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Il 22/1/2021 Alle 21:18, Meme ha scritto:

@Ing.Stefano scala una marcia che va già in vacca di suo questa discussione...

(Cmq il mio babbo ne tratta 40 con un 600lt)

Dipende in che zona ti trovi, quanti litri/ha usi e quanti trattamenti fai all'anno... Se sei in Friuli o in Sicilia è diversa la situazione.. Se ci metti 2 gg e mezzo per trattare tutto e ti piove 2 volte a settimana la vedo dura seguire bene il tutto

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19 ore fa, mattia 3645 ha scritto:

Dipende in che zona ti trovi, quanti litri/ha usi e quanti trattamenti fai all'anno... Se sei in Friuli o in Sicilia è diversa la situazione.. Se ci metti 2 gg e mezzo per trattare tutto e ti piove 2 volte a settimana la vedo dura seguire bene il tutto

40 ettari con un 600 litri, impossibile. Troppe le tare anche a 200 litri/ha. 

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48 minuti fa, Meme ha scritto:

E' la triste realtà. Mestiere>calcolatrice. Ma non sto a spiegare , non capireste come si riesce a spruzzare (stima 2020) 550ha in una stagione con una macchina sola.

Conosco chi ne fa multipli di 550 ha in una stagione. Pure io con una macchina ne faccio ben piu' di 550. Facendone solo 550 non mi tornerebbero i conti di ammortamento sul nuovo sicuramente. Sull'usato molto meno del target prefissato con metodo precauzionale.

Calcolatrice alla mano. Tutto dimostrabile. 

Ma fare 40 ettari con un portato da 600, per come e' stato interpretato il collega, diventa talmente impegnativo che in certi areali rischi di non essere preso sul serio. 

Modificato da CBO
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E' la triste realtà. Mestiere>calcolatrice. Ma non sto a spiegare , non capireste come si riesca a spruzzare (stima 2020) 550ha in una stagione con una macchina sola.

500 ettari non sono mica una gran mole di lavoro!! Li fa mio padre con un vulcano di 25 anni... e ti assicuro che non ê un fulmine di guerra (mio padre)!!!

 

Piuttosto come scrive cbo, con un portato da 600 litri ti sembrano una valanga xké hai mille tempi morti.

 

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Meme capirai che per la maggior parte di noi risulta strano.. Io faccio molto meno di te con un 2 file a recupero e non ho file a 2.2 m ma a 2.8.. In un giorno tratto tutto ma non è che nei restanti 6 gg a settimana me ne sto sul divano.. Se un operaio sta solo su atomizzatore nei periodi più critici son contento per lui ma io nella mia azienda preferisco essere attrezzato per poter trattare tutto in un giorno solo magari è esagerato in certi periodi o annate.. Prima del recupero usavamo 2 atomizzatori trainati classici nei periodi più impegnativi e un solo atomizzatore quando non c'era fretta

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Il 20/1/2021 Alle 12:35, CBO ha scritto:

Tu fai e vendi vino. Nella tua etichetta riporti anche le kcal?

Il tema che poni e' giusto. E' il destinatario che' e' sbagliato. 

Sostenibilita'. Termine usato da Mercuzio a mio modo di vedere impropriamente in questo momento ma non dipende da lui. Lui lo deve usare per giustificare una certificazione Enama inutile quanto i controlli periodici o il certificato' di professionalita' che tutti gli agricoli tengono in portafoglio.

Sostenibilita'. 

Credo, e non “devo”,  fermamente che la “sostenibilità” sia l’unica via per praticare una qualsiasi attività.

Rimanendo nell’ambito della difesa fitosanitaria rispettare l’operatore, le biodiversità e i confinanti credo sia un atto dovuto a prescindere dal “momento” e dalle certificazioni.

Infine se si risparmiano denari utilizzando meglio e quindi meno agrofarmaci si  sostiene anche il bilancio aziendale.

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9 ore fa, Mercuzio ha scritto:

Credo, e non “devo”,  fermamente che la “sostenibilità” sia l’unica via per praticare una qualsiasi attività.

Rimanendo nell’ambito della difesa fitosanitaria rispettare l’operatore, le biodiversità e i confinanti credo sia un atto dovuto a prescindere dal “momento” e dalle certificazioni.

Infine se si risparmiano denari utilizzando meglio e quindi meno agrofarmaci si  sostiene anche il bilancio aziendale.

Il punto e' che l'agricolo non e' "una quasiasi attivita". L' agricolo non maneggia una biro, maneggia veleni per un arco di tempo di oltre 100 giorni. 

In certi areali e' indicato come l'origine di tutti i mali. 

Io non faccio l'idraulico ma anche se volessi non potrei farlo. Per contro l'idraulico puo' inventarsi agricolo dopo appena 20 ore di un corso inutile e un esame burla.

L'idraulico ha il suo "medico" di fiducia che gli prepara la ricetta, un foglietto di carta neutra per lui illegibile non tanto per la grafia ma per la sostanza.

L'idraulico non sa cosa butta in botte e proprio per questo non sa valutare l' efficienza del suo "medico". 

L'agraria declina la sostenibilita' in un solo modo: ricavi - costi = utili pretasse.

L' agraria non ti dira' mai che lo Switch a 800 gr/ha come da etichetta e' utile per un trattamento e mezzo. Invece di spendere 150 eurini/ha ne spendi 200 ma tu sei comunque contento perche' il prodotto e' sano. Anche l'agraria e' contenta. Anzi gode perche' se un cliente e' contento e' un cliente che rimane anche se inculato. 

Peccato che quei 250 gr/ha in piu' o in meno sono 250 gr/ha in meno o in meno di veleno mobile a prescindere dal mezzo usato o dalla sua taratura.

