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3036t-potatura-silv.jpg3037t-potatura-2.jpgChiedo scusa se ho chiamato erroneamente l'impianto Silvoz ma consultando il testo che qui riporto(La potatura di alberi e arbusti a cura di Silvia Maurizzi edito Calderini edagricole) pensavo e me lo diceva sempre mio nonno non pensare lascia pensare i cavalli che hanno la testa più grossa; dicevo, pensavo che attaccare il capo sopra o sotto poco cambiasse considerato che la tipologia è uguale. Per quanto riguarda la qualità adesso si va a finire come la terra dura a chi c'è la più duro. Preme far presente che qui non facciamo aceto. Qui si produce il lambrusco più pregiato e il lambrusco è uno o forse l'unico vino frizzante più esportato al mondo. Non è che se uno fa 100ql per ha fa qualità e chi ne fa 200 no; dipende dalla fertilità del terreno e dal tipo di vino. Se io consegno uva con 18 gradi me ne pagano al massimo 17 perchè il lambrusco se è troppo alcolico non spuma. Addirittura quest'anno ho fatto la vendemmia anticipata ad agosto per avere più acidità e di conseguenza più qualità. Altro problema che abbiamo che se non snerviamo la vite il lambrusco di Sorbara non lega e va in acinellatura; pertanto bisogna avere molte gemme per vite.
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M'intrometto anch'io nella discussione perché l'argomento m'interessa molto, sia come produttore sia come vinificatore (a proposito, ma sono l'unico tra quelli che scrivono a prodursi da solo il vino? qui mi pare che consegnino tutti alle cantine, o sbaglio? nessun altro collega "cantiniere"?).

 

Son d'accordo con Alfieri: non è la potatura da sola che fa la qualità (che peraltro è un concetto non facilmente misurabile e definibile). Certo, la potatura è sicuramente fondamentale nell'ottenimento di uve di qualità, ma poi ci sono tutte le variabili legate alla tipologia del terreno, alla sua fertilità, all'esposizione del vigneto, all'efficacia o meno degli interventi in verde o dei trattamenti contro le malattie, alla quantità d'acqua a disposizione delle piante, all'annata che può essere troppo piovosa o al contrario troppo siccitosa, e così via. Dopodiché, per quelli come me c'è anche tutta la fase della vinificazione, che se non viene gestita correttamente può portare ad un vino scadente anche se ottenuto da uve di ottima qualità.

Tornando al discorso di partenza, se tutto dipendesse solo dalla potatura o dai quintali per ettaro io allora, che in 2 ettari e tot di vigneto produttivo non faccio più di 160 quintali d'uva, dovrei avere uve di qualità eccelse. Ora, che le uve e i vini da me prodotti siano di buona qualità non lo nego (ovviamente...:asd:), ma certo non li considero delle eccellenze. A quelle spero d'arrivare col tempo :blink:.

Per la potatura, in ogni caso, io faccio così: i vigneti in produzione li poto a guyot bilaterale, dritto o capovolto a seconda dei casi e della varietà; l'ettaro di vigna rimanente è ancora in fase d'allevamento quindi si deciderà in futuro come impostarlo. In termini di qualità sono piuttosto soddisfatto, magari la resa è un po' bassa ma lì probabilmente influiscono anche l'età delle piante (la maggior parte ha passato i 25 anni), la mancanza d'irrigazione e il fatto che è un po' che non gli diamo il concime (residui di potatura trinciati a parte). La gestione meccanizzata del vigneto per ora non la prendo nemmeno in considerazione, troppa costosa e temo anche piuttosto impraticabile in vigneti vecchi e in pendenza come i miei.

 

Apro una parentesi sulle cantine: nella mia zona, Colli Bolognesi, buone parte dei produttori d'uva sono anche vinificatori, perché le cantine sociali a noi più vicine hanno una pessima nomea, secondo me abbastanza meritata, dovuta sia ai miseri ricavi da parte dei conferenti, sia alla bassa qualità dei vini ottenuti.

Mi si consenta in ogni caso una nota "patriottica": tanto di cappello al Prosecco e al Lambrusco di Sorbara, sulla cui qualità non si discute, ma credo che nel loro piccolo anche i Doc dei nostri Colli (Pignoletto e Barbera in primis), se prodotti come si deve, non abbiano nulla da invidiare a colleghi ben più blasonati. Ci sono produttori dalle mie parti che fanno dei vini veramente ottimi, e meritevoli di una visibilità assai maggiore di quella che hanno. Parere ovviamente personalissimo (e interessato :asd:).

 

Post scriptum: non me ne voglia Alfieri, ma al Sorbara io però preferisco il Grasparossa :blink:...

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M'intrometto anch'io nella discussione perché l'argomento m'interessa molto, sia come produttore sia come vinificatore (a proposito, ma sono l'unico tra quelli che scrivono a prodursi da solo il vino? qui mi pare che consegnino tutti alle cantine, o sbaglio? nessun altro collega "cantiniere"?).

 

Son d'accordo con Alfieri: non è la potatura da sola che fa la qualità (che peraltro è un concetto non facilmente misurabile e definibile). Certo, la potatura è sicuramente fondamentale nell'ottenimento di uve di qualità, ma poi ci sono tutte le variabili legate alla tipologia del terreno, alla sua fertilità, all'esposizione del vigneto, all'efficacia o meno degli interventi in verde o dei trattamenti contro le malattie, alla quantità d'acqua a disposizione delle piante, all'annata che può essere troppo piovosa o al contrario troppo siccitosa, e così via. Dopodiché, per quelli come me c'è anche tutta la fase della vinificazione, che se non viene gestita correttamente può portare ad un vino scadente anche se ottenuto da uve di ottima qualità.

