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Agricoltura biologica


100/90

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Con specifico riferimento allo schema COR, le “aree tampone” devono avere una larghezza minima di 8 
metri. Siepi permanenti, frangivento – anche artificiali, strade permanenti o altre barriere fisiche possono 
essere alternative alle “aree tampone”. Le colture coltivate sulle “aree tampone” non possono essere 
considerate biologiche.

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Ma anche se non so dovessi fare un giro in torno ai miei campi con un paio di file di mais potrebbe andare bene o per forza 15 metri? Il mais alto farebbe come da barriera naturale. 
Questa settimana andrò a parlarne in coldiretti e vedrò cosa mi raccontano 
Lascia stare Coldiretti, non sanno nulla oppure non sono precisi.
Mettiti in contatto con un ente certificatore e chiedi direttamente a loro...che poi devono certificare.


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E' possibile passare a bio solo una parte dell'azienda ? Nello specifico due oliveti. Di fatto sono almeno 40 anni che nn vedono una goccia di insetticida nè di rame . Il punto è solo se di fatto , sarei soggetto a controlli aggiuntivi anche nella parte convenzionale o di produzione integrata che riguarda seminativi e orticole. Sugli oliveti dove potrei avere un maggior reddito nel passare al bio ? L'olio per ora lo ho sempre venduto direttamente a casa , anche dopo anni della molitura.

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E' possibile passare a bio solo una parte dell'azienda ? Nello specifico due oliveti. Di fatto sono almeno 40 anni che nn vedono una goccia di insetticida nè di rame . Il punto è solo se di fatto , sarei soggetto a controlli aggiuntivi anche nella parte convenzionale o di produzione integrata che riguarda seminativi e orticole. Sugli oliveti dove potrei avere un maggior reddito nel passare al bio ? L'olio per ora lo ho sempre venduto direttamente a casa , anche dopo anni della molitura.
Non è possibile. Bisogna scindere l'azienda. Cioè aprire altra partita iva.

Parer mio, se l'olio lo vendi lo stesso lascia perdere.

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E' possibile passare a bio solo una parte dell'azienda ? Nello specifico due oliveti. Di fatto sono almeno 40 anni che nn vedono una goccia di insetticida nè di rame . Il punto è solo se di fatto , sarei soggetto a controlli aggiuntivi anche nella parte convenzionale o di produzione integrata che riguarda seminativi e orticole. Sugli oliveti dove potrei avere un maggior reddito nel passare al bio ? L'olio per ora lo ho sempre venduto direttamente a casa , anche dopo anni della molitura.


Si può, io ho due oliveti in bio è il resto dell'azienda in produzione integrata.
Esattame quello che vuoi fare tu.

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2 ore fa, MF6445 ha scritto:


 

 


Si può, io ho due oliveti in bio è il resto dell'azienda in produzione integrata.
Esattame quello che vuoi fare tu.

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Si ma hai dovuto aprire due partite iva, scindere l'azienda etc etc ? Io ho in affitto l'azienda dei miei genitori

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2 ore fa, MF6445 ha scritto:

No, stessa p. Iva

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Provo a sentire in coldiretti però devo anche sentire quelli del frantoio se c'è un circuito per la vendita dell'olio biologico più remunerativo nella mia zona. Sono parenti e non mi hanno mai raccontato favole o cose fasulle.

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No, stessa p. Iva

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Non mi ostino perché mi riservo di verificare. Però mi sembra un po'strano.
Potrebbe essere perché in ambito olivicolo è diverso dal vigneto?
Oppure è la questione dell'integrata?
Mi sapresti dire?
I nostri enti certificatori (in ambito vigneto) non ce lo hanno mai permesso.
In ambito cantina invece si può essere promiscuo.


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Provo a sentire in coldiretti però devo anche sentire quelli del frantoio se c'è un circuito per la vendita dell'olio biologico più remunerativo nella mia zona. Sono parenti e non mi hanno mai raccontato favole o cose fasulle.
Bravo, verifica il vantaggio economico se c'è. Altrimenti credimi che non vale la pena.