L' agraria non puo' rischiare. Il suo credo e' uno e uno solo: piuttosto che un trattamento in meno meglio uno in piu' e anche due tre. 

L' agraria non ti consigliera' mai un sottodosaggio in base alla stadio fenologico. Il suo scudo scientifico e' l'etichetta e il fantasma di un gravissimo rischio (non pericolo) di resistenze indotte.

Se vuoi continuo in questo elenco di abuso di veleno dettato dall'ignoranza.

Solo la conoscenza ti permette di sorridere bonariamente ad un caro amico che, nel suo intento di nascondere un ritardo tecnologico rispetto ai concorrenti, cerca di giustificare la sua originalita' tecnica parlandoti di contaminazione del prodotto di ritorno da un sistema a recupero tradizionale.

Solo la conoscenza in uno con il periodo natalizio ti permette di non ribattere ad un incompetente che ti da dell'incompetente citando presunte evidenze di contaminazioni sviluppate in anni passati in contesti diversi da quelli in discussione. 

Un incompetente consapevole tra l'altro perche' mentre chiede costantemente agli ignoranti di quantificare ovvero di tradurre in numero la loro realta' fa lui stesso uso del metodo non quantativo ovvero qualunquista che vuole che tutto quello che non ha prove contrafattuali e' possibile (non probabile che in valori numerici sarebbe gia' un affermazione di verita') al pari dell'esistenza di un entita' superiore che ci guarda mentre ci avveleniamo. 

La sosteninilita' passa solo ed esclusivamente per la conoscenza dell'utilizzatore finale. Non e' Enama o un controllo tecnico a rendere piu' sostenibile l'agire dell'agricolo in generale e dell'ignorante in particolare. 

L' agricolo e' una professione e come tale non deve, perche' non puo', essere disponinile a tutti. 

Se e quando cio' accadra' allora si potra' parlare di sostenibilita'. Prima c'e' una formuletta gia' usata nelle bozze di pan 2012 e molto piu' adeguata: "minore impatto".

Minore impatto non e' sinonimo di sostenibilita'. Sostenibilita' significa piena consapevolezza di quello che si fa prima di aver acceso l'agitatore. Il dopo dovrebbe essere una logica conseguenza.

Hai usato un altro termine di tendenza: biodiversita'.

Vuoi provocarmi? ?

Ps. ho letto che tu useresti un proiettile composto anche da aria a 1000 bar su un ala posata a terra che gia' di suo da problemi dopo un tempo variabile ma mai oltre i 10 anni.

Lo dici perche' hai clienti che gia' lo fanno o e' una tua opinione?

Grazie.

Modificato da CBO
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1 ora fa, CBO ha scritto:

Il punto e' che l'agricolo non e' "una quasiasi attivita". L' agricolo non maneggia una biro, maneggia veleni per un arco di tempo di oltre 100 giorni. 

In certi areali e' indicato come l'origine di tutti i mali. 

Io non faccio l'idraulico ma anche se volessi non potrei farlo. Per contro l'idraulico puo' inventarsi agricolo dopo appena 20 ore di un corso inutile e un esame burla.

L'idraulico ha il suo "medico" di fiducia che gli prepara la ricetta, un foglietto di carta neutra per lui illegibile non tanto per la grafia ma per la sostanza.

L'idraulico non sa cosa butta in botte e proprio per questo non sa valutare l' efficienza del suo "medico". 

L'agraria declina la sostenibilita' in un solo modo: ricavi - costi = utili pretasse.

L' agraria non ti dira' mai che lo Switch a 800 gr/ha come da etichetta e' utile per un trattamento e mezzo. Invece di spendere 150 eurini/ha ne spendi 200 ma tu sei comunque contento perche' il prodotto e' sano. Anche l'agraria e' contenta. Anzi gode perche' se un cliente e' contento e' un cliente che rimane anche se inculato. 

Peccato che quei 250 gr/ha in piu' o in meno sono 250 gr/ha in meno o in meno di veleno mobile a prescindere dal mezzo usato o dalla sua taratura.

L' agraria non puo' rischiare. Il suo credo e' uno e uno solo: piuttosto che un trattamento in meno meglio uno in piu' e anche due tre. 

L' agraria non ti consigliera' mai un sottodosaggio in base alla stadio fenologico. Il suo scudo scientifico e' l'etichetta e il fantasma di un gravissimo rischio (non pericolo) di resistenze indotte.

Se vuoi continuo in questo elenco di abuso di veleno dettato dall'ignoranza.

Solo la conoscenza ti permette di sorridere bonariamente ad un caro amico che, nel suo intento di nascondere un ritardo tecnologico rispetto ai concorrenti, cerca di giustificare la sua originalita' tecnica parlandoti di contaminazione del prodotto di ritorno da un sistema a recupero tradizionale.

Solo la conoscenza in uno con il periodo natalizio ti permette di non ribattere ad un incompetente che ti da dell'incompetente citando presunte evidenze di contaminazioni sviluppate in anni passati in contesti diversi da quelli in discussione. 

Un incompetente consapevole tra l'altro perche' mentre chiede costantemente agli ignoranti di quantificare ovvero di tradurre in numero la loro realta' fa lui stesso uso del metodo non quantativo ovvero qualunquista che vuole che tutto quello che non ha prove contrafattuali e' possibile (non probabile che in valori numerici sarebbe gia' un affermazione di verita') al pari dell'esistenza di un entita' superiore che ci guarda mentre ci avveleniamo. 

La sosteninilita' passa solo ed esclusivamente per la conoscenza dell'utilizzatore finale. Non e' Enama o un controllo tecnico a rendere piu' sostenibile l'agire dell'agricolo in generale e dell'ignorante in particolare. 