Tornando al discorso di partenza, se tutto dipendesse solo dalla potatura o dai quintali per ettaro io allora, che in 2 ettari e tot di vigneto produttivo non faccio più di 160 quintali d'uva, dovrei avere uve di qualità eccelse. Ora, che le uve e i vini da me prodotti siano di buona qualità non lo nego (ovviamente...:asd:), ma certo non li considero delle eccellenze. A quelle spero d'arrivare col tempo :blink:.

Per la potatura, in ogni caso, io faccio così: i vigneti in produzione li poto a guyot bilaterale, dritto o capovolto a seconda dei casi e della varietà; l'ettaro di vigna rimanente è ancora in fase d'allevamento quindi si deciderà in futuro come impostarlo. In termini di qualità sono piuttosto soddisfatto, magari la resa è un po' bassa ma lì probabilmente influiscono anche l'età delle piante (la maggior parte ha passato i 25 anni), la mancanza d'irrigazione e il fatto che è un po' che non gli diamo il concime (residui di potatura trinciati a parte). La gestione meccanizzata del vigneto per ora non la prendo nemmeno in considerazione, troppa costosa e temo anche piuttosto impraticabile in vigneti vecchi e in pendenza come i miei.

 

Apro una parentesi sulle cantine: nella mia zona, Colli Bolognesi, buone parte dei produttori d'uva sono anche vinificatori, perché le cantine sociali a noi più vicine hanno una pessima nomea, secondo me abbastanza meritata, dovuta sia ai miseri ricavi da parte dei conferenti, sia alla bassa qualità dei vini ottenuti.

Mi si consenta in ogni caso una nota "patriottica": tanto di cappello al Prosecco e al Lambrusco di Sorbara, sulla cui qualità non si discute, ma credo che nel loro piccolo anche i Doc dei nostri Colli (Pignoletto e Barbera in primis), se prodotti come si deve, non abbiano nulla da invidiare a colleghi ben più blasonati. Ci sono produttori dalle mie parti che fanno dei vini veramente ottimi, e meritevoli di una visibilità assai maggiore di quella che hanno. Parere ovviamente personalissimo (e interessato :asd:).

 

Post scriptum: non me ne voglia Alfieri, ma al Sorbara io però preferisco il Grasparossa :blink:...

 

Non so se mi posso ancora definire cantiniere. Il titolo è importante, la lascerei a mio padre. Io più modestamente sono un enologo in rodaggio nonostante qualche lustro occupato tra vinificatori e autoclavi varie di casa:).

 

Come avevo già scritto il sylvoz e il casarsa sono concetti simili ma diversi. Almeno di non voler fare anche dello speronato un unico concetto. Nel mio primo intervento avevo anche specificato che il dato in se non aveva grande importanza.

 

Credevo e credo di essere stato chiaro al riguardo quando ho specificato che la qualità non era messa a rischio dal tipo di potatura ma dalla tecnica che vedeva qualcosa che nemmeno sul casarsa dovrebbe esserci ovvero l'incrocio dei capi a frutto.

 

Se sbaglio e quindi è bene che i capi a frutto si incrocino vorrei che Vezza mi correggesse.

 

Mi dispiace che nessuno nemmeno questa volta abbia letto il pdf che avevo postato. Pdf che sviluppa una tesi non facile da trovare nell'etere per chiarezza e per completezza.

Leggetelo per piacere perchè solo così possiamo evitarci di scrivere le stesse cose evitando interventi del tipo "con il sylvoz non si fa qualità" senza poi motivare perchè.

 

Io poto a sylvoz e faccio qualità se è vero che le poche testate dei vigneti più vecchi (testate palificate in cemento e quindi meno elastiche che preferisco non vendemmiare a macchina) anche quest'anno nonostante un fine stagione non eccezionale misuravano un balbo zuccherino superiore al 15.3 (nel 2010 siamo arrivati a ridosso dei 16). Qualcuno potrebbe ribattere che sono testate, quindi più esposte, e quindi non fanno testo. Vero. Tra una testata più solleggiata e arieggiata e un centro filare ci può essere una differenza anche di mezzo grado e più in certi vigneti in cui si predilige la produzione di legno:asd:. Quindi quel 15.3 diventerebbe a tutto concedere un 14.8, facciamo anche un 14.5.

 

Bene chiedete alle cantine sociali la media del babo del prosecco conferito quest'anno. Credo che Iso lavori in una delle più grosse cantine sociali della zona. Chiedete a lui perchè io sarei di parte ma sono sicuro avendo rapporti di amicizia con molti cantinieri della mia zona che se avessi conferito il mio prosecco non avrei sfigurato per nienteO0.

 

Questo per il balbo. L'acidità. Questo è il tasto dolente dell'anno. Qui avevo già scritto come mi sono comportato.

http://www.tractorum.it/forum/viticoltura-enologia-f49/vigneto-cimatura-come-quando-e-perche-2339/index3.html#post173809

Chi non è riuscito a raccogliere entro i primi giorni di settembre, si è trovato a lavorare materiale semiacquoso con un balbo mediocre.

 

Quando ho scritto che l'uva dilavava era per descrivere a pieno la mia realtà. Misurazione fatte sul giornaliero han fatto impallidire anche persone che hanno qualche anno più di me. Quest'anno per la prima volta da quando faccio questo lavoro ho dovuto riportare a casa le vendemmiatrici impegnate con il pinot bianco per vendemmiare in fretta e furia oltre 1000 qli di diraspato al giorno. 5 giorni di fuoco per tutti in azienda, cane compreso non abituato a tanta confusione:clapclap:.

 

Alla fine del post c'è un pdf del nostro consorzio che riassume da pag 70 in poi i dati dell'annata. Tutto di estremo interesse ma per chi vinifica potrebbe essere molto interessante le osservazioni fatte da pag 80 in poi.