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Il 9/8/2020 Alle 16:08, superbilly1973 ha scritto:

E' possibile passare a bio solo una parte dell'azienda ? Nello specifico due oliveti. Di fatto sono almeno 40 anni che nn vedono una goccia di insetticida nè di rame . Il punto è solo se di fatto , sarei soggetto a controlli aggiuntivi anche nella parte convenzionale o di produzione integrata che riguarda seminativi e orticole. Sugli oliveti dove potrei avere un maggior reddito nel passare al bio ? L'olio per ora lo ho sempre venduto direttamente a casa , anche dopo anni della molitura.

E' possibile passare in biologico solo una parte dei terreni aziendali, purché   non ci sia il cosiddetto "parallelismo colturale". Se hai ad esempio un oliveto in regime biologico puoi tranquillamente gestire in convenzionale la restante parte dell'azienda, ma non puoi gestire oliveto in biologico e in convenzionale contemporaneamente. LA casistica è molto varia e ampia, dato che c'è chi coltiva Grano tenero in biologico e Grano duro in convenzionale, oppure Mais da trinciato in convenzionale e Mais da granella in biologico. La furbata più usata da parte di molti "prenditori agricoli" è di aprire un'altra partita iva, intestandola ovviamente a moglie, figlio, etc, per eludere la disposizione del Regolamento CE. Purtroppo è una situazione molto frequente, perlomeno in Romagna dove opero per conto di un Organismo molto presente: oltre alla doppia partita IVA, chi pianifica questa strategia semplice e spesso poco onesta in genere sceglie due differenti Organismi di Controllo. 

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15 ore fa, Alextodi ha scritto:

E' possibile passare in biologico solo una parte dei terreni aziendali, purché   non ci sia il cosiddetto "parallelismo colturale". Se hai ad esempio un oliveto in regime biologico puoi tranquillamente gestire in convenzionale la restante parte dell'azienda, ma non puoi gestire oliveto in biologico e in convenzionale contemporaneamente. LA casistica è molto varia e ampia, dato che c'è chi coltiva Grano tenero in biologico e Grano duro in convenzionale, oppure Mais da trinciato in convenzionale e Mais da granella in biologico. La furbata più usata da parte di molti "prenditori agricoli" è di aprire un'altra partita iva, intestandola ovviamente a moglie, figlio, etc, per eludere la disposizione del Regolamento CE. Purtroppo è una situazione molto frequente, perlomeno in Romagna dove opero per conto di un Organismo molto presente: oltre alla doppia partita IVA, chi pianifica questa strategia semplice e spesso poco onesta in genere sceglie due differenti Organismi di Controllo. 

No no nel mio caso sarebbe proprio oliveti da una parte e tutto il resto dell'azienda dall'altra.  L'unico quesito irrisolto , che è quello fondamentale peraltro, è come e se avere un reddito maggiore dalla vendita dell'olio. Facendo vendita diretta e non dovendo dare certificazioni alla fine non penso di poter chiedere di più . Ci sarebbe un valore aggiunto imbottigliando, etichettando e quindi certificando m allora dovei fare mercati etc etc. Grazie della risposta in ogni caso.

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  • 9 mesi dopo...

Meglio che stia zitto. L'unico intervento magistrale l'ha fatto la Cattaneo. CBO mi son letto quell'articolo e mi sembra che tenti di mettere una toppa che è peggio del buco. Gli interpellati hanno infilato una serie di sfondoni che ne basterebbe la metà.