L' agricolo e' una professione e come tale non deve, perche' non puo', essere disponinile a tutti. 

Se e quando cio' accadra' allora si potra' parlare di sostenibilita'. Prima c'e' una formuletta gia' usata nelle bozze di pan 2012 e molto piu' adeguata: "minore impatto".

Minore impatto non e' sinonimo di sostenibilita'. Sostenibilita' significa piena consapevolezza di quello che si fa prima di aver acceso l'agitatore. Il dopo dovrebbe essere una logica conseguenza.

Hai usato un altro termine di tendenza: biodiversita'.

Vuoi provocarmi? ?

Ps. ho letto che tu useresti un proiettile composto anche da aria a 1000 bar su un ala posata a terra che gia' di suo da problemi dopo un tempo variabile ma mai oltre i 10 anni.

Lo dici perche' hai clienti che gia' lo fanno o e' una tua opinione?

Grazie.

Tutto perfetto, troppe volte in agricoltura ci si riempie la bocca di termini che al giorno d'oggi fanno "figo" in modo deleterio il più delle volte, allo stesso modo in cui veniamo etichettati come inquinatori seriali e avvelenatori del mondo, come il 90% dei processi formativi (compreso il patentino) anche le varie certificazioni che ci obbligano a fare sono pura speculazione da parte di chi l'ha inventa (vedi patentino guida trattori), la maggior parte delle volte con solo scopo di lucro contro i nostri reali interessi, purtroppo veniamo visti ed etichettati nella maggior parte delle volte come contadini ignoranti e quindi chi che sia possa fare il nostro lavoro anche meglio di noi. Una certificazione non fa un atomizzatore migliore di un altro, una certificazione "sostenibile" non da direttamente qualità superiore ad un prodotto (compresi prodotti che produciamo noi) rispetto ad altri.

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Il punto e' che l'agricolo non e' "una quasiasi attivita". L' agricolo non maneggia una biro, maneggia veleni per un arco di tempo di oltre 100 giorni. 
In certi areali e' indicato come l'origine di tutti i mali. 
Io non faccio l'idraulico ma anche se volessi non potrei farlo. Per contro l'idraulico puo' inventarsi agricolo dopo appena 20 ore di un corso inutile e un esame burla.
L'idraulico ha il suo "medico" di fiducia che gli prepara la ricetta, un foglietto di carta neutra per lui illegibile non tanto per la grafia ma per la sostanza.
L'idraulico non sa cosa butta in botte e proprio per questo non sa valutare l' efficienza del suo "medico". 
L'agraria declina la sostenibilita' in un solo modo: ricavi - costi = utili pretasse.
L' agraria non ti dira' mai che lo Switch a 800 gr/ha come da etichetta e' utile per un trattamento e mezzo. Invece di spendere 150 eurini/ha ne spendi 200 ma tu sei comunque contento perche' il prodotto e' sano. Anche l'agraria e' contenta. Anzi gode perche' se un cliente e' contento e' un cliente che rimane anche se inculato. 
Peccato che quei 250 gr/ha in piu' o in meno sono 250 gr/ha in meno o in meno di veleno mobile a prescindere dal mezzo usato o dalla sua taratura.
L' agraria non puo' rischiare. Il suo credo e' uno e uno solo: piuttosto che un trattamento in meno meglio uno in piu' e anche due tre. 
L' agraria non ti consigliera' mai un sottodosaggio in base alla stadio fenologico. Il suo scudo scientifico e' l'etichetta e il fantasma di un gravissimo rischio (non pericolo) di resistenze indotte.
Se vuoi continuo in questo elenco di abuso di veleno dettato dall'ignoranza.
Solo la conoscenza ti permette di sorridere bonariamente ad un caro amico che, nel suo intento di nascondere un ritardo tecnologico rispetto ai concorrenti, cerca di giustificare la sua originalita' tecnica parlandoti di contaminazione del prodotto di ritorno da un sistema a recupero tradizionale.
Solo la conoscenza in uno con il periodo natalizio ti permette di non ribattere ad un incompetente che ti da dell'incompetente citando presunte evidenze di contaminazioni sviluppate in anni passati in contesti diversi da quelli in discussione. 
Un incompetente consapevole tra l'altro perche' mentre chiede costantemente agli ignoranti di quantificare ovvero di tradurre in numero la loro realta' fa lui stesso uso del metodo non quantativo ovvero qualunquista che vuole che tutto quello che non ha prove contrafattuali e' possibile (non probabile che in valori numerici sarebbe gia' un affermazione di verita') al pari dell'esistenza di un entita' superiore che ci guarda mentre ci avveleniamo. 
La sosteninilita' passa solo ed esclusivamente per la conoscenza dell'utilizzatore finale. Non e' Enama o un controllo tecnico a rendere piu' sostenibile l'agire dell'agricolo in generale e dell'ignorante in particolare. 
L' agricolo e' una professione e come tale non deve, perche' non puo', essere disponinile a tutti. 
Se e quando cio' accadra' allora si potra' parlare di sostenibilita'. Prima c'e' una formuletta gia' usata nelle bozze di pan 2012 e molto piu' adeguata: "minore impatto".
Minore impatto non e' sinonimo di sostenibilita'. Sostenibilita' significa piena consapevolezza di quello che si fa prima di aver acceso l'agitatore. Il dopo dovrebbe essere una logica conseguenza.
Hai usato un altro termine di tendenza: biodiversita'.
Vuoi provocarmi? 
Ps. ho letto che tu useresti un proiettile composto anche da aria a 1000 bar su un ala posata a terra che gia' di suo da problemi dopo un tempo variabile ma mai oltre i 10 anni.
Lo dici perche' hai clienti che gia' lo fanno o e' una tua opinione?
Grazie.