 

Pure sulla qualità mi sono già espresso facendo riferimento alle realtà locali, distinguendo tra chi vinifica e chi produce.

http://www.tractorum.it/forum/viticoltura-enologia-f49/il-vigneto-vitigni-e-tecnica-577/index47.html#post188903

 

Aggiungo qui che parlare di qualità nel prosecco con il trend in atto è un puro atto di scuola rispetto ad altri vini italiani di ottima fattura (da noi il frizzante ormai è un prodotto di nicchia che rasente il 10% contro la dominanza dello spumante) ma penalizzati da una evidente incapacità di fare mercato. Insomma di qualità sul prosecco se ne potrà riparlare dal 2015 in poi forse. Per ora lasciamo che la barca vada visto che sarebbe comunque troppo tardi per rimediare a certi errori.

 

Aggiungo per chiudere che i maestri del binomio qualità=poca quantità stanno rivedendo i loro disciplinari di produzione pe portarli a parametri superiore ai 100 qli per ha anche per il rinomato champagne. Chissà perchè.

 

Noi abbiamo cambiato il nostro disciplinare nel 2005/2006.

 

:n2mu:.

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No No Vezza non te ne voglio. La confusione che si crea sul lambrusco è proprio quella nella mentalità comune si pensa che il lambrusco è nero e dolce. Ma tu sai meglio di me che non sono Emiliano che brusco in dialetto vuol dire aspro. Pertanto il lambrusco più e aspro e più è pregiato. Il Sorbara vitigno autoctono è il più aspro. Ti assicuro che se mangi del maiale il sorbara è la morte sua.

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Non so se mi posso ancora definire cantiniere. Il titolo è importante, la lascerei a mio padre. Io più modestamente sono un enologo in rodaggio nonostante qualche lustro occupato tra vinificatori e autoclavi varie di casa:blink:.

 

Cioè, in pratica, sei molto più esperto di me, visto che io come cantiniere e come agricoltore di lustri alle spalle a malapena ne ho uno :n2mu:...

 

Come avevo già scritto il sylvoz e il casarsa sono concetti simili ma diversi. Almeno di non voler fare anche dello speronato un unico concetto. Nel mio primo intervento avevo anche specificato che il dato in se non aveva grande importanza.

 

Credevo e credo di essere stato chiaro al riguardo quando ho specificato che la qualità non era messa a rischio dal tipo di potatura ma dalla tecnica che vedeva qualcosa che nemmeno sul casarsa dovrebbe esserci ovvero l'incrocio dei capi a frutto.

 

Se sbaglio e quindi è bene che i capi a frutto si incrocino vorrei che Vezza mi correggesse.

 

Niente da correggere, per quanto mi riguarda. Personalmente anche a me non piace l'idea di incrociare capi a frutto (cosa che invece mio nonno e mio zio han sempre fatto col capovolto), e difatti quest'anno, che è il primo in cui della potatura mi occupo "da per me", ho voluto subito provare a tenere i capi staccati, nella speranza che il vigneto mi diventi più semplice da gestire in estate senza che si compromettano troppo la resa o la qualità. Non ho però ancora abbastanza esperienza per prevedere che cosa in concreto poi succederà. A volte mi sono anche chiesto se non sia il caso di provare a fare la conversione da doppio guyot a doppio cordone, se non altro per velocizzare un po' la potatura, ma al momento mi pare un po' come fare un salto nel buio, non saprei cosa ne verrebbe fuori...

Facendo la potatura come l'abbiamo sempre fatta o quasi, perlomeno so che la qualità e la quantità del prodotto ottenuto bene o male son quelle. Ma non escludo in futuro di tentare altre soluzioni.

 

Mi dispiace che nessuno nemmeno questa volta abbia letto il pdf che avevo postato. Pdf che sviluppa una tesi non facile da trovare nell'etere per chiarezza e per completezza.

Leggetelo per piacere perchè solo così possiamo evitarci di scrivere le stesse cose evitando interventi del tipo "con il sylvoz non si fa qualità" senza poi motivare perchè.

 

Confesso, il pdf in effetti non l'ho letto (lo leggerò, prometto :blink:). In ogni caso, pur non volendomi pronunciare più di tanto su sistemi di potatura che conosco abbastanza poco (dalle mie parti si usano pochissimo), immagino che anche col sylvoz e il casarsa, così come con qualsiasi altro sistema di potatura, si possano ottenere delle uve di qualità. Torno a ripetere, secondo me (e sottolineo secondo me) è un discorso di gestione complessiva del vigneto e non solo di potature, che comunque hanno certamente il loro peso. Ma penso che su questo punto si possa essere più o meno tutti d'accordo, dico bene? :blink:

 

Io poto a sylvoz e faccio qualità se è vero che le poche testate dei vigneti più vecchi (testate palificate in cemento e quindi meno elastiche che preferisco non vendemmiare a macchina) anche quest'anno nonostante un fine stagione non eccezionale misuravano un balbo zuccherino superiore al 15.3 (nel 2010 siamo arrivati a ridosso dei 16). Qualcuno potrebbe ribattere che sono testate, quindi più esposte, e quindi non fanno testo. Vero. Tra una testata più solleggiata e arieggiata e un centro filare ci può essere una differenza anche di mezzo grado e più in certi vigneti in cui si predilige la produzione di legno:asd:. Quindi quel 15.3 diventerebbe a tutto concedere un 14.8, facciamo anche un 14.5.

 

Bene chiedete alle cantine sociali la media del babo del prosecco conferito quest'anno. Credo che Iso lavori in una delle più grosse cantine sociali della zona. Chiedete a lui perchè io sarei di parte ma sono sicuro avendo rapporti di amicizia con molti cantinieri della mia zona che se avessi conferito il mio prosecco non avrei sfigurato per nienteO0.

