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Made in italy, è boom dei prodotti taroccati


Tizio.8020

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FALSO PARMESAN SEQUESTRATO A PARIGI

Al Sial il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha chiesto l’intervento delle autorità francesi e ottenuto il sequestro di 7 prodotti riportanti o evocanti le denominazioni esclusive della Dop italiana.

A poche ore di distanza dall’apertura del Salone Internazionale dell’Alimentazione (Sial) a Parigi si è ripetuta a distanza di un anno la situazione già riscontrata all’Anuga di Colonia, altro «tempio» dell’agroalimentare internazionale.

Immediata e dura la reazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano, che già all’inizio di ottobre, aveva invitato alla vigilanza le autorità francesi.

«Paradossalmente – sottolinea il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai – anche in queste grandi vetrine internazionali si registrano forme di contraffazione e usurpazione del nome del nostro prodotto, applicato nei modi più fantasiosi ad altri formaggi o a prodotti che possono contenere Parmigiano Reggiano, ma che in alcun modo possono fregiarsi del suo nome o di altre diciture evocative o, ancora, della denominazione “Parmesan”, anch’essa in uso esclusivo al nostro prodotto».

Proprio la Corte di Giustizia delle Comunità Europee aveva a suo tempo sentenziato che il termine «Parmesan» non è affatto generico e costituisce una evocazione della denominazione «Parmigiano Reggiano»; conseguentemente, il suo uso per formaggi non conformi al disciplinare costituisce una violazione alla Dop italiana.

«Grazie all’immediato intervento dei nostri uffici legali in Italia e in Francia – spiega Alai – si è arrivati al ritiro del prodotto ingannevole presentato al Sial. La tempestività del lavoro delle autorità di vigilanza francesi dimostra che i sistemi di vigilanza del Consorzio e i meccanismi di tutela che abbiamo ottenuto in questi anni in ambito Unione Europea funzionano: ora resta l’auspicio che il ripetersi di queste dure azioni repressive ponga fine a una pratica che vede in campo anche aziende importanti del settore, che certo non possono né ignorare né fingere di non conoscere le norme cui debbono attenersi in materia di tutela delle denominazioni, finalizzate anche alla tutela dei consumatori».

L’intervento del Consorzio del Parmigiano Reggiano è avvenuto sulla base della legislazione dell’UE (maturata dopo anni di contenziosi) che prevede, tra l’altro, l’obbligo di tutela delle Dop «ex officio» in tutti gli Stati membri, assegnando così ai Paesi membri l’ineludibile compito di un diretto intervento di vigilanza e l’adozione di adeguate misure.

 

 

 

MADE IN ITALY, È BOOM DEI PRODOTTI TAROCCATI

Che si tratti di mozzarella «Casa Italia», di Robiola Unagrande o di parmesan Pirpacchi, il comune denominatore è che sono realizzati nel Paese di Putin.

 

In Russia è boom della produzione locale di «prodotti Made in Italy», ovviamente taroccati. I fantasiosi surrogati sono stati messi in mostra da Coldiretti come di consueto al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Si tratta di uno degli effetti dell’embargo. La situazione già grave rischia di peggiorare con grandi investimenti annunciati per potenziare l’industria alimentare locale con la produzione di prodotti lattiero-caseari e formaggi che è già aumentata del 20% negli Urali Centrali. Ma sono previsti nuovi caseifici come quello annunciato nella regione Sverdlovsk con un investimento di 2 milioni di rubli per coprire i fabbisogni di formaggi duri e molli, dalla mozzarella al parmigiano. Nella stessa regione è in fase di sviluppo, con nuovi grandi macelli per maiali, anche l’industria della carne e dei salumi.

A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è però solo l’industria russa ma – sottolinea la Coldiretti – anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come Svizzera, Biolorussia, Argentina o Brasile che hanno aumentato le produzioni e le esportazioni dei cibi italiani taroccati. Nei supermercati russi è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine Brasiliana o Argentina. Prodotti che taroccano il Made in Italy sui mercati russi sostituendolo con falsi, di realizzazione locale o di importazione da nazioni«amiche», che nulla hanno a che vedere con il territorio nazionale. Il rischio è che una volta perso lo spazio sugli scaffali sia difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno separate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano e i consumatori russi ingannati potrebbero non volere più il Made in italy sulle loro tavole.

Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu. Un danno anche per l’economia russa che, oltre a privare i suoi cittadini e i turisti di alimenti di qualità, rischia di subire una spinta inflazionistica con il Ministero dello Sviluppo Economico della Federazione che è stato costretto ad alzare le previsioni per l'inflazione nel 2015 al 6,5% a causa delle sanzioni.

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