Come si fa a non essere d’accordo.

L’utilizzo di grasskiller su un ala posata a terra mi è stato riferito da un collega.

Si tratta di un solo passaggio durante una prova in effetti.


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1 ora fa, CBO ha scritto:

Questa cosa non so perchè ma mi fa venire in mente che dopo il metoo per girare un film con scene di sesso sarà necessario il consulente di intimità per verificare che tutto si svolga nel migliore dei modi senza abusi di sorta . Solo che in questo caso non ho capito se l'oggetto del lavoro di questo professionista sia la pianta o chi la cura.

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21 ore fa, superbilly1973 ha scritto:

Questa cosa non so perchè ma mi fa venire in mente che dopo il metoo per girare un film con scene di sesso sarà necessario il consulente di intimità per verificare che tutto si svolga nel migliore dei modi senza abusi di sorta . Solo che in questo caso non ho capito se l'oggetto del lavoro di questo professionista sia la pianta o chi la cura.

Ai no comprendo

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34 minuti fa, CBO ha scritto:

Ai no comprendo

Neanche io ho capito dove vogliono andare a parare con l'introduzione di un " consulente fitosanitario i cui compiti e funzioni sono definiti a termini di legge". L'analogia era tra Aipp e il movimento dei #Metoo e tra il consulente fitosanitario e il consulente di intimità per le scene di nudo e di sesso nei film a tutela degli attori e attrici. A parte che non sapevo neanche l'esistenza di questa Aipp non ho capito cosa deve fare questo consulente. Controllare lo stato delle tue viti o controllare cosa tu metti dentro l'atomizzatore e a che risultati porta. Ma quello che più mi lascia perplesso è la locuzione finale che termina con la parola legge. Cioè qualcuno ha un potere superiore al tuo nel decidere come stanno le tue viti e come devono essere trattate ? Cioè stai/stiamo o forse dovrei dire potremmo diventare ecoterroristi o pensano che siamo deficienti ? ? Chissà cosa ne pensa @ALAN.F

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Il consulente fitosanitario, in linea di principio, sarebbe una delle cose che permetterebbero di aumentare, tra le altre cose,la sostenibilità intesa come la intende cbo,se questa figura fosse disinteressata dal piazzarti fitofarmaci ad alto valore aggiunto anche quando la situazione climato-fenologica non lo necessita.  Capita che ci si invaghisca di un'agraria rispetto ad un'altra per un apparente sconto sui fito, salvo poi rivelarsi più costosa per via di un tecnico "bravo a vendere"

Modificato da EnricoTr
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5 ore fa, EnricoTr ha scritto:

Il consulente fitosanitario, in linea di principio, sarebbe una delle cose che permetterebbero di aumentare, tra le altre cose,la sostenibilità intesa come la intende cbo,se questa figura fosse disinteressata dal piazzarti fitofarmaci ad alto valore aggiunto anche quando la situazione climato-fenologica non lo necessita.  Capita che ci si invaghisca di un'agraria rispetto ad un'altra per un apparente sconto sui fito, salvo poi rivelarsi più costosa per via di un tecnico "bravo a vendere"

Il termine sostenibilità mi sono già espresso, in italiano non esiste è un inglesismo che in italiano non esiste. +Semplicemente in teme di difesa si è delegato tutto al privato quindi alla fine alle multinazionali e quel sottobosco di ditte che sono rimaste congelate in Italia dagli anni '60 e sono praticamente terzisti di ditte molto più grandi. In Italia i fitofarmaci ma come le sementi sono di appannaggio diretto delle Big Pharma, non esiste più una ricerca italiana . meno quella pubblica men che meno indipendente. La politica è non parlare di fitofarmaci, di difesa perchè politicamente nessuno ne capisce neppure un cazzo, non ne capiscono nulla. Ragionamento on - off, hanno fatto male e quindi si butta via il bambino con acqua sporca, tinozza e trepiede e già che ci siamo anche il fasciatoio. Oggi va il Bio che arriva da ovunque alla faccia della certificazione specie dall'Est se manca si allunga come il brodo o come il vino.

La confusione è totale perchè la parola difesa e sostenibilità in italiano vuol dire Durata e Durabilità ossia quanto una cosa può durare nel tempo senza provocare danni intollerabili.

Difesa fitosanitaria è un oceano di pratiche, di prodotti e appunto di usi appropriati ma soprattutto di sperimentazione con metodi statistici adeguati.....tristemente attuale in campo delle malattie animali.... 

Le dosi non ritorno sul discorso fanno il paio con la distribuzione e tanto altro.