 

Questo per il balbo. L'acidità. Questo è il tasto dolente dell'anno. Qui avevo già scritto come mi sono comportato.

http://www.tractorum.it/forum/viticoltura-enologia-f49/vigneto-cimatura-come-quando-e-perche-2339/index3.html#post173809

Chi non è riuscito a raccogliere entro i primi giorni di settembre, si è trovato a lavorare materiale semiacquoso con un balbo mediocre.

 

Quando ho scritto che l'uva dilavava era per descrivere a pieno la mia realtà. Misurazione fatte sul giornaliero han fatto impallidire anche persone che hanno qualche anno più di me. Quest'anno per la prima volta da quando faccio questo lavoro ho dovuto riportare a casa le vendemmiatrici impegnate con il pinot bianco per vendemmiare in fretta e furia oltre 1000 qli di diraspato al giorno. 5 giorni di fuoco per tutti in azienda, cane compreso non abituato a tanta confusione:clapclap:.

 

Vendemmiatrici? Al plurale? Devi avere davvero un'azienda enorme...noi in vendemmia troppa grazia se c'abbiamo il cingolo col carro dietro e le casse da caricarci sopra..

 

Comunque, leggendo i dati che hai fornito, sempre più mi convinco che ogni realtà agricola italiana fa storia a sé.

Voi ai primi di settembre avevate uva, dici, "semiacquosa"? Cavolo, l'avessi avuta io un pelo più acquosa l'uva! Con l'afa di quest'anno m'è calata un sacco la resa in vino, finanche della metà nel caso del barbera. In compenso, gradi zuccherini alle stelle. Ad esempio, a fine lavorazione mi son trovato in cantina un pignoletto, ancora da frizzantare, a 13° alcolici totali. Ma di quello non mi stupisco, ché siccome da me l'uva tende sempre a caricarsi un po' di gradi zuccherini, il pignoletto frizzante a 13° noi ce l'abbiamo più o meno sistematicamente tutti gli anni. Per lo stesso motivo, non mi sconvolgono i quasi 14° del sauvignon. Ma che 13° complessivi li facciano anche il trebbiano romagnolo o il grasparossa, che notoriamente sono vini abbastanza leggeri, beh quello mi fa davvero impressione. E non ho vendemmiato particolarmente tardi, anzi alcune varietà anche abbastanza presto, tant'è che praticamente tutti i vini l'acidità ce l'hanno al punto giusto o quasi.

Ma il colmo è stato il barbera: grappoli belli grossi ma prosciugati che sembravano passi, te li mettevi in bocca e c'era solo lo zucchero, niente acqua (se l'era ripresa tutta la pianta), il succo era già nero senza bisogno di star con le bucce. Gradi babo 24(!)e acidità 10,5. Cioè, altissimi tutt'e due, mai successo. Ed era appena la metà di settembre (di solito il barbera si raccoglie verso la fine del mese). Risultato? Vino con acidità regolare, ma complessivi gradi alcolici 16! M'è toccato il sacrilegio: allungarlo con l'acqua per far calare un po' la gradazione... (ma me ne son tenuto un po' puro che lo voglio imbottigliare e sentir come diventa tra un anno o due).

Ok, fine dell'OT, che qua si parla di vigneto e non di vino :blink:...

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No No Vezza non te ne voglio. La confusione che si crea sul lambrusco è proprio quella nella mentalità comune si pensa che il lambrusco è nero e dolce. Ma tu sai meglio di me che non sono Emiliano che brusco in dialetto vuol dire aspro. Pertanto il lambrusco più e aspro e più è pregiato. Il Sorbara vitigno autoctono è il più aspro. Ti assicuro che se mangi del maiale il sorbara è la morte sua.

 

Tutto vero. A me il lambrusco piace anche amabile, ma per poterlo degustare bene vuol secco. Ma anche i miei clienti che mi comprano il lambrusco, ad esempio, lo vogliono amabile e che spumi. Anzi, a volte lo vogliono proprio dolce. E uno che deve fare? Li accontenta perché se no non vende. Addirittura c'è gente che mi chiede il pignoletto sfuso dolce e mi dicono quant'è buono, io glielo vendo volentieri ma dentro di me mi chiedo come cavolo fanno a voler dolce un vino la cui caratteristica principale è proprio una punta d'amarognolo. Non che non sia buono il pignoletto amabile, per carità, ma non è questo secondo me il modo di valorizzare i vitigni, così non gli si fa giustizia. Finiscono per sembrare solo dei vinelli leggeri, da pasto, neanche fossero coca-cola.

E il barbera? Vorrebbero amabile e mosso anche quello, invece bisognerebbe imbottigliarlo e tenerlo un po' lì che invecchi, perché così si smussa un po' l'aspro e prende corpo e sapore. Ma nella terra del "frizzante a tutti i costi" non c'è niente da fare, molti dei clienti più anziani se fai così ti dicono che è "grosso", che non si beve bene, che è troppo pesante...e che cavolo, è barbera, mica birra!

 

Comunque, tornando al lambrusco, io tecnicamente non appartengo alla zona tipica ma in realtà, siccome ci sto attaccato, anche da noi il grasparossa lo hanno sempre coltivato (il sorbara magari no perché vien meglio giù nella bassa) e lo ritengo un vino che merita, tant'è che non ho rinunciato a coltivarne qualche filare assieme alle altre varietà della mia zona.

Anche perché, dici bene, col salume e le crescentine fritte o della tigella, il lambrusco è davvero la morte sua (beh, anche col barbera però....:blink:)

Modificato da Vezza
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@Vezza: se riesci a gestire la potatura senza ricorso a terzi e sei soddisfatto della qualità e della quantità attuali non cambierei tipo di potatura solo per risparmiare qualche ora per ettaro.

 

Una scelta di questo tipo a mio modesto avvista va fatta solo in funzione del passaggio alla meccanizzazione.

 

La potatura da sola non basta, come non essere d'accordo.