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E' possibile passare in biologico solo una parte dei terreni aziendali, purché   non ci sia il cosiddetto "parallelismo colturale". Se hai ad esempio un oliveto in regime biologico puoi tranquillamente gestire in convenzionale la restante parte dell'azienda, ma non puoi gestire oliveto in biologico e in convenzionale contemporaneamente. LA casistica è molto varia e ampia, dato che c'è chi coltiva Grano tenero in biologico e Grano duro in convenzionale, oppure Mais da trinciato in convenzionale e Mais da granella in biologico. La furbata più usata da parte di molti "prenditori agricoli" è di aprire un'altra partita iva, intestandola ovviamente a moglie, figlio, etc, per eludere la disposizione del Regolamento CE. Purtroppo è una situazione molto frequente, perlomeno in Romagna dove opero per conto di un Organismo molto presente: oltre alla doppia partita IVA, chi pianifica questa strategia semplice e spesso poco onesta in genere sceglie due differenti Organismi di Controllo. 
Voi enti certificatori, visto che conoscete perfettamente le dinamiche dei vari furbetti, dovreste intensificare molto di più i controlli verso questo genere di persone xke lucrano alle spalle dei consumatori e degli altri agricoltori. Il biologico fatto bene, in Romagna, è veramente raro o cmq molto meno diffuso rispetto al bio fasullo. Se gli enti certificatori mettessero alle strette tutte le aziende bio controllando per intero le doppie (o triple) partite Iva di appoggio, in un paio d'anni si perderebbero più della metà dei terreni bio in zona. Ci scommetterei. Il biologico vero non è redditizio in quasi tutti gli ambiti, da noi sono veramente pochi quelli che lavorano senza truffare

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13 minuti fa, Gianni il Folle ha scritto:

Voi enti certificatori, visto che conoscete perfettamente le dinamiche dei vari furbetti, dovreste intensificare molto di più i controlli verso questo genere di persone xke lucrano alle spalle dei consumatori e degli altri agricoltori. Il biologico fatto bene, in Romagna, è veramente raro o cmq molto meno diffuso rispetto al bio fasullo. Se gli enti certificatori mettessero alle strette tutte le aziende bio controllando per intero le doppie (o triple) partite Iva di appoggio, in un paio d'anni si perderebbero più della metà dei terreni bio in zona. Ci scommetterei. Il biologico vero non è redditizio in quasi tutti gli ambiti, da noi sono veramente pochi quelli che lavorano senza truffare

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Gli enti certificatori non hanno interesse a fare controlli come si vede purtroppo, perché loro guadagnano con le certificazioni. 

A loro basta che le aziende siano a posto sulla carta, e portar a casa la parcella. 

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Gli enti certificatori non hanno interesse a fare controlli come si vede purtroppo, perché loro guadagnano con le certificazioni. 
A loro basta che le aziende siano a posto sulla carta, e portar a casa la parcella. 
Lo so perfettamente. Quindi che non vengano a scrivere che malgrado il loro lavoro perfettamente eseguito, assistiamo ancora a questo genere di fenomeno...

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1 ora fa, Ambrosius88 ha scritto:

Gli enti certificatori non hanno interesse a fare controlli come si vede purtroppo, perché loro guadagnano con le certificazioni. 

A loro basta che le aziende siano a posto sulla carta, e portar a casa la parcella. 

Oddio.... da noi (Viterbese) fanno i controlli, sia i controllori sia l'AGEA, sono molto rigorosi e chi sgarra paga carissimo, talmente caro che è meglio chiudere. Di sicuro c'è la restituzione dei contributi degli ultimi 5 anni, non so se c'è altro.

Noi ci siamo convertiti al biologico a metà anni 90, per una questione ideologica, principalmente. L'azienda è grande (130 di seminativi +15 oliveti +15 noccioleti) ed all'interno ci sono le case di tutti i proprietari (gestione accentrata ma tanti proprietari). Storicamente producevamo soprattutto tabacco e frumento/orzo/girasoli/favino/colza e tutto quello che viene decentemente alle nostre latitudini.  Da ricordi di quando ero ragazzino si arava molto profondo (anche oltre 70 cm), quindi macchine pesanti e grande consumo di nafta e un tot di macchine medie, piccole e piccolissime per tutte le semine ed i trattamenti. Bei tempi, tanti dipendenti ma costi fuori controllo: fra dipendenti, manutenzione alle macchine, lavorazioni pesanti, fertilizzanti e diserbanti era facile andare sotto. 

A sentire il nostro agronomo, lo stesso da 35 anni, il passaggio al bio non ha comportato grosse perdite (a parte il tabacco, ma 40 anni fa rendeva molto ma poi la domanda è andata diminuendo gradualmente, per cui abbiamo smesso di farlo): le produzioni sono inferiori ma fra l'annullamento del costo di fertilizzanti e diserbanti,  i contributi BIO che sono discreti ed il delta prezzo di vendita, che talvolta, per certi prodotti, è importante, riusciamo a mantenere l'azienda con un piccolo margine.  Sul grano duro, ad esempio, l'annata peggiore (la scorsa) abbiamo fatto la miseria di 12 q.li/ha, ma negli anni migliori riusciamo ad arrivare a 30/35, ed il prezzo del grano bio è generalmente accettabile (a differenza, ad esempio, del tenero non bio di cui si lamentano molti nostri colleghi).  