Il problema sono le revisioni dei prodotti e cosa che nessuno ne parla.... lo studio della genetica non solo delle piante ma anche delle malattie. Una malattia è sempre in evoluzione, non è la dose o il prodotto che lo rendono resistente ma la sua genetica e la selezione che il prodotto fa a quella dose ma una resistenza non salta fuori dal nulla,,,, semplicemente  a furia di pratiche scorrette, prodotti sempre minori e scarsissima conoscenza, ogni mutazione ha gioco forza. L'ambiente fa tantissimo ma quel che preoccupa è il cambiamento climatico che ha favorito ritorni di malattie antiche e il prosperare di malattie da stress e da vecchiaia dovuti a questi ribaltamenti climatici. Malattie che nella pratica se ne sbattono di interventi chimici o meglio ne risentono solo in parte, mi riferisco a tutte le carie soprattutto ai complessi fungini dell'Mde. Switch e Botrite è un gioco al massacro. La botrite è ubiquitaria , è insieme a noi ci conviviamo, la sfruttiamo per il Sautérne perchè la botrite ha un corredo genetico esteso e capacità di vivere elevatissime per cui è facile trovarsi ceppi di tutti i tipi essendo molto adattabile e non è un patogeno obbligato. Lo Switch lo fai per paura e per questo tendi ad andare col Litro t.q., non stai a vedere la riduzione con la tecnica dei dosaggi ridotti o della fascia a grappolo che hanno basi di riduzione scientifica e notificata..... non te lo deve dire l'agraria. Ma prima di arrivare allo Switch ce ne sono di procedure e prodotti. Paurissima perchè la spumantizzazione si fa con tutte varietà serrate ma comunque uve precoci, paura perchè le tignole sono cresciute e moltiplicate, l'oidio ruggisce e fa tremare.... tutto un complesso di troupe teatrale non solo la botrite.  Lo so anch'io che non faccio il viticoltore diretto ma è coscentemente impensabile affidarsi al solo Switch, a Scala, a Boscalid..... per un fungo che c'è ovunque ed è rapidissimo a sfruttare qualunque occasione favorevole come la crescita con stiramento e rottura per estrusione ch in questi anni è più forte che in passato. La Botrite è come un Gabbiano, un Corvo, una Gazza ladra, non si comporta da predatore ma resta lì un partner, un convivente che fa tutto ma se ti volti sei fottuto. Vive in frigorifero, omni presente c'è e la devi conoscere e mettergli il bastone fra le gambe perchè evitarla non puoi ma piuttosto che  ammazzarla la si può ostacolare.

Troppo semplice l'equazione problema = prodotto. Una ditta fa un p.a e una formulazione sta nella sua bontà provarlo ma soprattutto farlo provare e studiare ma se si trincerano dietro il brevetto che ci stanno a fare i centri pubblici di saggio e i vari enti valutatori? Se si da la alla ad uno solo non esiste più la squadra. 

Quello che stiamo meritoriamente dicendo va visto tutto insieme non argomento staccato dall'altro argomento, è un tutt'uno p.a. + prodotto + formulazione + dose + tecniche di diluizione e trattamento + stabilità + ecc........

Il problema è il costo non dello Switch ma della difesa come va fatta insieme ad altri prodotti.

Se uno nota, tutti i prodotti sulla botrite costano tutti una botta.

Vi prego non assimilate la difesa biologica e la lotta biologica con l'agricoltura biologica. Difesa biologica la si fa da sempre ed è difesa a tutti gli effetti, qualunque cosa lotti contro un antagonista " fuori controllo" è difesa persino uno straccio di SSD o programma di simulazione o regola o algoritmo. Come divulgato e dibattuto, qui come in filosofia, anche la sfogliatura e la potatura verde sono pratiche di difesa e influenti sull'azione delle macchine irroratrici quindi rispetto e approfondimento degli argomenti complessi.... ma che alla fine sono come la ricetta di una torta.

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A me pare di stia facendo un gran polverone, ma soluzioni ne vedo poche. Il sistema attuale delle etichette presenta parecchie criticità, non vi è dubbio. Il problema è: qual è l'alternativa credibile ed attuabile da domani? Su dosi e sottodosi (termine forse anche scorretto, in quanto parlerei di "corretto dosaggio sulla base di X parametri") se ne può discutere, ma se vogliamo utilizzare al meglio i fitofarmaci (quindi farmaci a tutti gli effetti) dovremmo essere medici (come avviene peraltro per qualsiasi altro farmaco esclusi i fito). Quindi? Obbligo di laurea, aggiornamento asfissiante ed in più tutta una cultura sulle modalità di distribuzione degli stessi (leggendo qualche post scritto in precedenza posso solo intuire la mia infinita ignoranza in materia). Orbene, andate a parlare di Switch sottodosato a certi personaggi che dico io e lasciate loro discrezionalità, poi si vedrà come saremo ridotti da qui a 5 anni. Perché un conto è un corretto dosaggio, sul quale non si può non essere d'accordo e un conto è il sottodosaggio. Entrambi possono essere molto diversi dalla dose di etichetta. Altro appunto: "veleno" mi pare un termine eccessivo. Se uno si beve il folpet nel latte è veleno, se lo si utilizza con i corretti DPI e nelle corrette dosi (facendo pure riferimento alle etichette) non utilizzerei un tal termine, altrimenti anche l'Aspirina diventa veleno. Certamente il dibattito è utile e certamente il sistema delle etichette ha i suoi limiti. Considerando, però, la cultura media del potenziale utilizzatore del fitofarmaco, non lo vedo così mal fatto. Negli anni 90 distrussero le strobilurine in 2 stagioni perché non rispettarono neppure il numero di interventi consecutivi. Provate a fare un paragone nell'ambito di altre branche della medicina. Un medico che facesse errori tanto grossolani sarebbe un macellaio e sarebbe radiato seduta stante. Quegli stessi agricoltori che han distrutto quelle molecole, invece, vivono e lottano ancora insieme a noi e figuriamoci su cosa sarebbero capaci di risparmiare per far quadrare i conti di una ribolla a 20cent/kg piantata in fretta e furia al posto del mais. Altro che consulente fitosanitario a certa gente..

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1 ora fa, alefriuli ha scritto:

......Quindi? Obbligo di laurea, aggiornamento asfissiante ed in più tutta una cultura sulle modalità di distribuzione degli stessi (leggendo qualche post scritto in precedenza posso solo intuire la mia infinita ignoranza in materia)...

Dentro il virgolettato CI SIAMO in molti.

Non so con cosa hai fatto colazione questa mattina, ma ti vedo in forma.