I tuoi dati sono notevoli. Quello che mi sorprende però è la tenuta della resa quantitativa. Concentrazioni così alte di zuccherino solitamente sono frutto di un appassimento sulla vite.

Sarebbe interessante vedere i dati dei tuoi rilevamenti del prevendemmia per capire come si è sviluppato il rapporto zucchero/acido e quando quest'ultimo si è fermato.

Due le cose particolari del tuo barbera: la resa e il mantenimento di un elevato livello acido.

 

Se posti i dati li vediamo assieme.

 

:n2mu:

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Ciao, guarda, avessi più dati te li posterei volentieri ma purtroppo non posso aggiungere molto a quanto già ho detto.

 

Il dato significativo, quello che subito mi ha lasciato di stucco, è che due settimane circa prima di vendemmiare il barbera, andando a misurargli gli zuccheri il mostimetro misurava dai 22 ai 24 gradi babo. E subito dopo, facendo la prova dell'acidità, saltava fuori un 10,5, ma anche 11 o addirittura 12 (considera comunque che le mie rilevazioni sono fatte con strumenti non proprio all'ultimo grido in fatto di tecnologia e quindi probabilmente non sono state precisissime).

Pur tenendo conto del fatto che il barbera, anche come vino, tenda sempre ad essere un po' alto d'acidità soprattutto se giovane, dai dati misurati era chiaro che qualcosa non tornava. In base agli zuccheri, l'uva doveva già essere andata anche troppo in là come maturazione. In base all'acidità, invece, era ancora assai indietro.

Secondo l'enologo, che non è agronomo ma immagino che conosca comunque bene la faccenda, il caldo torrido (unito al fatto che non ho possibilità di irrigare le viti) può aver fatto sì che le piante, per reggere il secco, abbiano risucchiato dagli acini la maggior parte della sostanza acquosa, facendo così concentrare gli zuccheri, e nello stesso tempo bloccando il processo di maturazione delle uve, il che avrebbe così impedito che l'acidità calasse. Che mi pare in effetti la spiegazione più semplice e plausibile.

Quando il ciclo di maturazione si sia interrotto esattamente non sono in grado di stabilirlo con esattezza, ma penso di non essere lontano dal vero se dico che il tutto dev'essere successo nella settimana dopo quella di ferragosto, a giudicare anche dall'aspetto che l'uva ha assunto proprio in quel periodo.

 

Cito una tua frase perché secondo me non mi sono spiegato bene nel mio messaggio precedente: "Quello che mi sorprende però è la tenuta della resa quantitativa. Concentrazioni così alte di zuccherino solitamente sono frutto di un appassimento sulla vite."

Infatti la resa è calata eccome, di barbera ne ho fatto quasi il 50% in meno dell'anno prima (ok, avevo anche espiantato un po' di vigna vecchia, quindi almeno un 10, 15 % di calo ci sarebbe stato a prescindere, ma certo non m'aspettavo fino a questo punto). Niente di strano che gli zuccheri fossero concentrati. So di viticoltori che l'uva l'han lasciata sulla pianta proprio perché la resa sarebbe stata talmente bassa che non ci tiravano fuori niente, infatti mai come quest'anno è stata così cercata l'uva barbera qui da noi.

Ma il bello è che i chicchi non erano neanche propriamente passi, lo sembravano ma in realtà la buccia era rimasta dura e compatta, non si era rinsecchita come nelle uve appassite, se ti mettevi in bocca un grappolo li sentivi duri e sodi quasi come fossero stati ancora acerbi, solo che invece erano già dolcissimi! Si percepiva proprio che l'unica cosa che mancava solo un po' di sostanza liquida. E non ti dico che fatica che ho fatto per pigiarlo...

Comunque di cose strane ne ho viste parecchie non solo sul barbera, col pignoletto ad esempio c'è stato un momento mentre lo raccoglievo che trovavo solo grappoli verdi e duri che sembravano tutti acerbi, per poi invece ritrovarmi un vino in cantina a quasi 13°. Quindi quei grappoli o così acerbi non erano o qualcosa di anomalo era successo anche lì.

 

L'impressione è che un minimo di blocco della maturazione ci sia stato con tutte le uve, di più o di meno a seconda della varietà, col barbera come caso limite.

Anzi, mi viene ora da pensare che probabilmente sia stato proprio il secco, la mancanza d'acqua, a "salvare" l'acidità dei miei vini, che se fosse stato solo caldo e basta probabilmente il processo di maturazione sarebbe andato avanti e anzi si sarebbe fortemente accelerato, di conseguenza per il mantenimento di un rapporto ottimale zuccheri/acidi anch'io avrei dovuto vendemmiare prima di settembre. Invece così, anche vendemmiando nella prima metà di settembre son riuscito ad avere vini con acidità giusta, al prezzo però di un'impennata del titolo alcolometrico e di un calo di produzione comunque significativo. Ma questa è solo un'ipotesi, e io sono agricoltore ma non agronomo, quindi potrei benissimo aver detto una cavolata :blink:.

Modificato da Vezza
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Ciao, guarda, avessi più dati te li posterei volentieri ma purtroppo non posso aggiungere molto a quanto già ho detto.

 

Il dato significativo, quello che subito mi ha lasciato di stucco, è che due settimane circa prima di vendemmiare il barbera, andando a misurargli gli zuccheri il mostimetro misurava dai 22 ai 24 gradi babo. E subito dopo, facendo la prova dell'acidità, saltava fuori un 10,5, ma anche 11 o addirittura 12 (considera comunque che le mie rilevazioni sono fatte con strumenti non proprio all'ultimo grido in fatto di tecnologia e quindi probabilmente non sono state precisissime).

Pur tenendo conto del fatto che il barbera, anche come vino, tenda sempre ad essere un po' alto d'acidità soprattutto se giovane, dai dati misurati era chiaro che qualcosa non tornava. In base agli zuccheri, l'uva doveva già essere andata anche troppo in là come maturazione. In base all'acidità, invece, era ancora assai indietro.