Da "amministrativo-organizzativo" dell'azienda direi che i vantaggi sono l'azzeramento dei costi dei prodotti chimici, le lavorazioni meno pesanti ed invasive che richiedono macchine meno costose e minori consumi, i prezzi dei prodotti un pò più alti -  e già questo spesso compensa le minori rese, i contributi Bio che sono discreti (ma potrebbero essere più alti, almeno per gli oliveti). 

Direi che l'unico svantaggio importante del bio è che obbliga ad essere attentissimi al meteo, molto fortunati e molto tempestivi con le lavorazioni della terra - poichè fondamentalmente le infestanti le controlli con le false semine ripetute (e se sei bravo ma soprattutto fortunato funzionano alla grande); ne devi fare  2 o anche 3 e si semina molto in ritardo, pericolosamente a ridosso delle piogge di novembre-dicembre.  Per cui non solo devi avere le macchine affidabili e sempre in ordine, ma personale disponibile, fornitori di semi svegli e disponibili, etc. Quest'anno ad esempio metà del frumento l'abbiamo seminato ai primi di marzo perchè avevamo cominciato gli ultimi di novembre e non aavevamo finito: da quei giorni ha piovuto ad intermittenza per tutto dicembre e gennaio. I terreni erano sempre impraticabili, ed ora ila differenza fra il grano piantato a fine novembre e quello di inizio marzo è impressionante. Bellissimo il primo, il secondo rischiamo di non trebbiarlo.

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Oddio.... da noi (Viterbese) fanno i controlli, sia i controllori sia l'AGEA, sono molto rigorosi e chi sgarra paga carissimo, talmente caro che è meglio chiudere. Di sicuro c'è la restituzione dei contributi degli ultimi 5 anni, non so se c'è altro.
Noi ci siamo convertiti al biologico a metà anni 90, per una questione ideologica, principalmente. L'azienda è grande (130 di seminativi +15 oliveti +15 noccioleti) ed all'interno ci sono le case di tutti i proprietari (gestione accentrata ma tanti proprietari). Storicamente producevamo soprattutto tabacco e frumento/orzo/girasoli/favino/colza e tutto quello che viene decentemente alle nostre latitudini.  Da ricordi di quando ero ragazzino si arava molto profondo (anche oltre 70 cm), quindi macchine pesanti e grande consumo di nafta e un tot di macchine medie, piccole e piccolissime per tutte le semine ed i trattamenti. Bei tempi, tanti dipendenti ma costi fuori controllo: fra dipendenti, manutenzione alle macchine, lavorazioni pesanti, fertilizzanti e diserbanti era facile andare sotto. 
A sentire il nostro agronomo, lo stesso da 35 anni, il passaggio al bio non ha comportato grosse perdite (a parte il tabacco, ma 40 anni fa rendeva molto ma poi la domanda è andata diminuendo gradualmente, per cui abbiamo smesso di farlo): le produzioni sono inferiori ma fra l'annullamento del costo di fertilizzanti e diserbanti,  i contributi BIO che sono discreti ed il delta prezzo di vendita, che talvolta, per certi prodotti, è importante, riusciamo a mantenere l'azienda con un piccolo margine.  Sul grano duro, ad esempio, l'annata peggiore (la scorsa) abbiamo fatto la miseria di 12 q.li/ha, ma negli anni migliori riusciamo ad arrivare a 30/35, ed il prezzo del grano bio è generalmente accettabile (a differenza, ad esempio, del tenero non bio di cui si lamentano molti nostri colleghi).  
Da "amministrativo-organizzativo" dell'azienda direi che i vantaggi sono l'azzeramento dei costi dei prodotti chimici, le lavorazioni meno pesanti ed invasive che richiedono macchine meno costose e minori consumi, i prezzi dei prodotti un pò più alti -  e già questo spesso compensa le minori rese, i contributi Bio che sono discreti (ma potrebbero essere più alti, almeno per gli oliveti). 
Direi che l'unico svantaggio importante del bio è che obbliga ad essere attentissimi al meteo, molto fortunati e molto tempestivi con le lavorazioni della terra - poichè fondamentalmente le infestanti le controlli con le false semine ripetute (e se sei bravo ma soprattutto fortunato funzionano alla grande); ne devi fare  2 o anche 3 e si semina molto in ritardo, pericolosamente a ridosso delle piogge di novembre-dicembre.  Per cui non solo devi avere le macchine affidabili e sempre in ordine, ma personale disponibile, fornitori di semi svegli e disponibili, etc. Quest'anno ad esempio metà del frumento l'abbiamo seminato ai primi di marzo perchè avevamo cominciato gli ultimi di novembre e non aavevamo finito: da quei giorni ha piovuto ad intermittenza per tutto dicembre e gennaio. I terreni erano sempre impraticabili, ed ora ila differenza fra il grano piantato a fine novembre e quello di inizio marzo è impressionante. Bellissimo il primo, il secondo rischiamo di non trebbiarlo.
Fidati di me, i controlli ci sono ma sono solo "cartacei" e chi entra nel bio in modo serio sa benissimo a chi appoggiarsi per avere consulenza ed eluderli con facilità. Qui è pieno di gente con 3 partite Iva che scarica concimi e fito in quantità, se ti fai un giro da noi ormai ti ritrovi i campi bio con meno erba dei convenzionali, gente che ha preso lo strigliatore solo per coprire il nitrato ammonico appena steso, gente che fa il pre emergenza nel pomodoro e poi trapianta tanto il residuo non si trova, gente che imbarca rimorchi di frumento o soia del campo vicino trasformandolo magicamente in bio, insomma se ne vedono di ogni e nessuno dice nulla pur sapendo xke oramai è un business troppo grande da fermare, ci sono troppi milioni in ballo, gente che ha triplicato il fatturato in pochi anni è disposta a tutto pur di continuare in tal senso.