1 ora fa, alefriuli ha scritto:

...... Il sistema attuale delle etichette presenta parecchie criticità, non vi è dubbio..... 

Dire che presenta "parecchie criticità" è un eufemismo.

In questo video c'è la situazione attuale in Europa.  "... la dose dovrebbe essere espressa in forma facilmente comprensibile dagli utilizzatori dei fitofarmaci... "  In pratica non si sono ancora messi d'accordo per una questione di immagine.

La commissione organizzatrice del Workshop EPPO ha richiesto uno strumento Excel (una APP) per la conversione delle dosi.

La mia domanda è: ---Chi sarà incaricato e come "ADDESTRARE" ...(passatemi il termine) il "POVERO"... (anche questo e scusate) AGRICOLTORE all'utilizzo di nuove forme di dosaggio?

Il Consulente Fitosanitario? Che formazione avrà? L'ennesimo burocrate che però ha fatto il corso formativo dopo la laurea (20 ore) che a fatica sa distinguere un campo di fragole da uno di bietole?

Per creare un tecnico a 360° ci vogliono anniE’ necessario che vengano dal settore agricolo con titolo di studio attinente al settore, tanta passione e volontà perché il lavoro è all’esterno con tutti gli inconvenienti del caso.

Guardatevi questo video! Siamo alle giornate fitopatologiche del 2018 e per chi non lo sapesse Paolo Balsari è responsabile del Sud Europa.

 

Modificato da byago
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3 ore fa, byago ha scritto:

Dentro il virgolettato CI SIAMO in molti.

Non so con cosa hai fatto colazione questa mattina, ma ti vedo in forma.

Dire che presenta "parecchie criticità" è un eufemismo.

In questo video c'è la situazione attuale in Europa.  "... la dose dovrebbe essere espressa in forma facilmente comprensibile dagli utilizzatori dei fitofarmaci... "  In pratica non si sono ancora messi d'accordo per una questione di immagine.

La commissione organizzatrice del Workshop EPPO ha richiesto uno strumento Excel (una APP) per la conversione delle dosi.

La mia domanda è: ---Chi sarà incaricato e come "ADDESTRARE" ...(passatemi il termine) il "POVERO"... (anche questo e scusate) AGRICOLTORE all'utilizzo di nuove forme di dosaggio?

Il Consulente Fitosanitario? Che formazione avrà? L'ennesimo burocrate che però ha fatto il corso formativo dopo la laurea (20 ore) che a fatica sa distinguere un campo di fragole da uno di bietole?

Per creare un tecnico a 360° ci vogliono anniE’ necessario che vengano dal settore agricolo con titolo di studio attinente al settore, tanta passione e volontà perché il lavoro è all’esterno con tutti gli inconvenienti del caso.

Guardatevi questo video! Siamo alle giornate fitopatologiche del 2018 e per chi non lo sapesse Paolo Balsari è responsabile del Sud Europa.

 

Il discorso è molto ampio e merita di essere approfondito in tutti i suoi aspetti, ho una domanda stupida e non vorrei rovinare il discorso, ma nel video si parla di conversione da g/hl a LWA e mi chiedo, ma non si puo partire dall'origine? Coloro che producono i p.a. e che scrivono le etichette come hanno determinato la dose? Il procedimento necessario a determinare la dose è sempre lo stesso anche per diverse case produttrici di p.a.? A mio avviso devono essere quest'ultime a scrivere in etichetta la dose il LWA o chi per essa, altrimenti il qdc rimarrà sempre falso come una banconota da 5€

Modificato da EnricoTr
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6 ore fa, alefriuli ha scritto:

A me pare di stia facendo un gran polverone, ma soluzioni ne vedo poche. Il sistema attuale delle etichette presenta parecchie criticità, non vi è dubbio. Il problema è: qual è l'alternativa credibile ed attuabile da domani? Su dosi e sottodosi (termine forse anche scorretto, in quanto parlerei di "corretto dosaggio sulla base di X parametri") se ne può discutere, ma se vogliamo utilizzare al meglio i fitofarmaci (quindi farmaci a tutti gli effetti) dovremmo essere medici (come avviene peraltro per qualsiasi altro farmaco esclusi i fito). Quindi? Obbligo di laurea, aggiornamento asfissiante ed in più tutta una cultura sulle modalità di distribuzione degli stessi (leggendo qualche post scritto in precedenza posso solo intuire la mia infinita ignoranza in materia). Orbene, andate a parlare di Switch sottodosato a certi personaggi che dico io e lasciate loro discrezionalità, poi si vedrà come saremo ridotti da qui a 5 anni. Perché un conto è un corretto dosaggio, sul quale non si può non essere d'accordo e un conto è il sottodosaggio. Entrambi possono essere molto diversi dalla dose di etichetta. Altro appunto: "veleno" mi pare un termine eccessivo. Se uno si beve il folpet nel latte è veleno, se lo si utilizza con i corretti DPI e nelle corrette dosi (facendo pure riferimento alle etichette) non utilizzerei un tal termine, altrimenti anche l'Aspirina diventa veleno. Certamente il dibattito è utile e certamente il sistema delle etichette ha i suoi limiti. Considerando, però, la cultura media del potenziale utilizzatore del fitofarmaco, non lo vedo così mal fatto. Negli anni 90 distrussero le strobilurine in 2 stagioni perché non rispettarono neppure il numero di interventi consecutivi. Provate a fare un paragone nell'ambito di altre branche della medicina. Un medico che facesse errori tanto grossolani sarebbe un macellaio e sarebbe radiato seduta stante. Quegli stessi agricoltori che han distrutto quelle molecole, invece, vivono e lottano ancora insieme a noi e figuriamoci su cosa sarebbero capaci di risparmiare per far quadrare i conti di una ribolla a 20cent/kg piantata in fretta e furia al posto del mais. Altro che consulente fitosanitario a certa gente..