Secondo l'enologo, che non è agronomo ma immagino che conosca comunque bene la faccenda, il caldo torrido (unito al fatto che non ho possibilità di irrigare le viti) può aver fatto sì che le piante, per reggere il secco, abbiano risucchiato dagli acini la maggior parte della sostanza acquosa, facendo così concentrare gli zuccheri, e nello stesso tempo bloccando il processo di maturazione delle uve, il che avrebbe così impedito che l'acidità calasse. Che mi pare in effetti la spiegazione più semplice e plausibile.

Quando il ciclo di maturazione si sia interrotto esattamente non sono in grado di stabilirlo con esattezza, ma penso di non essere lontano dal vero se dico che il tutto dev'essere successo nella settimana dopo quella di ferragosto, a giudicare anche dall'aspetto che l'uva ha assunto proprio in quel periodo.

 

Cito una tua frase perché secondo me non mi sono spiegato bene nel mio messaggio precedente: "Quello che mi sorprende però è la tenuta della resa quantitativa. Concentrazioni così alte di zuccherino solitamente sono frutto di un appassimento sulla vite."

Infatti la resa è calata eccome, di barbera ne ho fatto quasi il 50% in meno dell'anno prima (ok, avevo anche espiantato un po' di vigna vecchia, quindi almeno un 10, 15 % di calo ci sarebbe stato a prescindere, ma certo non m'aspettavo fino a questo punto). Niente di strano che gli zuccheri fossero concentrati. So di viticoltori che l'uva l'han lasciata sulla pianta proprio perché la resa sarebbe stata talmente bassa che non ci tiravano fuori niente, infatti mai come quest'anno è stata così cercata l'uva barbera qui da noi.

Ma il bello è che i chicchi non erano neanche propriamente passi, lo sembravano ma in realtà la buccia era rimasta dura e compatta, non si era rinsecchita come nelle uve appassite, se ti mettevi in bocca un grappolo li sentivi duri e sodi quasi come fossero stati ancora acerbi, solo che invece erano già dolcissimi! Si percepiva proprio che l'unica cosa che mancava solo un po' di sostanza liquida. E non ti dico che fatica che ho fatto per pigiarlo...

Comunque di cose strane ne ho viste parecchie non solo sul barbera, col pignoletto ad esempio c'è stato un momento mentre lo raccoglievo che trovavo solo grappoli verdi e duri che sembravano tutti acerbi, per poi invece ritrovarmi un vino in cantina a quasi 13°. Quindi quei grappoli o così acerbi non erano o qualcosa di anomalo era successo anche lì.

 

L'impressione è che un minimo di blocco della maturazione ci sia stato con tutte le uve, di più o di meno a seconda della varietà, col barbera come caso limite.

Anzi, mi viene ora da pensare che probabilmente sia stato proprio il secco, la mancanza d'acqua, a "salvare" l'acidità dei miei vini, che se fosse stato solo caldo e basta probabilmente il processo di maturazione sarebbe andato avanti e anzi si sarebbe fortemente accelerato, di conseguenza per il mantenimento di un rapporto ottimale zuccheri/acidi anch'io avrei dovuto vendemmiare prima di settembre. Invece così, anche vendemmiando nella prima metà di settembre son riuscito ad avere vini con acidità giusta, al prezzo però di un'impennata del titolo alcolometrico e di un calo di produzione comunque significativo. Ma questa è solo un'ipotesi, e io sono agricoltore ma non agronomo, quindi potrei benissimo aver detto una cavolata :blink:.

 

Ok. Resta da definire l'anomalia dell'acidità ma in mancanza di dati rimane un pourparler di poco conto.

 

Se la causa è stato il secco te ne accorgerai sicuramente fra un mesetto (sempre che non si mantengano queste temperature) alla ripresa della vegetazione. A dire il vero avresti già dovuto vedere qualche effetto. Normalmente lo strees idrico lascia sul campo qualche morto. Se non ci sono viti colassate significa che hai un vigneto in ottima salute e ti faccio i miei complimenti.

 

Io non sarei stato così capace sicuramente.

 

Per il resto io sono dell'idea che chi vinifica non deve guardare il calendario per decidere la vendemmia. Il solo metro è un prodotto ottimale per la lavorazione avendo ben chiaro in testa però che ogni annata fa storia a se e quello che è ottimale oggi molto probabilmente non lo sarà domani.

 

Come capire quando il prodotto è ottimale? Imparando a conoscere il prodotto e il suo sviluppo in base ad una costante e sempre più frequente attività di rilevamento su campo. Oggi giorno con 500/600 € si ha a disposizione una discreta strumentazione di base in attesa di ricavarsi 30 mq di laboratorio con aria condiazionata e tv:clapclap:.

 

Mi raccomando. I rilevamenti in campo e la loro conservazione sono due attività che ogni buon cantieniere non deve mancare di fare.

 

:n2mu:.

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Viti collassate per ora sembra di no, ma staremo a vedere. E vedremo quante anche quest'anno prenderanno il mal dell'esca, qualcheduna c'è sempre (ma perlomeno, mal comune mezzo gaudio, non sono il solo ad avere quel problema).

 

Grazie dei consigli :), li terrò a mente per le prossime vendemmie.

:n2mu:

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Buongiorno a tutti,

e menomale che la potatura poteva essere affidata anche a un asino !!!!

come vi dicevo alcune piante stanno messe i questo modo:

inevitabilmente si dovranno fare tagli su tralci di piu' di 2 anni:

 

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auguri di buona giornata.

frack

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ciao a tutti. Dovendo fare un nuovo filare volevo sapere qual'era secondo voi l'inclinazione più corretta del palo di testata? inoltre volevo chiedervi se secondo voi è corretto utilizzare due pali in cemento come testata (con ancora in acciao) e come pali intermedi dei pali in legno (ogni quanti metri un palo secondo voi?) grazie a chiunque abbia tempo e voglia di rispondermi

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Ciao Alfieri,

hai visto quanti tralci partono da terra ?

occorre necessariamente fare tagli su quelli di piu' di 2 anni.