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Quando io ho il pratoverde dopo false semine e diserbo e a 500m in biologico c’e’ pulito come se fosse stato appena arato i casi son due, o sono un incompetente io ed è meglio che cambio lavoro o di bio la c’e’ solo l’inculata

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1 ora fa, Gianni il Folle ha scritto:

Fidati di me, i controlli ci sono ma sono solo "cartacei" e chi entra nel bio in modo serio sa benissimo a chi appoggiarsi per avere consulenza ed eluderli con facilità. Qui è pieno di gente con 3 partite Iva che scarica concimi e fito in quantità, se ti fai un giro da noi ormai ti ritrovi i campi bio con meno erba dei convenzionali, gente che ha preso lo strigliatore solo per coprire il nitrato ammonico appena steso, gente che fa il pre emergenza nel pomodoro e poi trapianta tanto il residuo non si trova, gente che imbarca rimorchi di frumento o soia del campo vicino trasformandolo magicamente in bio, insomma se ne vedono di ogni e nessuno dice nulla pur sapendo xke oramai è un business troppo grande da fermare, ci sono troppi milioni in ballo, gente che ha triplicato il fatturato in pochi anni è disposta a tutto pur di continuare in tal senso.

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O gente che fa soia di secondo raccolto su terreni senza contratto d'affitto, per integrare la produzione degli appezzamenti in biologico. 

Guarda caso quest'anno il prezzo della soia convenzionale è alle stelle, e non conviene fare i vari tramacci, perciò hanno seminato tutti girasole. 

La cosa che non capisco è perché nessuno si stufi, e gli faccia una bella denuncia, me compreso. 

@K71per avere un quadro della situazione vasta cercare su Google: truffa biologico Verona. 