L'Aspirina ossia acido acetil salicilico, sia naturale che di sintesi è un veleno e un messaggero di difesa, non a caso è sia un farmaco sia un fitofarmaco naturalmente presente. Come tutte le sostanze è in grado di scatenare attività immunitarie e di difesa e quindi un suo eccesso fino aal'allergia o nelle piante fino all'iperattività o ipersensibilità. La dose ma non solo anche la genetica,m ben inteso l'aspirana agisce più sull'ospite che non sul patogeno è un SAR non solo nelle piante. La dose ma direi anche la genetica.

Ecco perchè tutto il discorso chimico non chimico non sta in piedi, va visto giustamente come detto nell' Appropriato o Non Appropriato.

In effetti è tutto VELENO compreso il latte..... che guarda caso è un'ottimo prodotto fitosanitarie e la caseina è un buon conformulante .... guarda caso però è naturale e allergenica.... allora cosa facciamo? I nazi e i cinesi avevano una soluzione... un po' poco etica e fattibile.

La decisione come sempre è maledettamente politica, questi che stanno al potere... indistintamente, forse se ne salvano solo pochi, sono completamente ignoranti e il popolo che li ha votati è il loro specchio.

Se ci si mette poi la caccia dei singoli voti ecco, il limite della democrazia, diventa tutto un voto di scambio che di senso tecnico e scientifico non ne ha e si vede in caso di Coronavirus come si è visto in caso di Xylella come si era visto con Flavescenza Dorata.  Le malattie fanno paura a chi non ce le ha, chi ce le ha se le gratta e si incazza perchè il problema non è minimamente capito per forse non dire RIMOSSO, rimozione Freaudiana.

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21 ore fa, byago ha scritto:

Dentro il virgolettato CI SIAMO in molti.

Non so con cosa hai fatto colazione questa mattina, ma ti vedo in forma.

Dire che presenta "parecchie criticità" è un eufemismo.

In questo video c'è la situazione attuale in Europa.  "... la dose dovrebbe essere espressa in forma facilmente comprensibile dagli utilizzatori dei fitofarmaci... "  In pratica non si sono ancora messi d'accordo per una questione di immagine.

La commissione organizzatrice del Workshop EPPO ha richiesto uno strumento Excel (una APP) per la conversione delle dosi.

La mia domanda è: ---Chi sarà incaricato e come "ADDESTRARE" ...(passatemi il termine) il "POVERO"... (anche questo e scusate) AGRICOLTORE all'utilizzo di nuove forme di dosaggio?

Il Consulente Fitosanitario? Che formazione avrà? L'ennesimo burocrate che però ha fatto il corso formativo dopo la laurea (20 ore) che a fatica sa distinguere un campo di fragole da uno di bietole?

Per creare un tecnico a 360° ci vogliono anniE’ necessario che vengano dal settore agricolo con titolo di studio attinente al settore, tanta passione e volontà perché il lavoro è all’esterno con tutti gli inconvenienti del caso.

Guardatevi questo video! Siamo alle giornate fitopatologiche del 2018 e per chi non lo sapesse Paolo Balsari è responsabile del Sud Europa.

 

A noi che la realta' la interpretiamo con i numeri: al minuto 1.01 c'e' chi ti risponde.

Nessuno nasce imparato ma il fatto di disporre di soggetti non condizionati da obbiettivi di venduto e' una maggiore garanzia di non trovarsi in campo un contabile che non sa distinguere una patata da un tubero. 

E un burocrate? Puo' darsi ma per una volta e' una burocrazia sostenibile sia in termini di minore spesa per l'ignorante (dati alla mano derivante dalle verifiche dei qdc) ovvero quantitativa sia in termini qualitativi. Non tutti i veleni sono uguali rispetto all'obbiettivo che si propongono.

22 ore fa, alefriuli ha scritto:

A me pare di stia facendo un gran polverone, ma soluzioni ne vedo poche. Il sistema attuale delle etichette presenta parecchie criticità, non vi è dubbio. Il problema è: qual è l'alternativa credibile ed attuabile da domani? Su dosi e sottodosi (termine forse anche scorretto, in quanto parlerei di "corretto dosaggio sulla base di X parametri") se ne può discutere, ma se vogliamo utilizzare al meglio i fitofarmaci (quindi farmaci a tutti gli effetti) dovremmo essere medici (come avviene peraltro per qualsiasi altro farmaco esclusi i fito). Quindi? Obbligo di laurea, aggiornamento asfissiante ed in più tutta una cultura sulle modalità di distribuzione degli stessi (leggendo qualche post scritto in precedenza posso solo intuire la mia infinita ignoranza in materia). Orbene, andate a parlare di Switch sottodosato a certi personaggi che dico io e lasciate loro discrezionalità, poi si vedrà come saremo ridotti da qui a 5 anni. Perché un conto è un corretto dosaggio, sul quale non si può non essere d'accordo e un conto è il sottodosaggio. Entrambi possono essere molto diversi dalla dose di etichetta. Altro appunto: "veleno" mi pare un termine eccessivo. Se uno si beve il folpet nel latte è veleno, se lo si utilizza con i corretti DPI e nelle corrette dosi (facendo pure riferimento alle etichette) non utilizzerei un tal termine, altrimenti anche l'Aspirina diventa veleno. Certamente il dibattito è utile e certamente il sistema delle etichette ha i suoi limiti. Considerando, però, la cultura media del potenziale utilizzatore del fitofarmaco, non lo vedo così mal fatto. Negli anni 90 distrussero le strobilurine in 2 stagioni perché non rispettarono neppure il numero di interventi consecutivi. Provate a fare un paragone nell'ambito di altre branche della medicina. Un medico che facesse errori tanto grossolani sarebbe un macellaio e sarebbe radiato seduta stante. Quegli stessi agricoltori che han distrutto quelle molecole, invece, vivono e lottano ancora insieme a noi e figuriamoci su cosa sarebbero capaci di risparmiare per far quadrare i conti di una ribolla a 20cent/kg piantata in fretta e furia al posto del mais. Altro che consulente fitosanitario a certa gente..