Si puo' fare ? sui tagli metto un po' di vernice impregnante per il legno ? va bene ?, ne ho.

 

saluti.

frack

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ciao a tutti. Dovendo fare un nuovo filare volevo sapere qual'era secondo voi l'inclinazione più corretta del palo di testata? inoltre volevo chiedervi se secondo voi è corretto utilizzare due pali in cemento come testata (con ancora in acciao) e come pali intermedi dei pali in legno (ogni quanti metri un palo secondo voi?) grazie a chiunque abbia tempo e voglia di rispondermi

il filare quanto sarà lungo?su che altezze vuoi tenerti?distanza tra le viti e sistema di allevamento? se riesci già a rispondere ad alcune domande bene se no ti daremo una mano in più...

@frack71: nella vite della prima foto io terrei un solo fusto, il più dritto, magari legandolo a un tutore e da li tenere 1 o 2 tralci di annata che andranno a fare l'uva...nella seconda foto è un pò più facile..tieni 2 tralci i più bassi di annata e togli tutto il resto...se è mastice per tagli o innesti bene ma no verniceimpregnante!!1meglio non mettere niente..

Modificato da mattia 3645
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@frack71: ecco quello che farei io.

 

Il gliso con l'aggiunta di un pò di urea sciolta (1/10) la userei solo sull'interceppo. L'urea la usi per aumentare la ricettività del gliso da parte dell'erbaio.

 

L'interfila lo passi con una trincia/tagliaerba, quindi un estirpatura veloce, semina di copertura con miscuglio vario a prevalenza di loietto (quando vai a comprare il gliso devi dirgli che ti serve una copertura di rinnovo, ripeto una copertura di rinnovo, se sono abili e arruolati ti daranno il miscuglio adatto alla tua zona) e rullata e hai un sovescio fatto e uno in divenire.

 

In ogni caso non usare il gliso nell'interfila mi raccomando. Piuttostro trincia e basta. Il gliso usalo solo dove non puoi lavorare. Non vorrai mica farti notare dai marziani vero?:clapclap:

 

Prima di tutto però devi potare anche perchè se è come da me anche quelle viti hanno già iniziato a piangere (dalle foto non riesco a vedere lo stato delle gemme, se hanno il pelo:asd: devi sbrigarti), quindi siamo in piena fase di risveglio. La vite si sta stiracchiando, pazzesco e anche un pò preoccupante visto lo stato dei lavori nei vigneti.

 

Non ti preoccupare se il vegetale ha qualche anno. L'importante è che quello che tagli non sia a raso ma a distanza di 1/1,5 dal legno che deve rimanere. Ripeto non potare mai (anche negli anni a venire) mai e mai a raso. Non è bello da vedersi ma a noi poco importa perchè miriamo a portare la vite ben oltre i 20 anni.

 

Orbene fatto il taglio se di diametro importante devi masticiarlo. O ti compri un mastice o te lo fai a casa. Io lo faccia a casa con della colla da legno (vinavil) e polvere di rame, li mescoli per bene fino a costituire una bella poltiglia che al tatto presenti una certa aderenza. Quindi vai in campo dove hai potato e inizi a masticiare, abbonda pure fino a formare un bel callo intorno alla ferita (taglio). Con il tempo cadrà ma nel mentre (si spera) la vite avrà cicatrizzato.

 

Fatta questa operazione (potatura e masticiata), inizi a pulire l'interfila (se non hai modo di eliminare i sarmenti e ti pare che il vigneto sia sano:cheazz:, li trinci assieme all'erba) e solo dopo aver definito l'interfila passi con il gliso. Ripeto il gliso lo usi proprio dove è necessario.

 

Questo è quello che farei io :fiufiu:.

 

In bocca al lupo.

 

@sgnappi: Non c'è un inclinazione esatta. Io ho testate quasi in verticale. In compenso la testata (9*12) è sotto di quasi 2 metri:clapclap: e l'ancora è stata gettata sul posto con un autopompa (mio padre nel 2000 quando abbiamo rinnovato i primi 5 ettari aveva pensato di fare un centinaio di testate con una semplice e vecchia betoniera:coolsmiley::ahhhhh::idiot2: ). Quello a cui devi prestare un certa attenzione è il livello tra la testata e il primo palo interno.

 

Se non hai esigenze particolari (impianto, luogo... Guardati attorno, copiare da altri in questi casi è buona norma se sei indeciso) evita i due pali di testa, anche per il portafoglio visto che le testate diventano una bella spesa se sono numerose.

 

Pali di legno. Onestamente non ho mai realizzato impianti con pali di intramezzo solo di legno. Testate di legno tantissime (l'immagine è quel che conta:asd:), pali di legno sparsi qua e là in modo razionale altrettanto, ma un impianto di puro legno mai.

 

Personalmente se non avessi esigenze di vendemmiare meccanicamente opterei per il cemento però.

 

La distanza da palo a palo. Questo è uno degli argomenti più opinabili del mondo. Io nei miei ho un interceppo di 1 metro c.a. e un interpalo di 3 metri. Il mio vicino ha un interceppo di 1.3 e un interpalo a 2.6. Un azienda con cui collaboro per diverse cose sono 5 anni che pianta e 5 anni che richiede un interceppo da 75 (:fiufiu:) e un interpalo 4.5 m:fiufiu:.

 

Insomma tutto dipende sempre dall'impianto e dalla situazione del luogo e aggiungo anche dalle tasche e dalla volontà di svuotarle un pò.