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O gente che fa soia di secondo raccolto su terreni senza contratto d'affitto, per integrare la produzione degli appezzamenti in biologico. 
Guarda caso quest'anno il prezzo della soia convenzionale è alle stelle, e non conviene fare i vari tramacci, perciò hanno seminato tutti girasole. 
La cosa che non capisco è perché nessuno si stufi, e gli faccia una bella denuncia, me compreso. 
@K71per avere un quadro della situazione vasta cercare su Google: truffa biologico Verona. 
Quello che mi fa più paura è che la politica e l'opinione pubblica continua a spingere sul bio senza se e senza ma. Ciò significa che noi contribuenti oltre ad essere danneggiati direttamente per concorrenza sleale, foraggiamo tramite le nostre tasse questi individui in modo indiretto, venendo fregati 2 volte!!! È incredibile come situazione ma purtroppo sarà sempre peggio. L'unico modo per svoltare la situazione sarebbe di accodarsi e fare i furbetti copiando il sistema, ma spero sempre che qualcosa si inasprisca e riequilibri tutta la faccenda. Sono un illuso, lo so

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Il problema di fondo, secondo me, è che è impossibile distinguere un prodotto biologico da un convenzionale. Se il consumatore è così furbo da spendere di più per un prodotto che è uguale agli altri, ecco spiegate le truffe. Pur non approvandole, direi che al consumatore ben gli sta....

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8 minuti fa, Gianni il Folle ha scritto:

Quello che mi fa più paura è che la politica e l'opinione pubblica continua a spingere sul bio senza se e senza ma. Ciò significa che noi contribuenti oltre ad essere danneggiati direttamente per concorrenza sleale, foraggiamo tramite le nostre tasse questi individui in modo indiretto, venendo fregati 2 volte!!! È incredibile come situazione ma purtroppo sarà sempre peggio. L'unico modo per svoltare la situazione sarebbe di accodarsi e fare i furbetti copiando il sistema, ma spero sempre che qualcosa di inasprisca e riequilibri tutta la faccenda. Sono un illuso, lo so

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Non sono un'esperto del settore quindi sto a quello che dite voi e che daltronde penso anch'io quando si parla di biologico. Vedere prodotti biologici nei supermercati e compagnia perfetti, tutti uguali belli come il sole senza imperfezioni vicino ai convenzionali senza trovare differenze se non quelle di prezzo ovviamente, mi lascia perplesso sopratutto vedendo chi ha un orto a casa e che una volta un insetto che mangia una volta un verme che buca una volta una lumaca che morde ciò che esce non è minimamente paragonabile ai prodotti in vendita nella stragrande maggioranza casi. Mi vien da pensare che chi lavora in convenzionale o sia un pessimo agricoltore o che ci sia qualcosa che non torna molto più probabilmente.... come al solito siamo di fronte all'ennesima truffa legalizzata (pur restando che penso ci sia sicuramente qualcuno che sia veramente apposto e tanto di cappello a costoro) che fa ingrassare i soliti furbetti senza che nessuno faccia niente. Anzi sono pure portati in palmo di mano da media e TV che parlando a sproposito lodano il bio come se fosse il futuro e il resto degli agricoltori dei lestofanti attentatori alla salute pubblica. Mi domando perché  report  si perda a incolpare chi spande il liquame del diffondersi del covid e non vada a vedere cosa c'è dietro veramente al bio?‍♂️, probabilmente è un vaso di Pandora che non si vuole scoperchiare o non c'è interesse.... se si pensa che il futuro sia il bio (fatto veramente bio) siamo degli illusi e prepariamoci a delle vacche veramente magre..... il problema è che proprio chi ci governa vuole puntare molto se non tutto sul bio (vedasi come si sta prospettando la nuova pac per esempio) senza ricordarsi che la gente deve mangiare e non far la fame come 60 anni fa. L'agricoltura deve essere sostenibile  e fin qui sono d'accordo e il bio regolare mi spiace ma non è sostenibile e nemmeno sano come lo si vuole fare passare. Una spiga di mais veramente biologico senza concime e soprattutto diserbo e antiparassitari fa veramente schifo solo a vederla figuriamoci a mangiarla e chissà quante belle tossine che avrà ma che nessuno guarderà perché è bio quindi va bene.... vabbè sto divagando fatto sta che per me il bio non ha senso e se qualcuno si sta approfittando di questo business bhe sono contento per loro e i caproni che diventano matti a comprare bio gli sta bene pagare il doppio di quello che pagherebbero nello scaffale in parte. 

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