Veleno. Chiamiate le cose per quel che sono senza indorarle e vi eviterete 2 ore di corso dedicato ad imparare il significato di un pittogramma con un pesce eletrificato.

Anche l'aspirina e' un veleno. Certamente. Se conosci un po' di chimica la sua formula dovrebbe accenderti subitissimo una lucina rossa vista la presenza di un elemento che se non fosse "calmierato" a dovere sarebbe sconsigliato al tuo metabolismo di assorbimento tant'e' che non tutti possono assumerla perche' privi di un determinato enzima che fa da tramite tra te e l'interferente.

Capito? No. Hai bisogno di un consulente. Lui ti direbbe che una fetta importante di quelli che tu chiami agrofarmaci hanno un decadimento di efficacia che e' cosa diversa dall'efficienza (tema gia' affrontato) al variare del ph dell'elemento base della nostra soluzione in botte. 

Fatti 100 gli agricoli non addestrati sarebbe gia' tanto avere un campione di 50:50 a conoscenza del ph di riferimento e un campione di 25:75 che provvede di conseguenza a portare il p.a. nell'ambiente in cui e' stato testato. 

Chi non lo fa, leggi bene perche' so che tu appartieni a quel 25 virtuoso, si rende responsabile inconsapevole di un sottodosaggio. Piu' raramente di un sovradosaggio.

E dire che basterebbe tanto poco. 

Se vuoi ti porto altri esempi di sotto/sovradosaggio inconsapevoli ma di facile soluzione.

Il sottodosaggio pericoloso, a cui tu fai riferimento, non ha nulla a che fare con una difesa consapevole e non e' il sottodosaggio a cui faccio scientemente riferimento io che come tu sai vieterebbe per legge i buggiardini che tu tanto ami.

Il mio sottodosaggio guarda al risparmio economico come effetto a caduta. Il mio primo obbiettivo e' la sostenibilita' intesa come raggiungimento dello scopo, difesa del vegetale, con il giusto apporto di p.a.

Se risparmio p.a. non e' colpa mia. E' che mi urta lo spreco inteso come spesa inutile.

Serve conoscere un po' di fisiologia e un po' di chimica e una certa curiosita' in uno con l'esperienza che supera il mainstream? Si. E' obbligatorio che anche l'ignorante ne sia in possesso? Sarebbe consigliabile ma non obbligatorio.

C'e' chi lo puo' sgravare di questo fardello allo stesso modo del medico chirurgo.

Io disosso benissimo il frutto della cacciagione del babbo. Chiedere alla mia nipotina. Ho imparato dal un signore che lavorava da noi. Aveva un occhio e una mano da chirurgo. Non ho mai sentito un lamento da parte di chi era sul tavolazzo. 

Mi vedrei benissimo in una sala operatoia servito e riverito da tante manze. Non ci vado solo perche' non ho tempo ma se dovesse servire e se ti fidi io non mi tiro indietro. 

Piu' sangue vedo piu' mi applico.

Ps. non sono un consulente se non di me stesso per i 2 ettari di vigneto che mi gravano sulle spalle. 

Accetto incarichi di consulenza a spot pagati in cash only black (anche quando sono spiaggiato con la mia nipotina) quando le cose sfuggono di mano e posso sfogare la mia indole, mai sopita, di bombarolo su suolo altrui.

 

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19 ore fa, EnricoTr ha scritto:

...ho una domanda stupida ...

Non è per nulla stupida.

Dose proporzionale alla superficie della parete vegetativa: LWA (m2/ha) (Leaf Wall Area o LAV Leaf Area Vertical)  Il metodo (Belgio) *non tiene conto della larghezza o spessore e densità della chioma *(ATTI Giornate Fitopatologiche, 2008, v.2, pag.105-110) Quindi va bene in aree dove hai uno standard negli impianti. In Veneto, prendendo solo in esame vigneti a 2,5 metri fra i filari, alti 2,00 metri hanno spessori variabili da 40 a 120 cm. Da noi inapplicabile.

Come sono arrivati ai dosaggi ettaro? Bella domanda! Nessuno risposta in materia nel corso degli anni mi ha convinto quindi vado per supposizioni storiche personali.

1 ora fa, CBO ha scritto:

.....Nessuno nasce imparato....

I corsi di aggiornamento rischiano di essere un beneficio più per gli addetti all’organizzazione della formazione, che non per gli operatori.  E' un percorso che ho già visto.

Un consulente che paghi tu o una organizzazione seria di cui fai parte, con un calcio nel sedere lo puoi mandare a casa, un consulente burocrate imposto, costerà poco ma te lo tieni anche se fa danni! (quindi il costo aumenta)

Per quello ho scritto: "-Chi sarà incaricato e come "ADDESTRARE" ... Che formazione avrà? ....Per creare un tecnico a 360° ci vogliono anniE’ necessario che vengano dal settore agricolo con titolo di studio attinente al settore, tanta passione e volontà perché il lavoro è all’esterno con tutti gli inconvenienti del caso."

Il Consulente va scelto non imposto!

Avevo già visto quel video AIPP 28/01 e conosco i soggetti.

 

Modificato da byago
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