 

Rinnovo l'invito a copiare da chi ha rinnovato o realizzato un impianto recentemente. Altro consiglio. Farsi fare un preventivo da qualche rivenditore di zona e nel mentre chiedere consiglio sul tipo di impianto (interceppo, interfila, interpalo e via dicendo). Mettere assieme quello che si vede in giro e le informazioni ricevute e decidere.

 

In bocca al lupo anche a te.

 

:n2mu:

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Ciao CBO,

 

Intanto grazie per i preziosi consigli.

Se per gliso intendi il diserbante vorrei evitare di usarlo anche perche' tra i filari ho raccolto da poco i frigiarelli che ho seminato. E pure al di la' dell'uva ho seminato insalate,cavolo e varie.

La parte in questione non e' tanta, per cui finita la potatura armato di zappa e con la motozappa a scoppio piccola mi pulisco il tutto.

Tra oggi e domani finisco la potatura ,i peli di gemma si cominciano a vedere........

Buona giornata a tutti.

 

Frack

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allora sei bene dai..il consiglio di carvigna è riferito al fatto che una vigna inerbita ha una maggior evapotraspirazione rispetto a una lavorata...in parole povere se hai poca acqua e lasci l'erba questa ti porterà via più acqua alle viti che soffriranno di più...ma siccome ci fai anche l'orto in mezzo credo che in estate sarà tutto abbastanza mosso e/o coperto da vedura e sicuramente un pò d'acqua la porti...giusto?

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Quoto quanto detto da mattia rispetto a Frak. Comunque il Glifosate non è un diserbante ma disseccante e quando arriva a terra è praticamente innocuo.

così dicono ma quando dai anche "solo" glifosate dopo 5o6 anni vedi che l'erba non cresce tanto più....e non è un buon segno...nel senso che il terreno ha bisogno di essere arato ogni tanto....anzi non mi ricordo bene chi.. ma han costatato che dopo 10(di diserbo) anni nel terreno mancavano proprietà vitali....

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Allora come dico sempre e ciò premesso ogni realtà fa storia a se. Quanto affermi è la prima che sento. Se fosse vero sarei senza erba invece sebbene diserbo l'interfila da più di dieci anni l'erba viene su che è una bellezza. io lo uso anche in presenza di polloni fino a tutto maggio poi eventualmente alla bisogna,lo uso miscelato con spot light. Risultati ottimi e pulizia assicurata.

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Quoto quanto detto da mattia rispetto a Frak. Comunque il Glifosate non è un diserbante ma disseccante e quando arriva a terra è praticamente innocuo.

 

Può essere che in altre parti d'Italia il gliso sia "praticamente innocuo".

 

Da me così

Glifosate: il pericoloso erbicida sulle colline del prosecco (Treviso)

 

Detto questo pure io uso il gliso una volta all'anno ad ottobre inoltrato.

 

:n2mu:

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questo è quello che pensa la Monsanto sugli studi contro il glifo.

Risulta quanto mai ovvio che i punti di vista in questi casi sono diversi e diametralmente opposti anche in considerazione del fatto che va di moda il fatto che gli agricoltori inquinano. Resta da valutare se inquina di più la nafta che consuma un trattore con l'interfilare o un trattore che diserba. Personalmente opto per la seconda soluzione

 

sul rapporto Earth Open Source

 

report_01.jpgSiamo a conoscenza del rapporto pubblicato da Earth Open Source riguardo agli erbicidi Roundup a base di glifosate, il principio attivo in essi contenuto. Gli esperti Monsanto specializzati in ambiente e salute lo stanno analizzando in modo approfondito.

In base a una lettura iniziale, il rapporto Earth Open Source non sembra contenere nuove prove sanitarie o tossicologiche in relazione al glifosate. Autorità competenti ed esperti a livello mondiale concordano sul fatto che il glifosate non causa né effetti riproduttivi negli animali adulti né difetti di nascita nella prole di animali adulti esposti al glifosate, anche a dosi molto superiori ad esposizioni ambientali o occupazionali rilevanti.

Gli autori del rapporto basano la tossicità del glifosate su una limitata serie di studi scientifici, ignorando molti dati che dimostrano la sicurezza del prodotto. Dopo un'attenta analisi dell'ampia quantità di dati disponibili, le autorità competenti a livello mondiale sono giunti alla conclusione che il glifosate non è una tossina teratogena (ovvero che causa difetti congeniti) o con effetti sulla riproduzione. Inoltre, abbiamo risultati empirici generati dall'esperienza di prima mano di milioni di agricoltori e contadini che usano questo prodotto da anni. Gli erbicidi Roundup per uso agricolo garantiscono vantaggi ambientali ed economici nell’ambito dell’agricoltura conservativa, che sono sostenibili e assicurano un controllo efficace delle piante infestanti.

Per comprendere il funzionamento del principio attivo dell'erbicida, è importante sapere che il glifosate inibisce un enzima essenziale per la crescita delle piante. Questo enzima non si trova né negli esseri umani né in altri animali determinando un basso livello di rischio per la salute umana derivante dall'uso del glifosate. Tale livello di rischio è ulteriormente ridotto dalle modalità d’uso attualmente autorizzate.

Gli autori di Earth Open Source, utilizzando di nuovo come giustificazione tali studi faziosi, contestano la decisione della Commisione europea di dare maggiore priorità all’analisi di altri principi attivi nel processo di revisione degli stessi in accordo con le normative europee in materia di prodotti fitosanitari.

Sebbene il glifosate e tutti gli altri principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari debbano essere valutati la Commissione ha deciso che il glifosate rientra a ragione in una categoria che non richiede una valutazione immediata.

Alcuni organi di informazione che si occupano della questione hanno citato anche altri rapporti da noi analizzati. Per ulteriori informazioni al riguardo, consultare i seguenti articoli:

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