Per questo noi facciamo mezzoscasso a 60cm circa con qualche puntata a 70cm dove la terra permette, non facciamo ripuntatura perchè non abbiamo il ripper, ma sarebbe veramente ottimo ovvicinarsi al metro con il ripper e poi ripassare con il bivomero a 40cm.

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  • 4 settimane dopo...

Ancora nessuno è intervenuto dicendo che l'alta densità in senso stratto, non è un'invenzione moderna, lo dico io. Evidentemente la discussione non è ancora molto frequentata, ma l'esperienza passata insegna.

 

Posto le immagini di alcune forme di allevamento davvero antiche, si parla dell'inizio del secolo, fino ad almeno gli anni '50-'60. Come si può ben vedere già allora si ricercava di creare una parete produttiva tanto ricercata oggi. Allora non erano disponibili le tecniche odierne e soprattutto i portaninnesti nanizzanti disponibili oggi, pertanto si ricorreva a quanto mai bizzarre forme di allevamento che "sfruttavano" al meglio lo spazio.

Tuttò ciò è oggi improponibile causa anche l'elevata quota di manodopera richiesta, e la ritardata entrata in produzione. Per non parlare della disomogenea qualità dei frutti prodotti, dovuta ad un'esposizione spazio-pianta-esposizione molto disforme all'interno della chioma.

 

t5011_3.jpgt5010_4.jpgt5009_2.jpg

t5008_1.jpg t5019_peartree.jpg t5018_Immagine3.png

 

t5017_Peartreeespalierbtn.jpgt5016_espailertypes.jpgt5015_DSCN3598espalieredpeartreee.jpg

 

t5014_backyardwideweb470x3520.jpgt5013_762pxSshapedEspalier.jpgt5012_670pxFanfruittreeform.jpg

Modificato da Mapomac
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In questa ed in altre discussioni, ho spesso parlato di astoni, riconducendoli all'unico modo per ottenere, anche a livello familiare, produzioni ottimali e di qualità.

 

Cos'è un'astone ?

 

Il principale tipo di astone (infatti ve ne sono diversi tipi, descriverò il più comune), è una pianta innestata formata da portainnesto e nesto. All'atto della vendita e dell'impianto risulta composto da:

 

- portainnesto di 2 anni di età.

- nesto di 1 anno di età.

 

Qualità fondamentali che definiscono la bontà di un'astone sono la presenza di rami anticipati, un discreto numero di radici (almeno 4-5 di buone dimensioni), un portamento assile, una lunghezza della parte aerea non inferiore a 1,20 - 1,20 m, ottima saldatura del punto di innesto.

Alcuni vivai (ad esempio Mazzoni) propongono una pianta chiamata bi-asse, dove si ha appunto la presenza di 2 assi produttivi distinti.

 

Come viene prodotto un'astone ?

 

Nel caso più comune si può ricondurre la produzione allo schema seguente.

- Il portainnesto viene prelevato da campi di margotte di ceppaie o di trincea.

- Viene impiantanto in vivaio entro febbraio marzo. Questo materiale ha già un anno.

- Nell'agosto successivo viene fatto l'innesto a gemma dormiente

- Nella stagione successiva la gemma darà origine ad un germoglio, che con opportune tecniche darà luogo a rami anticipati.

- Durante il riposo vegetativo gli astoni così costituiti, vengono estirpati, lavorati e inviati alla vendita. Il nesto avrà 1 anno

 

t5479_ProdAstone.jpg

 

 

Alcune immagini dove è possibile vedere un vivaio di astoni semplici e a doppio asse.

 

[TABLE]Astoni di pero|Astoni doppio asse|Vista Vivaio Mazzoni|Piante pronte per l'estirpo|Innesto a gemma|Innesto con intermediario

 

t5488_SDC10356.jpg|t5487_SDC10352.jpg|t5486_SDC10351.jpg|t5485_SDC10350.jpg|t5484_SDC10348.jpg|t5483_SDC10347.jpg[/TABLE]

 

[TABLE]Margotta di trincea|Germoglio radicato|Germoglio radicato 2|Margotta di Ceppaia

 

t5498_SDC10391.jpg|t5497_SDC10390.jpg|t5496_SDC10389.jpg|t5495_SDC10387.jpg[/TABLE]

 

Ringrazio j.deere86 per le foto.

Modificato da Mapomac
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  • 2 settimane dopo...

X mapomac. A mio avviso per quanto riguarda il pero, gli allevamenti ad alta densità,nonostante alcuni vivaisti,abbiamo puntato su questo tipo di impianti,non hanno avuto la fortuna sperata.

I pareri e le opinioni dei vari interlocutori da me interpellati hanno comunque tutti concordato sul fatto che sia difficoltoso raggiungere una buona pezzatura, nonchè la durata dell'impianto si aggira sui dieci dodici anni. Costo iniziale elevato. Per contro, inizio produzione precoce già al secondo anno si comincia a produrre. IO sono più propenso ad un impianto di media intensita. Faccio un'esempio larghezza fila 3,5 mt. distanza tra pianta mt 1,5 su BA29 o similari, allevato a fusetto.

Personalmente piante acquistate dal citato vivaio, non hanno avuto molta fortuna (innesto sydo). Saluti mi compiaccio per l'ottima discussione.

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Per quanto riguarda il doppio asse, così come altre "esclusive" che propongono i singoli vivaisti (senza voler fare pubblicità), vedi piante knip, posso concordare sul fatto che a volte sono utilizzate come argomenti commerciali, più vocati al marketing, che al valore agronomico delle stesse. Ma ripeto a volte.

E si potrebbe infatti dire ad esempio, "difendendo quindi i vivaisti" che il doppio asse è uno strumento per gli agricoltori per diminuire il costo d'impianto.

 

Piuttosto bisognerebbe chiedersi perchè (e me lo dovresti indicare tu) non si riesce a raggiungere una pezzatura elevata (nei tradizionali invece è tutto grosso ?).

 

Per quanto riguarda le tue piante "sfortunate", scusami ma non ho capito a cosa ti riferisci. Parli di doppio asse, o di piante con sovrainnesto ? Il vivaista come ha risposto ?

 

Saluti

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permettete la mia uscita:

 

gli impianti intesivi necessitano di un grande supporto da parte dell'agricoltore, che deve essere adeguatamente preparato. non ci si può comprare una ferrari e poi lamentarsi perchè consuma troppo.

ritengo le cause della piccola pezzature siano da ricercare in possibili condizioni di stress nutritvo o di sovraccarico della pianta (l'obiettivo di questi impianti è produrre piccole-media quantità da un gran numero di piante).

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Si si, me lo ricordavo. D' altronde l'alta densità, mica è un'obbligo.

Gli anni a venire daranno ragione o torto a questa tecnica.

 

Tolto il sydo ed il C cosa rimane ? Semplice:

 

http://www.ermesagricoltura.it/rivista/2003/settembre/RA030972s.pdf

Modificato da Mapomac
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ah! il mio apparecchio non me lo fà vedere!! potevi scriverlo,che roba è ,nuova e non collaudata? Torto o ragione all'alta densità và a finire che la verità stà in mezzo, fitto ma non troppo,questo è il mio (mio) punto di vista. C'è anche da dire che si pianta fitto e poi...vai con p333 salut

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